buongiorno a tutti, scusate se mi intrometto ancora ma le cose vanno lette e analizzate con calma
non potete quotare solo parte di un articolo, bisogna vederene il contesto, magari mettendo il link per facilitare la ricerca.
qui si parla di
grano duro quello adatto alla pasta di qualità per intenderci, produttori che esportano o producono pasta per i mercati esteri spesso si accontentano di quelli di forza(da qui il sapore diverso della pasta quando siete all'estero), duro che non è quotato se non sul fisico al momento dello scambio e che ha una sua dinamica dei prezzi indipendente sia per la domanda offerta, sia per produzione, qualità e localizzazione.
tra l'altro il fatto che nell'ultima parte del 2009 il duro era offerto a prezzi più bassi dell' HRS era già un segnale strano e che segnalava una certo nervosismo degli operatori che probabilmente cercavano(scontavano) di anticipare questo calo svendendo il prodotto del mercato più piccolo.
lasciando perdere un attimo il duro, il tenero non si trova in una situazione domanda e offerta diversa, con domanda debole e offerta alta, i canadesi(quello che fanno sul duro scritto sotto è la stessa politica che attuano sui teneri) ma anche i siberiani e mar nero continuano a offrire tenero sotto i prezzi medi, proprio perchè hanno altri alti stock(dovuti in parte all'euforia del 2008 dove molti hanno conservato sperando di rivendere a quei prezzi) e non vogliono ritrovarsi oltre il limite di rischio prima del nuovo raccolto, per le aspettative sulle superfici seminate il commento di inizio anno delle stesso tipo che avete quotato ( e a suo onore spesso e volentierii inquadra bene e i problemi e il mercato) era questo....
Passano le settimane ma il mercato non cambia, con la domanda interna molto svogliata e l’offerta che preme, ma stenta a collocare il suo prodotto. Le prospettive sono per una paziente attesa del nuovo anno e per le scelte di “prezzo” dei grani extra-Eu (=Canada e Australia). Le semine restano l’argomento principale con chi dichiara cali,
ma le alternative sono poche e si continua a seminare anche utilizzando semente non certificata:le aree perse sarebbero quelle più marginali. Le borse continuano a quotare invariati al Nord e il CentroSud domanda bassa qualità
http://www.agricoltura24.com/prezzi...a-confronto-dal-17-al-23-dicembre/p_1906.html
per quanto riguarda i prezzi €/$ se vi interessa che il future sul milling wheat quotato a parigi in euro, poco liquido ma il più adatto in assoluto per la copertura hedging dei produttori e trasformatori europei.
Chiaramente però tutti questi etf e prodotti di cui parlate sono linkati a chicago in $ e non a parigi
ANDAMENTO DEI PREZZI WHEAT Gennaio 2010
La stima dei prezzi nel breve e medio periodo è, alla luce del prezzo minimo di entrata a circa 155 €/t per merce extra Eu-27 resa porto europeo, sempre più influenzata dalle strategie dei principali esportatori: Canada, Usa, Messico e Australia, oltre che dalla volatilità del cambio valutario.
Se osserviamo il trend dei prezzi negli ultimi 5 anni si evince che oggi i prezzi sono pressoché allo stesso livello del dicembre 2005, ma l’apparenza inganna!
Per gli agricoltori d’oltreoceano i 130 €/t “Fob Laghi” del 2006 valevano sui 155 $/t, mentre gli stessi 130 €/t di oggi valgono sui 185 $/t. Ecco perché vorrebbero consolidare al cambio di “oggi” il valore del loro raccolto 2009/10 e sono disposti a quotare già una parte del 2010/11 (che seminaranno ad aprile 2010).
Se il cambio €/$ si manterrà a 1,40 e i prezzi mondiali gennaio-aprile 2010 sconteranno la pesantezza dell’offerta Usa e Canada, in Europa si potrebbero consolidare gli attuali prezzi. A destabilizzare la calma piatta che da settimane regna sulle piazze Ue potrebbero essere sia le variabili endogene (superfici seminate, consumi, domanda-offerta) che le ben note variabili esogene: clima, cambio €/$ e costo dei noli.
Alla luce di quanto sopra sembrerebbe che non ci sia molto margine di crescita, le quotazioni attuali sono basse ma le scorte molto alte
l'articolo completo
http://www.agricoltura24.com/grano-duro-lo-scacchiere-mondiale/p_1901.html
08 gennaio 2010
Grano
duro, lo scacchiere mondiale
Strategie “conservative” in Italia e nord Africa. Crescente pressione dall’offerta internazionale
Grano duro, lo scacchiere mondiale
La situazione mondiale del grano duro si sta sempre più avvicinando a quanto visto nel recente passato (2005/06). Con una produzione 2009 che, dalle ultime stime, si riporta oltre i 40milioni di t e scambi che non andranno oltre i 7 milionidi t, gli stock di riporto stimati al 31 maggio 2010 saranno prossimi ai 5milioni di t.
