ARGENTINA MERVAL 54 Holdouts TFA e non TFA

Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.
Buongiorno.
Dopo Stelvio, Valsenales e Solda...stiamo per partire per Alleghe.
Prometto solennemente che in primavera ci si incontra a tavola.
Sperando che abbiano incassato anche gli ultimi.
Monica, Marchino e Canù.
 
Beh intanto che voi scherzate qui si gela.
Ciao Pisano
ciao Bulletto
buon pranzo a tutti


... ciao Divina ... :flower::flower::flower: :kisss::kisss::kisss: ti manderò un pullover di pregiata lana di KAPRA TIBETANA (cachemire) ... ;););)



p.s. la materia prima non manca di certo ... :D:D:D però sapessi che fatica lavare la lana di quelle fetide bestie!!! ... :mad::mad::mad:
 
Giletti, la verita sullo share: record di "teste "con Tulliani, picco di share sulle molestie sessuali - Libero Quotidiano

L VERO TRIONFATORE

Giletti, la verità sullo share: record di "teste "con Tulliani, picco di share sulle molestie sessuali
13 Novembre 2017

Alla fine gode Massimo Giletti. Se la sfida dello share di domenica sera è stata vinta dalla fiction di Canale 5 Rosy Abate con il 20% e Fabio Fazio in assoluto ha fatto meglio di lui (14% per Che tempo che fa), è clamoroso e a suo modo storico il 9% di Non è l'Arena, il nuovo talk di La7 che registra un record per il terzo polo in chiaro della tv italiana, contrapposto a pezzi da 90 come, appunto, i programmi di Fazio e Canale5 oltre a Le Iene su Italia1.

"Faremo una guerriglia", aveva promesso l'ex conduttore dell'Arena cacciato tra le polemiche dalla Rai e deciso a prendersi la sua vendetta alla corte di Urbano Cairo. Promessa mantenuta, perché il debutto è stato scoppiettante anche in studio. Il picco in termini di "teste" è stato raggiunto alle 21.57, quando Giletti ha mandato in onda la testimonianza di Daniele Bonistalli, il giornalista di La7 autore dello scoop su Giancarlo Tulliani a Dubai, con 2,9 milioni di telespettatori. Per lo share il top è stato registrato alle 00.19 (il 12,7%), quando gli ospiti in studio hanno parlato di molestie sessuali.
 
Se volete vedere l'intera puntata di "Non è l'arena" di Domenica. La prima parte è su certi particolari del grand'uomo italiano (non il ragazzotto, l'altro, che ci siamo tenuti per anni a batter banco):

Non e l'arena - Puntata 12/11/2017

[video]http://www.la7.it/nonelarena/rivedila7/non-%C3%A8-larena-puntata-12112017-13-11-2017-226804[/video]
 
Se volete vedere l'intera puntata di "Non è l'arena" di Domenica. La prima parte è su certi particolari del grand'uomo italiano (non il ragazzotto, l'altro, che ci siamo tenuti per anni a batter banco):

Non e l'arena - Puntata 12/11/2017

[video]http://www.la7.it/nonelarena/rivedila7/non-%C3%A8-larena-puntata-12112017-13-11-2017-226804[/video]


Sicilia, arrestato per estorsione un candidato M5S alle regionali

[h=1]Sicilia, arrestato per estorsione un candidato M5S alle regionali[/h]
[h=2]Il M5S si scagliava contro gli "impresentabili", ma li aveva in casa. Fabrizio La Gaipa in manette: costrinse i dipendenti a firmare buste paga false. Indagato anche il fratello

[/h]
1510649019-gaipa.jpg


Fabrizio La Gaipa con Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista


...



