Chi mi spiega questa caduta dei fondi obbligazionari?

  • Ecco la 70° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    Settimana di risk-off per i principali indici per via dei timori legati all’inflazione persistente e alle prospettive di tassi ancora elevati a lungo. Anche se il report di oggi sull’indice core Pce, la misura molto gradita alla Fed per valutare l’inflazione, ha mostrato un parziale raffreddamento, o quantomeno una stabilità. L’indice ha riportato una crescita su base annua del 2,8%, in linea con le previsioni degli analisti e con la rilevazione del mese precedente. Questo dovrebbe lasciare più margine di manovra alla Fed per abbassare i tassi di interesse nel corso del 2024. Passando al Vecchio Continente, il report sull’inflazione dell’Eurozona ha mostrato un indice al 2,6%, oltre il 2,5% atteso e in accelerazione rispetto al 2,4% precedente.
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Guarda che gli emergenti non sono un tutt'uno. Sul Brasile adesso non tira proprio aria, la Russia è in recessione, l'India è destinata a crescere ancora per un po' ma non per molto...

Se non incrementi quando sono in recessione e le quotazioni sono interessanti, quando pensi di entrare??

In ogni caso tutti i miei clienti sono investiti da tempo in questi mercati con perfomances significative...certamente se facciamo la somma ad oggi salta fuori 80% Cina e il 20% diviso tra gli altri...

Mi occupo di mercati emergenti da più di ventanni, e sul fatto che non siano tutti uguali è ciò che vado spiegando ai miei clienti dal 1993...
 
M&G
Bond Vigilantes

di Anthony Doyle il 18/05/2015

I rendimenti dei titoli governativi sono estremamente bassi in tutto il mondo. Il fenomeno altamente insolito dei tassi obbligazionari negativi, persino sui titoli emessi da governi ancora alle prese con la crisi del debito, ormai non fa più notizia. Inoltre, gli investitori stanno cercando di proteggersi dal massacro che abbiamo visto nelle ultime settimane sui mercati obbligazionari (ad esempio, il titolo tedesco “esente da rischio” al 2,5% con scadenza 2046 perde il 19% dal picco di prezzo registrato il 20 aprile). Il tanto citato rendimento sui bund a 10 anni è risalito da un minimo dello 0,075% toccato il 20 aprile allo 0,56% alla fine della settimana scorsa, ma se lo inquadriamo nel contesto, questo movimento ha solo riportato i rendimenti sui bund decennali al livello di inizio 2015.

...
Dal 1986, sono tre gli anni solari in cui gli investitori in obbligazioni governative hanno subito perdite, la cui entità è riportata di seguito: -3,1% (1994), -0,8% (1999) e -0,4% (2013). Il motivo per cui i rendimenti totali sono stati raramente negativi è da ricercare nel fatto che gli investitori ricevevano cedole relativamente alte e avevano quindi un cuscinetto di reddito consistente per attutire eventuali perdite di valore del capitale. In questi giorni, i rendimenti totali sui mercati dei titoli di Stato saranno in larga misura una funzione delle oscillazioni del capitale, con il reddito che aiuta ben poco in un mercato “orso” per le obbligazioni governative. È interessante notare che l’anno successivo a un anno di ritorni negativi è stato storicamente un momento favoloso per detenere titoli di Stato globali, con l’asset class protagonista di un rendimento totale del 16,9% nel 1995, dell’8,1% nel 2000 e dell’8,4% nel 2014.

...

Primo, presumendo che i tassi d’interesse offerti dai titoli governativi e gli spread delle obbligazioni societarie non cambino e che gli investitori ricevano l’interesse attuale alla scadenza sulle asset class obbligazionarie, i rendimenti totali attesi a 12 mesi sono i seguenti:

•Titoli di Stato globali: 1,0%
•Obbligazioni societarie investment grade globali: 2,5%
•Obbligazioni societarie high yield globali: 6,0%
Secondo, considerando uno scenario in cui i tassi sui titoli di Stato aumentano dell’1%, ma gli spread del credito restano stabili, i rendimenti totali su 12 mesi sarebbero questi:

•Titoli di Stato globali: -6,6%
•Obbligazioni societarie investment grade globali: -4,0%
•Obbligazioni societarie high yield globali: 1,8%
Dato che i tassi di rendimento sono ai minimi storici, il “cuscinetto di reddito” per tutelarsi contro la possibilità di un calo dei prezzi delle obbligazioni non è mai stato così scarso. Basterebbe un aumento di 73 punti base dei rendimenti dei titoli governativi per raggiungere il calo record dai massimi subito da questa classe di attivi nel 1994.

