Tutto dipende dal tipo di eruzione.... e soprattutto dal tipo di magma...
Supervulcano - Wikipedia.
Il più noto supervulcano, pubblicizzato da film e documentari
[4] è
Yellowstone: una spettacolare successione di supercaldere che si sono formate sopra un pennacchio di magma proveniente dal mantello
[5]. La successione delle caldere nel tempo mostra il movimento della placca nordamericana al di sopra del pennacchio da quando 15 milioni di anni fa incominciò l'attività: all'epoca il pennacchio era sotto l'odierno
Idaho.
La
caldera della Long Valley, tra la
California e il
Nevada, fu responsabile 760.000 anni fa della produzione dei
Bishop Tuffs, una formazione rocciosa che raggiunge i 200 metri di spessore. L'asse maggiore della caldera è di circa 32 chilometri
[6]. Dovrebbe rappresentare una delle ultime fasi dell'attività vulcanica del Great Basin, un'area tra California, Nevada e Arizona caratterizzata da assottigliamento della crosta. Anche qui è presente il dualismo fra uno o più magmi di origine mantellica e altro materiale proveniente dalla fusione della crosta indotta da questi magmi profondi. Ma ancora ci sono forti dubbi sulle cause che hanno provocato l'assottigliamento crustale e l'arrivo dei magmi.
La maggior parte degli altri supervulcani sono invece ben inquadrabili nel classico meccanismo dei vulcani di arco magmatico, in cui i magmi sono uno degli effetti della dinamica di due zolle che si scontrano. È il caso del già citato
Toba, in Indonesia. Si calcola che 75.000 anni fa una supereruzione abbia emesso quasi 3.000 chilometri cubi di materiale
[7][8]. Il lago Toba si vede chiaramente osservando una foto satellitare dell'intera isola di Sumatra. La depressione, di forma ellittica, ha gli assi rispettivamente di quasi 100 e quasi 30 chilometri ed è il risultato di almeno 3 se non 4 caldere adiacenti, formatesi tra 1.2 milioni di anni fa e oggi. L'attività vulcanica ha continuato con eruzioni minori nella caldera di Toba
[9], con sollevamenti di alcune aree della caldera che hanno provocato forti terremoti
[10].
Il
Taupo in Nuova Zelanda ha provocato la più grande eruzione degli ultimi 5000 anni, datata al 181 d.C. La
Zona vulcanica di Taupo presenta un'attività piuttosto continua. Nel 25 360 a.C. l'
eruzione di Oruanui produsse 1170
km³ di materiale eruttato
[11][12], formando una caldera di oltre 30 chilometri di diametro.
I
Campi Flegrei in Italia sono una serie di strutture vulcaniche in un'ampia caldera di 15
km di diametro
[13]. Hanno prodotto due grandi eruzioni negli ultimi 30 000 anni: l'
eruzione dell'ignimbrite campana 39 000 anni fa con più di 300 km3 di materiali eruttati e l'
eruzione del tufo giallo napoletano di 15 000 anni fa con più di 40
km³ di materiali eruttati
[13]. Altri possibili esempi si trovano in
Kamčatka,
Aleutine e
Giappone. Un'altra area con diversi candidati potrebbe essere il Sudamerica.
All'inizio del XXI secolo è stato scoperto un antico supervulcano in
Valsesia, tra
Varallo e
Borgosesia, in provincia di Vercelli. Tale supervulcano ha la peculiarità di far affiorare, in alcuni punti, in superficie, i resti dell'antica eruzione avvenuta 250-300 milioni di anni fa.
[14]
Un'eruzione di livello 8 (VEI-8)[15] è un evento di proporzioni colossali che espelle almeno 1000 km³ di magma di materiale piroclastico. Un'eruzione di questo genere cancellerebbe virtualmente tutte le forme di vita in un raggio di qualche migliaio di chilometri, mentre un'area delle dimensioni paragonabili a un
continente verrebbe sepolta da metri di
cenere vulcanica.
Le eruzioni di tipo VEI-8 non devono la loro pericolosità alla forma del vulcano, ma al tipo di magma che le genera. Inoltre possono essere pericolose perché possono interagire con una
camera magmatica relitta, spesso all'interno di una
caldera. La camera magmatica, infatti, si raffredda molto lentamente e può rimanere calda anche per milioni di anni dopo che l'attività vulcanica è cessata. Il rischio di queste eruzioni è quindi legato al fatto che possono avvenire anche in località dove apparentemente non sono presenti vulcani.