Fincantieri-NavalGroup, l’alleanza e gia partita - Repubblica.it
Il primo passo, e ormai è una questione di giorni, sarà nelle crociere. Poi nell’arco di qualche settimana si definirà l’assetto più complessivo su tutte le navi di superficie, puntando quindi anche su quelle militari. Ma il vero banco di prova dell’alleanza italo-francese che si prepara al debutto sarà sotto il livello del mare, nei sommergibili. Mentre a livello ufficioso da mesi proseguono le riunioni operative fra i gruppi cantieristici dei due Paesi, Fincantieri da una parte e Naval Group dall’altra, pare ormai in dirittura d’arrivo il piano operativo che unirà le marine di Italia e Francia all’interno di un colosso in grado di competere con i principali concorrenti del mondo. Non è semplice, ovviamente, mettere a posto tutti i tasselli di un puzzle che unisce settori di business e aree geografiche. Una sorta di grande risiko del mondo in cui Italia e Francia vogliono giocare da protagonisti. Chiaro però che, prima di marciare alleati, bisogna definire ruoli, compiti e assetti societari. Se infatti nessuno può mettere in discussione la leadership mondiale di Fincantieri nel settore delle crociere, discorso differente vale per il militare in cui Naval Group ha una consolidata esperienza in tutti i continenti. Partita aperta, invece, è al momento quella dei sommergibili, dove i due potenziali alleati partono da posizioni non solo distanti, ma addirittura antagoniste. Se infatti Fincantieri sviluppa una tecnologia a celle combustibili, la stessa sviluppata dalla Germania, la Francia al momento non intende rinunciare alla propulsione nucleare. Una convergenza tecnologica potrebbe quindi non solo favorire l’aggregazione fra Italia e Francia, ma estendere la stessa anche alla Germania. Tutto comunque, come si diceva all’inizio, muoverà dalle crociere. Il capitale di Stx France potrà così passare dallo Stato francese a Fincantieri, che avrà il 50 per cento del capitale di proprietà, più l’1 per cento in prestito per dodici anni dal governo transalpino. L’accordo, raggiunto a fine settembre dello scorso anno nel bilaterale di Lione, consegna all’Italia la guida del settore e offre a Fincantieri la possibilità di un controllo totale su ogni tipologia di nave, anche quelle di ultima generazione, superiori alle 200 mila tonnellate di stazza lorda e costruite nei cantieri Stx di Saint-Nazaire, in Bretagna, per il gruppo americano Royal Caribbean, secondo al mondo solo all’altro gruppo americano, la Carnival Corporation. L’alleanza consentirà anche di rafforzare la presenza italo-francese in Asia, destinata a diventare il nuovo mercato del futuro. Il piano governativo varato dal presidente Xi Jinping inserisce infatti le crociere come uno dei mercati su cui fare maggiore leva nel futuro. E il primo gruppo a costruire navi da crociera in Cina è proprio Fincantieri. Un mercato enorme, con potenzialità di sviluppo tali da ipotizzare, nell’arco di qualche anno, 10 milioni di passeggeri. Se comunque l’assetto civile dell’operazione italo-francese appare chiaro, c’è ancora da lavorare sul fronte militare. Naval Group ha un’esperienza consolidata in tutti i continenti, con realtà operative e contatti consolidati con le marine di molte paesi esteri. In particolare, l’impegno si sta concentrando sul Sud America, dove i francesi si preparano a fornire sottomarini al Brasile, quattro motovedette all’Argentina e quattro fregate alla Colombia. Nel portafoglio francese ci sono poi sei fregate alla Grecia e ancora un pacchetto di sottomarini in Australia. E qui si arriva a un punto nodale della vicenda. Perché se è vero che Fincantieri sta cercando di capire quali margini può avere come gruppo nei mercati in cui è già forte la presenza di Naval Group, un primo banco di prova potrebbe arrivare proprio dall’Australia. In gioco c’è infatti la maxicommessa per la Marina Militare che chiede nove fregate di ultima generazione, valore 23,5 miliardi di euro. Fincantieri è da tempo entrata nella short list australiana e il verdetto, atteso anch’esso a breve, premierà uno fra i tre soggetti ancora in corsa: Fincantieri, appunto, la spagnola Navantia e l’inglese Bae System. Cantiere di costruzione, Adelaide, lo stesso in cui Naval Group è concentrata sulla costruzione dei sottomarini. Se insomma i due