MILANO (MF-DJ)--Fiat Chrysler Automobiles pagherà 650-700 milioni di dollari (565 milioni di euro e 608 milioni di euro al cambio attuale) per risolvere le cause intentate dal Dipartimento della Giustizia e dai proprietari dei veicoli, nell'ambito del caso delle emissioni negli Stati Uniti. Un patteggiamento meno caro del previsto. Un valore inferiore sia ai 713 milioni di euro già accantonati da Fca nel terzo trimestre 2018 sia alla stima di Equita di 800 milioni di euro (circa 0,5 euro per azione) ipotizzata sin dall'inizio della causa per coprire eventuali spese legate alla vicenda. E ben lontano dalla multa potenziale massima da 4,63 miliardi di dollari, emersa con lo scoppio del caso (una cifra, quella, equivalente agli utili del gruppo messi insieme del 2013, 2014, 2015 e dei primi nove mesi del 2016).
Più nel dettaglio, secondo quanto ha riportato l'agenzia Reuters, citando fonti a conoscenza dei fatti, Fca pagherà 311 milioni di dollari alle autorità della California, 75 milioni dollari agli altri Stati e 280 milioni di dollari ai proprietari delle auto. Ma secondo il New York Times il conto per Fca sarà leggermente meno salato: 650 milioni di dollari. L'accordo dovrebbe essere annunciato ufficialmente oggi.
In particolare, secondo il giornale americano che cita due fonti vicine alla vicenda, il gruppo automobilistico pagherà una multa da 305 milioni di dollari alle autorità federali statunitensi e allo Stato della California. In più circa 2.500 dollari a ciascun titolare delle autovetture 4X4 Jeep Grand Cherokee e il pick up Ram modelli 2014-2016, fino a un totale di 260 milioni di dollari. Infine, il costruttore dovrebbe pagare altri 72 milioni di dollari per saldare le varie cause civili depositate in vari stati Usa e altri 6 milioni per altre cause.
Le autorità statunitensi, compresa l'Environmental protection agency (Epa), hanno presentato un reclamo contro il gruppo italo-americano nel 2017, accusandolo di utilizzare un software che distorce il livello reale delle emissioni inquinanti durante le prove senza informare le autorità durante il processo di approvazione. Fca fu accusata di aver violato le leggi sulle emissioni Usa con circa 104.000 tra Ram e Grand Cherokee dotati di motori diesel prodotti tra il 2014 e il 2016.
Quando il caso esplose, l'allora ceo, Sergio Marchionne, aveva negato che Fca avesse violato le leggi americane sulle emissioni e respinto con forza il paragone con Volkswagen: "chi lo fa, ha fumato qualcosa di illegale", aveva detto. Il motivo? Fca non ha barato diversamente da Volkswagen, che fu travolta dal cosiddetto dieselgate nel settembre 2015 e fece un mea culpa riguardante 11 milioni di vetture nel mondo su cui aveva montato un software per barare nei test di laboratorio.
Mentre ieri l'autorità antitrust italiana ha accertato un cartello tra i principali operatori nel campo della vendita di auto tramite finanziamenti e ha imposto sanzioni per circa 678 milioni di euro, di cui 179 milioni per Fca Bank. Questa è convinta che gli addebiti mossi dall'autorità antitrust siano infondati e presenterà ricorso avverso il provvedimento dinanzi alla competente Autorità giudiziaria. Per cui una decisione di secondo grado richiederà ancora parecchio tempo.