Il prodotto di base di Bio-On si chiama Minerv-PHA (polidrossialcanoato) ed è poliestere realizzato con scarti di lavorazioni agricole, grazie alla fermentazione batterica dello zucchero: sono i batteri che producono il poliestere.
Il materiale viene utilizzato per realizzare prodotti mediante iniezione ed estrusione.
Può sostituire tutti i tipi di plastica: polietilene, polipropilene, polistirolo, pvc, pet.
Si degrada biologicamente al 100% lasciandolo pochi giorni in acque “vive” a temperatura ambiente, nei fiumi o nei mari.
Dice Astorri :
“Un miliardo di euro di capitalizzazione di Borsa può sembrare tanto, ma siamo solo agli inizi”.
“Veniamo da una crescita lineare che proseguirà nei prossimi anni secondo il business plan che abbiamo presentato nel 2016”.
“Siccome il nostro modello è quello dell’Intellectual Property Company, anche nei prossimi anni avremo margini molto alti, con Ebitda superiore al 50% dei ricavi”.
Intellectual Property Company vuole dire che Bio-On non produce lei stessa le bioplastiche, ma vende le licenze per produrle.
A oggi sono 13 i contratti di licenza in corso e altri, dice Astorri, sono in via di negoziazione.
Bio-On non ha debiti.
I dati evidenziano un bilancio senza criticità.
Per Bio-On il rischio potrebbe essere che un giorno un colosso internazionale della chimica si metta a fare la stessa cosa e spazzi via in un attimo la piccola società bolognese?
Replica sicuro Astorri :
“E’ impossibile, abbiamo messo a punto una tecnologia complessa, molto differenziata, ci vuole una decina di anni per realizzarla”.
“Se qualche big mondiale della chimica vuole fare quello che facciamo noi ha due possibilità: o viene ad acquistare da noi una licenza, o fa un’Opa e si compra tutta Bio-On. Ma sinceramente spero che questa seconda cosa non avvenga, perché quello che stiamo facendo mi appassiona così tanto che voglio andare avanti a farlo per ancora un bel po’ di anni, indipendentemente dai soldi che potrei guadagnare”