Eni, i flussi di gas verso l'Italia dall'impianto libico di Mellitah riprenderanno gradualmente
Eni, i flussi di gas verso l'Italia dall'impianto libico di Mellitah riprenderanno gradualmente
di Francesca Gerosa
I flussi di gas verso l'Italia si erano interrotti il 13 dicembre a causa di alcuni lavori di manutenzione non programmati. Prezzo del gas in leggero calo. Spunti positivi dall’incontro con il management di Plenitude e gli analisti confermano buy sul titolo Eni
I flussi di gas verso l'Italia dall’impianto di Mellitah in Libia riprenderanno gradualmente, dopo essere scesi a zero un giorno fa, secondo quanto dichiarato da
Eni, che gestisce l'impianto attraverso la joint venture, Mellitah Oil & Gas, con la compagnia statale libica, National Oil Corp.
Un’interruzione dopo alcuni lavori di manutenzione non programmati
I flussi di gas verso l'Italia si erano interrotti il 13 dicembre a causa di alcuni lavori di manutenzione non programmati, ha ricordato il colosso oil guidato da Claudio Descalzi. In realtà, il numero uno di Mellitah Oil & Gas, Al-Bashir Ahmed, aveva dichiarato a Bloomberg che i flussi verso l'Italia non si erano mai interrotti e stavano procedendo normalmente. «C'era un problema di perdita di vapore d'acqua e abbiamo esaminato tutte le possibilità, compresa la riduzione della produzione, ma non siamo stati costretti a farlo», aveva precisato.
La Libia è determinata ad aumentare la produzione di greggio e gas, che non ha più toccato i 2 milioni di barili al giorno dalla fine del regime di Gheddafi. National Oil Corp vuole riportarsi a quei livelli entro il 2026, un raddoppio in meno di 3 anni. La compagnia di Stato ha fissato un possibile traguardo intermedio di 1,8 milioni di barili per fine 2024 e vuole dare impulso anche all’esplorazione di nuovi giacimenti.
Spunti positivi dall’incontro con il management di Plenitude e il titolo sale
Mentre il prezzo del gas naturale europeo scende dello 0,48% a 35,64, a Piazza Affari il titolo
Eni spunta un progresso dello 0,62% a 14,842 euro all’indomani dell’incontro degli analisti con il management di Plenitude. Diversi gli spunti emersi. In primis, sottolinea
Equita, una buona fiducia nel raggiungimento dei target del piano della società che prevedono, fra gli altri, un ebitda nel 2023 pari a 0,9 miliardi di euro, migliorato nel corso dell’anno da 0,7 miliardi, ed è atteso salire a 1,5 miliardi nel 2025 e a 1,8 miliardi nel 2026. Nel 2022 Plenitude aveva generato un ebitda di oltre 600 milioni, nonostante il contesto sfidante e i target fino ad ora sono stati raggiunti o migliorati.
In secondo luogo, l’integrazione della produzione rinnovabile con la commercializzazione ai clienti finali è uno dei maggiori vantaggi competitivi di Plenitude che permette di migliorare il posizionamento commerciale ed è difficilmente replicabile nei mercati di riferimento. Terzo, il segmento rinnovabili darà il maggior contributo alla crescita dell’ebitda al 2026 ed ha una capacità installata di oltre 3 GW che punta a oltre 7 GW nel 2026 (75% solare, 25% eolico) e oltre 15 GW nel 2030 tramite una pipeline di oltre 16 GW.
Quarto, il segmento retail (63% gas, 37% power) ha una base di 10 milioni di clienti e punta a oltre 11 milioni nel 2026. La marginalità è attesa rimanere solida grazie all’integrazione, alla scala dimensionale ed al contributo dei servizi accessori. Quinto, la e-mobility ha una rete di oltre 18mila punti di ricarica installati che crescerà a oltre 30mila nel 2026. Il segmento è atteso a breakeven nel 2024 per poi diventare positivo a fine piano.
Sesto, la generazione di cassa è vista diventare positiva nel 2026. Plenitude punta a generare 1 miliardo di euro di free cash flow operativo in media nel periodo di piano 2023-2026 a fronte di una spesa per capex in media da 2 miliardi. Il tutto senza superare un ratio debito netto/ebitda di 3 volte. Settimo, i ritorni della generazione rinnovabile sono attesi rimanere su livelli più che soddisfacenti. Ottavo, il piano di Plenitude non assume nessun contributo dalla liberalizzazione in Italia: al momento le aste sono in agenda il 10 di gennaio, ma la visibilità rimane bassa. Plenitude è pronta a fare le proprie offerte. «Riteniamo che questo passaggio possa rappresentare più un’opportunità che un rischio», commenta
Equita.
Equita: Plenitude può ottenere un multiplo ev/ebitda ad alta singola cifra
Il modello satellitare di
Eni prevede la creazione di entità indipendenti, come Plenitude e Sustainable Mobility, che possono essere valorizzate tramite cessioni di quote di minoranza liberando risorse per accelerare la transizione energetica. I satelliti possono mostrare valorizzazioni superiori a quelle di
Eni e permetterebbero l’ingresso di investitori a cui è preclusa la partecipazione nel settore oil & gas. In merito,
Eni sarebbe vicina a un accordo con un fondo internazionale per la cessione di una quota di minoranza di Plenitude.
«La vendita di una quota di Plenitude sarebbe accessoria all’Ipo. Riteniamo che il processo di valorizzazione, se realizzato, possa essere un catalyst positivo sul titolo in quanto Plenitude otterrebbe un multiplo ev/ebitda almeno high single digit contro le 3 volte di
Eni», conclude
Equita che sul titolo
Eni mantiene un rating buy e un target price a 19,50 euro, lo stesso giudizio dell’ufficio studi di
Intesa Sanpaolo (prezzo obiettivo a 19,20 euro). Invece,
Mediobanca Reserach ha ribadito il rating neutral, pur apprezzando della presentazione di Plenitude la conferma degli obiettivi a medio termine, il fatto che il business retail stia registrando una crescita dell'ebitda superiore a quanto precedentemente previsto nel 2023. Inoltre, l’azienda sta accelerando la crescita della capacità rinnovabile.
Orario di pubblicazione:
14/12/2023 14:45
Ultimo aggiornamento:
14/12/2023 15:31