l'uomo X si sposta come un grillo non per guadagnare y in più, ma semplicemente per lavorare.
il precariato ormai riguarda praticamente chiunque non abbia un posto statale, almeno nei primi anni di carriera, e convincersi che aver avuto uno stipendio fisso per 5 anni dalla stessa azienda significhi poterlo avere per altri 35, è da folli.
da qui la necessità di valutare caso per caso (a fronte del fatto che un tempo era sempre conveniente comprare) in funzione della progettazione lavorativa.
se uno ha la possibilità di progettare con una certa stabilità almeno i futuri 8/12 anni e non ha paura di rischi legati all'acquisto, fa bene a comprare, contrariamente è meglio stare d'affitto.
a proposito dei rischi:
conosco un tipo che ha comprato casa a Torino, in un quartiere bruttino ma in un palazzo decente.
era in corso un fuggi fuggi generale causato dall'arrivo di molte famiglie di extracomunitari.
dopo 3 anni si è trovato con un alloggio non più servito dal riscaldamento (la morosità della maggior parte degli inquilini ha causato il taglio del teleriscaldamento), di fatto invendibile.
per non parlare delle infiltrazioni di acqua o delle altre spese straordinarie... una valanga di soldi.
altro esempio: a casa mia hanno appena deliberato l'installazione dell'ascensore (sto al primo piano), a maggioranza semplice 12 contro 10. non so quanto costi precisamente ma so che 2 inquilini hanno messo in vendita l'alloggio, per non dover pagare.
aumenterà il valore dell'appartamento, in futuro? può darsi ma intanto i cash vanno tirati fuori...
Discorso assolutamente corretto.
Sono sicuro però che alla fine se scaviamo tutta questa mobilità riguarda un numero talmente esiguo e caratterizzato di persone, da poter essere tranquillamente essere considerato minoritario.
Partiamo dal presupposto che è normale non avere una casa di proprietà nei primi anni di carriera.
Escludendo l'estero, l'Italia è piuttosto disomogenea nella distribuzione della ricchezza nei territori.
Ora, tutta questa mobilità, dove andrebbe?
Prendiamo quel pool di persone 25-40 skillate o specializzate che si muovono a cacciare opportunità. In quanti anni credi che finisca la corsa per i più?
Chi, per esempio, viene al nord dal sud potrà cambiare agilmente i primi anni. Dopo i primi cambi di carriera, per quasi tutti si arriva a un bivio: o sviluppo manageriale o consolidamento della professionalità (aka si cresce con calma, si migliora professionalmente, ma il treno dei dobloni è probabilmente perso).
Ora, il 30enne che lavora in Veneto o Friuli, partito da Bari, quanto deve vedere sull'offerta per cambiare di 200km? Probabilmente bastano pochi soldi e una posizione di potenziale crescita.
Lo stesso a 35anni, ormai convivente e in procinto di mettere su famiglia, quanto chiederà?
Lo stesso a 40anni, non dirigente e ormai padre, quanto chiederà?
Lo spauracchio del lavoro perso è dietro l'angolo, certo. Ma quando sul piatto non ci sono upgrade salariali, non ci si trasferisce salvo disperazione.
Non sostengo che sia giusto o meno essere nomadi. Semplicemente dalla mia esperienza, l'uomo si muove sicuramente a caccia di opportunità soprattutto quando è giovane e non ha nulla da perdere. Ogni spostamento deve avere un vantaggio e semplicemente per quasi tutti arriva prima o poi il momento in cui non lo si giudica conveniente. Per la stragrande maggioranza dei lavoratori non lo è.