Basta chiacchiere ma solo numeri sull'immobiliare parte 6^

  • Ecco la 65° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    Nell’ultima settimana ha prevalso il sentiment positivo sui principali listini internazionali, in un clima di rinnovata propensione al rischio con l’attenuarsi dei rischi geopolitici, mentre l’attenzione torna a focalizzarsi sui dati macro e sugli utili societari. Gli operatori hanno seguito da vicino le trimestrali delle big tech americane (5 titoli dei Magnifici 7). I conti di Tesla hanno deluso le aspettative ma il titolo è balzato in scia alla promessa di nuovi veicoli elettrici più economici. I risultati solidi di Microsoft e Alphabet hanno poi spinto l’indice S&P 500 a registrare la sua settimana migliore da novembre 2023. Per continuare a leggere visita il link

Freedom

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Tecnocasa. Il mercato immobiliare rallenta la sua corsa
Ilnuovomercato.it


Nel secondo semestre del 2006 il mercato immobiliare residenziale italiano ha continuato a dare segnali di crescita, ma più deboli rispetto al passato: nelle grandi città, infatti, si sono registrate ancora variazioni nominali positive dei prezzi sebbene ci si trovi di fronte all'aumento più basso dal 1998, anno in cui è iniziato il ciclo immobiliare positivo.

L'analisi in base al profilo dimensionale delle realtà urbane evidenzia una crescita delle quotazioni abbastanza uniforme: nelle grandi città il rialzo è stato del 2,5%, nei capoluoghi di provincia del 2,3% e nei comuni dell'hinterland delle grandi città del 2,5%.
Tra le grandi città, le performance migliori nel semestre considerato, sono state messe a segno da Torino e Milano (+4%), seguite da Palermo (+3,2%) e Firenze (+2,9%). Nella capitale la crescita è stata del 2,2%. Meno brillanti i risultati di Napoli (+1,2%) e Bari (+1,5%).
E' interessante notare come in metà del campione considerato, in particolare a Milano, Torino, Verona, Palermo e Bari siano state le zone centrali a registrare le rivalutazioni maggiori.
Focalizzandoci su Milano e Roma, nel capoluogo lombardo sono cresciute del 7,5% grazie alle ottime performance di via Larga, via Torino e del quartiere Brera, mentre a Roma la crescita è stata dell'1,1% e non si registrano, ad eccezione della zona dell'Esquilino, comportamenti particolarmente dinamici.

Le variazioni delle quotazioni dei comuni dell'hinterland delle grandi città sono state più sensibili nell'area milanese (+3,7%), seguiti da quelli dell'area napoletana (3,3%) e veronese (3,2%).

Dall'analisi effettuata in base alle aree geografiche si evincono risultati molto positivi per i capoluoghi del Sud Italia dove si è avuta una crescita dei prezzi immobiliari del 4,2%, seguiti da quelli del Nord Italia che sono saliti dell'1,8% e quelli del Centro incrementatisi solo dello 0,6%. Tra le realtà più dinamiche del Sud del Paese Avellino con una rivalutazione nell'ordine del 22,1%, Sassari con l'11,5% e Catania con il 9,7%.

A febbraio 2007 la domanda immobiliare vede, nelle grandi città, una netta prevalenza di richieste di trilocali che raccolgono il 38,5% delle preferenze dei potenziali acquirenti. Da gennaio a febbraio 2007, in particolare, si è avuta una diminuzione della richiesta dei bilocali (tendenza che si è registrata anche nel periodo che va da luglio 2006 a gennaio 2007) ed un incremento della domanda di trilocali e quattrolocali.
Il bilocale resta comunque la soluzione più ambita a Milano, Roma e Napoli dove raccoglie rispettivamente il 45,7%, il 38,4% ed il 37,8% delle preferenze.

L'offerta immobiliare nelle grandi città registra una prevalenza sul mercato di trilocali (32,9%), seguiti dal bilocale (26,1%). La tendenza rispetto a luglio del 2006 è verso una maggior offerta di bilocali ed una contrazione di quella relativa a quattro locali e cinque locali.

L'analisi della disponibilità di spesa nelle grandi città registra ancora una volta un incremento, da Gennaio a Febbraio 2007, della percentuale di coloro che hanno intenzione di destinare all'immobile una somma superiore a 249 mila €. Tra le città che hanno registrato la crescita più alta si segnalano Firenze e Roma (+1,3%), seguite da Milano (+0,9%).

