Fusione Unicredit-Capitalia 2 (notizie)

Oggi bell'articolo su Il Sole-24 Ore sul mercato interbancario e su come:

(1) da un lato, tutta questa tempesta abbia tagliato fuori le banche + piccole dalla possibilità di fare provvista di fondi/denaro sul mercato interbancario;

(2) dall'altro, come queste piccole banche abbiano acceso nuove relazioni bilaterali tra loro per raccogliere fondi o impiegarne laddove in eccesso: ad esempio tra piccole banche tedesche e piccole banche italiane.
 
fate un riepilogo dei vari tp
 
Giovedì 25 Ottobre 2007, 16:50
Mediobanca: Unicredit Guida Banche, Intesa Meglio In Leasing


(ANSA) - MILANO, 25 OTT - Unicredit distanzia Intesa Sanpaolo nella classifica degli istituti di credito, ma il gruppo guidato da Giovanni Bazoli e Corrado Passera si prende la rivincita nel leasing.

Secondo i dati dell'indagine su 'Le principali societa' italiané curata dall'Ufficio Studi di Piazzetta Cuccia, infatti, l'attivo tangibile di Piazza Cordusio è stato di 809,94 miliardi di euro con un risultato di competenza di 5,44 miliardi, davanti a Intesa (290,4 miliardi di attivo e 2,55 milioni di utile) e Sanpaolo (286,2 miliardi di attivo e 2,14 miliardi di utile). A colmare l'utile di competenza, inferiore alla somma delle due rivali, interviene Capitalia, che ha chiuso il 2006 con 135,39 miliardi di attivo e 1,16 miliardi di risultato.

Quanto al leasing, dietro a Banca Italease, prima con 11,39 miliardi di attivo per locazioni e 117,9 milioni di risultato, c'é Intesa Leasing (8,38 miliardi di attivo e 27,64 milioni di risultato). Seguono Locat (Unicredit), con 6,67 miliardi di attivo e 105 milioni di risultato, e Sanpaolo Leasing, con 4,34 miliardi di attivo e 30,65 milioni di utile.

Il settore bancario nel suo complesso, ha mostrato una maggior influenza dei crediti deteriorati rispetto al resto d'Europa. Secondo l'Ufficio Studi di Mediobanca questi ultimi hanno raggiunto il 3,21% dei crediti verso la clientela, a fronte dell'1% delle banche europee. Il dato relativo alle banche commerciali è stato pari al 3,25%, mentre per il credito cooperativo è salito al 4,48%. In rapporto al patrimonio di vigilanza, però, i crediti deteriorati delle banche sono stati pari al 39%, quelli delle banche commerciali il 46% e quelli delle banche di credito cooperativo il 30%.

Scontata la classifica delle assicurazioni, con Generali incontrastata grazie ai 63,4 miliardi di premi lordi, seguita da Fondiaria Sai (9,97 miliardi) e Alleanza (8,99 miliardi). In ascesa Mediolanum, con 3,35 miliardi di premi, passata dall'11/a alla 7/a posizione. Il settore ha risentito nel 2006 di una flessione dei premi lordi nel ramo vita (-5%), dopo una crescita del 33% rispetto al 2002. Una tendenza che ha colpito soprattutto l'offerta del settore della banca-assicurazione.

Segno meno anche per il ramo danni (-7,8%). In crescita comunque i ricavi tecnici di competenza, saliti complessivamente da 84,01 a 90,82 miliardi di euro, per effetto della liberazione delle riserve tecniche.(ANSA).
 
Banche, classifica 2006 ingessata, Unicredit prima - Mediobanca

Reuters - 25/10/2007 17:44:32

MILANO, 25 ottobre (Reuters) - Tra le banche italiane nel 2006 Unicredit (UC.MI) conferma la leadership su Banca Intesa (ISP.MI) e la situazione non sembra destinata a modificarsi neanche con i recenti matrimoni Unicredit-Capitalia e
Intesa-Sanpaolo.

Secondo la classifica compilata dall'Ufficio Studi Mediobanca nell'ambito dell'analisi sulle principali società italiane nel 2006, le prime otto posizioni sono invariate, con Unicredit prima per totale attivo tangibile, seguita da Banca Intesa e Sanpaolo Imi (la cui somma però non raggiunge quella di Piazza Cordusio).

Mps (BMPS.MI) è quarta mentre al quinto posto figura Capitalia pre-fusione.

A livello di sistema, gli aggregati evidenziano un'incidenza dei rapporto crediti deteriorati sul totale dell'esposizione verso clientela del 3,2%, che si confronta con un dato indicativo (riferito al 2005) delle banche europee dell'1%. Il rapporto crediti deteriorati/patrimonio di vigilanza è del 39,2%.

La situazione evidenzia alcune differenze per tipologia di banche: gli istituti con prevalente raccolta a breve sono allineati sul ratio crediti deteriorati/esposizione totale, che si attesta al 3,25%, ma presentano un coefficiente decisamente più alto (46%) in rapporto al patrimonio di vigilanza.