... u' cugghione ... :p:p:p è stato infinocchiato dalla consorte II, dal Re Giorgio, dai soliti intrallazzatori cattocomunisti ecc... :censored::censored::censored: ma nonostante tutto è pur sempre meglio degli ALTRI!!! ... :angry::angry::angry:


p.s. purtroppo la storia si ripete ... :wall::wall::wall:
...
Una vecchietta di Siracusa invocava ogni giorno gli dei affinché Dionigi crudelissimo tiranno della città, fosse sempre sano e vivesse a lungo, Dionigi, venuto a sapere la nuova cosa, ordinò di portare alla villa la donna e chiese l'origine delle sue preghiere. La vecchietta alquanto veloce rispose: “un tempo il dittatore di Siracusa teneva regno in modo diverso; quando morì un più crudele dittatore usurpò la cittadella della città per questo pregavo con forza che il suo regno fosse il più corto possibile. Ma dopo avemmo te, fra tutti i dittatori il più malvagio e brutale. Così invoco gli dei per la tua salute, affinché dopo la tua morte non capiti alla città anche un dittatore peggiore. Così Dionigi il responso semplice e scherzoso non volle castigare e rilasciò la vecchietta sana.






... avevamo dei politici poco raccomandabili ... :mad::mad::mad: adesso abbiamp dei LADRI, INCAPACI, INETTI, A RROGANTI, ecc... :angry::angry::angry:
 
Attento tu che questa settimana faresti bene a stare buono (luned' 13, venerdì 17). Vabbè che ci sono io che ti proteggo
 
Attento tu che questa settimana faresti bene a stare buono (luned' 13, venerdì 17). Vabbè che ci sono io che ti proteggo


... i giorni infausti sono martedì 13 e venerdì 17 ... :terrore::terrore::terrore: pericolosissima (codice rosso) è anche la settima con venerdì 13 (e di conseguenza martedì 17) ... :terrore::terrore::terrore: :terrore::terrore::terrore: :terrore::terrore::terrore:


p.s. lunedì 13 ... è solo giorno da codice arancione ... :o:o:o
 
Ultima modifica:
https://www.cronista.com/internacio...-dictado-por-calificadoras-20171114-0088.html


[h=1]Vuela el riesgo país de Venezuela tras el default dictado por calificadoras[/h][h=2]Se dispara hasta los 5.305 puntos, el más alto de los países emergentes, por la demora en el pago de unos 200 millones de dólares en cupones.[/h]


... presto - grazie al TAMARRO CALABRESE - saranno battuti dalle KAPRE DECEREBRADE delle PAMPAS ... :p:p:p
 
https://www.cronista.com/finanzasme...ar-dos-puntos-la-inflacion-20171114-0059.html



El truco con el que Sturzenegger quiere bajar dos puntos la inflación

Desde el Central aseguran que haber puesto una meta inflacionaria tan baja no fue un error, porque la premisa fue anclar expectativas, pero ahora cambiará de estrategia.



bcra1_crop1496710861810_crop1500951479645_crop1501158908878_crop1503180722588.jpg_258117318.jpg
Si bien todos toman el 17% como la inflación prevista del Banco Central para este año, lo que impuso el BCRA fue un rango, de entre 12 y 17%, por lo que debería haberse tomado el punto medio, o sea 14,5%. El relevamiento de expectativas de mercado que realiza el propio regulador indica que el año terminará con una suba de precios del 23%, lo que representa un 59% más que las metas.
"Si todos hubieran tomado el 14,5% en lugar del 17%, la inflación hubiera sido 2,5 puntos menos", asegura Federico "El Capitán Frío" Sturzenegger, ya que a su juicio las negociaciones salariales actúan como una de las principales herramientas en la lucha contra la inflación.
Por eso, para el año que viene no hablará sobre el rango de entre 8 y 12%, para evitar que otra vez todos se refieran al 12% y se anticipará: señalará desde ahora una meta del 10%, de modo de tentar a los gremios con esta cifra a la hora de las negociaciones salariales de cara al 2018.
¿No fue un error haber puesto una meta inflacionaria tan baja? Aseguran que no, porque la premisa fue anclar expectativas. Si hubiesen puesto la meta más alta, ¿de cuánto hubieran sido los aumentos salariales y cuál hubiera sido la suba de precios? Lógicamente, mucho mayores. Por otra parte, si hoy cambiaran las metas por un número mayor, la autoridad monetaria perdería credibilidad y se generaría una mayor expectativa de inflación. De hecho, cuando el Banco Central de Brasil cambió su meta de inflación por una más alta no le fue del todo bien.
"Este año no vamos a cumplir nuestra meta y una de las explicaciones es un relajamiento monetario que impulsamos en los primeros dos meses del año, impulsados por un excesivo optimismo sobre la situación. En retrospectiva, esto fue un error", confesó en la reunión anual de la Asociación de Economía de América Latina y el Caribe (LACEA, por su sigla en inglés) y de la Conferencia del capítulo latinoamericano de la Sociedad Econométrica (LAMES). Pese a ser en Buenos Aires, tuvo que disertar en inglés, por reglas de la organización. Se notó que su doctorado en Economía lo hizo en los Estados Unidos (en el MIT, además de haber sido profesor asistente de Economía en la Universidad de California) porque se manejó a la perfección con el idioma, en una pequeña sala que al principio estuvo vacía y luego se llenó.

