Chi vuol giocare al gioco dell'opa con Telecom?

non riesco a leggere l'articolo, ma si parla di soldi veri $$$ da mettere sugli investimenti, o solo operazioni di finanza creativa?

neanche io riesco a leggere, e possono scordarsi che paghi per leggere ipotesi non supportate dal nulla.

n
 
KkR fa la figura del peracottaio. Sono dei quaquaraqua'... ad ora non c'è nessuna opa. Se vogliono TIM facciano offerta congrua a 0,9 altrimenti meglio che smettano di fare questa grandissma figura da scemi
 
non riesco a leggere l'articolo, ma si parla di soldi veri $$$ da mettere sugli investimenti, o solo operazioni di finanza creativa?

MILANO - Dopo tanti anni di discussioni teoriche ora la strada verso la separazione della rete di Tim dalla sua attività commerciale sembra aver imboccato una strada condivisa, anche se gli ostacoli sul suo cammino sono ancora molti. La differenza rispetto al passato è che sarà la Cassa Depositi e Prestiti, azionista al 10% di Telecom, a spingere per fare in fretta questa operazione. Il suo obiettivo finale, come anche quello del Mef (suo principale azionista all'85%), è quello di realizzare una rete unica a banda larga diffusa e indipendente al servizio del paese.

Obiettivo che mal si concilia con quello di un fondo infrastrutturale di private equity, come lo sono Kkr o Cvc, che puntano a una generosa remunerazione del capitale per i propri azionisti in un certo numero di anni. Per questo la Cassa cercherà di guidare lei stessa le operazioni, senza cedere il pallino ai fondi, o comunque tenendoli a bordo ma seduti sul sedile posteriore. E vedere se con il socio di maggioranza relativa Vivendi (23,9% di Tim) si riesce a ricreare un clima di fiducia per remare nella stessa direzione.

Sul percorso si accavallano però questioni tecniche e di tempistica. È possibile fare la scissione in due (o tre) della Tim tenendo le società quotate in Borsa e con la governance attuale? La risposta è sì se si vogliono accorciare i tempi e usufruire anche dei soldi del Pnrr per realizzare nuovi investimenti per ammodernare la rete. L'idea di Kkr di lanciare un'Opa, togliere la società dal mercato per poi provvedere a spezzettarla richiede più capitali e più tempo.

Per questo motivo Cdp e Vivendi tenderebbero a escluderla e a realizzare una scissione della società quotata, che alla fine del percorso assegnerà agli azionisti due titoli diversi, una per la Netco (la rete) e uno per la Service (il servizio commerciale); così ogni azionista avrà la facoltà di tenere, vendere, comprare le due azioni a suo piacimento. Il piano che l'attuale direttore generale Pietro Labriola sta mettendo a punto con gli advisor Mediobanca e Vitale è proprio questo, nella sostanza lo stesso piano di Kkr ma senza lanciare un'Opa.

Bisognerà decidere quanto debito, del totale di 22 miliardi netti, andrà accollato alla Netco e quanto alla Service, attraverso un prestito ponte erogato dalle banche che permetterà di rimborsare quello esistente e di emettere nuovi bond. E soprattutto come riallocare i 40 mila dipendenti nelle due società separate. Un esercizio non da poco, ma fattibile se vi è la volontà dei principali soci e del governo.

Il secondo passo per la Cdp sarebbe quello di vendere le sue azioni della Service e con il ricavato comprare azioni Netco per poi unirla in matrimonio con Open Fiber, la rete concorrente di cui possiede già il 60%. In questo modo salirebbe nella rete unica fino al 25-30% garantendo la neutralità per tutti gli operatori. Non essendo più un operatore verticalmente integrato dovrebbe ottenere il via libera dell'antitrust Ue.

Le tappe più vicine prevedono che martedì 18 Labriola presenti informalmente le linee guida del piano ai consiglieri Tim; se ci sarà consenso il cda del 21 gennaio potrebbe incoronarlo ad. Poi il 26 il piano verrà presentato al cda e ai primi di marzo al mercato. Se il titolo Tim in Borsa resterà sugli attuali livelli (0,45 euro) o, anzi, crescerà ulteriormente, vorrà dire che la scissione di Tim è ben accolta dal mercato e avrà probabilità di essere approvata in assemblea straordinaria, dove Cdp e Vivendi possono contare su un 35% del capitale.

Se invece il titolo scenderà allontanandosi dal valore di 0,505 euro stabilito da Kkr nella sua manifestazione di interesse allora si tornerà a guardare ai fondi.
 
