Ma comanda davvero lui?
Segnalo un divertente art.lo sul Fatto Quotidiano odierno a pag. 13.
Nulla di completamente nuovo che già non sapessimo, ma curioso nei termini dopo 3 anni dal chapter.
"Subprime e lobby: il " lavoro sporco " di Washington." Obama non ha fatto nulla finora per rimuovere i responsabili della crisi finanziaria.
Saluti a tutti teseo
Se Obama punta l'indice contro la crisi dell'Eurozona
di Mario PlateroCronologia articolo14 settembre 2011
Questo articolo è stato pubblicato il 14 settembre 2011 alle ore 08:41.
L'ultima modifica è del 14 settembre 2011 alle ore 09:16.
A cosa dobbiamo lo stallo del processo di crescita mondiale e americano? La debolezza a Wall Street? Le paure sui mercati del credito? La risposta l'ha data ieri Barack Obama: alla crisi europea. Finora questa spiegazione l'avevamo ascoltata da grandi investitori americani molto esposti sul mercato azionario.
Ora la Casa Bianca si aggiunge al coro: «Continueremo a vedere debolezza nell'economia mondiale fino a quando la crisi nell'eurozona non sarà risolta» ha pronosticato Obama in un'intervista.
E l'America, che ha un disavanzo pubblico ormai superiore al 10% del Pil? L'America, che dopo aver scommesso su un generosissimo policy mix monetario-fiscale si accorge che il meccanismo è inceppato?
L'America non cresce, è afflitta da disoccupazione strutturale e secondo statistiche di ieri vede crescere i poveri, i ricchi e diminuire la classe media. È davvero solo vittima passiva dei problenmi dell'euro? Obama continua: «La Grecia è il problema immediato, ma i provvedimenti rallentano la crisi, non la risolvono» e aggiunge «il problema più grande è capire che cosa succederà in Spagna e in Italia se i mercati continuano ad attaccare quei due Paesi».
In genere i capi di Stato e di Governo non parlano liberamente dei problemi degli altri partner. Semmai si appoggiano fra loro. E qualche giorno fa, non era stato Tim Geithner a dire che la crisi di oggi è peggio di quella della Grande Depressione?
Sembra che a Washington si veda la pagliuzza nell'occhio del vicino, ma non la trave nel proprio. È vero che la crisi dell'euro porta instabilità, ma non crediamo sia responsabile per il 75% come sostengono fonti dell'amministrazione americana. È anche vero che in Europa, in Italia, in Spagna, ovviamente in Grecia, soffriamo di un problema di credibilità e di crescita. In America si soffre per ora solo di un problema di crescita. In Italia dobbiamo aumentare i rendimenti per indebitarci.
In America possono permettersi di diminuirli. Ma è logico puntare l'indice contro l'Europa come ha fatto Obama? C'è solo da augurarsi che la retorica sia coordinata. Che serva per creare un senso di urgenza nelle varie opinioni pubbliche in attesa della "grande manovra".
Sempre ieri si è saputo che il ministro del Tesoro Usa, Timothy Geithner, si recherà venerdì all'incontro dei ministri finanziari europei in Polonia. La partecipazione a quell'incontro, mai avvenuta prima, avrà una funzione di coordinamento, e Geithner chiederà maggiore incisività ai singoli Paesi europei. La "grande manovra" prevede il secondo round: sarà a Washington il 20 e 21 quando la Fed annuncerà quasi certamente misure espansive.
Il terzo round sarà subito dopo, ancora a Washington, alle riunioni del Fondo monetario internazionale, dal 23 al 25 con un G-7 in mezzo. Il quarto sarà all'inizio di novembre a Nizza per il G-20. Qual è il messaggio americano per l'Europa? "Stimolate l'economia, se voi faceste come noi avremmo un doppio traino per l'economia mondiale e le cose si rimetterebbero a posto".
Ma l'Europa accusa l'America di drenare fondi grazie alle generose politiche interventiste della Fed. Cosa manca in questi bisticci? La leadership. Dove sono lo statalista Maynard Keynes o l'antistatalista Frederick Von Hayek? Litigavano sulla teoria, è vero, ma a Brettono Woods hanno concluso qualcosa. E allora i tempi erano duri davvero.