Infine, il rendimento sull’indice Global Government Bond tra gennaio e novembre 1994 è aumentato di 219 punti base. Il 1994 è stato l’anno che ha visto il declino picco-valle più marcato nell’ambito delle obbligazioni governative globali. Un movimento equivalente oggi (presumendo spread del credito invariati) produrrebbe i rendimenti totali seguenti:

•Titoli di Stato globali: -15,5%
•Obbligazioni societarie investment grade globali: -11,7%
•Obbligazioni societarie high yield globali: -3,2%

...

Le conclusioni che possiamo trarre da questa analisi sono elencate di seguito.

1.Ora più che mai, il posizionamento in termini di duration contribuisce alle rendite derivate dalle obbligazionari.
2.Anche un modesto rialzo dei rendimenti offerti dalle obbligazioni potrebbe bastare per provocare un “drawdown” record nel segmento dei titoli di Stato. Eventuali rialzi dei tassi d’interesse o un’inflazione più elevata potrebbero provocare un deciso movimento verso l’alto dei rendimenti obbligazionari.
3.I guadagni futuri derivanti dal reddito fisso saranno probabilmente molto inferiori a quelli che gli investitori hanno ricevuto storicamente.
4.I titoli di Stato hanno subito e possono subire delle perdite. Senza dubbio, la probabilità di perdite non è mai stata così alta, visto il collasso dei rendimenti obbligazionari in tutto il mondo.
5.Se gli spread delle obbligazioni societarie dovessero ampliarsi (qualora gli investitori esigano un premio al rischio di default più elevato), contestualmente a un rialzo dei rendimenti sui titoli di Stato, gli scenari di guadagno ipotizzati sopra sarebbero ottimistici.
Certo, ci sono ottimi motivi per detenere titoli governativi, come ho già argomentato in precedenza. Gli alti livelli di debito globali, le forze deflazionistiche strutturali e l’eccesso di risparmio su scala mondiale implicano la possibilità che, nel lungo periodo, i rendimenti offerti dai titoli governativi non risalgano ai livelli visti qualche anno fa. Come dimostra l’analisi dei “drawdown” riportata sopra, i titoli governativi e le obbligazioni societarie investment grade tendono ad essere meno volatili, mostrano flessioni dai massimi meno marcate e hanno dimostrato una minore correlazione con gli asset più rischiosi, come i titoli societari ad alto rendimento e le azioni.

Per chi sta considerando una rotazione dai titoli governativi a causa dei rendimenti bassi, in termini di rischio e rendimento sarebbe ragionevole considerare le obbligazioni societarie investment grade come una buona alternativa e, storicamente, gli asset di questo tipo hanno mostrato una probabilità relativamente bassa di generare risultati negativi nell’arco di un anno solare. Tuttavia, è bene essere consapevoli del fatto che i titoli societari investment grade hanno evidenziato una stretta correlazione con quelli governativi. Di conseguenza, qualsiasi correzione sui mercati dei titoli di Stato probabilmente inciderà anche sulla performance del credito societario IG. Il collasso dei tassi d’interesse sulle obbligazioni societarie a livelli estremamente bassi ha ridotto il contributo di reddito ai rendimenti totali, anche se lo spread creditizio offerto risulta premiante, in un ambiente di bassi tassi di default e crescita economica solida.

In un mondo di rendimenti ultra-bassi e guadagni futuri inferiori ottenibili dal reddito fisso, molti potrebbero essere tentati di investire in asset più rischiosi. Le emissioni societarie high yield sono più strettamente correlate alle azioni, ma presentano una volatilità inferiore. I titoli societari high yield subiscono una volatilità molto maggiore delle asset class a reddito fisso più difensive, quindi gli investitori devono essere disposti a tollerare flessioni picco-valle nei rispettivi portafogli, nell’arco di un ciclo di mercato. Detto questo, il rendimento più elevato disponibile, come pure la duration più breve delle asset class high yield, offre una protezione contro il possibile incremento dei tassi.

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https://www.bondvigilantes.com/italiano/2015/05/18/il-lato-negativo-delle-obbligazioni/
 
Quindi io che ho comprato pochi mesi fa un etf titoli di stato europei (X1G) ed uno misto corporate (IEAG) posso pure vendere col mio bel 3,5% di perdita?!?!

Oppure posso aspettare 2 anni x ritornare in positivo!!!

