Dagli Stati Uniti segnali che la "bolla" sta per finire

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Dagli Stati Uniti segnali che la "bolla" sta per finire


ADRIANO BONAFEDE

Un brusco stop: l’inizio del segnale che la festa è finita? Il dato sull’avvio di nuove case negli Stati Uniti nel mese di marzo, che mostra una caduta record del 17,6 per cento, la più forte degli ultimi 14 anni, dice davvero che il lungo boom immobiliare dell’economiaguida del mondo occidentale è entrato nella sua fase declinante? Minacciando così di far scoppiare la bolla immobiliare anche in tutti gli altri paesi, dalla Gran Bretagna all’Australia, dall’Irlanda fino alla stessa Italia?
Forse è troppo presto per dare una risposta definitiva. Molti economisti americani, infatti, sostengono che il dato di marzo è stato falsato dal cattivo tempo (che rallenta l’inizio di un cantiere), dopo che quello di febbraio era stato spinto in alto, all’opposto, da un tempo straordinariamente favorevole. Così adesso abbiamo due dati da interpretare: un boom senza precedenti dell’avvio di nuove costruzioni a febbraio, il più alto degli ultimi 20 anni, e uno sboom altrettanto considerevole a marzo. Gli esperti sono comunque propensi a credere che ad aprile il dato sull’inizio di nuove costruzioni dovrebbe risalire. Infatti a marzo il rilascio di nuove licenze di costruzione è sceso soltanto del 4 per cento. Una percentuale assai lontana dal catastrofico meno 17,6 per cento dell’apertura dei cantieri. E ciò lascerebbe aperte le speranze che il boom non sia ancora finito.
L’attenzione con cui si è guardato al dato americano sull’apertura di nuovi cantieri è dettata dall’apprensione con cui da un po’ di tempo le banche centrali e gli osservatori guardano alla cosiddetta "bolla speculativa" abbattutasi come uno tsunami sulle economie di tutto il mondo, non solo occidentale (in Sud Africa, ad esempio, gli immobili sono cresciuti di quasi il 200 per cento negli ultimi sette anni).
In un primo tempo la spinta fornita dal mattone sembrò provvidenziale. Dopo il crollo delle Borse cominciato nel 2000, infatti, c’era il rischio che le economie di tutto il mondo si avvitassero su se stesse. "The houses that saved the world", titolò l’Economist del 30 marzo 2002, notando che tutta la liquidità uscita dalle Borse si stava riversando sulle case, innescando un circolo virtuoso.
Ma il troppo stroppia e anche la prestigiosa rivista inglese dovette ben presto accorgersi che il benefico boom che peraltro era già cominciato nel ‘97‘98 per ragioni indipendenti dal successivo crollo delle Borse del 2000 ma che era stato rafforzato da quest’ultimo si stava tramutando inavvertitamente in una malefica bolla speculativa. Capace, se non neutralizzata, di scoppiare in mano a famiglie, investitori e agli stessi Stati.
Basta pensare agli incredibili rally del mattone tra il 1997 e il 2004: più 187 per cento in Irlanda, più 139 in Gran Bretagna, più 131 in Spagna, più 112 in Australia. Aumenti consistenti ma meno eclatanti per Francia (più 76 per cento), Italia (69) e Stati Uniti (65). In assoluta controtendenza soltanto Germania (zero) e Giappone (meno 25 per cento).
Il pericolo di uno scoppio della bolla speculativa è stato più volte denunciato negli ultimi mesi anche dalla Bce, la Banca centrale europea. Una continua salita dei prezzi, infatti, comporta un aumento dell’indebitamento da parte delle famiglie. Ma queste ultime hanno approfittato dei tassi d’interesse ridotti ai minimi termini. Del resto, i bassi tassi hanno fornito costante carburante al motore del boom del mattone. Ma i tassi d’interesse, prima o poi, saliranno di nuovo, e così le famiglie potrebbero ritrovarsi di fronte a serie difficoltà. Da qui l’allarme lanciato più volte dal presidente della Banca centrale europea, Jean Claude Trichet.
Soltanto in Italia, le banche hanno aumentato i loro prestiti alle famiglie da 216 a 340 miliardi di euro dal 1999 al 2004, secondo un recente rapporto di Standard & Poor’s. E siccome in Italia la maggior parte dei mutui è a tasso variabile, i rischi di un improvviso e ormai quasi inevitabile aumento dei tassi sono chiari.
Ma nei paesi anglosassoni un improvviso sgonfiamento del valore degli immobili piò avere conseguenze ancora più dannose. Infatti l’indebitamento delle famiglie avviene perlopiù a tasso fisso. Cosa è successo in questi ultimi anni? Che i tassi sono scesi ed è aumentato il valore degli immobili. Le famiglie hanno chiesto la ricontrattazione del mutuo abbassando le rate e liberando risorse da spendere in consumi. In più, hanno potuto ottenere, volendo, più credito perché i valori immobiliari su cui viene commisurato il mutuo erano diventati più alti.
Adesso chiudiamo gli occhi e proviamo a immaginarci cosa succederebbe se ci fosse un’improvvisa e rovinosa caduta del mattone, accompagnata da un rialzo dei tassi. Crollerebbero gli investimenti nell’immobiliare con conseguente caduta dell’occupazione nel settore; le famiglie soprattutto in alcuni paesi dell’Europa vedrebbero salire in molti casi le rate; le banche vedrebbero contrarsi le richieste di nuovi mutui, perdendo una preziosa fonte di guadagno che funziona bene quando l’economia in generale non gira benissimo. Mentre nei paesi anglosassoni verrebbe meno la spinta alla ricontrattazione dei mutui e non si libererebbero più risorse per i consumi.
Un vero disastro. Per questo tutti gli osservatori, Bce compresa, non si augurano affatto una "Uturn", una conversione a U, con il crollo dei prezzi immobiliari. Sperano in effetti in una fine dolce del boom dei prezzi, in un soft landing. Per questo, forse, la Bce lancia questi avvertimenti. Spera che la febbre del mattone si raffreddi un po’ per volta, in modo che l’economia abbia il tempo di trovare altre spinte alla crescita.
Ma quando si fermeranno i prezzi? Già un paio d’anni fa si diceva che il boom fosse finito, ma invece è andato avanti. Adesso è l’ora giusta? Vedremo. I dati americani non indicano ancora una tendenza definitiva. Su una cosa, però, si può scommettere. Pure questo lungo boom finirà, anche se qualcuno ora fa finta di dimenticarsene come altri fecero finta di dimenticarsi che il boom delle Borse non poteva andare avanti in eterno.
http://www.repubblica.it/supplementi/af/2005/04/25/primopiano/012mattone.html
 