Le banche di credito cooperativo hanno invece coefficienti più elevati (4,5%) sui crediti totali verso clientela, ma decisamente più bassi (29,8%) sul patrimonio di vigilanza.

I coefficienti di solvibilità (patrimonio di vigilanza/attività di rischio ponderate), pari al 10,67% per il totale delle banche, si attestano al 9,94% per gli istituti con prevalente raccolta a breve e al 15,22% per le banche di credito cooperativo. Nel 2005 le banche europee erano in media all'11,6%, quelle Usa al 12,3% e quelle Giapponesi all'11,3%.
 
Approvati i risultati consolidati del primo semestre del 2007
Uitle netto a € 3.607 milioni, in crescita del 16,6%
Risultato di gestione a € 6.531 milioni, in crescita del 20,9% a/a


Il Consiglio di Amministrazione di UniCredito Italiano (UniCredit) ha approvato oggi i risultati consolidati del primo semestre del 2007 (1), che confermano quelli relativi al secondo trimestre 2007 approvati e presentati al mercato il 3 agosto 2007.

I risultati del semestre evidenziano un utile netto di €3.607 milioni, con un incremento del 16,6% rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente.

Il ROE (2) si attesta al 19,8% (dal 19,0% dei primi sei mesi del 2006). L’EVA generato nel semestre è pari a oltre €2 miliardi circa (2.073 milioni), +53% a/a.

Il risultato di gestione, pari a €6.531 milioni, registra un importante incremento del 20,9% a/a. Tale andamento è principalmente riconducibile ad una dinamica positiva dei ricavi (+9,6% a/a) che si accompagna ad una crescita decisamente contenuta dei costi (+0,4%, +1,5% a cambi e perimetro costanti).

Il margine d’intermediazione del Gruppo ha raggiunto i €13.124 milioni, +9,6% a/a (+10,7% a/a a cambi e a perimetro costanti), generato da una crescita sia del margine d’interesse (€6.860 milioni, +9,3% a/a, +10,2% a cambi e perimetro costanti), sia dei proventi da intermediazione e diversi (€6.264 milioni, +10% a/a, +11,2% a cambi e perimetro costanti).

Nell’ambito del margine d’interesse, la voce interessi netti (€6.425 milioni) cresce dell’8,8% a/a (+9,9% a cambi e a perimetro costanti) principalmente grazie alla crescita dei volumi intermediati con la clientela e all’incremento dei tassi di mercato, che ha favorito la remunerazione dell’investimento dei fondi propri. I tassi applicati alla clientela, sia attivi che passivi, aumentano in misura minore rispetto ai tassi di mercato, con un effetto positivo sullo spread dei depositi e negativo su quello dei crediti.

I crediti netti verso clientela ammontano a giugno 2007 a €454 miliardi (+2,9% su fine dicembre del 2006; +5,6% su fine giugno 2006).

La raccolta da clientela che, titoli esclusi, si attesta a 303 miliardi, conferma il trend di crescita registrando un incremento del 5,3% su fine dicembre del 2006 e di oltre il 10% su fine giugno 2006.

Le commissioni nette, pari a €4.609 milioni, salgono dell’ 8,7% a/a (+10% a/a a cambi e perimetro costanti). Nell’apertura per tipologia spiccano gli importanti risultati conseguiti sui versanti delle gestioni patrimoniali (+41,8% a/a) e del collocamento dei prodotti assicurativi (+18,7% a/a). Complessivamente, le commissioni da risparmio gestito salgono del 9,5%, beneficiando del trend in crescita delle masse e del buon recupero sul versante delle commissioni up-front e di performance.

A fine giugno 2007, infatti, i volumi di attività gestite dalle società di asset management del Gruppo si attestano a €256 miliardi, in crescita del 4,1% su fine 2006 e del 9,8% su giugno 2006. La raccolta netta da inizio anno è stata complessivamente positiva per €3,7 miliardi grazie al contributo di tutti i mercati dove il Gruppo è presente.

Il risultato netto di negoziazione, copertura e fair value, pari a €1.389 milioni, segna una crescita del 10,5% a/a ed è influenzato dalla valutazione al fair value dell’opzione sul titolo Generali, il cui impatto è stato positivo per 78 milioni. Al netto di tale effetto, la crescita di tale voce è pari al 4,6% a/a.

I costi operativi (€6.593 milioni, +0,4% a/a, +1,5% a/a a cambi e perimetro costanti) beneficiano dell’applicazione della nuova normativa italiana riguardante il trattamento di fine rapporto e del rilascio di accantonamenti per passività pensionistiche in Austria. Al netto di tali effetti, i costi crescono del 4,4% a/a con un aumento delle spese del personale (€3.861 milioni) del 5,8% a/a principalmente per la componente variabile legata ai risultati di business (in particolare nel MIB e nell’asset management).

Le altre spese amministrative (€2.291 milioni) crescono del 5,1% a/a (+5,5% a cambi e perimetro costanti) per la rapida e decisa espansione della rete nella divisione CEE (Russia in particolare) e per l’outsourcing di alcuni servizi di back office.