Consigli?!?!
 
di Amelia Zonta : 15-05-2015 12:10
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"Fin dalla metà di aprile, i mercati finanziari hanno visto un significativo re-pricing di asset chiave quali i Bund tedeschi, i Treasury Us, ma anche il petrolio e il cambio euro/dollaro. Sebbene il modesto incremento dei tassi di lungo termine Us così come del prezzo del petrolio siano giustificati dai fondamentali, lo stesso non si può dire dello shock che ha spinto i rendimenti a 10 anni tedeschi dallo 0,08% (il 20 aprile) allo 0,6% (il 7 maggio)". Così inizia l'analisi di Eric Chaney (nella foto), chief economist Axa Group & head of research di Axa IM. Allo stesso modo, "non è giustificabile l'apprezzamento dell'euro (da 1,06 a 1,14 nello stesso periodo). La Bundesbank e la Bce continueranno a comprare asset con costanza ogni settimana e a maggio, se l’offerta netta di Bund dovesse eccedere lievemente gli acquisti del Pspp, questa sarebbe un'eccezione. A meno che banche e assicurazioni non dovessero decidere di vendere i loro asset - cosa che non faranno per limiti regolamentari ben documentati - la scarsità di titoli tedeschi colpirà di nuovo i mercati, in particolare a giugno e luglio".

PREVISIONI - È probabile quindi, secondo l'esperto, "che vedremo un'inversione di tendenza nel mercato dei Bund e nel cambio euro/dollaro nei prossimi mesi, visto che il differenziale di rendimento tra la Germania e gli Stati Uniti è uno dei fattori chiave che determinano l'andamento appunto del cambio. L'episodio di inizio maggio dovrebbe però rimanere ben vivido nella memoria del mercato, come un'illustrazione che, in una situazione di bassa liquidità, la volatilità potrebbe essere molto alta. È importante notare come siano diversi gli effetti del quantitative easing negli Stati Uniti e in Europa. Negli Stati Uniti, le iniezioni stabili e prevedibili di liquidità da parte della Fed hanno abbassato la volatilità, nell’area euro sta succedendo l’opposto, a causa dei requisiti e delle limitazioni del programma di acquisto degli asset".

AREA EURO - Data la peculiarità dell'euro, un'unione monetaria ma non fiscale, "la Bce non può che implementare una politica monetaria non ottimale". Tuttavia, "la notevole accelerazione dell’offerta di moneta e lo scongelamento dei prestiti al settore industriale, con flussi positivi per la prima volta dal 2010, sono prova del fatto che la politica monetaria della Bce è efficace e lasciano pochi dubbi sulla sua sostenibilità e solidità. Mario Draghi non ha forse detto che questo sarebbe stato l’inizio di una maratona, non di uno sprint? Sebbene la violenza del re-pricing dei mercati governativi europei è segno di instabilità finanziaria, e quindi una potenziale fonte di preoccupazioni, è anche una buona notizia per gli investitori che guardano al lungo periodo, che hanno necessità di posizionarsi su asset sicuri e liquidi, per motivi prudenziali quanto regolamentari. Questi investitori reali hanno avuto la possibilità di re-investire nei mercati governativi, una ulteriore buona ragione per aspettarsi che i rendimenti dell’area euro riprendano il loro declino, andando avanti".

Chaney (Axa IM): lezioni da un violento re-pricing - bluerating.com


Qe, da giugno tornerà l'effetto scarsità. E i rendimenti dei Btp scenderanno - MilanoFinanza.it
 
di Amelia Zonta : 15-05-2015 12:10
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"Fin dalla metà di aprile, i mercati finanziari hanno visto un significativo re-pricing di asset chiave quali i Bund tedeschi, i Treasury Us, ma anche il petrolio e il cambio euro/dollaro. Sebbene il modesto incremento dei tassi di lungo termine Us così come del prezzo del petrolio siano giustificati dai fondamentali, lo stesso non si può dire dello shock che ha spinto i rendimenti a 10 anni tedeschi dallo 0,08% (il 20 aprile) allo 0,6% (il 7 maggio)". Così inizia l'analisi di Eric Chaney (nella foto), chief economist Axa Group & head of research di Axa IM. Allo stesso modo, "non è giustificabile l'apprezzamento dell'euro (da 1,06 a 1,14 nello stesso periodo). La Bundesbank e la Bce continueranno a comprare asset con costanza ogni settimana e a maggio, se l’offerta netta di Bund dovesse eccedere lievemente gli acquisti del Pspp, questa sarebbe un'eccezione. A meno che banche e assicurazioni non dovessero decidere di vendere i loro asset - cosa che non faranno per limiti regolamentari ben documentati - la scarsità di titoli tedeschi colpirà di nuovo i mercati, in particolare a giugno e luglio".