[FONT=&quot]"Si bien es cierto que las expectativas no están alineadas con nuestras metas, es indudable que los agentes económicos ven desinflación a futuro. La credibilidad emana de las acciones que uno toma en bajar la inflación. El proceso de negociación está bien anclado en las expectativas. Las metas de inflación que hemos adoptado no son nada ambiciosas porque tienen que ser consistentes con el proceso de ajuste fiscal".

[FONT=&quot]Aprovechó para ratificar las metas y decir que no las cambiará, para mantener la credibilidad: "Más que las tasas de inflación, me preocupan algunas de sus consecuencias sobre el contexto global. En particular, la baja tasa de interés", respondió Sturzenegger.[/FONT]
[FONT=&quot]A su entender, el problema con la política monetaria es que es como un auto que dobla siete cuadras después de girar el volante: "Si manejás en una autopista, es decir, en un país como Estados Unidos, esto es sencillo. Pero en la Argentina, que es como un camino con curvas y subidas y bajadas, es una dificultad".[/FONT]
[FONT=&quot]El titular del Central ve con optimismo a la inflación núcleo, y hace hincapié en los alquileres, que venían subiendo 2,5% mensual y ahora lo hacen al 1,5% mensual, porcentaje que a su entender se mantendrá o bajará, por la competencia que tendrán ante el boom de créditos hipotecarios.[/FONT]


... ASTUTO come un CERVO ... :D:D:D lo STRUNZNEGGHER ... :p:p:p

... solo una KAPRA DECEREBRADA COOGLIONA INTEGRALE può credere che la gente ABBIA IL DOVERE DI CREDERE ALLE PUTTTANATE che racconta la BCRA ... :wall::wall::wall:


[/FONT]
 
Ultima modifica:
Il Venezuela sta fallendo, Il "default" questione di giorni

Il Venezuela sta fallendo, Il "default" questione di giorni

Maduro non ha i soldi per pagare le cedole di due bond: regime aggrappato al soccorso interessato della Russia





Paolo Manzo - Mer, 15/11/2017 - 09:23


San Paolo «Il Venezuela è in default», ovvero «in fallimento» perché «incapace di pagare le cedole di due bond, uno sul suo debito sovrano e l'altro sulla statale petrolifera Pdvsa la cui ultima scadenza era l'altroieri.



1501481308-maduro-lapresse.jpg





Ciò nonostante per ora non vedo nessuna ripercussione sul resto del mercato e questo è importante». La rassicurazione a Il Giornale arriva da Wall Street dove una fonte altolocata che si occupa di America Latina ci informava ieri che i due bond di cui sopra erano «scambiati a 25 centesimi su 100, ovvero a prezzo di default». Mancava solo l'ufficialità dell'Isda - l'associazione internazionale preposta ad ufficializzare il fallimento di uno stato - anche perché per tutte le principali agenzie di rating il default di Caracas era ormai scontato quando, come un fulmine a ciel sereno, è arrivato l'annuncio del ministro chavista dell'Informazione, Jorge Rodríguez: «Giovedì abbiamo iniziato i pagamenti degli interessi sul debito sovrano che erano in scadenza». Sarà vero?