Le rettifiche di valore su immobilizzazioni materiali e immateriali (€576 milioni) si riducono del 5,4% a/a, (-4,3% a cambi e perimetro costanti).

Il rapporto tra costi e ricavi migliora di circa 5 punti percentuali su fine giugno 2006, attestandosi a fine giugno 2007 al 50,2%.

Gli accantonamenti per rischi e oneri si attestano a €114 milioni contro i 143 milioni del primo semestre del 2006 (-20,3%), gli oneri di integrazione ammontano a €35 milioni contro i €52 milioni del primo semestre del 2006 (-32,7%).

Per quanto riguarda l’evoluzione della qualità del credito, prosegue il miglioramento già avviato da fine 2005 dei crediti deteriorati netti del Gruppo (€12.342 milioni) che si riducono del 13,5% su dicembre 2006, in particolare grazie alla netta flessione dei crediti ristrutturati. Gli apporti più evidenti si sono registrati in Germania e Polonia. Il rapporto tra il totale dei crediti deteriorati e i crediti netti verso clientela scende dal 3,23% di fine 2006 al 2,72% di giugno 2007.

Il rapporto di copertura dei crediti deteriorati migliora di più di quattro punti percentuali attestandosi a giugno 2007 al 53,2% (dal 48,9% di dicembre 2006) e dal 61,5% di fine 2006 al 63,6% sulle sofferenze, a conferma della bontà delle politiche di contenimento del rischio e di maggior copertura adottate dal Gruppo, specie al di fuori del mercato italiano.

L’utile lordo dell’operatività corrente, pari a €5.621 milioni, registra un aumento del 16,6% a/a, nonostante il minore apporto dei profitti netti da investimenti (€315 milioni, -49,7% a/a).

L’utile netto di pertinenza del Gruppo si attesta a €3.607 milioni, in crescita del 16,6% a/a.

Il patrimonio netto di pertinenza del Gruppo si attesta a €39.748 milioni (38.468 milioni a fine dicembre 2006).

Il Core Tier 1 sale al 6,09%, in miglioramento di 27 pb su fine 2006 (5,82%). Il Total Capital Ratio raggiunge il 10,49% a giugno 2007 (sostanzialmente stabile su dicembre 2006).

A fine giugno del 2007, la struttura del Gruppo risulta composta da un organico (3) di 135.880 dipendenti (-1.317 unità su dicembre 2006), frutto della combinazione di diversi fattori: da un lato, tale variazione è il risultato di riduzioni (-3.120 unità) per efficientamenti nei Corporate Centers, in GBS, nei paesi della CEE (escluse Russia e Turchia) e nel business retail e per operazioni di outsourcing e uscita di società dal Gruppo. Dall’altro lato, si assiste a un aumento di risorse (+1.803 unità) legate sia all’inclusione di nuove società nel perimetro di consolidamento sia a iniziative di crescita principalmente in Russia e in Turchia, nel Retail Italia e nel Corporate.
La rete distributiva del Gruppo è composta da 7.486 sportelli (4) (+129 su dicembre 2006).

Con riferimento agli eventi che hanno determinato nei mesi di luglio e agosto 2007 la crisi del comparto dei mutui cosiddetti “subprime”, si segnala che l’esposizione del Gruppo UniCredit al mercato statunitense dei subprime è marginale. Infatti, l’esposizione in bilancio verso il mercato statunitense dei subprime era di 277 milioni di Euro alla fine di giugno (principalmente US Residential Mortgage Backed Securities, per 127 milioni, e Collateralized Debt Obligations, per 139 milioni, entrambi con alta qualità degli asset).

Fuori bilancio, UniCredit, attraverso conduit sponsorizzati da HVB, presenta un’esposizione nei confronti dei mutui sub-prime statunitensi per 28 milioni di euro. Si aggiunge inoltre che il Gruppo ha investito 49 milioni di euro in SIVs (Structured Investment Vehicles) di terze parti; tali SIVs presentano una parziale esposizione ai mutui sub-prime statunitensi.

Si rappresenta inoltre che l’esposizione ai mutui sub-prime americani dei fondi istituiti o gestiti da Pioneer, sia relativamente a singoli fondi che complessiva, è trascurabile data la dimensione, la tipologia degli strumenti e la loro incidenza sul NAV. Tale esposizione ammonta complessivamente a 13 milioni di euro.

Si segnala infine che l’ammontare di prodotti finanziari in gestione o deposito per conto terzi investiti in mutui sub-prime non è significativo.