PREVISIONI - È probabile quindi, secondo l'esperto, "che vedremo un'inversione di tendenza nel mercato dei Bund e nel cambio euro/dollaro nei prossimi mesi, visto che il differenziale di rendimento tra la Germania e gli Stati Uniti è uno dei fattori chiave che determinano l'andamento appunto del cambio. L'episodio di inizio maggio dovrebbe però rimanere ben vivido nella memoria del mercato, come un'illustrazione che, in una situazione di bassa liquidità, la volatilità potrebbe essere molto alta. È importante notare come siano diversi gli effetti del quantitative easing negli Stati Uniti e in Europa. Negli Stati Uniti, le iniezioni stabili e prevedibili di liquidità da parte della Fed hanno abbassato la volatilità, nell’area euro sta succedendo l’opposto, a causa dei requisiti e delle limitazioni del programma di acquisto degli asset".

AREA EURO - Data la peculiarità dell'euro, un'unione monetaria ma non fiscale, "la Bce non può che implementare una politica monetaria non ottimale". Tuttavia, "la notevole accelerazione dell’offerta di moneta e lo scongelamento dei prestiti al settore industriale, con flussi positivi per la prima volta dal 2010, sono prova del fatto che la politica monetaria della Bce è efficace e lasciano pochi dubbi sulla sua sostenibilità e solidità. Mario Draghi non ha forse detto che questo sarebbe stato l’inizio di una maratona, non di uno sprint? Sebbene la violenza del re-pricing dei mercati governativi europei è segno di instabilità finanziaria, e quindi una potenziale fonte di preoccupazioni, è anche una buona notizia per gli investitori che guardano al lungo periodo, che hanno necessità di posizionarsi su asset sicuri e liquidi, per motivi prudenziali quanto regolamentari. Questi investitori reali hanno avuto la possibilità di re-investire nei mercati governativi, una ulteriore buona ragione per aspettarsi che i rendimenti dell’area euro riprendano il loro declino, andando avanti".

Chaney (Axa IM): lezioni da un violento re-pricing - bluerating.com


Qe, da giugno tornerà l'effetto scarsità. E i rendimenti dei Btp scenderanno - MilanoFinanza.it

molto interessante l'articolo postato| OK!
 
di Amelia Zonta : 15-05-2015 12:10
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"Fin dalla metà di aprile, i mercati finanziari hanno visto un significativo re-pricing di asset chiave quali i Bund tedeschi, i Treasury Us, ma anche il petrolio e il cambio euro/dollaro. Sebbene il modesto incremento dei tassi di lungo termine Us così come del prezzo del petrolio siano giustificati dai fondamentali, lo stesso non si può dire dello shock che ha spinto i rendimenti a 10 anni tedeschi dallo 0,08% (il 20 aprile) allo 0,6% (il 7 maggio)". Così inizia l'analisi di Eric Chaney (nella foto), chief economist Axa Group & head of research di Axa IM. Allo stesso modo, "non è giustificabile l'apprezzamento dell'euro (da 1,06 a 1,14 nello stesso periodo). La Bundesbank e la Bce continueranno a comprare asset con costanza ogni settimana e a maggio, se l’offerta netta di Bund dovesse eccedere lievemente gli acquisti del Pspp, questa sarebbe un'eccezione. A meno che banche e assicurazioni non dovessero decidere di vendere i loro asset - cosa che non faranno per limiti regolamentari ben documentati - la scarsità di titoli tedeschi colpirà di nuovo i mercati, in particolare a giugno e luglio".

PREVISIONI - È probabile quindi, secondo l'esperto, "che vedremo un'inversione di tendenza nel mercato dei Bund e nel cambio euro/dollaro nei prossimi mesi, visto che il differenziale di rendimento tra la Germania e gli Stati Uniti è uno dei fattori chiave che determinano l'andamento appunto del cambio. L'episodio di inizio maggio dovrebbe però rimanere ben vivido nella memoria del mercato, come un'illustrazione che, in una situazione di bassa liquidità, la volatilità potrebbe essere molto alta. È importante notare come siano diversi gli effetti del quantitative easing negli Stati Uniti e in Europa. Negli Stati Uniti, le iniezioni stabili e prevedibili di liquidità da parte della Fed hanno abbassato la volatilità, nell’area euro sta succedendo l’opposto, a causa dei requisiti e delle limitazioni del programma di acquisto degli asset".

AREA EURO - Data la peculiarità dell'euro, un'unione monetaria ma non fiscale, "la Bce non può che implementare una politica monetaria non ottimale". Tuttavia, "la notevole accelerazione dell’offerta di moneta e lo scongelamento dei prestiti al settore industriale, con flussi positivi per la prima volta dal 2010, sono prova del fatto che la politica monetaria della Bce è efficace e lasciano pochi dubbi sulla sua sostenibilità e solidità. Mario Draghi non ha forse detto che questo sarebbe stato l’inizio di una maratona, non di uno sprint? Sebbene la violenza del re-pricing dei mercati governativi europei è segno di instabilità finanziaria, e quindi una potenziale fonte di preoccupazioni, è anche una buona notizia per gli investitori che guardano al lungo periodo, che hanno necessità di posizionarsi su asset sicuri e liquidi, per motivi prudenziali quanto regolamentari. Questi investitori reali hanno avuto la possibilità di re-investire nei mercati governativi, una ulteriore buona ragione per aspettarsi che i rendimenti dell’area euro riprendano il loro declino, andando avanti".