L'aumento dei tempi medi di vendita a causa della difficoltà d'incontro tra domanda ed offerta e al conseguente allungamento delle trattative sui prezzi comporteranno nei prossimi mesi una maggiore riflessione da parte dei potenziali acquirenti e dunque una maggiore stabilità del mercato.
(C.C.)
 
Lo spettro della crisi dei mutui immobiliari si aggira sui mercati e sull'economia americana. I nervi di Wall Street, nonostante un recupero nella seduta di ieri, restano fragili: sono scossi da continue rivelazioni sulla gravità del collasso del segmento subprime, i prestiti sulla casa più rischiosi. E soprattutto dalla possibilità di terremoti nel gigantesco settore immobiliare e dall'incertezza sugli interventi di risanamento.

Nelle ultime ore si sono susseguiti sviluppi sempre più preoccupanti:è affiorata l'esposizione, non solo di banche, società di Wall Street e colossi della Corporate America quali General Motors, ma anche di numerosi fondi comuni ai titoli legati ai mutui, tale da minacciare terremoti tra i piccoli risparmiatori. Questo mentre sono aumentati drasticamente i mancati pagamenti sui mutui: la Mortgage Bankers Association ha denunciato che, nel quarto trimestre 2006, i subprime in difficoltà sono lievitati al 13,3%,un record cinque anni.

In aumento sono anche i ritardi nei pagamenti di mutui tradizionali: al 4,95 dal 4,67%. E soprattutto il numero di abitazioni in fase di pignoramento, salito l'anno scorso del 42%, è arrivato allo 0,54% dei mutui, un record assoluto in 37 anni di attività dell'associazione.
Gli allarmi, ormai, suonano anche nelle sedi delle associazioni dei consumatori e al Congresso. Il Centro per i prestiti responsabili ha avvertito che un quinto dei prestiti subprime concessi negli ultimi due anni potrebbe finire in default, generando la più grave crisi da anni, con il passaggio ai creditori di 2,2 milioni di case e perdite per i proprietari che potrebbero sfiorare i 200 miliardi di dollari.

In Parlamento si sono mobilitati i senatori democratici Hillary Clinton e Christopher Dodd, entrambi candidati alle presidenziali del 2008: Dodd, che guida la Commissiona bancaria del Senato, ha detto che «occorre indagare e intervenire sulla crisi dei mutui». In discussione sono proposte per combattere pratiche predatorie e fornire aiuti agli americani travolti dalla crisi del mercato subprime: le regioni più in difficoltà sono spesso nel cuore del paese, quali Mississippi (che con il 10,64% ha il record di mutui in sofferenza), Louisiana, Michigan.

All'orizzonte si profilano inoltre iniziative di class action, denunce collettive, ai danni delle finanziarie impegnate sui mutui, dopo che il Dipartimento della Giustizia, la Sec e le autorità del Massachusetts hanno avviato inchieste su un protagonista del settore come New Century e sui rapporti poco trasparenti tra società di mutui e banche d'investimento.

Per calmare le paure è sceso in campo ieri il Segretario al Tesoro Hank Paulson. In un'intervista al «Wall Street Journal» ha dichiarato che le ondate di pignoramenti «sono dolorose» per i proprietari, ma che la correzione nel segmento subprime era prevedibile e che l'economia non dovrebbe risentirne. Numerosi operatori finanziari, tra cui banche e raider quali Carl Icahn, hanno da parte loro espresso interesse ad acquisizioni nel settore subprime.

E ieri i titoli del settore hanno dato segni di parziali recuperi dopo i tracolli: Novastar Financial, tra i leader del settore assieme a New Century, ha guadagnato il 23 per cento. Ma il nervosismo è alimentato da rivelazioni quali quella del «New York Times»: protagonisti dei fondi comuni quali Legg Mason e Morgan Keenan hanno in portafoglio titoli del debito legati ai mutui emessi e rivenduti da società subprime adesso in crisi.

E i pessimisti alzano la voce: «Il peggio deve ancora arrivare» ha detto l'economista Gary Shilling, che teme una recessione scatenata da catene di default sul mercato da 6mila miliardi di dollari dei titoli legati ai mutui. Bose George, analista di Keefe Bruyette & Woods, ha aggiunto che «la rapidità del deterioramento è spaventosa».Finora una trentina di società subprime ha chiuso i battenti o ceduto asset, con migliaia di licenziamenti.