Note:
1) Le principali variazioni dell’area di consolidamento intervenute dalla chiusura dell’esercizio 2006 sono riconducibili al Gruppo HVB, con l’ingresso di 3 società della divisione Retail (Planethome AG e le controllate Planethome GMBH ed Enderlein), di una società della divisione Private Banking (Wealth Management Capital Holding GMBH) e l’uscita di Indexchange e di HVB Payments & Services GMBH. Rispetto al primo semestre 2006, le ulteriori più significative variazioni di perimetro intervenute si riferiscono alla cessione di Splitska Banka, avvenuta il 30 giugno 2006, Uniriscossioni, 2S Banca e Banque Monegasque de Gestion. Nei prospetti del conto economico riclassificato, per consentire confronti omogenei, vengono esposte anche le variazioni delle singole voci rispetto al primo semestre 2006 ed al secondo trimestre 2006 a parità di perimetro e di cambi ai quali sono convertiti i conti economici delle controllate. Le principali attività classificate in base al principio contabile IFRS 5 tra le “Attività non correnti e gruppi di attività in via di dismissione” nella situazione patrimoniale al 30 giugno 2007 sono “BPH200”, il ramo di azienda di Banca BPH che sarà oggetto di cessione sulla base delle intese raggiunte con le autorità Polacche, Istratourist, società controllata da Zagrebacka Banka operante nel settore del turismo, già classificate in tale voce a marzo 2007.
2) Il patrimonio utilizzato per il rapporto è quello medio del periodo (escluso dividendi da distribuire e riserve di valutazione su attività disponibili per la vendita e su cash flow hedge)
3) “Full time equivalent “, determinati con una nuova metodologia che non considera le assenze di lungo periodo non retribuite. Nei dati indicati il Gruppo KFS, consolidato proporzionalmente, è considerato al 100%.
4) Nei dati indicati il Gruppo KFS, consolidato proporzionalmente, è considerato al 100%.




Si allegano i dati principali del Gruppo, i prospetti dello Stato Patrimoniale e del Conto Economico riclassificati del Gruppo e i principali dati delle Divisioni, per i quali è prevista la certificazione della Società di Revisione.





Milano, 16 ottobre 2007

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Comunicato stampa - 24 Ottobre 2007- h 21:30
UniCredit prosegue la strategia di diversificazione delle fonti di raccolta sul mercato statunitense


In seguito all’aggiornamento del Programma di emissione “Medium Term Note” da complessivi 10 miliardi di USD, inaugurato nell’aprile 2005, UniCredit ha annunciato oggi l’emissione di un nuovo prestito subordinato della categoria “lower tier 2” per un importo di 750 mln/USD, proseguendo la propria strategia di diversificazione nelle fonti di raccolta.

Il nuovo prestito emesso da UniCredit Luxembourg Finance S.A. nel formato a tasso fisso ha una durata decennale. Gli investitori delle notes beneficiano di una garanzia da parte di UniCredito Italiano SpA.

In seguito ad una oversubscription registrata durante la raccolta ordini le condizioni finali sono state fissate nei termini seguenti: cedola pari a 6%, prezzo di riofferta di 99,926%, per offrire uno spread di 170 punti base sul rendimento dei Treasury di equivalente scadenza. Il collocamento è stato curato da Citigroup, Goldman Sachs e UniCredit MIB in veste di joint bookrunner.

Le notes non sono state registrate ai sensi dell’US Securities Act del 1933 così come integrato e modificato e non possono essere offerte o vendute negli Stati Uniti in assenza di una registrazione o dell’applicabilità di un’esenzione.
 
MARKET TALK: Unicredit, vari rumors affondano il titolo

MILANO (MF-DJ)--Forte lettera su Unicredit, peggiore blue chip di piazza Affari. Il titolo, secondo quanto circola nelle sale operative, e' appesantito dai diversi rumors, tra cui quelli relativi ad un possibile collocamento di titoli (alimentando quindi il rischio overhang) da parte di alcuni azionisti esteri (i nomi che circolano sono quelli di Abn Amro e Munich Re) e l'idea che i dati trimestrali, che verranno pubblicati il prossimo 13 novembre, possano rivelarsi peggiori del previsto. Unicredito -2,08% a 5,52 euro. fus (END)

Dow Jones Newswires October 26, 2007 04:22 ET (08:22 GMT) Copyright (c) 2007
MF-Dow Jones News Srl.
 
Finanzaonline.com - 26.10.07/13:13
Voci di placement da Abn e Munich Re su Unicredit, titolo ai minimi da fine 2005


Munich Re ma non solo. C’è anche Abn Amro tra gli indiziati di un prossimo collocamento di azioni Unicredit. E’ questo il parere, raccolto da Finanza.com, di un analista che cita le voci circolanti sul mercato.

Le due ipotesi hanno però portate diverse dati i differenti pesi di Munich Re e Abn Amro nel capitale della superbanca italiana. In particolare il riassicuratore tedesco è uno dei maggiori azionisti di Unicredit, con una quota del 3,745%, pari a circa 500 milioni di azioni. Un placement da parte di Munich Re potrebbe dunque “fare rumore”.

Sulla scia dei rumor il titolo Unicredit ha perso terreno fin dalle prime battute della seduta odierna, toccando attorno alle 10.00 il livello più basso dal dicembre 2005 a oggi a 5,485 euro. Forti anche i volumi, che nel momento in cui si scrive hanno già superato i 112 milioni di pezzi.

Altri fattori di debolezza citati dall’analista ricadono comunque nell’ambito della speculazione, in vista dei risultati trimestrali che verranno diffusi il prossimo 13 novembre.