«Si tratta di accanimento terapeutico», spiega con una battuta la nostra fonte, facendo intendere che non è dato sapere la provenienza dei soldi né se sia credibile che il regime di Nicolás Maduro abbia detto la verità visto che i 200 milioni di dollari dovuti per ora i creditori non li hanno visti e, tra gli altri, Brasile e Uruguay hanno reclamato presso il Club di Parigi per questo default che ora si tinge di giallo.



Ma al di là delle polemiche per molti analisti quello di Maduro altro non è che il maggior progetto di riciclaggio di denaro della storia - è chiaro che il baratro finanziario venezuelano si è spalancato, andandosi ad affiancare alla tragedia umanitaria abbattutasi già da tempo su una nazione stremata dove, a detta di Caritas, vivono 300mila bambini che rischiano di morire di fame.


Con queste premesse è improbabile che il fallimento di Caracas (il quando dipende dai miliardi di dollari che daranno la Russia, meglio disposta, e la Cina, invece restia a buttare via altre risorse nel calderone chavista) cambi di molto le condizioni di vita già drammatiche dei circa 30 milioni di venezuelani.

Sempre più sovente costretti a mangiare solo una volta al giorno e con un salario medio che, se calcolato al cambio reale, si aggira attorno agli 8 euro al mese, somma con cui si possono comprare una trentina di yogurt oggi a Caracas.

Con un'inflazione che già ha sfondato il 1300% all'anno, il default venezuelano è completamente differente, ad esempio, da quello argentino di fine 2001, quando dall'oggi al domani la moneta a Buenos Aires si svalutò del 75%.

In Venezuela grazie al «bolivar forte» l'ironia della terminologia economica chavista fa tragicamente ridere e alle folli politiche di espansione monetaria e deficit spending di Maduro, la moneta a Caracas già non vale più nulla da molto tempo e per acquistare un telefonino made in China ci voleva una carriola di banconote.


Dopo il confuso proclama di Maduro, che lo scorso 2 novembre aveva annunciato come «necessaria la rinegoziazione ed il rifinanziamento del debito» per la cronaca sono due cose completamente differenti anche le pietre a Wall Street sanno che il fallimento finanziario di Caracas è solo questione di tempo.

E se il delfino di Chávez imputa la difficoltà a pagare «al crollo del prezzo del petrolio» e «alla guerra economica dichiarata dall'Impero (Usa, ndr)», per ora le uniche conseguenze del fallimento sono il «rischio Paese» schizzato oltre 5.300 punti e la decisione della Borsa del Lussemburgo di non scambiare più i titoli venezuelani in default. Sai quanto importa ai venezuelani alla fame.




... dopo tocca ai LADRONES INFAMI!!! ... :p:p:p
 
[FONT=&quot]TRADISCE ANCHE LA COMPAGNA[/FONT]
[h=1]Gianfranco Fini scarica Elisabetta Tulliani: "Mi aveva detto che della casa di Montecarlo sapeva tutto, ho mentito per lei"[/h]

... :censored::censored::censored:


Ogni volta che parlava pontificava ! Sembrava l'esempio della rettitudine, ora è li ad implorare clemenza ... "... ho mentito per lei" !
Povera stellina, creatura ... HAI MENTITO PUNTO !!! ... per te, per lei, per chi ti pare ... non importa.
Che figura di m.... !
 
Il Venezuela sta fallendo, Il "default" questione di giorni

Il Venezuela sta fallendo, Il "default" questione di giorni

Maduro non ha i soldi per pagare le cedole di due bond: regime aggrappato al soccorso interessato della Russia





[FONT=&]Paolo Manzo - Mer, 15/11/2017 - 09:23
[/FONT]
[FONT=&]
[/FONT]
[FONT=&]San Paolo «Il Venezuela è in default», ovvero «in fallimento» perché «incapace di pagare le cedole di due bond, uno sul suo debito sovrano e l'altro sulla statale petrolifera Pdvsa la cui ultima scadenza era l'altroieri.


