BTp Italia, altra maxi cedola ad aprile Ma presto tornerà la normalità
Scudo anti inflazione Flussi lordi semestrali oltre il 5% per le emissioni che «staccano» nel mese. Con le previsioni attuali sul caro prezzi in autunno i versamenti potrebbero scendere al 2% e rinnovare la sfida (finora vinta) con i titoli nominali
Maximilian Cellino
È ancora una stagione di cedole ricche quella che si sta avvicinando per i BTp Italia. Saranno infatti quattro i titoli della serie creata dal Tesoro per proteggere il capitale dei risparmiatori italiani dai morsi del carovita che si presenteranno all’appuntamento semestrale ad aprile: si comincia da martedì prossimo con il titolo con scadenza aprile 2024 (il nono della serie) e si terminerà il 28 del mese con il titolo ottobre 2027 (il quattordicesimo). Tutti garantiranno una remunerazione superiore al 5% lordo e non si tratta ormai certo di una novità, perché i BTp Italia hanno cambiato decisamente marcia da quando il tasso di inflazione nazionale al quale sono indicizzati ha iniziato ad aumentare, mettendo da una parte in difficoltà le famiglie italiane ma offrendo loro anche lo scudo attraverso questo genere di strumenti.
Quando si considerano anche i versamenti effettuati lo scorso ottobre, il rendimento cedolare delle obbligazioni in questione arriva quasi a sfiorare la doppia cifra, compreso com’è fra il 9,3% e il 9,7% lordo, ma potrebbe trattarsi anche dell’ultimo «giro di giostra», almeno per il momento. Pur mantenendosi ancora elevato, il livello dell’inflazione si sta infatti progressivamente riducendo, come hanno dimostrato anche i dati Istat della scorsa settimana, e questo andrà inevitabilmente a impattare sulle cedole dei BTp Italia (per il loro particolare metodo di calcolo).
Ritorno alla normalità?
Le emissioni che «staccheranno» a maggio (in questo caso sono cinque) continueranno quindi prevedibilmente a garantire remunerazioni elevate e ancora nell’ordine del 4-5% lordo, ma a partire dai mesi successivi la riduzione sarà inevitabile. Già a giugno per il BTp Italia giugno 2030 (il terzultimo emesso) e successivamente anche in autunno il livello delle cedole finirà secondo le proiezioni effettuate da Skipper Informatica per
Il Sole 24 Ore per attestarsi attorno a un 2% semestrale. Un valore non certo disprezzabile, ma pur sempre ben lontano dai livelli attuali ai quali si era forse fatta l’abitudine e che appare inferiore anche alla velocità di marcia che il tasso di inflazione sembra ancora mantenere su base annua.
«I valori delle cedole sono determinati tenendo conto della variazione del paniere dell’indice nazionale dei prezzi al consumo per famiglie di operai e impiegati con esclusione dei tabacchi nel semestre precedente in cui vengono corrisposte», ricorda Stefano Meo, specialista sui bond e
marketing manager di Skipper Informatica, segnalando appunto come la dinamica del parametro utilizzato anche per la rivalutazione semestrale del capitale sia attesa in rallentamento: dall’incremento del 7,5% annuo stimato a marzo al 5,9% previsto per ottobre fino al 2,4% dell’aprile del prossimo anno.
Una simile spiegazione tecnica potrebbe giustificare il disallineamento tra la percezione che i risparmiatori hanno del costo della vita ancora elevato e le cedole che si avviano invece a diminuire e riportare. Ma il nuovo scenario potrebbe anche riportare quindi d’attualità il confronto relativo con i BTp nominali, a cedola fissa, che in questi ultimi due anni sono usciti sconfitti in misura netta sul campo dei rendimenti.
BTp a confronto
La simulazione effettuata sul BTp Italia emesso nell’aprile 2015 che arriverà a scadenza proprio nelle prossime settimane è sotto questo aspetto esemplare: chi avesse sottoscritto questo bond per un valore nominale di 10mila euro durante i giorni del collocamento riservato al retail si troverà in cassa al momento del rimborso complessivamente circa 2.200 euro in più, al netto dell’aliquota del 12,5%, anche senza aver provveduto a reinvestire le cedole nel frattempo maturate.
Il rendimento complessivo del 22% negli otto anni trascorsi (o del 2,5% annuo) è certo da rimarcare in un periodo in cui i tassi dei mercati obbligazionari sono stati vicini allo zero, anche in Italia. Ed è appunto ancora più rilevante quando si pensa che se alla medesima data si fosse acquistato lo stesso valore nominale di un titolo di Stato italiano con cedole non indicizzate e con durata residua del tutto simile (il BTp in scadenza il prossimo 1 maggio 2023 per esempio) il bottino sarebbe stato meno della metà: circa 1.072 euro, che equivalgono a un rendimento lordo dell’8,4% per il periodo e di appena l’1% su base annua.
Il raffreddamento dei prezzi al consumo che tutti si augurano potrebbe riaprire quindi la sfida convenienza in termini relativi con altri strumenti di debito del Tesoro. La funzione per cui il BTp Italia è stato pensato ormai 11 anni fa, garantire cioè al detentore il recupero della perdita del potere di acquisto determinato dall’inflazione italiana, resta però più che mai di attualità.