Se la flessione del titolo (ora in calo dell’1,5% a 5,55) fosse confermata in chiusura, quella di oggi per Unicredit sarebbe la quarta seduta negativa di seguito.
 
26/10/2007 - 17:53
Unicredit: Profumo, non so nulla su collocamento Munich Re


BRESCIA (MF-DJ)--"Non ne so assolutamente niente". Cosi' ha risposto Alessandro Profumo, a.d. di Unicredit, a chi gli chiedeva dei rumors circolanti nelle sale operative su un possibile collocamento sul mercato da parte di Munich Re della sua quota in Unicredit. fus/agp (fine) MF-DJ NEWS 2617:53 ott 2007
 
Venerdì 26 Ottobre 2007, 16:05
Mediobanca: Patto Definisce a Grandi Linee Distribuzione Quota Unicredit


(ASCA) - Milano, 26 ott - La riunione del patto di sindacato di Mediobanca e' servita a definire ''a grandi linee'' la ridistribuzione del 9,4% che Unicredit intende cedere dopo la fusione di Capitalia. La conferma e' arrivata al termine della riunione da parte di diversi soci industriali appartenenti al cosiddetto 'Gruppo B' del patto di Piazzetta Cuccia. Per definire piu' nel dettaglio la destinazione della quota Unicredit, hanno spiegato gli stessi soci, sara' convocata un'altra riunione, anche se per il momento non e' ancora chiaro in che data. Non si e' invece parlato del caso Generali dopo le forti perplessita' avanzate sulla Corporate Gorvernance del Leone di Trieste da parte dell'Hedge Fund londinese Algebris.
 
Venerdì 26 Ottobre 2007, 16:33
Mediobanca: Franza; Popolare Vicenza Entra Con 2%, Sal 1,7%


(ANSA) - MILANO, 26 OTT - "Sal Oppenheim entra con la stessa quota di Commerz (1,7%, ndr) e la Popolare di Vicenza avrà il 2%". Così Pietro Franza, uno dei soci del patto di Mediobanca, ha indicato i soggetti che parteciperanno alla redistribuzione della quota di Unicredit.

Alla domande sull'ingresso nel patto di Fininvest e Benetton l'armatore messinese ha replicato con un "sì" e una risposta affermativa ha dato anche su un rafforzamento di Mediolanum.
 
Venerdì 26 Ottobre 2007, 18:07
Mediobanca: Profumo, Per Vendita Quota Non Ci Vorra' Molto


(ANSA) - BRESCIA, 26 OTT - "Vedrete che non passerà molto tempo". Così Alessandro Profumo, amministratore delegato di Unicredit, rassicura sulla cessione della quota del 9,39 per cento di Mediobanca dopo il patto di sindacato di Piazzetta Cuccia di oggi.
"Non c'é nessunissimo ritardo nel collocamento - ha detto Profumo - nessuno aveva detto che doveva essere oggi. Io ho sempre detto che l'avremmo ceduta presto e siamo nel ruolino di marcia".(ANSA).
 
Dagospia 26 Ottobre 2007

PROFUMO DI BRUCIATO – PER UNICREDIT LA CONQUISTA DI CAPITALIA STA CREANDO PIÙ PROBLEMI CHE VANTAGGI: IL TITOLO SCENDE, LA LEADERSHIP NELL’AREA EURO È SFUMATA – LA GESTIONE DEL GRUPPO DEVE ESSERE RAZIONALIZZATA, SERVE UN AUMENTO DI CAPITALE…


Luca Piana per “L’espresso”


Quando a fine maggio venne annunciata la conquista di Capitalia, all'epoca la maggior banca italiana del Centro-Sud, il gruppo Unicredit poteva vantarsi di aver scalato una vetta fuori dalla portata di qualsiasi altro istituto nazionale. Grazie alla nuova preda, la banca guidata da Alessandro Profumo aveva infatti superato in termini di valore di Borsa quota 100 miliardi di euro, diventando la più grande dell'area dell'euro.

I colossi spagnoli, francesi, tedeschi e olandesi, da sempre impegnati in un'aggressiva espansione, erano rimasti indietro. A volte conquistare un primato può però sembrare più facile che mantenerlo. E oggi, passati cinque mesi, Profumo ha perso la testa della classifica, al cui vertice si ritrova invece Emilio Botín, numero uno dello spagnolo Banco Santander, forte di una capitalizzazione di 87,4 miliardi, contro i 77,2 di Unicredit e i 69,8 della francese Bnp Paribas.

Se si guarda il grafico riportato qui sotto, il motivo del sorpasso trova una prima spiegazione. Dall'annuncio della fusione con Capitalia, il titolo Unicredit ha perso il 23 per cento circa, facendo sensibilmente peggio della media delle banche dell'area euro. Se a livello internazionale soffre l'intero settore, colpito dalle ripercussioni della crisi dei mutui americani, Unicredit soffre di più. Come se Profumo, il banchiere dell'espansione all'estero e delle enunciazioni pubbliche sul disinteresse per i circoli chiusi del potere, avesse perso il tocco fortunato.