MILANO - Dopo tanti anni di discussioni teoriche ora la strada verso la separazione della rete di Tim dalla sua attività commerciale sembra aver imboccato una strada condivisa, anche se gli ostacoli sul suo cammino sono ancora molti. La differenza rispetto al passato è che sarà la Cassa Depositi e Prestiti, azionista al 10% di Telecom, a spingere per fare in fretta questa operazione. Il suo obiettivo finale, come anche quello del Mef (suo principale azionista all'85%), è quello di realizzare una rete unica a banda larga diffusa e indipendente al servizio del paese.

Obiettivo che mal si concilia con quello di un fondo infrastrutturale di private equity, come lo sono Kkr o Cvc, che puntano a una generosa remunerazione del capitale per i propri azionisti in un certo numero di anni. Per questo la Cassa cercherà di guidare lei stessa le operazioni, senza cedere il pallino ai fondi, o comunque tenendoli a bordo ma seduti sul sedile posteriore. E vedere se con il socio di maggioranza relativa Vivendi (23,9% di Tim) si riesce a ricreare un clima di fiducia per remare nella stessa direzione.

Sul percorso si accavallano però questioni tecniche e di tempistica. È possibile fare la scissione in due (o tre) della Tim tenendo le società quotate in Borsa e con la governance attuale? La risposta è sì se si vogliono accorciare i tempi e usufruire anche dei soldi del Pnrr per realizzare nuovi investimenti per ammodernare la rete. L'idea di Kkr di lanciare un'Opa, togliere la società dal mercato per poi provvedere a spezzettarla richiede più capitali e più tempo.

Per questo motivo Cdp e Vivendi tenderebbero a escluderla e a realizzare una scissione della società quotata, che alla fine del percorso assegnerà agli azionisti due titoli diversi, una per la Netco (la rete) e uno per la Service (il servizio commerciale); così ogni azionista avrà la facoltà di tenere, vendere, comprare le due azioni a suo piacimento. Il piano che l'attuale direttore generale Pietro Labriola sta mettendo a punto con gli advisor Mediobanca e Vitale è proprio questo, nella sostanza lo stesso piano di Kkr ma senza lanciare un'Opa.

Bisognerà decidere quanto debito, del totale di 22 miliardi netti, andrà accollato alla Netco e quanto alla Service, attraverso un prestito ponte erogato dalle banche che permetterà di rimborsare quello esistente e di emettere nuovi bond. E soprattutto come riallocare i 40 mila dipendenti nelle due società separate. Un esercizio non da poco, ma fattibile se vi è la volontà dei principali soci e del governo.

Il secondo passo per la Cdp sarebbe quello di vendere le sue azioni della Service e con il ricavato comprare azioni Netco per poi unirla in matrimonio con Open Fiber, la rete concorrente di cui possiede già il 60%. In questo modo salirebbe nella rete unica fino al 25-30% garantendo la neutralità per tutti gli operatori. Non essendo più un operatore verticalmente integrato dovrebbe ottenere il via libera dell'antitrust Ue.

Le tappe più vicine prevedono che martedì 18 Labriola presenti informalmente le linee guida del piano ai consiglieri Tim; se ci sarà consenso il cda del 21 gennaio potrebbe incoronarlo ad. Poi il 26 il piano verrà presentato al cda e ai primi di marzo al mercato. Se il titolo Tim in Borsa resterà sugli attuali livelli (0,45 euro) o, anzi, crescerà ulteriormente, vorrà dire che la scissione di Tim è ben accolta dal mercato e avrà probabilità di essere approvata in assemblea straordinaria, dove Cdp e Vivendi possono contare su un 35% del capitale.

Se invece il titolo scenderà allontanandosi dal valore di 0,505 euro stabilito da Kkr nella sua manifestazione di interesse allora si tornerà a guardare ai fondi.

Penso che se continuano a passarsi la palla, non si concluderà nulla, a noi azionisti interessa che venga fuori tutto il valore che si nasconde dentro il titolo, (in questi due anni di covid il titolo doveva fare scintille per il suo impiego negli uffici, scuole, PA, sanità, ecc).Visto che noi non sappiamo farlo, ben venga la guerra tra i vari fondi.(dopo non diciamo che eravamo capaci di farlo anche noi).Anche se fa male ammetterlo, in tim la forza lavoro è esagerata proprio nell'era della digitalizzazione e le risorse risparmiate potevano essere sfruttate diversamente.
 
Ma perché cvc con sui acquisti (o al limite cdp e/o vivendi con loro "amici" prestanome) non portano il prezzo sopra 0,505 per spiazzare kkr?
 
con le varie ipotesi giornalistiche menzionate, sembra che KKr se vuole una chance, devechiedere sta questua alle varie banche e lanciare OPA cui dire No risulti proprio da folli.

se è tutto fumo, si va avanti fino a marzo senza battere ciglio.
 
con le varie ipotesi giornalistiche menzionate, sembra che KKr se vuole una chance, devechiedere sta questua alle varie banche e lanciare OPA cui dire No risulti proprio da folli.

se è tutto fumo, si va avanti fino a marzo senza battere ciglio.

vediamo se sti fondi sono stile Trump :D non che approvi le sue idee ma sicuramente se vuole qualcosa va dritto al suo obiettivo tritando gli ostacoli..
 
