Permettimi di non essere d'accordo.
Cacciola non è l'ultimo di niente:
Non è l'ultimo degli estroflessori perchè non ha mai estroflesso nulla!
Non è l'ultimo degli informali perchè non ha mai avuto nulla a che fare con l'informale!
Non è l'ultimo dell'analitica anche perchè come abbiamo detto ormai tante volte l'analitica non è mai stata un movimento e tantomeno un gruppo.
Cacciola ha seguito uno dei tanti percorsi possibili in quell'ambito di ricerca. Generalizzando parecchio si può dire che un filone dell'analitica si è dedicato più al segno (Griffa), un altro al colore (Verna e Olivieri), un altro alla forma-colore (Pinelli), un altro ancora alla luce (Guarneri), un altro a una ricerca più concettuale (Carmen Gloria Morales) o più post-minimalista (Cotani).
Cacciola come ho già detto si sofferma sul processo operativo. Il suo lavoro può piacere o non piacere (certamente è un lavoro difficile da apprezzare d'intuito) ma è un lavoro in pieno spirito analitico. Pensiamo al clima degli anni 70: la sua è una ricerca molto europea, molto legata "al fare" dei colleghi analitici francesi soprattutto e tedeschi, per cui "il valore della scomposizione tende a scindere tutto il lavoro nelle sue singole parti" (cit. Cacciola)
Vorrei continuare il discorso.... sono pienamente d'accordo con quanto ricordato da "Accipicchia", mi si chiede di essere sincero ed imparziale, io in passato ho avuto modo di poter scambiare qualche idea e opinione attraverso qualche forum, e sono sempre stato il più corretto possibile.
Questo perchè non ho alcun unteresse di sorta. Non sono un addetto ai lavori, e non sono nemmeno un grande collezionista, sono solo spinto da forte passione, e per essere il più trasparente possibile e non avere conflitti di interesse, nel massimo anonimato dichiaro che per anni ho curato l'archivio di un pittore di Alessandria e collaborato all'ultimo testo edito da Skira su Carol Rama. Quindi giusto per non andare fuori tema, riguardo Enzo Cacciola, di cui sono un suo amico e sostenitore, sarò il più discreto possibile.
Per quanto riguarda l'opera di Cacciola posso assicurarvi che non si tratta per niente dell'ultimo filone dell'analitica.
Sicuramente sarà uno dei più giovani, e per questo consiglio di aver la pazienza di leggere i vari testi in circolazione, in particolare un piccolo testo edito dalla Fondazione Zappettini, scritto da Alberto Rigoni.... completo ma soprattutto chiaro....
Sicuramente la situazione analitica italiana è sempre stata presa sottogamba, infatti il ginepraio che ha sempre avvolto questi pittori non ha fatto altro che ogniuno seguisse la propria strada.
Sin dagli anni 70 c'è sempre stata l'esigenza da parte delle critica di poter riunire questi pittori in un gruppo o in un movimento, ma di fatto non sono nè l'uno nè l'altro, non è mai stato stilato un manifesto e tanto meno le critiche tra gli artisti hanno agevolato il tutto. Si contano numerose mostre dal 72 al 78, e discrepanze tra galleristi, artisti e collezionisti, parlerei di non chiaro orientamento, ha fatto si che l'analitica italiana non fosse valutata per ciò che manifestava.
La distinzione di artisti caldi e freddi, le varie osservazioni riguardo i percursori, la loro origine non ha fatto altro che allontanare il collezionismo d'allora.
Ma l'aspetto storiografico è molto importante, l'aspetto europeo credo si concentri soprattutto sull'Italia, aspetti favorevoli di politica e mercato e così via. I primi esponenti francesi racchiusi dallo pseudonimo BMPT e successivamente il Gruppo Suppots/Surfaces, sicuramente il più fortunato.
Addirittura la Spagna, sotto l'influenza franchista guardava come spunto ai colleghi italiani e francesi, sicuramente non del filone analitico ma Mirò e Tapies come riportato in un testo di una mostra degli anni 70 a Barcellona dichiarano questo.
Gli olandesi con basi fondate sul Neoplasticismo e da radici scritte dalla rivista De Stijl, e così via...
Per ritornare agli italiani, per riparlare di Cacciola, per riparlare non di ritrovare un grado zero della pittura che già anni prima Castellani, Dorazio, Bonalumi, Lo Savio avevano già anccentuato con le loro opere, ma un ritorno al binomio Arte/Artigianato, quel far pittura, quel forgiar pittura fatto di ricerche e manualità, propria dell'opera di Cacciola, la creazione dei telai e la ricerca dei materiali.
Dove il fine non giustifica i mezzi e dove la stesura del "cemento" non rappresenta il momento finale di un'opera ma il suo divenire, la sua nascita.
Il processo creativo dell'opera di Cacciola rappresenta un filo conduttore non dell'informale di cui non è mai stato partecipe ma bensì del concettuale, filone intellettuale ed artistico che tutt'ora detta il pensiero dell'artista con i suoi multigum.
Esistono altre opere di Cacciola degli anni 70, che appartengono a collezioni private o ad istituzione, dove più tele sovrapposte inserite una dentro l'altra formano un quadro, dove anche la parete di supporto e i suoi spazi bianchi fanno parte integrante dell'opera stessa.
Si dice che non sia tanto importante.... ma ... non saprei...