Gli esperti spiegano il momento no con diversi argomenti. Alcuni sono legati all'immagine del gruppo. Il primo è lo strapotere sulla cruciale partecipazione in Mediobanca accordato all'ex presidente di Capitalia, Cesare Geronzi, un banchiere che si è ritrovato al centro di numerosi scandali e che ha spesso agito secondo logiche distanti da quelle dei grandi investitori. Il secondo sono i danni, pari attualmente a circa un miliardo, subiti dai clienti che hanno sottoscritto i derivati (vedi riquadro in alto a destra).

Altre spiegazioni, tuttavia, hanno a che fare con motivi più tangibili. E mirano maggiormente al cuore del gruppo, dando spazio alle vendite sul titolo avviate dagli investitori più speculativi: la difficile digestione di Capitalia; la forte presenza di Unicredit sul mercato tedesco, dove più pesanti sono state le ripercussioni della crisi partita dagli Stati Uniti; le difficoltà che Profumo incontrerà nel riorganizzare un gruppo tanto grande da sfuggire ormai al controllo di una cerchia ristretta di fedelissimi; il patrimonio insufficiente che l'istituto si ritrova oggi, e che potrebbe rendere necessario ricorrere a un aumento di capitale, chiedendo nuove risorse agli azionisti.

"A questi prezzi non la comprerei mai". È questa la frase che, assicurano diversi operatori, Profumo avrebbe detto in passato a chi gli chiedeva se voleva Capitalia. La scorsa primavera, l'affare è stato invece chiuso in fretta e furia quando Capitalia viaggiava a valori record, senza che il prezzo (in azioni Unicredit) fosse legato a una verifica della bontà dei conti.

Quando la fusione era cosa fatta, Capitalia ha annunciato i conti del primo semestre, e le sorprese non sono mancate. La prima riguarda l'effettiva capacità di tutti i suoi clienti di restituire i denari avuti in prestito e la tenuta del valore delle attività finanziarie: il valore delle rettifiche su queste due voci del bilancio è balzato tra gennaio e giugno a 404 milioni di euro (dai 241 dello stesso periodo del 2006), schiacciando i guadagni.

Altre cattive notizie sono giunte da una delle voci più delicate del bilancio di Capitalia che, negli anni passati, per fare pulizia nei conti, aveva effettuato le cosiddette cartolarizzazioni. La materia è complessa: i crediti difficili da recuperare vengono ceduti a società create appositamente, chiamate veicolo, che pagano un corrispettivo finanziandosi con l'emissione di obbligazioni vendute, tra gli altri, alla banca stessa.

Toccherà al veicolo rimborsare le obbligazioni con i denari recuperati. La principale delle società veicolo battezzate da Capitalia si chiama Trevi e nel primo semestre di quest'anno è riuscita a recuperare crediti per soli 134 milioni, contro i 232 a giugno 2006. Se l'attività continuasse a rilento, Capitalia rischierebbe, essendo esposta su Trevi - tra obbligazioni e anticipi di cassa - per oltre un miliardo di euro.

È opinione diffusa che a Profumo non spiaccia troppo far subito pulizia nei conti di Capitalia, per non tirarsi dietro le magagne. Allo stesso tempo, però, nel breve questi effetti aumentano l'incertezza, e in questa fase gli investitori vogliono vederci più chiaro possibile.

Un altro aspetto riguarda il cuscinetto di risorse disponibili che ogni banca, per garantire la propria solvibilità nei confronti dei clienti, deve obbligatoriamente conservare. La banca d'affari Fox-Pitt Kelton ha calcolato che quest'anno Profumo tirerà fuori complessivamente circa 4,6 miliardi. Gli esborsi riguardano tra l'altro l'ingresso nello spagnolo Banco Sabadell, l'acquisto dell'ucraina Ukrsotsbank e della kazaka Atf, nonché il rimborso dei soci Capitalia che non hanno aderito alla fusione. Gli incassi, invece, si fermeranno a 1,7 miliardi, già considerata la riduzione della quota in Mediobanca (dal 18,1 all'8,7) in corso in questi giorni.

Fatti i conti, Fox-Pitt calcola che il patrimonio di vigilanza di Unicredit sia ora inferiore alla situazione ottimale e che un aumento di capitale da 6 miliardi permetterebbe di riportarsi in linea con gli obiettivi 2008.

Un altra sfida, infine, è quella di riuscire a trarre il meglio dalla nuova stazza continentale del gruppo, frutto dell'acquisizione di Hvb in Germania e dell'espansione a Est. L'articolazione è sempre più complessa: in teoria Unicredit è un'entità unica in tutta Europa, con tre divisioni uniche per area di attività.

Di fatto, dicono alcuni dirigenti sballottati in questi giorni tra Milano e Monaco, i due principali fulcri operativi, "il tuo capo di tutti i giorni magari sta in un'altra società straniera che funziona secondo il codice civile di quel Paese, ma tu di fatto dipendi da una struttura giuridica che, in qualche modo, deve rispondere a un suo consiglio di amministrazione". Per eliminare le sacche di inefficienza, Profumo si è fatto affiancare ora da ben tre vice che dovranno sostenerlo nella diffusione del suo verbo (la struttura divisionale) senza limiti di confini. In attesa dei risultati, numerosi investitori hanno però preferito riparare sui titoli di banche che, paradossalmente, in Europa, non sono mai riuscite ad andarci.
 