gruppi marciano ancora distinti sul business australiano, la vittoria di Fincantieri potrebbe registrare una coincidenza interessante sul fronte della costruzione. Anche perché Italia e Francia, quando decideranno di andare insieme in gara all’estero, faranno leva su un progetto che è già stato sviluppato insieme, quello delle fregate multiruolo Fremm. Proprio questa lunga collaborazione ha permesso di sviluppare un prodotto che non è prototipo, ma fa leva su un qualcosa che è già consolidato e che, quindi, dal punto di vista economico, può rivelarsi vantaggioso. Proprio con questo modello di nave militare Fincantieri sta cercando di rientrare nella partita canadese, con una commessa da 40 miliardi, in alleanza con Naval Group. Fincantieri non ha presentato la sua offerta al cantiere, come chiedeva il bando, ma direttamente allo Stato, per motivi di riservatezza sul progetto. Per questo, in prima battuta, non è stata ammessa alla seconda fase. Ma la partita non è ancora chiusa, anche perché l’offerta italo-francese è nettamente inferiore a quanto stanziato dal governo per le nuove fregate. Tutta ancora da definire, infine, la questione che sta sotto il livello del mare. Tecnologie differenti e mercati affrontati finora sempre da concorrenti, sembrano lasciare distanti Italia e Francia da un business comune. Ma anche qui molto dipenderà dall’esito delle trattative e dal ruolo che sapranno giocare le aziende alleate di Fincantieri e Naval Group nella sistemistica militare. Nel capitale di Naval Group c’è infatti il colosso Thales, mentre Fincantieri ha una lunga collaborazione, anche attraverso la società “Orizzonte Sistemi Navali”, con Leonardo- Finmeccanica. La capacità di inserire Leonardo nella partita diventa a questo punto decisiva. Non a caso, in più di un’occasione, l’ad Alessandro Profumo, ha sottolineato il ruolo che il gruppo può svolgere nell’alleanza cantieristica, attraverso le sue società. Ma tutto dipenderà da come verranno distribuiti i pesi del business non sono fra Fincantieri e Naval Group, ma anche fra Leonardo e Thales.
e ci mettiamo anche il kiulettino della Michelina svizzera che porta sempre allegria.
Il primo passo, e ormai è una questione di giorni, sarà nelle crociere. Poi nell’arco di qualche settimana si definirà l’assetto più complessivo su tutte le navi di superficie, puntando quindi anche su quelle militari. Ma il vero banco di prova dell’alleanza italo-francese che si prepara al debutto sarà sotto il livello del mare, nei sommergibili. Mentre a livello ufficioso da mesi proseguono le riunioni operative fra i gruppi cantieristici dei due Paesi, Fincantieri da una parte e Naval Group dall’altra, pare ormai in dirittura d’arrivo il piano operativo che unirà le marine di Italia e Francia all’interno di un colosso in grado di competere con i principali concorrenti del mondo. Non è semplice, ovviamente, mettere a posto tutti i tasselli di un puzzle che unisce settori di business e aree geografiche. Una sorta di grande risiko del mondo in cui Italia e Francia vogliono giocare da protagonisti. Chiaro però che, prima di marciare alleati, bisogna definire ruoli, compiti e assetti societari. Se infatti nessuno può mettere in discussione la leadership mondiale di Fincantieri nel settore delle crociere, discorso differente vale per il militare in cui Naval Group ha una consolidata esperienza in tutti i continenti. Partita aperta, invece, è al momento quella dei sommergibili, dove i due potenziali alleati partono da posizioni non solo distanti, ma addirittura antagoniste. Se infatti Fincantieri sviluppa una tecnologia a celle combustibili, la stessa sviluppata dalla Germania, la Francia al momento non intende rinunciare alla propulsione nucleare. Una convergenza tecnologica potrebbe quindi non solo favorire l’aggregazione fra Italia e Francia, ma estendere la stessa anche alla Germania. Tutto comunque, come si diceva all’inizio, muoverà dalle crociere. Il capitale di Stx France potrà così passare dallo Stato francese a Fincantieri, che avrà il 50 per cento del capitale di proprietà, più l’1 per cento in prestito per dodici anni dal governo transalpino. L’accordo, raggiunto a fine settembre dello scorso anno nel bilaterale di Lione, consegna all’Italia la guida del settore e offre a Fincantieri la possibilità di un