KkR fa la figura del peracottaio. Sono dei quaquaraqua'... ad ora non c'è nessuna opa. Se vogliono TIM facciano offerta congrua a 0,9 altrimenti meglio che smettano di fare questa grandissma figura da scemi

Sono d'accordo. E' incredibile che si possa assistere ad una pagliacciata del genere. Con questa TIM mi pare abbiano rotto i maroni.... un pò tutti. Lo Stato attraverso C.d.p. la vuole? Tiri fuori i soldi! Chiunque la voglia tiri fuori i soldini come fece Vivendì...
 
Sono d'accordo. E' incredibile che si possa assistere ad una pagliacciata del genere. Con questa TIM mi pare abbiano rotto i maroni.... un pò tutti. Lo Stato attraverso C.d.p. la vuole? Tiri fuori i soldi! Chiunque la voglia tiri fuori i soldini come fece Vivendì...

salvo che interesse di KKR fosse quello di spingere verso la rete unica visto che è già presente in fibercoop e se lo fanno altri per loro gli va bene lo stesso....entreranno come fornitori di capitali in un secondo momento ?...
 
Sono d'accordo. E' incredibile che si possa assistere ad una pagliacciata del genere. Con questa TIM mi pare abbiano rotto i maroni.... un pò tutti. Lo Stato attraverso C.d.p. la vuole? Tiri fuori i soldi! Chiunque la voglia tiri fuori i soldini come fece Vivendì...

quali soldi lo stato deve tirar fuori?
 
MILANO - Dopo tanti anni di discussioni teoriche ora la strada verso la separazione della rete di Tim dalla sua attività commerciale sembra aver imboccato una strada condivisa, anche se gli ostacoli sul suo cammino sono ancora molti. La differenza rispetto al passato è che sarà la Cassa Depositi e Prestiti, azionista al 10% di Telecom, a spingere per fare in fretta questa operazione. Il suo obiettivo finale, come anche quello del Mef (suo principale azionista all'85%), è quello di realizzare una rete unica a banda larga diffusa e indipendente al servizio del paese.

Obiettivo che mal si concilia con quello di un fondo infrastrutturale di private equity, come lo sono Kkr o Cvc, che puntano a una generosa remunerazione del capitale per i propri azionisti in un certo numero di anni. Per questo la Cassa cercherà di guidare lei stessa le operazioni, senza cedere il pallino ai fondi, o comunque tenendoli a bordo ma seduti sul sedile posteriore. E vedere se con il socio di maggioranza relativa Vivendi (23,9% di Tim) si riesce a ricreare un clima di fiducia per remare nella stessa direzione.

Sul percorso si accavallano però questioni tecniche e di tempistica. È possibile fare la scissione in due (o tre) della Tim tenendo le società quotate in Borsa e con la governance attuale? La risposta è sì se si vogliono accorciare i tempi e usufruire anche dei soldi del Pnrr per realizzare nuovi investimenti per ammodernare la rete. L'idea di Kkr di lanciare un'Opa, togliere la società dal mercato per poi provvedere a spezzettarla richiede più capitali e più tempo.

Per questo motivo Cdp e Vivendi tenderebbero a escluderla e a realizzare una scissione della società quotata, che alla fine del percorso assegnerà agli azionisti due titoli diversi, una per la Netco (la rete) e uno per la Service (il servizio commerciale); così ogni azionista avrà la facoltà di tenere, vendere, comprare le due azioni a suo piacimento. Il piano che l'attuale direttore generale Pietro Labriola sta mettendo a punto con gli advisor Mediobanca e Vitale è proprio questo, nella sostanza lo stesso piano di Kkr ma senza lanciare un'Opa.

Bisognerà decidere quanto debito, del totale di 22 miliardi netti, andrà accollato alla Netco e quanto alla Service, attraverso un prestito ponte erogato dalle banche che permetterà di rimborsare quello esistente e di emettere nuovi bond. E soprattutto come riallocare i 40 mila dipendenti nelle due società separate. Un esercizio non da poco, ma fattibile se vi è la volontà dei principali soci e del governo.

Il secondo passo per la Cdp sarebbe quello di vendere le sue azioni della Service e con il ricavato comprare azioni Netco per poi unirla in matrimonio con Open Fiber, la rete concorrente di cui possiede già il 60%. In questo modo salirebbe nella rete unica fino al 25-30% garantendo la neutralità per tutti gli operatori. Non essendo più un operatore verticalmente integrato dovrebbe ottenere il via libera dell'antitrust Ue.