Articolo Dagospia Del 26/10/2007

Personalmente non sono d'accordo su molte cose di questo articolo che, a mio avviso, rientra in quel filone volto a sparar contro a Unicredit per definizione.

E questo proprio in un momento che e' sicuramente difficile, con una fusione complessa da gestire, una tempesta finanziaria in corso, aspetti i governance da sistemare e nel breve penalizzante (come gia' anticipavo un qualche giorno indietro), appeal a livello di immagine in parte da riconquistare.

Tuttavia faccio presente che Unicredit:
- ha una redditivita' paurosa e ben diversificata su piu' mercati (a piu' alto tasso di crescita rispetto a quello italiano);
- e' l'unica banca ad avere una rete cosi' estesa (a livello di europa e nuova europa) tale da poter ben supportare gli imprenditori italiani che vogliono investire all'estero;
- e' tra i pochi che, sui subprime, ha dato numeri chiari e rassicuranti, sia per le esposizioni in bilancio che per quelle fuori bilancio (entrambe irrisorie/risibili);
- e' tra i pochi che, sui derivati, ha dato numeri chiari in merito alle esposizioni dei clienti (1 miliardo), esposizioni che, ricordiamoci, sono posizioni a credito per la banca e, comunque, per quella che e' la banca piu' grande del paese.

E questo ricordatevene bene perche' in questo momento il mercato sta premiando paradossalmente chi e' meno trasparente! Il mercato infatti, in un contesto sicuramente negativo, sta premiando i mediocri, quelli che non hanno alcuna visibilita', quelli che sono focalizzati solo sul mercato nazionale, quelli che non riescono a fare il salto dimensionale, quelli che hanno i subprime in portafoglio e si guardano bene dal dare numeri precisi (banche di medie dimensioni e, soprattutto, assicurazioni).

Alcuni spunti dell'articolo sono interessanti, ma ricordiamoci di commentarlo a distanza di un anno perche' scrivere cose del genere adesso, in un contesto difficile come quello attuale e facendo certe affermazioni, sono capaci tutti.
 
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Luca Piana per “L’espresso”
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Cesare Geronzi,
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subiti dai clienti che hanno sottoscritto i derivati
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la forte presenza di Unicredit sul mercato tedesco, dove più pesanti sono state le ripercussioni della crisi partita dagli Stati Uniti;
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il patrimonio insufficiente che l'istituto si ritrova oggi, e che potrebbe rendere necessario ricorrere a un aumento di capitale, chiedendo nuove risorse agli azionisti.
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Espresso & Gabanelli (schieratissimi entrambi), ancora la sindrome di Geronzi (l'unico banchiere non ostentatamente di centrosx in questo stranissimo paese), ridicolo riferimento alla Germania (Dax da inizio anno +19,92%, SpMib -4,86%), patrimonio insufficiente...
Ok. Ce n'è quanto basta per pensare che sia giunto il momento di incrementare UNI.
L'unica cosa sgradevole è il linguainbocca di Profumo con Veltroni.
 
Ad essere sotto tiro non è tanto il solito geronzi, ma proprio Alessandro profumo. La nascita del colosso italiano non è proprio piaciuta, anche considerando di come sono variati i rapporti di forze in alleanza e mediobanca.
La settimana scorsa è stata La Stampa di Torino a criticare le dichiarazioni di Profumo, fatte in USA, ieri è stata la volta del gruppo espresso-repubblica.
Per Profumo e UC prima cade questo governo e meglio è.
 
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Per Profumo e UC prima cade questo governo e meglio è.

per l'Italia tutta è meglio che quest'accozzaglia se ne vada il prima possibile (ma sempre troppo tardi).
Comunque Profumo se lo merita, visto che ha tirato la volata all'insaccato
 
per l'Italia tutta è meglio che quest'accozzaglia se ne vada il prima possibile (ma sempre troppo tardi).
Comunque Profumo se lo merita, visto che ha tirato la volata all'insaccato

E' MEGLIO NON SOLO X PROFUMO:yes:
 
Da “Profumo di buono all’orco dei derivati”
L’onnivora macchina mediatica
L’ennesimo capitolo della battaglia sul riassetto bancario e finanziario