Chaney (Axa IM): lezioni da un violento re-pricing - bluerating.com


Qe, da giugno tornerà l'effetto scarsità. E i rendimenti dei Btp scenderanno - MilanoFinanza.it

grazie
 
Quindi io che ho comprato pochi mesi fa un etf titoli di stato europei (X1G) ed uno misto corporate (IEAG) posso pure vendere col mio bel 3,5% di perdita?!?!

Oppure posso aspettare 2 anni x ritornare in positivo!!!

Consigli?!?!

Nessuno ti saprà dire cosa fare.
Se però rappresentano una % importante del portafoglio sappi che fra 3 mesi potresti essere in pareggio, allo stesso livello attuale, ma anche ancora più in basso.
Se invece fanno parte di una corretta diversificazione, se non hai problemi a sopportare perdite, se avrai nel tempo la possibilità di incrementare le posizioni nel caso di perdite maggiori, allora gli strumenti utilizzati si prestano ad essere mantenuti, soprattutto perche al momento non ci sono alternative miracolose!
 
Nessuno ti saprà dire cosa fare.
Se però rappresentano una % importante del portafoglio sappi che fra 3 mesi potresti essere in pareggio, allo stesso livello attuale, ma anche ancora più in basso.
Se invece fanno parte di una corretta diversificazione, se non hai problemi a sopportare perdite, se avrai nel tempo la possibilità di incrementare le posizioni nel caso di perdite maggiori, allora gli strumenti utilizzati si prestano ad essere mantenuti, soprattutto perche al momento non ci sono alternative miracolose!

Grazie per la tua risposta!

Questi due ETF (25%+25%) insieme all SWDA (50%) fanno parte di una piccola porzione del mio portafoglio complessivo.
In totale pesano circa il 5%, la restante parte è investita in fondi con un promotore fineco (45%) e restante parte BFP.

L'idea iniziale era quella di incrementare poco alla volta e con modiche cifre il mio portafoglio in ETF fino ad arrivare ad un 10% circa.
 
Rendimenti in calo nell'Eurozona, dopo le parole di Coeure (BCE)

19/05/2015 10.09 Economia

FTA Online News
Rendimenti in forte calo nell'Eurozona durante i primi scambi. Il BTP italiano decennale di riferimento segna un calo dello yield di 14 punti base (ossia di 0,14 punti percentuali) all'1,77% mentre il corrispondente "costo" del Bund tedesco flette di 10 punti base e si porta allo 0,56%. Complessivamente dunque lo spread BTP/Bund è di 121 punti base (ossia dell'1,21%). Il rendimento dell'Oat francese cede 11 punti base e si porta allo 0,77% mentre il Bono iberico segna uno yield in calo di 15 punti base all'1,68 per cento.

Vanno segnalate diverse novità che potrebbero influenzare oggi i mercati obbligazionari dell'Eurozona. In primis l'ottimismo del governo di Atene che prevede a breve, forse già entro una settimana, un accordo con i creditori.

Sul fronte dell'Eurozona va poi sottolineato l'intervento del membro del direttivo della Bce Benoit Coeure che ha affermato che l'Eurotower effettuerà una moderata concentrazione degli acquisti di titoli di Stato (QE) da 60 miliardi di euro al mese nei mesi di maggio e di giugno con l'obiettivo di ridurre gli acquisti nel periodo estivo. Ulteriori strategie di complemento potrebbero essere attuate a settembre, quando è previsto un nuovo miglioramento dei mercati di liquidità.

Va inoltre evidenziato il discorso del numero uno della Fed di Chicago Charles Evans che ha affermato che un appropriato percorso di normalizzazione dei tassi di interesse e della politica monetaria della Banca centrale degli Stati Uniti dovrebbe comportare un appropriato rialzo dei tassi all'inizio del 2016. Si tratterebbe di uno slittamento sulle attuali previsioni che piacerebbe ai mercati finanziari e che Evans difende con la considerazione che l'inflazione rimane bassa ed è attesa su livelli moderati ancora per un po' di tempo.

(GD)

Rendimenti in calo nell'Eurozona, dopo le parole di Coeure (BCE) - LaStampa.it


Bce, Coeuré: rapidità recente correzione bond europei è preoccupante | Business | Reuters
 
Grazie per la tua risposta!