controllo totale su ogni tipologia di nave, anche quelle di ultima generazione, superiori alle 200 mila tonnellate di stazza lorda e costruite nei cantieri Stx di Saint-Nazaire, in Bretagna, per il gruppo americano Royal Caribbean, secondo al mondo solo all’altro gruppo americano, la Carnival Corporation. L’alleanza consentirà anche di rafforzare la presenza italo-francese in Asia, destinata a diventare il nuovo mercato del futuro. Il piano governativo varato dal presidente Xi Jinping inserisce infatti le crociere come uno dei mercati su cui fare maggiore leva nel futuro. E il primo gruppo a costruire navi da crociera in Cina è proprio Fincantieri. Un mercato enorme, con potenzialità di sviluppo tali da ipotizzare, nell’arco di qualche anno, 10 milioni di passeggeri. Se comunque l’assetto civile dell’operazione italo-francese appare chiaro, c’è ancora da lavorare sul fronte militare. Naval Group ha un’esperienza consolidata in tutti i continenti, con realtà operative e contatti consolidati con le marine di molte paesi esteri. In particolare, l’impegno si sta concentrando sul Sud America, dove i francesi si preparano a fornire sottomarini al Brasile, quattro motovedette all’Argentina e quattro fregate alla Colombia. Nel portafoglio francese ci sono poi sei fregate alla Grecia e ancora un pacchetto di sottomarini in Australia. E qui si arriva a un punto nodale della vicenda. Perché se è vero che Fincantieri sta cercando di capire quali margini può avere come gruppo nei mercati in cui è già forte la presenza di Naval Group, un primo banco di prova potrebbe arrivare proprio dall’Australia. In gioco c’è infatti la maxicommessa per la Marina Militare che chiede nove fregate di ultima generazione, valore 23,5 miliardi di euro. Fincantieri è da tempo entrata nella short list australiana e il verdetto, atteso anch’esso a breve, premierà uno fra i tre soggetti ancora in corsa: Fincantieri, appunto, la spagnola Navantia e l’inglese Bae System. Cantiere di costruzione, Adelaide, lo stesso in cui Naval Group è concentrata sulla costruzione dei sottomarini. Se insomma i due gruppi marciano ancora distinti sul business australiano, la vittoria di Fincantieri potrebbe registrare una coincidenza interessante sul fronte della costruzione. Anche perché Italia e Francia, quando decideranno di andare insieme in gara all’estero, faranno leva su un progetto che è già stato sviluppato insieme, quello delle fregate multiruolo Fremm. Proprio questa lunga collaborazione ha permesso di sviluppare un prodotto che non è prototipo, ma fa leva su un qualcosa che è già consolidato e che, quindi, dal punto di vista economico, può rivelarsi vantaggioso. Proprio con questo modello di nave militare Fincantieri sta cercando di rientrare nella partita canadese, con una commessa da 40 miliardi, in alleanza con Naval Group. Fincantieri non ha presentato la sua offerta al cantiere, come chiedeva il bando, ma direttamente allo Stato, per motivi di riservatezza sul progetto. Per questo, in prima battuta, non è stata ammessa alla seconda fase. Ma la partita non è ancora chiusa, anche perché l’offerta italo-francese è nettamente inferiore a quanto stanziato dal governo per le nuove fregate. Tutta ancora da definire, infine, la questione che sta sotto il livello del mare. Tecnologie differenti e mercati affrontati finora sempre da concorrenti, sembrano lasciare distanti Italia e Francia da un business comune. Ma anche qui molto dipenderà dall’esito delle trattative e dal ruolo che sapranno giocare le aziende alleate di Fincantieri e Naval Group nella sistemistica militare. Nel capitale di Naval Group c’è infatti il colosso Thales, mentre Fincantieri ha una lunga collaborazione, anche attraverso la società “Orizzonte Sistemi Navali”, con Leonardo- Finmeccanica. La capacità di inserire Leonardo nella partita diventa a questo punto decisiva. Non a caso, in più di un’occasione, l’ad Alessandro Profumo, ha sottolineato il ruolo che il gruppo può svolgere nell’alleanza cantieristica, attraverso le sue società. Ma tutto dipenderà da come verranno distribuiti i pesi del business non sono fra Fincantieri e Naval Group, ma anche fra Leonardo e Thales.
e ci mettiamo anche il kiulettino della Michelina svizzera che porta sempre allegria.
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