suro2009
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I nazisti non hanno scritto cosa hanno fatto in ucraina, ma i russi se ne sono ricordati molto bene quando hanno conquistato la germania, comunque non è un segreto che i nazisti organizzassero bordelli per la truppa nei territori occupati costringendo le giovani donne a prostituirsi...
il Paese delle festività
2 balls
Bravo, la maggioranza se ne frega nel senso che prevale la capacità e l'intelligenza di voler dimenticare quel periodo.
anche i fascisti quando ti entravano in casa volevano sempre qualcosaVoi fascisti ne avete fatte di ben peggiori.
Inutile che tentiate di ribaltare la storia con qualche racconto isolato.
La sostanza di quel periodo è stata chiarita dagli storici, oltre che dalla memoria di milioni di persone.
E caso strano gli episodi piu' schifosi che cercano di attribuire ai partigiani nella quasi totalita' delle volte hanno visto sempre la presenza di quel superporco golpista di Borghese e dei suoi accoliti...
a parte le bufale come questa che propalano i fasci nostrani...
Siete del pane perso visto che propalate sempre le stesse vaccate sperando che qualche beota ogni anno ci caschi...
Il caso Giuseppina Ghersi. Incongruenze, falsi e zone d'ombra
“Il 25 aprile ‘45, alle 5 pomeridiane” i partigiani, appena entrati a Savona, chiedono ai Ghersi del “materiale di medicazione” che la famiglia non esita a “fornire volentieri”. Il giorno successivo, come di consueto, i coniugi si dirigono verso il loro banco di frutta e verdura, ma in zona San Michele, poco dopo le 6.00 del mattino, sono fermati da due partigiani armati di mitra. Vengono portati al Campo di Concentramento di Legino , situato nella zona dell’odierno complesso delle Scuole Medie Guidobono, dove un terzo partigiano sequestra loro le chiavi dell’appartamento e del magazzino. Dopo circa mezz’ora viene deportata al Campo anche la cognata e i partigiani, senza testimoni, possono finalmente procedere rubando le merci dal negozio e tutti i beni della famiglia presenti in casa. Solo Giuseppina manca all’appello perché ospitata da alcuni amici di famiglia in Via Paolo Boselli 6/8.
I Ghersi, ormai detenuti da due giorni senza lo straccio di un’accusa, chiedono spiegazioni ai partigiani che rispondono rassicurandoli. Viene loro detto che si tratta di un semplice controllo e che hanno bisogno di fare delle domande alla figlioletta. Siccome Giuseppina aveva precedentemente vinto un concorso a tema ricevendo, via lettera, i complimenti da parte del Segretario Particolare del Duce in persona, trattandosi di una bonaria quisquilia, i genitori si persuadono circa le intenzioni dei partigiani e, accompagnati da uomini armati, vanno a prendere la piccola. L’intera famiglia Ghersi viene dunque tradotta nuovamente al Campo di Concentramento dove inizia il primo giorno di follia. E’ il pomeriggio del 27 Aprile 1945: madre e figlia vengono malmenate e stuprate mentre il padre, bloccato da cinque uomini, è costretto ad assistere al macabro spettacolo percosso dal calcio di un fucile su schiena e testa. Per tutta la durata della scena gli aguzzini chiedono al padre di rivelare dove avesse nascosto altro denaro e oggetti preziosi.
Giuseppina cade probabilmente in stato comatoso perché, come riferisce l’esposto al Procuratore, “non aveva più la forza di chiamare suo papà”.
Verso sera inizia a piovere e le belve, stanche di soddisfare i propri istinti, conducono Giovanni e Laura Ghersi presso il Comando Partigiano di Via Niella dove viene chiaramente detto che a loro carico non è emerso nulla. Nonostante ciò i partigiani li rinchiudono nel carcere Sant’Agostino.
Giuseppina subisce da sola un lungo calvario di sofferenze finché, il 30 Aprile 1945, viene finita con un colpo di pistola per poi essere gettata davanti alle mura del Cimitero di Zinola su un cumulo di cadaveri. Il corpo viene disteso dal personale del luogo nella fila dei riconoscimenti dove per diversi giorni. Qui viene notato dal Sig. Stelvio Murialdo per alcuni agghiaccianti particolari. Riportiamo, testualmente, dalla memoria del Sig. Stelvio Murialdo: “E proprio il primo era un cadavere di donna molto giovane; erano terribili le condizioni in cui l' avevano ridotta, evidentemente avevano infierito in maniera brutale su di lei, senza riuscire a cancellare la sua giovane eta'. Una mano pietosa aveva steso su di lei una SUDICIA COPERTA GRIGIA che parzialmente la ricopriva dal collo alle ginocchia. La guerra ci aveva costretto a vedere tanti cadaveri e in verità, la morte concede ai morti una distesa serenità; ma lei , quella sconosciuta ragazza NO!!! L' orrore era rimasto impresso sul suo viso, una maschera di sangue, con un occhio bluastro, tumefatto e l' altro spalancato sull' inferno. Ricordo che non riuscivo, come paralizzato, a staccarmi da quella povera disarticolata marionetta, con un braccio irrigidito verso l' alto,come a proteggere la fronte, mentre un dito spezzato era piegato verso il dorso della mano.”