Questi due ETF (25%+25%) insieme all SWDA (50%) fanno parte di una piccola porzione del mio portafoglio complessivo.
In totale pesano circa il 5%, la restante parte è investita in fondi con un promotore fineco (45%) e restante parte BFP.

L'idea iniziale era quella di incrementare poco alla volta e con modiche cifre il mio portafoglio in ETF fino ad arrivare ad un 10% circa.

Con questa logica li terrei.
al momento non incrementerei, troppo bassi i rendimenti attesi, rischi tanti, opportunità di gain modeste.
Incrementerei invece, pian piano, SWDA, ripeto...pian piano.
 
21 Maggio 2015

Sebbene ci siano state sicuramente delle forti vendite sui mercati obbligazionari, a causa della fragilita’ in Europa, queste si sono verificate partendo da valutazioni che erano sui massimi di tutti i tempi. Il commento di Gareth Isaac, Fund Manager, Fixed Income, Schroders

Le recenti performance del mercato obbligazionario hanno portato diversi commentatori a incominciare a parlare di un mercato “orso”. Tuttavia, ogni qualvolta ci sono significative correzioni, è importante che gli investitori si ricordino dove era il mercato prima della discesa e quali sono le motivazioni di tale movimento.

Ci sono diverse ragioni per le quali le obbligazioni sono diventate così care. All’inizio del 2015 le aspettative di crescita in Europa erano estremamente basse. L’obiettivo perseguito dalla Banca Centrale Europa (BCE) con l’annuncio in gennaio del programma di Quantitative Easing era cambiare tale orientamento negativo dei dati macroeconomici. Le aspettative sull’inflazione erano ulteriormente spinte al ribasso dal persistente calo del prezzo del greggio, iniziato a metà del 2014. Gli investitori, sapendo che la BCE avrebbe acquistato obbligazioni fino al 2016, sono stati costretti a spostarsi ulteriormente lungo la curva dei rendimenti; spinti sui titoli a 10, 20 e 30 anni per trovare un rendimento. Nonostante ciò, il supporto derivato dal QE è stato eccessivo e ad aprile, i rendimenti dei Bund erano solo di 7 punti base. Anche senza nessuna aspettativa di crescita economica o di inflazione di lungo termine, le valutazioni delle obbligazioni a tali livelli non riflettevano alcun rischio di eventuali errori sulle stime macro economiche.

Comunque, la crescita nell’Eurozona è tornata a salire ancora una volta nel primo trimestre del 2015 e il prezzo del petrolio ha riguadagnato terreno. La crescita a cui stiamo assistendo ora ha probabilmente poco a che fare con il programma di allentamento quantitativo della BCE. È invece, molto probabilmente, l’apice degli effetti dell’introduzione della BCE dei tassi negativi, delle Targeted Longer-Term Refinance Operations (TLTROs) e della finalizzazione dell’Asset Quality Review, che ha tenuto ben capitalizzate le banche europee. Tutte queste iniziative sono state lanciate lo scorso anno, con l’obiettivo di liberare capitali da poter spendere o investire.

Gli investitori si sono resi conto del fatto che i prezzi delle obbligazioni si sono mossi a livelli irragionevoli tra gennaio e aprile. Con il recupero del prezzo del petrolio in atto, il ritorno della crescita e il programma di Qe della BCE destinato a continuare, una parte del rischio tassi e del rischio inflazione è stata nuovamente inclusa nei prezzi delle obbligazioni, durante la fase di correzione dei mercati.

Dunque, qual è la direzione dei mercati ora? Crediamo di non essere all’inizio di un mercato “orso” duraturo per le obbligazioni. I tassi d’interesse negli USA sono ancora effettivamente a zero e negativi in Europa. Finché non ci saranno modifiche ai tassi, gli strumenti monetari non saranno un’alternativa per gli investitori. Le obbligazioni, anche con rendimenti bassi, sono in confronto allettanti. Se e quando i tassi inizieranno effettivamente a salire, gli investitori dovranno chiedersi se le obbligazioni varranno il rischio che rappresentano, ma non è ancora il caso.

fonte: FondiOnLine.it
 
Con questa logica li terrei.
al momento non incrementerei, troppo bassi i rendimenti attesi, rischi tanti, opportunità di gain modeste.
Incrementerei invece, pian piano, SWDA, ripeto...pian piano.

Essendo una parte minore del mio portafoglio, sono tranquillo, soprattutto x la parte azionaria. Non avevo intenzione di incrementare spesso già di partenza...

Grazie mille x le tue risposte 😀
 
Bond: ● Fluttuazioni o crisi? Il “sell off” è voluto e qualcuno bluffa. ...

I consigli per non cadere nella rete ...