Le tappe più vicine prevedono che martedì 18 Labriola presenti informalmente le linee guida del piano ai consiglieri Tim; se ci sarà consenso il cda del 21 gennaio potrebbe incoronarlo ad. Poi il 26 il piano verrà presentato al cda e ai primi di marzo al mercato. Se il titolo Tim in Borsa resterà sugli attuali livelli (0,45 euro) o, anzi, crescerà ulteriormente, vorrà dire che la scissione di Tim è ben accolta dal mercato e avrà probabilità di essere approvata in assemblea straordinaria, dove Cdp e Vivendi possono contare su un 35% del capitale.

Se invece il titolo scenderà allontanandosi dal valore di 0,505 euro stabilito da Kkr nella sua manifestazione di interesse allora si tornerà a guardare ai fondi.

grazie mille; come volevasi dimostrare trattasi di mera finanza creativa con 0$ di investimenti e solo valorizzazioni, quando mi pare KKR dall'altra parte sia pronta a mettere sul piatto 30MLD$ di investimenti post OPA.

Le due proposte sono imparagonabili dal punto di vista della solidità industriale, ma si fà finta che siano alternative... roba da matt...:mmmm:o...:KO!
 
grazie mille; come volevasi dimostrare trattasi di mera finanza creativa con 0$ di investimenti e solo valorizzazioni, quando mi pare KKR dall'altra parte sia pronta a mettere sul piatto 30MLD$ di investimenti post OPA.

Le due proposte sono imparagonabili dal punto di vista della solidità industriale, ma si fà finta che siano alternative... roba da matt...:mmmm:o...:KO!

KKR per ora stanno facendo la figura dei pagliacci, se vogliono TIM facciano offerta degna e poi si potrà valutare. A 0,5 possono andare a fare la carità altrove e anche tornare nel tombino da dove sono sbucati.
 
Oggi si induce alla vendita con un taglio TP dalla BNP francese a 0,31 :D....

Telecom Italia (TIT.MI). BNP Paribas- Exane taglia il giudizio a Underperform, target price 0,31 euro. La Repubblica scrive che Cdp, azionista al 10%, spinge per un piano alternativo all'offerta d'acquisto giunta dal fondo Usa Kkr. Il piano, di fatto quello a cui sta lavorando il direttore generale Pietro Labriola, prevederebbe la scissione di Tim in una società di servizi telefonici e una di rete, evitando il lancio di un'Opa. Su tale progetto, spiega Repubblica, Cdp cercherà la collaborazione del primo azionista, la francese Vivendi.
Reuters invece dice che Cdp non sta studiando alcuna operazione con l'azionista Vivendi. Secondo il Sole 24 Ore di sabato la risposta del board di Tim alla richiesta di due diligence da parte di Kkr non arriverà prima del 2 marzo, quando verranno approvati i conti 2021 e sarà pronto il piano strategico-aziendale di Labriola. Per ultimo, il governo ha deciso di limitare a otto su 15 i lotti che un operatore broadband, o un consorzio di operatori, può aggiudicarsi nell'ambito del 'Piano Italia a 1 Giga' da 3,7 miliardi di euro per lo sviluppo della rete italiana a banda ultra larga. Lo ha comunicato sabato il ministero per la Transizione Tecnologica e Digitale, pubblicando il bando. Bper Banca (BPE.MI), Carige (CRG.MI). Da venerdì è accessibile la data room al servizio della due diligence concessa a Bper dall'azionista di controllo Fitd per la possibile compravendita della banca ligure.

e si continua a giocare sull'incertezza...
 
Come si diceva da ragazzi...senza futuro ma a ***** duro:o oggi magari..............se succede.....
 
TUTTO ASSURDOOO !!!
Hahahahahahahaahahah.
Ahahahahahaa
Ma quante risate mi posso fare quando fanno queste cose qui per far saltare sto e controstop.
Altro che Opa , qui i manovratori continuino a fare quello che gli pare,
Anche se un senso non ce.
Purtroppo mi è rimasto solo tlc in portafogli, tutti gli altri titoli venduti con guadagno a doppia cifra.
Che dire è titolo di mierda? SIIIII.
 
obiettivo dei politicanti acquisire la rete senza sborsare nulla senza investimenti senza un progetto industriale solo fantasticherie elettorali. Porteranno l'azienda e noi retail alla deriva sono anni che lo fanno uscendone impuniti perchè non dovrebbero farlo ora. Basta o detto tutto penso che da ora vi guarderò e basta non ho più nulla dire rispetto a quello che vado predicando da anni. Spero solo che se faranno il nucleare pulito lo mttano negli scantinati del parlamento almeno li avremo forse certezze.
 
Oggi mi aspettavo seduta positiva .
Questo titolo mi confonde come nessun altro :mmmm:
 
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