Quanto avvenuto a livello mondiale negli ultimi 6 anni evidenzia alcuni aspetti di rilievo: un consumo in media sui 37 milioni di tonnellate, una devastante rilevanza della variabile climatica sulle produzioni sia nel bene (2004 e 2009) che nel male (2006 e 2007) e un livello di scambi che non si discosta significativamente dai 7 milioni di t, potendo alcuni paesi utilizzare in alternativa al duro i grani teneri “vitrei” di forza.
A guardare la variabilità dei consumi e degli scambi, si ha una correlazione solo parziale dovuta essenzialmente al fatto che i principali paesi importatori dell’area Mediterraneo (Marocco, Algeria, Tunisia ... e Italia) negli ultimi anni hanno volutamente (Nord Africa) o obbligatoriamente (Italia) registrato significativi cambiamenti negli stock di riporto di fine campagna.
I paesi nord africani, importatori netti da sempre, perseguono la strategia di riempire il “granaio” nelle annate migliori per minimizzare le cicliche carestie tipiche dell’area del Magreb; l’Italia, da sempre importatrice di grani di qualità, dal giorno della “caduta dei dazi” (conseguenza delle nuove regole Pac), di fatto condivide la stessa strategia del Magreb: allungamento delle coperture dei molini nei periodi di bassi prezzi e, grazie anche al “super-euro” degli ultimi anni, pieno sdoganamento da possibili “prezzi pazzi” derivanti da annate di basse produzioni come per la campagna in corso.
Da ultimo, a completamento del quadro mondiale, è rilevante il fatto che per 3 anni consecutivi, indipendentemente dalle rese (scarse nel 2007 e ottime nel 2008 e 2009), la qualità “merceologica” media dei raccolti mondiali è stata molto vicina alla perfezione; per l’Italia non è stato “produttivamente” così, ma “commercialmente” la permeabilità dei mercati (assenza di dazi) e il cambio €/$ favorevole all’acquisto di merce estera hanno limitato al minimo gli effetti di annate negative come il 2007 e il 2009.
DISPONIBILITÀ 2009/10
Con la campagna 2009/10 possiamo dire che la crisi del 2007 è ormai lontanissima anche se ne vediamo ancora i residui psicologici. La domanda, dopo lo smacco subito, è sempre più orientata al mantenimento di un livello di coperture medio-alto ben oltre i 36 mesi (già si parla di vendite di merce estera per consegna gennaio-marzo 2011) e l’offerta, dopo la sbornia dei primi mesi del 2008, ancora spera in un ritorno dei prezzi “partenza” oltre i 200 $/t (in Usa) e i 200 €/t (in Europa e Italia). Se la domanda si è fatta fin troppo cauta, spesso pagando per coperture lunghe prezzi che alla consegna sono stati di molto superiori alle quotazioni sul pronto, l’offerta ha creduto troppo alle (tardive) sirene rialziste del 2007/08.
In Italia, le due strategie hanno portato la domanda ad approvvigionarsi all’estero (mancando l’offerta locale sul breve-medio periodo) e
l’offerta a “covare” a oltranza il grano duro prodotto nel 2008 fino a doverlo (s)vendere oggi a livelli di prezzo che, al netto dei costi finanziari e di magazzinaggio accumulati, sono prossimi ai minimi del 2005.
Tornando al panorama mondiale, il 2009 ha visto problemi produttivi e qualitativi solo in Italia,
mentre il resto del mondo ha conseguito per il secondo anno consecutivo raccolti record. Se al nostro bilancio, alla voce produzione, è mancato un milione di tonnellate, in Nord America si è registrata la migliore produzione degli ultimi 5 anni e in Europa e Nord Africa, per il secondo anno consecutivo, raccolti quantitativamente e qualitativamente oltre le aspettative degli operatori.
In uno scenario sempre più rassicurante, l’aumento delle scorte di inizio campagna in Nord America, dovuto alla progressiva stagnazione degli scambi sui livelli “storici”, e in Europa, soprattutto in Italia dovuto alla ritenzione dell’offerta, assieme al cambio €/$ che, “in dollari”, garantiva livelli di prezzo decorosi per gli agricoltori d’oltreoceano, hanno sì contribuito alla ripresa degli scambi mondiali,
ma l’incremento dei consumi non è stato sufficiente ad assorbire l’aumento produttivo. Inesorabilmente si andrà verso un ulteriore aumento degli stock di fine campagna (maggio 2010) soprattutto in Usa e Canada molto prossime ai livelli record del 2005.