F - RISPARMIO & INVESTIMENTI

09 giugno 2015
di Lorenzo Raffo

Siamo tornati ai tempi in cui, quando Draghi parlava, le piazze borsistiche subito dopo scendevano? Si direbbe proprio di sì, perché l’asprezza delle sue parole nella conferenza di mercoledì scorso è stata poco comprensibile. Almeno agli occhi di noi umani! Non forse a quelli di chi, ai vertici della finanza, muove le fila di una fase delicata e complessa dei mercati. Il numero uno della Bce ha detto: “La volatilità è inevitabile e non la combatteremo”.
Inoltre: ...
E poi: “Exit strategy dal Q.E:? Inutile parlarne. Anzi – se necessario – lo aumenteremo”. Infine: “Inflazione? Sta ripartendo”. Ciascuno giudichi come meglio ritiene inflessibilità e in parte contraddittorietà di simili dichiarazioni. Certo è che in una fase delicata quale l’attuale – con i casi Grecia e rialzo dei tassi Usa in continuo fermento – ci si si poteva aspettare quanto meno maggiore diplomazia. Subito dopo inevitabile la domanda che tutti si sono posti: come interpretare la volatilità? E’ il frutto di oscillazioni o dell’avvio di una crisi strutturale? In questa situazione che fare? Risposta generalizzata: si tratta solo di violente oscillazioni gestite da scaltre mani.

Il dubbio che il “sell off” sia guidato e qualcuno stia bluffando è ormai più che legittimo: troppo concentrate le vendite di titoli di Stato europei e addirittura anacronistica la gestione del caso Grecia. Saranno possibili rimbalzi? Analizziamo un po’ di situazioni.

Euro Bund future: si è tornati a fine 2014. Cioè è come se il Q.E. non fosse mai partito. Alcuni indicatori lasciano intendere che la debolezza proseguirà, ma altri non escludono un rimbalzino. Anche l’analisi tecnica non è quindi di grande supporto in una fase così complessa. Meglio esaminare allora alcuni singoli titoli.

Bund 2024 6,25% (Isin DE0001134922): in questo caso si evidenzia un fatto veramente anomalo, ovvero il susseguirsi di candele atipiche, con movimenti direzionali al ribasso, improntati però da una certa erraticità. Ciò è ancor più accentuato se si effettua un confronto storico. Oscillazioni così repentine non si erano mai viste negli anni scorsi. L’irrazionalità di pressioni al ribasso e di alcuni rimbalzi lascia intendere che le mani forti agiscono secondo loro logiche, del tutto inconsuete rispetto a quanto evidenziato dai trend del passato.

Bund 2026 inflation (Isin DE0001030567): si conferma la fase di forte correzione, ma con molti “gap” e un’esagerata accentuazione ribassista nelle ultime sedute. Il titolo segue abbastanza il “collega” 2024 a tasso fisso e non è per nulla condizionato dalla revisione al rialzo (+0,3%) dei prezzi al consumo.

Btp 2025 1,5% (Isin IT0005090318). Il trend ribassista di questo giovane titolo è stato più ordinato rispetto a quello dei Bund, con segnali continuativi e con le medie mobili improntate da inizio aprile a una discesa controllata e regolare.

Btp 2026 7,25% (Isin IT0001086567): come nel caso del Bund 6,25% candele atipiche nelle ultime settimane per questo “vecchio” titolo, con un’evidente pressione ribassista, che l’ha riportato ad ante avvio Q.E.; su quota 146 – poco sotto il valore attuale – potrebbe trovare un’area di consolidamento.

Quantitative Easing, è come se non ci fosse mai stato!

Il risultato è chiaro. I titoli di Stato europei sono tornati ai livelli da cui erano partiti per l’avanzata dovuta agli acquisti Bce. Le mani forti hanno venduto come non si era mai visto nel settore obbligazionario, senza imporre un autocontrollo ai mercati. Che la situazione fosse esasperata tutti lo sapevano, ma il “sell off” è scappato di mano, con un eccesso di transazioni in cui sono rimasti incastrati piccoli e medi investitori e – va ammesso – anche non pochi gestori, che hanno magari preso solo la coda del trend. Ora che fare? Non cadere nella rete di chi è pronto a riacquistare. Draghi l’ha detto: “Continueremo a comprare, anzi forse di più”. Quindi i prezzi risaliranno, ma in un contesto di volatilità, perché l’interesse della Banca centrale di Francoforte e dei suoi sodali è di piazzare ordini a condizioni più interessanti possibile. In questa fase vince chi è molto veloce e segue i movimenti di ipercomprato e ipervenduto. Attenzione ai controvalori quotidiani: l’unico vero termometro disponibile resta questo. I “bluffisti” dopo tutto di tracce ne lasciano! Non dimentichiamoci poi che Draghi non è condizionato dai risultati delle elezioni, perché guida una Banca centrale transnazionale, l’unica al mondo. E quindi in un certo senso è l’ultimo vero banchiere centrale slegato dagli umori dei cittadini. Fintanto che può farlo lo fa.