di Enrico Cisnetto
Pubblicato su il Foglio di venerdì 26

Sento il bisogno di distinguermi dal coro di prefiche che in quest’ultimo periodo hanno lanciato grida di dolore e indignazione contro le banche, e Unicredit in particolare, per la questione derivati. Più che una crociata per la morale e la salute pubblica (come vorrebbero darci a intendere), quella che si sta combattendo contro taluni banchieri sembra invece l’ennesimo capitolo della battaglia sul riassetto bancario e finanziario italiano. Dove si sta cercando semplicemente di contrastare con tutti i mezzi – e la calunnia, si sa, è un venticello che arriva assai lontano – chi ha le carte in regola per giocare un ruolo da protagonista nella partita. Altrimenti non si capirebbe il perché di tutta questa pletora di trasmissioni televisive dove anonimi bancari, il viso coperto e la voce camuffata – nemmeno fossero pentiti di mafia – si impegnano nel fare “clamorose” quanto inconcludenti rivelazioni su comportamenti senza nessun rilievo penale, e subito dopo a far loro il coro si presentano rappresentanti di associazioni di consumatori pronti a giurare che “le banche affamano la povera gente”. Intendiamoci: sarà di certo accaduto che qualche impiegato un po’ troppo furbo, per farsi il suo budget, abbia sollecitato i clienti a sottoscrivere forme di copertura pericolose come i derivati; ma la controparte di questo “truce commercio di buoi” non erano certo orfani e vedove, ma imprese medio-grandi per le quali è difficile sostenere l’ipotesi di una assoluta ignoranza delle regole e dei rischi connessi a questi strumenti finanziari. Di norma, queste aziende hanno sottoscritto gli impegni nella veste di “operatori qualificati”, per i quali la legge ha previsto – fino all’entrata in vigore della Mifid – oneri informativi più limitati a carico degli istituti di credito.

E’ vero che spetta alla banca informare e consigliare, anche in base alla situazione patrimoniale del soggetto in questione, ma ciò non vuol dire che la responsabilità (e gli oneri) dell’ultima decisione non siano comunque del cliente. Il quale non può, quando firma un contratto, fregarsi le mani soddisfatto perché è riuscito a “fregare il mercato” e poi, nel momento in cui le cose non girano per il verso giusto, fare la parte delle “tre scimmiette” e scaricare le presunte responsabilità – dico presunte perchè sui derivati è normale perdere quanto guadagnare – sulla banca. In più, quando questi è operatore qualificato, vale anche il principio del caveat emptor: conosci la materia, dunque devi essere accorto. E ciò a maggior ragione vale per gli enti locali, anch’essi spacciati per vittime del sistema bancario ladro e farabutto, quando è evidente che hanno firmato i contratti con l’obiettivo di far cassa (da spendersi “elettoralmente”), senza avere l’obbligo di rappresentarla come passività nei bilanci, e spalmando il debito su periodi più lunghi del ciclo politico in modo da lasciarlo ad altri. In questo caso, invece di badare al dito (le banche) perchè non si guarda la luna (il federalismo straccione)?

Ciò non vuol dire, per carità, che non ci siano state irregolarità. Ma si tratta di casi marginali, che possono esseri risolti serenamente, come d’altro canto si è già cominciato a fare, senza un clamore mediatico che, francamente, puzza di bruciato. Per esempio, perchè alla gogna è finita soltanto Unicredit, cioè proprio l’unica banca italiana che si sia assunta l’onere di dire a quanto ammontano le perdite su i suoi derivati (si badi: 1 miliardo su 100)? E perchè, sempre nel caso di Unicredit, si è taciuto che l’80% dei derivati era a ricopertura delle oscillazione dei tassi d’interesse, mercato sul quale si è verificato un andamento opposto a quello pronosticato da tutti, dall’Fmi all’ultimo degli operatori di provincia? E ancora, perchè si è considerato marginale il fatto che per oltre due terzi della cinquantina di casi in cui Unicredit è stata chiamata in giudizio, la giustizia le ha dato ragione? Un accanimento del genere fa sorgere il sospetto che gli strali lanciati contro Profumo – per l’occasione rimproverato di una perduta “diversità”, dimenticando che quell’abito gli era stato confezionato con analoghe forzature dagli stessi che ora parlano languidamente di “metamorfosi” – siano soprattutto diretti al banchiere che andando a fare shopping in Germania non ha affatto rinunciato a giocare un ruolo di “rottura degli schemi” nella nostra foresta pietrificata creditizia, come molti speravano (“sarà anche diventato il più grande, ma almeno sta fuori dalle balle”, è stato per mesi il refrain).

E che, dunque, si è rafforzato sul mercato domestico con Capitalia – e qui le vergini violate hanno cominciato a sollevare obiezioni, che non si erano sentite quando sembrava, anzi si auspicava, che quel passo lo facesse Banca Intesa – e che di conseguenza dice la sua su Mediobanca e Generali. E già, finché si trattava di dipingerlo come il pioniere del credito made in Italy all’Est e ancor più nel cuore dell’Europa, come il campione della la creazione di valore per gli azionisti, come il banchiere italiano più apprezzato all’estero e financo come il simbolo dell’anti-potere (categoria non meno perniciosa dei praticanti dell’anti-politica) perchè rinuncia a sedere nel salotto buono di Rcs, allora era “Profumo di buono”. Ora, invece, che si è alleato con il “diavolo Geronzi” e pretende di preoccuparsi che la “corazzata Generali” non finisca nella mani di chi non aspetta altro che bombardarlo, allora è diventato “l’orco dei derivati”.


(postato da Barbados2 sull'altro 3d... grazie!)
 
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