La crisi viene da lontano: il mercato subprime ha conosciuto una frenetica crescita durante la corsa immobiliare americana, diventando ben più d'una nicchia. L'anno scorso i mutui ad alto rischio e rendimento, cioè a clienti privi di credito o redditi abbastanza solidi, hanno totalizzato 600 miliardi, un quinto del totale. Le finanziarie americane si sono gettate su un mercato che potenzialmente comprende fino al 40% degli americani.

E Wall Street, dai fondi pensione agli hedge fund, si è dimostrata assetata di titoli nati combinando questi mutui e che promettevano buoni rendimenti. La frenata dell'economia e il gelo immobiliare hanno però cambiato le carte in tavola: hanno reso milioni di americani incapaci di pagare mutui con interessi spesso in forte aumento. E improvvisamente trasformatisi da cambiale per l'acquisto del sogno americano in capestro.
 
ahi ahi ahi... se lo sa il parco buoi...

incredibile !!!

mo' pure l'inserto economico del corriere della sera si mette a fare "analisi inattendibili"...


http://www.corriere.it/edicola/economia.jsp?path=TUTTI_GLI_ARTICOLI&doc=BAS1ab


Usa I finanziamenti ai debitori difficili trasformati in titoli comprati da molti fondi europei. E se i rimborsi si bloccano...

Se scoppia la bolla dei mutui cattivi

Come funzionano i subprime, i prestiti ad alto rischio, che spaventano le Borse

Perché mai i problemi di una famiglia americana che non riesce a pagare la rata del mutuo sulla sua casa dovrebbero interessare i risparmiatori italiani?

Per almeno un paio di motivi: perché la crisi del mercato immobiliare può spingere gli Usa nella recessione e deprimere le economie e le Borse di tutto il mondo; e perché nel portafoglio degli investitori globali, europei e italiani compresi, sono finiti molti titoli basati su quei mutui, anche senza che i sottoscrittori ne fossero pienamente consapevoli.

«Subprime» è la parola che ha fatto tremare i mercati nelle ultime settimane. Sono i mutui concessi a persone con una scarsa solidità finanziaria, perché magari non hanno un lavoro fisso o perché in passato già non sono stati in grado di ripagare puntualmente altri debiti (per esempio le rate per l'auto).

Il volume di questi mutui è oggi pari a un sesto di tutti i finanziamenti concessi negli Usa, mentre sei anni fa era solo il 5%.
La cattiva notizia è che sta aumentando anche il numero dei proprietari di case che non riescono a pagare in tempo le rate mensili: dal 12,56% dell'ultimo trimestre 2005 al 14,26% di fine 2006 per i mutui «subprime» secondo la Mortgage bankers association.


Il boom dei mutui, buoni e cattivi, negli Usa è andato di pari passo negli ultimi anni con la convinzione che i prezzi delle case avrebbero continuato a salire, così che le famiglie indebitate potevano, ogni due-tre anni, ricontrattare il mutuo e, sulla base di un valore maggiore dell'immobile, ottenere più credito e mantenere il proprio livello di consumi.

Ma ora che le quotazioni immobiliari hanno smesso di crescere, e anzi in diverse aree hanno iniziato a scendere, questo meccanismo non funziona più.
E addirittura capita che alcune famiglie si ritrovino con un mutuo più pesante dell'attuale valore della casa.


Meno nota è l'altra forza che ha spinto le banche a concedere mutui a tutti: la richiesta da parte di Wall Street di «materia prima» con cui costruire titoli da vendere agli investitori affamati di alti rendimenti. Il meccanismo è questo: l'istituto che eroga i mutui, rivende poi il credito a una banca d'affari, che fa un'operazione di titolarizzazione (securitization), cioè trasforma i mutui in obbligazioni (Abs, asset-backed o mortgage-backed security) i cui interessi sono pagati con la liquidità che arriva dalle rate.

Un passo ulteriore, ancor più sofisticato, è la creazione di strutture finanziarie derivate - Cdo, collateralized debt obligation - dove quei bond vengono re-impacchettati in «fette» di titoli con gradi diversi di rischio. I rendimenti sono più generosi se superiore è il rischio sottostante, la probabilità cioè che i debiti sui cui si basano i titoli non siano ripagati.