Il problema futuro? La liquidità dei mercati

Adesso si accende un altro problema, che non è ancora presente ma che si potrebbe manifestare nel medio termine. E’ quello della liquidità, perché altri fattori e soprattutto l’incertezza sull’aumento dei tassi Usa si faranno presto sentire, riducendo gli scambi su corporate “investment grade” e “high yield”. E’ consigliabile quindi:

1°) restare in posizione, soprattutto con i titoli a breve e media scadenza, se si ha la possibilità di portarli a rimborso. Tutto quanto non appartiene ai titoli di Stato ha risentito meno del “sell off” e va valutato caso per caso

2°) cogliere occasioni esasperate su tale segmento, quando si determinassero

3°) alleggerire tutto quanto ha “duration” alta, senza farsi prendere dall’ansia dell’uscire, perché è probabile che i mercati torneranno a salire, con possibile però scarsa liquidità

4°) monitorare i titoli di Stato più interessanti, soprattutto nell’area “inflation linked”, in cui si potrebbero determinare rimbalzi consistenti.

5°) tornare a puntare alle cedole, dimenticandosi della volatilità delle quotazioni. Si stanno già aprendo alcune occasioni interessanti sul mercato. Un equilibrato nuovo portafoglio di tassi fissi a scadenza massima 2018, di tassi variabili con buono “spread” e di “inflation linked” è una soluzione con cui si possono affrontare ulteriori violenti “sell off”

6°) attenzione a non cadere nella trappola di chi sta “bluffando”. Loro cercano di comprare ai prezzi più bassi possibile. Non siate voi a offrire carne da macello.

E’ pur vero che sul lungo si registrano prezzi in caduta e occasioni in ascesa

Quanto detto trova però parziali smentite nelle occasioni che si stanno aprendo sulle “duration” elevate, fra le quali si verificano crolli di prezzi quasi eccessivi. Ecco alcuni esempi, ....

Bond:
 
Per esempio Eurizon Obbligazioni Euro ha avuto nelle ultime due settimane un calo netto del rendimento, robba mai vista negli ultimi anni.
 
by Lucy Meakin
June 13, 2015 — 8:00 AM CEST

Bond Investors Look Beyond Dramatic Selloff to Auctions, Data

With German 10-year bond yields climbing above 1 percent this week for the first time since September, investors will be looking to next week’s auction and inflation data for signs the selloff has run out of steam.
Europe’s benchmark government securities were little changed as investors assessed the state of the region’s economy. Final data due on June 17 will confirm consumer prices rose for the first time in six months in May after a deflation scare prompted the European Central Bank to unleash its 1.1 trillion-euro ($1.2 trillion) bond-buying program. Germany plans to auction 3 billion euros of 10-year bunds the same day.

“It’s very dramatic right now,” Erik Nielsen, chief Global economist at UniCredit Bank AG, said in an interview on Bloomberg Television’s “Countdown” with Francine Lacqua. “Once we come into the summer months, so within a few weeks, the flow story, the redemptions and the new issuance and all the standard money flows will be supportive” for bonds.

German 10-year bond yields fell one basis point, or 0.01 percentage point, this week to 0.83 percent as of the 5 p.m. London close Friday. The 0.5 percent bund due in February 2025 rose 0.095, or 95 euro cents per 1,000-euro face amount, to 96.905. The yield touched 1.06 percent on June 10, the highest level since Sept. 19. That’s up from a record low of 0.049 percent reached as recently as April 17.
The yield may decline 10 to 15 basis points in the next few months before climbing later in the year, UniCredit’s Nielsen said.

Yields Surge

Euro-area sovereign bond yields have surged from record lows as signs of inflation indicated the ECB’s purchase plan is succeeding. Annualized consumer prices rose 0.3 percent in May, matching initial estimates, according to the median forecast of economists in a Bloomberg survey.
Italy’s 10-year bond yields reached 2.42 percent on June 10, the most since November, while Spain’s climbed to an eight-month high of 2.40 percent, a day before the nations auctioned a combined 11.8 billion euros of debt.
Germany last sold 10-year debt on May 13 at an average yield of 0.65 percent, compared with a record-low 0.13 percent at a previous auction on April 15. France and Spain also plan to sell bonds, with auctions scheduled for June 18.

Bond Investors Look Beyond Dramatic Selloff to Auctions, Data - Bloomberg Business


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