Pangolino
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I paesi occidentali sono attualmente indebitati a livelli mai visti. Dopo aver stampato carta a più non posso, l'inflazione riemerge a livelli elevati. Wall Street cede per la prospettiva di tassi più elevati.
In questo contesto salta fuori la crisi in Ucraina dove gli Stati Uniti dettano la linea da sempre.
I paesi dell'Europa occidentale naturalmente accettano e subiscono la linea americana, come in tutto il resto.
E qual'è questa linea? Sembrerebbe che l'unica eventuale risposta americana siano "durissime" e non meglio specificate sanzioni economiche che dovrebbero mettere in ginocchio la Russia.
A me sembra che visto il contesto economico in cui si trova il mondo occidentale, eventuali sanzioni che non siano solo di facciata e che impediscano quindi l'interscambio delle merci equivalgano a un danno difficilmente quantificabile non tanto per la Russia (i russi credo che riuscirebbero a sopravvivere senza troppi problemi) ma bensì per l'Europa occidentale.
E sarebbe un danno significativo anche per gli Stati Uniti che siedono su un traballante castello di carte forse ben peggiore di quello dei paesi europei.
Allo stesso tempo la politica estera di Washington appare alla luce del contesto attuale sempre più senza senso. Lo zio Sam ha da sempre considerato la Russia un nemico e per questo i russi rispondono a tono (anche in maniera fin troppo misurata).
Non solo: da alcuni anni la Cina è il nuovo nemico pubblico numero uno. Il risultato è stato un riavvicinamento fra Cina e Russia, e il loro interscambio commerciale ha raggiunto livelli record. Tanto che le aziende russe hanno un vasto mercato alternativo dove vendere gas, metalli e prodotti agricoli. E da dove comprare beni di consumo e industriali. E viceversa.
Qual'è la bottom line che gli europei dovrebbero finalmente avere chiaro? Che non possono lasciare la loro politica estera nelle mani
di un soggetto assolutamente estraneo (e direi anche altamente instabile) come gli Stati Uniti.
In genere i costi della politica estera americana vengono pagati dai paesi sudditi come le varie italiette di turno.
Per esempio chi paga il divieto americano di vendere macchine fotolitografiche ai cinesi? L'azienda olandese ASML che nel giro di pochi anni vedrà i cinesi sviluppare e commercializzare macchinario equivalente. Gli americani scaricano i costi sugli alleati mentre cercano di mantenere tutti i vantaggi per loro.
Peraltro lo zio Sam fa spesso male i conti e si ritrova a pagare in prima persona (assieme ai suoi sudditi, naturalmente) lo scotto di situazioni in cui lui stesso si è ficcato. Recentissimo esempio è l'Afghanistan. E probabilmente questo si ripeterà con la stessa crisi in Ucraina dove i governanti russi sanno perfettamente che carte hanno in mano.
Comunque il paese che ha pagato e pagherà di più l'impegno americano in Europa è proprio la stessa Ucraina. I cui abitanti paradossalmente vivono da anni e anni all'interno della bolla creata dalla propaganda americana e sono totalmente sconnessi dalla realtà.
Lo stesso si può dire più o meno degli europei occidentali. Forse qualcuno farebbe meglio a svegliarsi e a dire agli americani che ci hanno "aiutato" fin troppo.
In questo contesto salta fuori la crisi in Ucraina dove gli Stati Uniti dettano la linea da sempre.
I paesi dell'Europa occidentale naturalmente accettano e subiscono la linea americana, come in tutto il resto.
E qual'è questa linea? Sembrerebbe che l'unica eventuale risposta americana siano "durissime" e non meglio specificate sanzioni economiche che dovrebbero mettere in ginocchio la Russia.
A me sembra che visto il contesto economico in cui si trova il mondo occidentale, eventuali sanzioni che non siano solo di facciata e che impediscano quindi l'interscambio delle merci equivalgano a un danno difficilmente quantificabile non tanto per la Russia (i russi credo che riuscirebbero a sopravvivere senza troppi problemi) ma bensì per l'Europa occidentale.
E sarebbe un danno significativo anche per gli Stati Uniti che siedono su un traballante castello di carte forse ben peggiore di quello dei paesi europei.
Allo stesso tempo la politica estera di Washington appare alla luce del contesto attuale sempre più senza senso. Lo zio Sam ha da sempre considerato la Russia un nemico e per questo i russi rispondono a tono (anche in maniera fin troppo misurata).
Non solo: da alcuni anni la Cina è il nuovo nemico pubblico numero uno. Il risultato è stato un riavvicinamento fra Cina e Russia, e il loro interscambio commerciale ha raggiunto livelli record. Tanto che le aziende russe hanno un vasto mercato alternativo dove vendere gas, metalli e prodotti agricoli. E da dove comprare beni di consumo e industriali. E viceversa.
Qual'è la bottom line che gli europei dovrebbero finalmente avere chiaro? Che non possono lasciare la loro politica estera nelle mani
di un soggetto assolutamente estraneo (e direi anche altamente instabile) come gli Stati Uniti.
In genere i costi della politica estera americana vengono pagati dai paesi sudditi come le varie italiette di turno.
Per esempio chi paga il divieto americano di vendere macchine fotolitografiche ai cinesi? L'azienda olandese ASML che nel giro di pochi anni vedrà i cinesi sviluppare e commercializzare macchinario equivalente. Gli americani scaricano i costi sugli alleati mentre cercano di mantenere tutti i vantaggi per loro.
Peraltro lo zio Sam fa spesso male i conti e si ritrova a pagare in prima persona (assieme ai suoi sudditi, naturalmente) lo scotto di situazioni in cui lui stesso si è ficcato. Recentissimo esempio è l'Afghanistan. E probabilmente questo si ripeterà con la stessa crisi in Ucraina dove i governanti russi sanno perfettamente che carte hanno in mano.
Comunque il paese che ha pagato e pagherà di più l'impegno americano in Europa è proprio la stessa Ucraina. I cui abitanti paradossalmente vivono da anni e anni all'interno della bolla creata dalla propaganda americana e sono totalmente sconnessi dalla realtà.
Lo stesso si può dire più o meno degli europei occidentali. Forse qualcuno farebbe meglio a svegliarsi e a dire agli americani che ci hanno "aiutato" fin troppo.