Il business della securitization è stato uno dei più floridi a Wall Street negli ultimi anni: è cresciuto del 20% l'anno dal 1995, a una velocità doppia rispetto alle normali emissioni di bond aziendali, arrivando a contare per oltre la metà dei profitti delle banche d'affari nel campo delle emissioni obbligazionarie.

Nel 2006 sono stati venduti Cdo per 900 miliardi di dollari, il 50% più del 2005, e 150 miliardi erano basati su mortgage-backed bond, di cui la maggioranza riconducibile a mutui «subprime», secondo stime di Deutsche Bank.

Se aumenta il numero dei proprietari di case che non pagano le rate, tutto il meccanismo si inceppa.

Gli istituti erogatori devono stare più attenti a chi concedere il prestito e aumentare le riserve per eventuali buchi, prestiti che diventano cattivi prima di poter essere rivenduti alle investment bank: diversi istituti specializzati nel mercato «subprime» sono già andati in crisi.


Le investment bank fanno meno affari, anche perché è più difficile emettere titoli con rendimenti più alti per compensare i maggiori rischi: oggi il mercato chiede 6,25 punti percentuali sopra il tasso Libor per questi titoli, contro 3,5 punti a fine 2006.

E i titoli già emessi - ora nei portafogli di fondi comuni, assicurazioni, hedge fund e altri investitori - possono finire in default, cioè diventare carta straccia.

È un problema che non scoppia tutto in una volta come la Bolla del Nasdaq nel 2000, secondo Martin Mauro, l'esperto di reddito fisso di Merrill Lynch: «È probabile che si trascinerà per un paio di anni. I danni all'intera economia dipendono da quanto prontamente la Banca centrale Usa taglierà il costo del denaro e dalla tenuta del mercato del lavoro. Gli investitori fanno bene comunque a prepararsi a un lungo periodo di aumentata volatilità dei mercati, cercando sicurezza nei titoli del Tesoro e, in Borsa, nei settori difensivi, come utilities, beni di largo consumo, salute, servizi alle telecom».
 
Us maket mover: nuovi cantieri a 1,525 mln +9% in febbraio

Finanzaonline.com - 20.3.07/13:40

Nel mese di febbraio i nuovi cantieri residenziali negli Usa si sono attestati a 1,525 mln, in crescita del 9% rispetto alla precedente rilevazione. Il dato è superiore anche alle attese degli analisti che stimavano 1,445 mln. di nuovi cantieri.




colpo di coda?? :censored:
certo che il cambio così una villetta a miami non sarebbe male...
 
Us: segnali di ripresa dal mercato immobiliare a febbraio

Finanzaonline.com - 20.3.07/13:46

Dati tutto sommato positivi quelli resi noti poco fa dal Dipartimento per il Commercio statunitense relativi al mercati immobiliare. I nuovi cantieri hanno registrato nel mese di febbraio un balzo pari al 9% a quota 1,525 mln di unità dopo il calo pari al 14% registrato a gennaio. Il dato ha superato le attese degli analisti che si attendevano una crescita più contenuta e prossima alle 1,46 mln di unità. Il calo su base annua rimane comunque estremamente preoccupante registrando infatti un pesantissimo -28,5% rispetto al dato del febbraio 2006.
I nuovi permessi edilizi sempre a febbraio registrano invece una flessione pari al 2,5% a quota 1,532 mln di unità, dato inferiore alle attese del mercato che si attendeva sostanzialmente un invariato in area 1,57 mln di unità. Il calo rispetto al febbraio dello scorso anno è anche in questo caso particolarmente accentuato e si attesta al 28,6%.
 
BUMPY LANDING, sempre piu' evidente...

Freedom ha scritto:
Us: segnali di ripresa dal mercato immobiliare a febbraio

Finanzaonline.com - 20.3.07/13:46

Dati tutto sommato positivi quelli resi noti poco fa dal Dipartimento per il Commercio statunitense relativi al mercati immobiliare.

I nuovi cantieri hanno registrato nel mese di febbraio un balzo pari al 9% a quota 1,525 mln di unità dopo il calo pari al 14% registrato a gennaio.

Il dato ha superato le attese degli analisti che si attendevano una crescita più contenuta e prossima alle 1,46 mln di unità.

Il calo su base annua rimane comunque estremamente preoccupante registrando infatti un pesantissimo -28,5% rispetto al dato del febbraio 2006.

