Gli azionisti di Veneto Banca si sono visti volatilizzare letteralmente nel giro di una notte, il valore delle proprie azioni.
Un falò costato alla decima banca italiana qualcosa come 2,8 miliardi. Un precedente viene subito alla memoria, vista la vicinanza geografica e cronologica: Banca Popolare di Vicenza le cui perdite, sommate a quelle di Veneto Banca, fanno arrivare la cifra del passivo a oltre 11 miliardi di euro.
Troppo forti le similitudini visto che le adesioni degli azionisti locali non arriverebbero nemmeno al 10-12% dell’aumento di capitale di Veneto Banca mentre la presenza, del tutto opzionale e non certa di nuovi investitori, non sarà mai in grado di colmare il gap creatosi e a causa del quale, con ogni probabilità, sarà chiamato nuovamente a intervenire il Fondo Atlante, lo strumento creato da banche, assicurazioni e istituti finanziari per riuscire a gestire le ricapitalizzazioni delle banche in difficoltà e a liquidare nel miglior modo possibile le sofferenze presenti nelle banche stesse. In questo caso il fondo subentrerebbe a Banca Imi nella garanzia per la ricapitalizzazione dell’istituto.
Il modello dell’efficienza del Nord Est ormai è crollato sotto la forza della presa di coscienza che, a quanto pare, le manipolazioni bancarie e le speculazioni, si sono verificate sempre più spesso, favorite dall’ombrello solo apparentemente rassicurante che forniva la cosiddetta “banca di territorio” più radicata nell’ambiente e nella realtà ma anche negli interessi politici e personali.
banche del territorio...che bel nome, poetico
quante ce ne sono ancora in giro ?