La Sig.ra Ghersi viene rilasciata dopo 12 giorni di detenzione ed è costretta a recarsi presso al sede Comunista del quartiere Fornaci per domandare le chiavi della propria casa. Queste le vengono restituite solo il giorno successivo quando, accompagnata da un caporione del PCI, può riappropriarsi parzialmente dell’appartamento: il funzionario politico provvede infatti a sigillare tutte le camere eccetto una stanzetta e la cucina.
E’ quasi estate e il marito viene liberato dal carcere l’11 giugno senza mai essere stato interrogato per tutta la durata della detenzione. In questa circostanza apprende la notizia della morte di sua figlia e, nonostante il tremendo peso che aggrava il suo cuore, ritrova dentro casa la moglie prossima alla follia.
Il Sig. Ghersi si rivolge alla Questura dove, per via delle ruberie, gli viene corrisposto un acconto di 150.000 Lire mentre un agente si offre d’aiutarlo nella rimozione dei sigilli apposti ai locali della propria casa.
L’uomo, dovendo provvedere a moglie e cognata, viene assunto “per compassione” presso il consorzio ortofrutticolo dove riesce a percepire il minimo necessario per sopravvivere.
Sembra quasi che le cose tendano verso una certa normalizzazione, quando la notte dell’11 Luglio, a un mese esatto dalla scarcerazione di Giovanni, si iniziano ad avvertire alcuni rumori che svegliano di sobbalzo la famiglia. Un gruppo non identificato di persone cerca di forzare la porta di casa Ghersi che, fortunatamente, non cede.
Giovanni e Laura non riescono più a sostenere l’onere delle violenze subite e fuggono da Savona affrontando una vita di stenti e povertà incontrando in ogni dove il sospetto dei funzionari politici del Pci. Situazione del tutto simile a quella dei profughi istriani che, giunti in Italia, si trovano costretti a fuggire in altri paesi per via della pressione esercitata sul Governo, da parte del Partito Comunista Italiano. “Abbiamo dovuto scappare - si legge nell’esposto del Sig Giovanni - all’alba come ladri, da casa nostra, dalla nostra città , senza mezzi e senza lavoro, vivendo per anni in povertà e miseria, pur sapendo che gli assassini della mia bambina di appena 13 anni, vivevano nel lusso impuniti, onorati e riveriti, con i nostri soldi e di tutti quelli che erano morti o che erano dovuti scappare.
Ecco, ci mancava lo sterco dei wuminghia... Ma ci vuol tanto ad ammettere che c'erano anche dei delinquenti tra i partigiani e che la guerra civile fa emergere il peggio dell'umanità?!
Il problema è che dimenticare significa poter incorrere ancora negli stessi errori.
Non dire sciocchezze io sono delle "zone calde" in quel periodo i nazisti erano meno peggio dei partigiani, nell'immediato dopoguerra i partigiani si macchiarono di nefandezze orrende, per leggerle edite da qualche casa editrice famosa in Italia si deve aspettare Pansa, ma noi le conoscevamo, una delle mie prime esperienze fu vedere due persone che si incontrarono al bar, uno va incontro all'altro tutto contento (erano compari di nozze) l'altro lo guarda con disprezzo e gli dice che lui non stringerà mai la mano lorda di sangue innocente, solo anni dopo seppi che uno era il capo dei partigiani , mentre l'altro era andato in Sud America attorno al 30 e era tornato a fine anni 50
I nazisti non hanno scritto cosa hanno fatto in ucraina, ma i russi se ne sono ricordati molto bene quando hanno conquistato la germania, comunque non è un segreto che i nazisti organizzassero bordelli per la truppa nei territori occupati costringendo le giovani donne a prostituirsi...
anche i fascisti quando ti entravano in casa volevano sempre qualcosa
e in genere se la prendevano
la famiglia di mia madre si avvaleva
della zia Carolina vedova di guerra di una camicia nera morto sul fronte greco albanese
e così nessuno banfava
e mio nonno nascondeva il maiale
Settimana dura per AP. Venticinque aprile, primo maggio e possibile accordo M5S PD