[/FONT]
[FONT=&]
1501481308-maduro-lapresse.jpg



[/FONT]


[FONT=&]Ciò nonostante per ora non vedo nessuna ripercussione sul resto del mercato e questo è importante». La rassicurazione a Il Giornale arriva da Wall Street dove una fonte altolocata che si occupa di America Latina ci informava ieri che i due bond di cui sopra erano «scambiati a 25 centesimi su 100, ovvero a prezzo di default». Mancava solo l'ufficialità dell'Isda - l'associazione internazionale preposta ad ufficializzare il fallimento di uno stato - anche perché per tutte le principali agenzie di rating il default di Caracas era ormai scontato quando, come un fulmine a ciel sereno, è arrivato l'annuncio del ministro chavista dell'Informazione, Jorge Rodríguez: «Giovedì abbiamo iniziato i pagamenti degli interessi sul debito sovrano che erano in scadenza». Sarà vero?

[/FONT]

[FONT=&]«Si tratta di accanimento terapeutico», spiega con una battuta la nostra fonte, facendo intendere che non è dato sapere la provenienza dei soldi né se sia credibile che il regime di Nicolás Maduro abbia detto la verità visto che i 200 milioni di dollari dovuti per ora i creditori non li hanno visti e, tra gli altri, Brasile e Uruguay hanno reclamato presso il Club di Parigi per questo default che ora si tinge di giallo.
[/FONT]

[FONT=&]

Ma al di là delle polemiche per molti analisti quello di Maduro altro non è che il maggior progetto di riciclaggio di denaro della storia - è chiaro che il baratro finanziario venezuelano si è spalancato, andandosi ad affiancare alla tragedia umanitaria abbattutasi già da tempo su una nazione stremata dove, a detta di Caritas, vivono 300mila bambini che rischiano di morire di fame.


Con queste premesse è improbabile che il fallimento di Caracas (il quando dipende dai miliardi di dollari che daranno la Russia, meglio disposta, e la Cina, invece restia a buttare via altre risorse nel calderone chavista) cambi di molto le condizioni di vita già drammatiche dei circa 30 milioni di venezuelani.
[/FONT]

[FONT=&]Sempre più sovente costretti a mangiare solo una volta al giorno e con un salario medio che, se calcolato al cambio reale, si aggira attorno agli 8 euro al mese, somma con cui si possono comprare una trentina di yogurt oggi a Caracas. [/FONT]
[FONT=&]
Con un'inflazione che già ha sfondato il 1300% all'anno, il default venezuelano è completamente differente, ad esempio, da quello argentino di fine 2001, quando dall'oggi al domani la moneta a Buenos Aires si svalutò del 75%.
[/FONT]

[FONT=&]In Venezuela grazie al «bolivar forte» l'ironia della terminologia economica chavista fa tragicamente ridere e alle folli politiche di espansione monetaria e deficit spending di Maduro, la moneta a Caracas già non vale più nulla da molto tempo e per acquistare un telefonino made in China ci voleva una carriola di banconote.[/FONT]
[FONT=&]

Dopo il confuso proclama di Maduro, che lo scorso 2 novembre aveva annunciato come «necessaria la rinegoziazione ed il rifinanziamento del debito» per la cronaca sono due cose completamente differenti anche le pietre a Wall Street sanno che il fallimento finanziario di Caracas è solo questione di tempo.

E se il delfino di Chávez imputa la difficoltà a pagare «al crollo del prezzo del petrolio» e «alla guerra economica dichiarata dall'Impero (Usa, ndr)», per ora le uniche conseguenze del fallimento sono il «rischio Paese» schizzato oltre 5.300 punti e la decisione della Borsa del Lussemburgo di non scambiare più i titoli venezuelani in default. Sai quanto importa ai venezuelani alla fame.[/FONT]


... dopo tocca ai LADRONES INFAMI!!! ... :p:p:p


... va beh ... mal che vada vorrà dire che più o meno tra una quindicina d'anni dovrei vedere la luce ... questa volta però senza il valore aggiunto da stock ! !!!
 
Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.
Indietro