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Ho avuto modo di visitare il nuovo Centro de Arte Hortensia Herrero a Valencia.
Hortensia Herrero è la ricchissima proprietaria della catena spagnola di supermercati Mercadona ed è una grande collezionista. Nativa di Valencia, ha deciso di restaurare un palazzo del 17° secolo nel centro della città per ospitare parte della propria collezione di opere contemporanee. La ristrutturazione ha posto in evidenza e valorizzato i resti romani e dell’epoca della dominazione musulmana presenti nel sito.
Anche se il sito web del Centro è fatto molto bene (qui il link), mi sembra utile condividere qui le foto che ho preso con il telefonino. Cercherò in qualche modo di rispettare, attraverso i diversi post, i vari spazi espositivi della struttura.
Nel vestibolo c’è un’installazione site-specific di Tomás Saraceno, sei “nuvole” fatte da dodecaedri irregolari in vetro iridescente:
Anche nella parte che dà accesso al giardino c’è un’opera site-specific dell’artista di Barcellona Jaume Plensa, un accumulo di lettere di vari alfabeti che celebra la bellezza del mondo nella diversità delle culture:
Ispirato dai resti del circo romano trovati durante i lavori di ristrutturazione, Mat Collishaw ha creato un lavoro in cui su uno schermo a LED, che nella forma ricorda il circo romano, sono proiettati dei cavalli che corrono sempre più veloci:
Una piccola appendice alla sala precedente è dedicata a Georg Baselitz, con una grande tela del 2016 e un bronzo del 2015 che riproduce nella fusione tutto il lavoro realizzato sul prototipo in legno.
Sulla cappella dell’antico Palazzo Valeriola è intervenuto il dublinese Sean Scully, che si è occupato dei vetri della cupola e delle finestre, oltre a collocare una propria tela. I dipinti originali dei soffitti sono opera di fine Ottocento di Joaquín Sorolla, José Nicolau Huguet, Vicente Nicolau Cotanda e Juan Peiró.
Nello spazio successivo, c’è un ulteriore intervento specifico di Mat Collishaw, commissionato da Hortensia Herrero. L’artista si è ispirato alle Fallas di Valencia, la festa tradizionale che culmina ogni 19 marzo con le sculture in legno e cartapesta costruite nei vari quartieri che vengono date alle fiamme in alti falò.
…un’opera site-specific di Ólafur Elíasson. Si tratta di un tunnel fatto da 1.035 pezzi di vetro che mostrano i colori dell’iride quando si passa e solo nero quando ci si guarda indietro.
Il tunnel sfocia in un piccolo spazio con altre due opere dell’artista, una delle quali praticamente infotografabile: