Collezionare fumetti = investimento

Il primo numero porta come data maggio 1965, l’ultimo il numero 41 è datato marzo 1968.
Antesignano di Alan Ford per le gag, abbastanza insolite per l’epoca, cariche d’ironia e d’un particolare sense of humour.

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Hai visto ieri sera il documentario su Hugo Pratt su Rai5?
 
Certo che si...
:) Ciao!!

Ps, prendo da un intervista un aneddoto. ;)

Lei ha portato il fumetto al Grand Palais di Parigi…

È vero, ed è incredibile perché di solito al Grand Palais ci si va da morti, e se si è stati grandi personalità, non da vivi.
Eppure il fumetto ha potuto entrarci ed è stata la prima volta che il ministro della cultura Francese Lang ha reso possibile un simile evento.

Il presidente Mitterand ha persino detto di identificarsi con Corto Maltese, quando il pilota Jacques Laffitte si ruppe le gambe in un incidente gli portò 13 Kg di miei libri sapendo che il pilota li amava molto.

Ti ricordo poi che, sempre in Francia, sono stato dichiarato Cavaliere e Commendatore di Arte e Lettere e ho ricevuto il primo premio nazionale Francese delle Arti Grafiche.

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Recensione ufficiale...

Oriente e occidente.
Culture e tradizioni diverse anche per ciò che riguarda il fumetto.
Ma quando le eccellenze del disegno e della narrativa giapponese si pongono al servizio dell'hard boiled all'americana il risultato non può che essere straordinario.

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Recensione fumettistica...

TOKYO KILLERS è un manuale di narrazione, di regia, di fumetto.
Il disegno per Taniguchi, il testo per Sekigawa trovano qui nella fusione delle due parti un equilibrio perfetto.

Anche se presi separatamente testo e immagini vivono autonomamente uniti si arricchiscono reciprocamente.

Nuovi dettagli, nuove sfumature si aggiungono a quanto già conoscevamo.
È la dimostrazione pratica di cosa è fumetto: un equilibrio tra l'immagine e il testo, un connubio dove le due parti si completano a vicenda senza che nessuna prenda il sopravvento.*

Il ritmo delle storie, la scansione del tempo; il racconto accelera e decelera vistosamente, a seconda delle situazioni e delle esigenze...

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1950, l’esercito nord-coreano invade la Corea del Sud.
L’esercito americano, alla guida di una forza internazionale, interviene per riportare l’ordine.
Durante un ripiegamento, causato da un agguato delle forze nord-coreane travestite da profughi, gli americani incontrano all’altezza del ponte di No Gun Ri 500 sfollati del sud.

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Sospettando che tra loro si nascondano delle spie, i soldati li tengono sotto il fuoco dei fucili e dei mitra per 60 ore, uccidendone oltre 400.

Il fumetto, dipinto da Park Kun-woong su carta di riso con un tratto semplice arricchito dall’effetto del pennello, è l’adattamento del romanzo “Conoscete il nostro dolore?” di Chung Eun-yong (Pulitzer nel 2000).

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C’è stato un periodo in cui gli italiani hanno battuto gli americani sui generi a loro più cari: il western e il poliziesco.
Sergio Leone nelle praterie; Fernando di Leo nelle metropoli, hanno realizzato pellicole che non hanno niente da invidiare a quelle americane.

E, per restare in ambito poliziesco, Giorgio Scerbanenco ci ha regalato romanzi degni del miglior Hammett.

In seguito questo tipo di cinema ha inesorabilmente imboccato il viale del tramonto, ma, verso la fine degli anni ’70, alcuni autori italiani pensarono di sfruttare questi generi con il fumetto.
Su tutti, Berardi e Milazzo e il western crepuscolare di Ken Parker da un lato e l’astro nascente Vittorio Giardino dall’altro...

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Nato sul finire degli anni Settanta, Sam Pezzo è l’investigatore privato protagonista di storie ambientate a Bologna che raccontano la tormentata quotidianità di quegli anni.
Giardino dipinge una città nera e crudele, percorsa da tensioni politiche che sconfinano nella violenza di strada.

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Lorenzo Mattotti è considerato uno dei maggiori illustratori del mondo.

Negli anni Settanta realizza le sue prime storie.
Nel 1976 illustra Huckleberry Finn, con cui si fa conoscere dal pubblico e dalla critica.
Oreste del Buono lo chiama a collaborare con Linus.

Nei primi anni Ottanta fonda con Carpinteri, Igort e Jori il gruppo Valvoline.
Dell'83 è Doctor Nefasto, realizzato con lo sceneggiatore Jerry Kramsky, che lo affiancherà in molti altri progetti.

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Fra i suoi libri per ragazzi va ricordato anche “Eugenio” (riedito da Gallucci nel 2006) scritto da Marianne Cockenpot, che vince nel '93 il Grand Prix di Bratislava, uno dei massimi riconoscimenti nell'editoria per ragazzi.
Lavora per “The New Yorker”, “Glamour”, “Vanity Fair”, “Cosmopolitan".

Nel 1997 Vince lo “Yellow Kid” come miglior illustratore all'Expocartoon di Roma.
Nel 1998 si trasferice a Parigi, dove collabora alla realizzazione di manifesti per la promozione culturale della città.
Lo stesso anno vince il premio come miglior autore di fumetti all'International ComiCon di San Diego.

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Ozu attraverso il suo rigoroso cinema ispirato alla vita quotidiana, è stato testimone del disfacimento progressivo del sistema degli antichi valori su cui si fondava la società giapponese.

È diventato, con il passare del tempo, un paese senza passato, incapace di opporre resistenza a modelli di sviluppo antitetici rispetto alla propria cultura.
Quello che era un paese fondato sull’importanza dei vincoli familiari (centrali nella filmografia di Ozu) è oggi il paese dell’individualismo sfrenato, delle famiglie legate alla logica della produttività selvaggia, delle solitudini davanti a centinaia di televisori accesi.
 

Allegati

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In Ozu si arriva a un'accettazione della disgregazione della famiglia, con un sentimento malinconico di fronte al tempo che passa: il "mono no aware", il senso della transitorietà delle cose tipico della cultura giapponese...

Pioggia di ricordi (tra gli altri) è un capolavoro dell’animazione giapponese e del cinema tutto, scritto e diretto da Isao Takahata nel 1991 per lo studio Ghibli e tratto dal manga omonimo di Hotaru Okamoto e Yuko Tone è un racconto dolceamaro che ha il sapore del cinema intimista di Yasujiro Ozu...

 
Il sassofono di Charlie Parker, la tromba di Miles Davis e Dizzy Gillespie, la batteria di Max Roach, il pianoforte di Bud Powell, il trombone di J.J. Johnson nel giugno 1946 a New York.

La storia si apre sul selvaggio combattimento per la cintura dei Massimi fra il campione in carica, Joe Louis, e il bianco Billy Conn, che resta al nel corso dell’ottavo round.
Little Johnny Lincoln è fra il pubblico, e alla fine del combattimento comincia il suo lavoro come contrabbassista.

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Quella stessa sera incrocia Polly (bianca, bella, sensuale), mentre fugge dopo aver assistito a un regolamento di conti...

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Dilbert creato nel 1989 daScott Adams, a fronte di un modesto talento grafico, non sempre indispensabile nella realizzazione di comic strip, sa sfoderare un'ironia ed un cinismo non indifferenti, capaci di evidenziare ed irridere i meccanismi perversi del moderno mondo del lavoro.

I protagonisti, colletti bianchi, ingegneri e laureati,.teoricamente capaci di realizzare grandi cose, si trovano costretti a girare a vuoto da un sistema che riesce solo a sfruttarli al peggio delle loro possibilità.

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Dilbert rappresenta per il fumetto impiegatizio degli anni Novanta quello che Bristow ha rappresentato per lo stesso negli anni Sessanta.
I dipendenti della grande azienda nella quale Dilbert è impiegato*sono costretti a lavorare*in minuscoli cubicoli, hanno come strumento principale il computer e come amico fidato una bella tazza di caffé.

Le dinamiche sono diverse e i tanti protagonisti della striscia saranno spesso alle prese con meeting ed incontri per discutere di progetti, iniziative e collaborazioni dalle quali non potranno che saltare fuori proposte assurde e prive di qualsiasi applicazione pratica.

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Giuro Antipole che appena torno a casa ti do una mano x il thread fumetti OK!
 
Se Bristow, il fumetto impiegatizio per antonomasia degli anni Sessanta, aveva per protagonista il prototipo del dipendente svogliato e fannullone, facilmente riconoscibile ed identificabile da tutti, l'impiegato di Scott Adams non può passare indenne dal rampantismo degli anni 80/90 ed il suo protagonista, l'ingegnere Dilbert (aspetto da nerd cresciuto, occhialini che nascondono gli occhi, capelli a ciuffetti e cravatta all'insù), deve confrontarsi con un mondo del lavoro totalmente differente da quello di trent'anni prima.

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