E se il 4 invece arrivasse il tanto atteso sciacquone?
I mercati puntano sul quantitative easing. Ma davvero la Bce utilizzerà la «cartuccia di ultima istanza»?
di Vito Lops 26 agosto 2014
Con lo scatto di ieri i mercati sono entrati, secondo molti operatori, nel «qe mood». Ovvero si aspettano che la Bce vari quanto prima ulteriori misure di stimolo all'economia rispetto a quelle già annunciate a giugno (taglio dei tassi, Tltro, programma di acquisto di Abs). I mercati si aspettano in sostanza un "quantitative easing in salsa europea".
Non a caso, i tassi dei titoli di Stato dell'Eurozona stanno toccando coralmente nuovi record. Questa mattina il BTp a 10 anni che è scivolato per la prima volta nella storia al 2,40%, divenendo meno "rischioso" (a livello nominale) dei titoli britannici e avvicinandosi al rendimento dei titoli americani. La pioggia di acquisti non riguarda solo l'Italia ma anche Francia (OaT all'1,3%), Spagna (Bonos al 2,2%), Portogallo (3%). Ma coinvolge oltre alla periferia dell'Eurozona anche il "centro". I Bund tedeschi hanno toccato il minimo allo 0,92%, i rispettivi governativi olandesi e austriaci si sono attestati all'1,1%, mai così in basso (rendimenti dei bond dell'Eurozona).
È come se i mercati stessero anticipando un piano di acquisto di titoli di Stato dell'Eurozona della Bce, appunto il cosiddetto quantitative easing (con cui una banca centrale aumenta la base monetaria). Stessa misura che hanno adottato gli Stati Uniti (dal 2009), la Gran Bretagna (dal 2010) e il Giappone (dal 2012) riuscendo a scacciare i rispettivi pericoli di deflazione (clamoroso è l'esempio del Giappone che, dopo aver convissuto con una deflazione dello 0,3-0,4% dal 1998 al 2013, è passato ora a un tasso di inflazione dell'1,3% che il governatore della BoJ Kuroda punta a portare al 2% entro il 2015).
Tornando in Europa, però,
siamo tecnicamente molto lontani dal potere a breve implementare un piano di acquisto di titoli di Stato da parte della Bce. Questo perché si tratta di una decisione anche politica che dovrebbe mettere d'accordo Paesi finora profondamente divisi sulle ricette da attuare per uscire dalla spirale deflazionistica (ad agosto l'inflazione nell'Eurozona dovrebbe scendere allo 0,3% rispetto allo 0,4% di luglio) che sta minando il tentativo di ripresa economica dell'area (l'Italia è il Paese che finora ha sofferto più di tutti la crisi perdendo 9 punti di Pil reale dal 2008 ma anche la Germania inizia a dare segnali di stanchezza con l'economia imballata in questa prima metà del 2014 e nuovi segnali di sfiducia da parte degli imprenditori dimostrati dall'indice Ifo).
Nel direttivo della Bce ci sono dei membri conservatori e votati all'austerity (Jens Weidmann governatore della Bundesbank, Erkki Liikanen governatore della Banca Centrale Finlandese, Klaas Knot numero uno di quella olandese e Ewald Nowotny di quella austriaca) che difficilmente potrebbero dare l'ok a un acquisto espansionistico di titoli di Stato dell'Eurozona, per quanto questo magari possa avvenire in proporzione al peso specifico dei differenti Paesi dell'area. Oltretutto, bisognerebbe superare i vincoli costituzionali di alcuni Paesi.
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