La storia economica narra di economie che fino a qualche secolo fa erano confinate per il 99% a scambi di paese, dove il pane si cuoceva nel forno di casa, mentre oggi sono fortemente integrate e si può fa arrivare quasi tutto da qualunque parte del mondo. Che poi i politicanti vogliano farci il pizzo e prendere i voti con strampalate teorie economiche promosse dai loro giullari di corte, questo è altro discorso.
Comunque dite e scrivete quello che vi pare. La tecnologia vi sta facendo a pezzi.
Confondete gli scambi commerciali, che esistono dalla notte dei tempi, con il free trade.
Giappone, Korea e Cina non hanno mai applicato il free trade.
Comunque, come ragiona il libero scambista?
+ commercio = + crescita per tutti
Quando questa ridicola teoria diventò materia di articoli di fondo da Seattle in poi (quando si discuteva di Wto) si sosteneva che un incremento degli scambi commerciali avrebbe portato a un maggior benessere a livello mondiale (il dato ufficiale, cioè quello stimato da economisti internazionali che si erano occupati della faccenda era invece ridicolmente basso, ma lasciamo perdere.)
La tesi era: eliminiamo le barriere tariffarie verso i prodotti agricoli dei paesi del sud del mondo, loro faranno lo stesso per quanto riguarda i nostri prodotti industriali e vivremo tutti felici e contenti.
Bene, benissimo.
Ma, cosa sarebbe successo se uno di questi giornalisti fosse andato a vedere come se la cavavano i paese del sud del mondo che già allora non avevano barriere tariffarie.
Infatti non esistono barriere per l'importazione del cacao, del caffè o di altri coloniali, per una ragione ovvia.
Questi paesi dovevano stare bene, o almeno sicuramente meglio degli altri che producevano altre colture per le quali erano invece previste le inique tariffe.
Invece, questi beneficiati del libero scambio, erano quelli che stavano peggio di tutti.
Questo per dire come le discussioni sul libero scambio o sulla liberalizzazione degli scambi valgono meno delle chiacchiera da bar.