I nuovi permessi edilizi sempre a febbraio registrano invece una flessione pari al 2,5% a quota 1,532 mln di unità, dato inferiore alle attese del mercato che si attendeva sostanzialmente un invariato in area 1,57 mln di unità.

Il calo rispetto al febbraio dello scorso anno è anche in questo caso particolarmente accentuato e si attesta al 28,6%.


beh? un +9% delle housing start gia' farebbe gridare allo scampato pericolo???

i building permits continuano in negativo: -2,5%...

e cmq la discesa YOY e' -28,5% per entrambi...


BUMPY LANDING, sempre piu' evidente...

ovvero: gli ultimi buoi che si aggregano alla mandria...


ghghghgh
vedremo...

:D :D :D
 
Bumpy landing... ossia?

Atterraggio col rimbalzo?

Macs
 
Bumpy landing...

Macchese ha scritto:
Bumpy landing... ossia?

Atterraggio col rimbalzo?

Macs


neologismo...

mi pare di averlo letto la prima volta su
http://letterafinanziaria.repubblica.it/
(che ultimamente non e' molto aggiornato, non so perche'...)

in un articolo in cui discutevano se sarebbe stato HARD LANDING o SOFT LANDING...

hanno deciso di coniare questo modo di dire: BUMPY LANDING, "atterraggio con scossoni", un po' come fanno gli aerei che atterrano toccando terra bruscamente, rimbalzando (bruutttaaa sensazione quando ci sei seduto dentro) per poi riappoggiarsi...

somiglia alla FROTH ("schiuma") di Greespann...
sosteneva che non era bolla immobiliare: era una soffice 'schiuma', ossia tante bollicine localizzate nei vari mercati locali e non una grossa bolla cattiva cattiva...

fa' ridere magari, ma sono proprio questi pesi massimi che parlano cosi'...

:D :D :D
 
laplace77 ha scritto:
neologismo...

mi pare di averlo letto la prima volta su
http://letterafinanziaria.repubblica.it/
(che ultimamente non e' molto aggiornato, non so perche'...)

in un articolo in cui discutevano se sarebbe stato HARD LANDING o SOFT LANDING...

hanno deciso di coniare questo modo di dire: BUMPY LANDING, "atterraggio con scossoni", un po' come fanno gli aerei che atterrano toccando terra bruscamente, rimbalzando (bruutttaaa sensazione quando ci sei seduto dentro) per poi riappoggiarsi...

somiglia alla FROTH ("schiuma") di Greespann...
sosteneva che non era bolla immobiliare: era una soffice 'schiuma', ossia tante bollicine localizzate nei vari mercati locali e non una grossa bolla cattiva cattiva...

fa' ridere magari, ma sono proprio questi pesi massimi che parlano cosi'...

:D :D :D

Cooooool

Max
 
laplace77 ha scritto:
neologismo...

mi pare di averlo letto la prima volta su
http://letterafinanziaria.repubblica.it/
(che ultimamente non e' molto aggiornato, non so perche'...)

in un articolo in cui discutevano se sarebbe stato HARD LANDING o SOFT LANDING...

hanno deciso di coniare questo modo di dire: BUMPY LANDING, "atterraggio con scossoni", un po' come fanno gli aerei che atterrano toccando terra bruscamente, rimbalzando (bruutttaaa sensazione quando ci sei seduto dentro) per poi riappoggiarsi...

somiglia alla FROTH ("schiuma") di Greespann...
sosteneva che non era bolla immobiliare: era una soffice 'schiuma', ossia tante bollicine localizzate nei vari mercati locali e non una grossa bolla cattiva cattiva...

fa' ridere magari, ma sono proprio questi pesi massimi che parlano cosi'...

:D :D :D

mi ricorda il rimbalzo del gatto morto
 
Crescono i prezzi delle case a Londra ed in questo caso le dimensioni non contano. Nel quartiere di Chelsea è stato infatti messo in vendita un appartamento grande (o piccolo) quanto un tavolo da biliardo al prezzo di 170mila sterline, ovvero 260mila euro. Dopo ventiquattro ore erano già state presentate tre offerte di acquisto. Il monolocale è il più piccolo appartamento messo sul mercato nel Regno Unito, misura sei piedi per dodici, vale a dire 1,82 metri per 3,66. Facendo due calcoli si tratta di quasi 39mila euro al metro quadro, considerato che in totale non si arriva neppure a sette. In più c’è da mettere in conto i lavori di ristrutturazione e l’arredamento che però non rappresenteranno le spese maggiori per chi decidesse di acquistare la casa mignon .
 