essere liquidi.........
tra un pò le case costeranno parecchio di meno...
l'invenduto è visibile. e tra un pò partiranno anche le aste sulle case comprate con mutui ... che non si possono pagare.
ma come si deve vivere, a pane e mortadella? basterà un punto di tasso in più...
essere liquidi.........
 
per ora è tropo presto per dare dei giudizi.
sicuramente c'è molto invenduto (vedo nei classici giornali di case appartamenti in vendita da moltissimo...)
ed è pure vero che ci sono moltissimi cantieri ancora aperti...
il discorso dei mutui forse è ancora prematuro...per vedere problemi grossi ci vorrebbe qualche rialzo dei tassi, poi teniamo presente che prima di andare in asta ci vogliono anni in italia...
certo che comprare a questi prezzi è davvero dura...
 
Bisogna comprare in Germania e Giappone :)
 
In Sud Africa credo che lo stabilizzarsi della situazione socio-politica abbia sicuramente contribuito al rinnovato interesse in quell'area e all'aumento fenomenale dei prezzi case.
La Germania e' un'anomalia europea che indica abbastanza chiaramente quanto stiano messi male da quelle parti, c'e' da considerare comunque che si sono trascinati dietro il peso dell'annessione della DDR, durato parecchi anni (forse ancora presente).
 
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