SCAMBI COMMERCIALI
Se osserviamo gli scambi commerciali, il contesto che si è finora delineato ha favorito i paesi dell’area dollaro, più tempestivi degli europei a “leggere” l’evoluzione della campagna 2009/10. Da settimane il Canada e gli Usa, si sono assicurati importanti volumi di esportazione, sfruttando al meglio la richiesta di copertura a medio termine delle domande “conservative” di Italia eMagreb e traendo massimo beneficio dall’iniziale ritenzione (fino a dopo Ferragosto) applicata dai venditori europei, speranzosi che i raccolti di Usa e Canada fossero mediocri. La volatilità del cambio €/$ degli ultimi mesi e l’aggressività commerciale e speculativa delle principali multinazionali del grano, Canada incluso, hanno fatto il resto.
Ed è proprio la strategia a breve del colosso Canadian Wheat Board (CWB) che ha finora imposto le regole del gioco e presumibilmente influenzerà i prossimi 6-9mesi.
Se la volontà del CWB, come logica suggerisce, sarà quella di arrivare al 31 Luglio 2010 con stock di riporto entro i 2,7 milioni di t, nei prossimi 3-4 mesi si assisterà a una crescente pressione dell’offerta mondiale, che forzerà la mano alla domanda giocando su prezzi bassi e “finiti a tutti gli effetti” per consegne a 3-12 mesi a futuro.
ANDAMENTO DEI PREZZI
La stima dei prezzi nel breve e medio periodo è, alla luce del prezzo minimo di entrata a circa 155 €/t per merce extra Eu-27 resa porto europeo, sempre più influenzata dalle strategie dei principali esportatori: Canada, Usa, Messico e Australia, oltre che dalla volatilità del cambio valutario.
Se osserviamo il trend dei prezzi negli ultimi 5 anni si evince che oggi i prezzi sono pressoché allo stesso livello del dicembre 2005, ma l’apparenza inganna!
Per gli agricoltori d’oltreoceano i 130 €/t “Fob Laghi” del 2006 valevano sui 155 $/t, mentre gli stessi 130 €/t di oggi valgono sui 185 $/t. Ecco perché vorrebbero consolidare al cambio di “oggi” il valore del loro raccolto 2009/10 e sono disposti a quotare già una parte del 2010/11 (che seminaranno ad aprile 2010).
Se il cambio €/$ si manterrà a 1,40 e i prezzi mondiali gennaio-aprile 2010 sconteranno la pesantezza dell’offerta Usa e Canada, in Europa si potrebbero consolidare gli attuali prezzi. A destabilizzare la calma piatta che da settimane regna sulle piazze Ue potrebbero essere sia le variabili endogene (superfici seminate, consumi, domanda-offerta) che le ben note variabili esogene: clima, cambio €/$ e costo dei noli.
Stefano Serra - Terra e Vita
Scusate, motivi?
Solo Analisi Tecnica?
Secondo me no!
Gli operatori della mia zona prevedono prezzi in salita per il grano, anche perchè se non fosse così, il prossimo anno le superfici coltivate a grano sarebbero pari a ZERO!
Io quest'anno con 3 ettari a grano ho guadagnato 100 euro, mentre se avessi preso solo il contributo europeo, senza le spese del grano avrei guadagnato 1.100 euro NETTI!
Fate un pò voi.....!
Perché un contadino dovrebbe piantare grano invece di altra roba?
C'è il terzo mondo che lo pianta, d'accordo, ma le loro terre sono poco adatte, per clima e terreno, e almeno il 50% della produzione la devono fare i paesi dell'Europa e gli USA!!!
non ho capito se vi riferite al duro o al tenero.
usa + canada e europa producono circa 220mt su 660mt quindi il 30%
la cina da sola 110, l'india 77, l'australia 20 e l'argentina 10, russi kazaki e ucraini quasi 100
il duro se ci metti messico e canada si arrivano alle percentuali che dici tu
Appena apre il mercato sparo un maxiordine sul lev wheat.
Il bottom l'abbiamo toccato a settembre/ottobre.
Sono entrato e uscito piu volte sempre con gain buoni.
Per me, a questo prezzo il wheat è un buy long.
Appena arriva a 3,30 lo vendo e lo riaspetto a 2,90.
Secondo me, continua ad oscillare tra 1,40 e 1,60 per weat.mi e tra 2,90 e 3,70 per il lev per un po. Poi quando esce da quella fascia, parte al rialzo.
oggi chicago, kansas e minneapolis sono tutte chiuse quindi non cerdo che sti etf si muoveranno molto non avendo nessun riferimento, non conviene aspettare qualche ora e vedere le aperture di domani notte? anche perchè i volumi degli ultimi giorni sono tutti sulle candele rosse(vedi graf a 5 min)
tra l'altro sono andato a vedere l'etf lev i volumi sono molto altri anche li
ciao