Gekko's ha scritto:
Crescono i prezzi delle case a Londra ed in questo caso le dimensioni non contano. Nel quartiere di Chelsea è stato infatti messo in vendita un appartamento grande (o piccolo) quanto un tavolo da biliardo al prezzo di 170mila sterline, ovvero 260mila euro. Dopo ventiquattro ore erano già state presentate tre offerte di acquisto. Il monolocale è il più piccolo appartamento messo sul mercato nel Regno Unito, misura sei piedi per dodici, vale a dire 1,82 metri per 3,66. Facendo due calcoli si tratta di quasi 39mila euro al metro quadro, considerato che in totale non si arriva neppure a sette. In più c’è da mettere in conto i lavori di ristrutturazione e l’arredamento che però non rappresenteranno le spese maggiori per chi decidesse di acquistare la casa mignon .

Chissà perchè mi sono venute in mente le Tiscali che venivano strappate di mano a 1000 euro nel marzo 2000 :D :p
 
Charlie ha scritto:
Chissà perchè mi sono venute in mente le Tiscali che venivano strappate di mano a 1000 euro nel marzo 2000 :D :p


semplicemente non è paragonabile...
 
tagli così particolari ne fanno delle rarità che escono completamente dalle quotazioni di mercato...
anche alcuni dipinti vengono scambiati a quotazioni altissime e chissà perchè in quel caso non si parla di bolla...
forse perchè sono unici, come il suddetto...
 
Gekko's ha scritto:
Crescono i prezzi delle case a Londra ed in questo caso le dimensioni non contano. Nel quartiere di Chelsea è stato infatti messo in vendita un appartamento grande (o piccolo) quanto un tavolo da biliardo al prezzo di 170mila sterline, ovvero 260mila euro. Dopo ventiquattro ore erano già state presentate tre offerte di acquisto. Il monolocale è il più piccolo appartamento messo sul mercato nel Regno Unito, misura sei piedi per dodici, vale a dire 1,82 metri per 3,66. Facendo due calcoli si tratta di quasi 39mila euro al metro quadro, considerato che in totale non si arriva neppure a sette. In più c’è da mettere in conto i lavori di ristrutturazione e l’arredamento che però non rappresenteranno le spese maggiori per chi decidesse di acquistare la casa mignon .

Link dal thread "Basta chiacchiere ma solo numeri sull'immobiliare PARTE 3^":

Londra, casa grande come un biliardo in vendita a 260mila euro
 
Gekko's ha scritto:
tagli così particolari ne fanno delle rarità che escono completamente dalle quotazioni di mercato...
anche alcuni dipinti vengono scambiati a quotazioni altissime e chissà perchè in quel caso non si parla di bolla...
forse perchè sono unici, come il suddetto...

le rarita'... PFUI

mai sentito parlare della bolla dei tulipani?

pure li si andava a rarita'...


che pena!!!
KO! KO! KO!
 
Comunque, con riferimento anche a quanto si dice in un altro 3d, pare proprio che più una cosa costi e più si corra per acquistarla...

Vedi la ducati 999... costava un bòtto, tutti a dire "figurati chi se la compra", eppure... O le Harley... O il giubbotto della Marlboro o quello della Woolrich (che, guardacaso, pare il nome di un mutuo... "mi sento già mutuo meglio"...brrrrrr)
Vedi il trilocale a Gorle (vicino Bergamo) di 110mq che è pure da ristrutturare ma ti costa 330K€ e se non corri abbastanza c'è qualcuno più veloce di te che te lo porta via da sotto il naso....

Pare che l'italiano medio dia il valore alle cose in base a ciò che costa, dimenticandosi del valore reale... pare quasi che così dimostri a se stesso di aver acquisito ricchezza...

Ma credo proprio che si sbagli di grosso

Macs
 
Macchese ha scritto:
Pare che l'italiano medio dia il valore alle cose in base a ciò che costa, dimenticandosi del valore reale... pare quasi che così dimostri a se stesso di aver acquisito ricchezza...
Ma credo proprio che si sbagli di grosso

Macs
ma non sarà che acquista proprio perchè ha già
acquisito ricchezza...
 
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