Hernanes che campione

alla juve migliorano tutti, perchè giocano per la squadra più prestigiosa d'italia.
ultimo esempio pirlo dato per bollito al milan e poi ha fatto quello che a fatto

I due casi non sono assimilabili, solo un cogl.ione poteva dare pirlo per bollito, hernanes non è mai stato ne' mai sarà Pirlo, mi auguro che possa tornare utile alla juve ma potrà fare il gregario, nulla più. Pirlo e' stato il più forte giocatore italiano degli ultimi 20 anni
 
Vedremo... È un buon calciatore, se si inserisce bene può anche fare un paio d'anni a buoni livelli. I piedi li ha.
 
I due casi non sono assimilabili, solo un cogl.ione poteva dare pirlo per bollito, hernanes non è mai stato ne' mai sarà Pirlo, mi auguro che possa tornare utile alla juve ma potrà fare il gregario, nulla più. Pirlo e' stato il più forte giocatore italiano degli ultimi 20 anni

non dico assolutamente che si sostituisce pirlo con hernanes ma mi vengono in
mente giocatori ultratrentenni anche di tanti anni fa come boninsegna o altafini
arrivati a fine carriera ma che hanno fatto bene alla juve
 
Cq avrà 30 anni, ma per come si risparmia in campo è come ne avesse 25:asd:
 
Hernanes, il signore del calcio :" Vi svelo i miei segreti "
19 febbraio 2012 alle ore 2:34
Fonte : Lalaziosiamonoi.it

Un filosofo del calcio. I piedi vellutati, la mente e il cuore un tutt'uno, la famiglia, l'amore per il suo paese, la Bibbia e quella voglia di essere sempre e comunque il migliore. Senza esagerazioni, senza seguire le mode, senza essere strafottenti. Ma a modo suo. Il talento cristallino che può rinunciare al gossip, all'ostentazione dei tatuaggi, ai capelli raccolti in un codino, agli orecchini, alle cuffie giganti e multicolori e ai vezzi dei belli del calcio. Lui è un signore. Un signore del calcio. Disarmante nella sua normalità ma consapevole della sua forza, un vero esteta del pallone. Semplicemente Anderson de Carvalho Andrade Lima Hernanes. Ah, come dimenticare. Detto il Profeta, il suo soprannome. Da buon brasiliano non poteva non averne uno. Un particolare che ti segna per sempre e che ti condiziona la vita, Hernanes lo onora con giudizio e sacralità. Giovanissimo lasciò Recife, la sua patria, terra ricca di contraddizioni sociali e spesso arida di felicità. Partì cercando gloria, puntando dritto all'obiettivo. "Iniziai a giocare a calcio a 14 anni nella squadra del mio paese, l'Unibol che ora non c'è più - ha detto il numero 8 della Lazio, nel corso di una lunga intervista concessa ai microfoni di Sky Sport per la rubrica 'I signori del calcio' -. Prima giocavo a calcio a 5 sin da quando avevo 8 anni. Ricordo che a 16 anni capii l'obiettivo della mia vita: ero nel settore giovanile del San Paolo e in quel momento compresi che volevo diventare un calciatore professionsta. Cominciai come terzino sinistro, poi diventai centrocampista, trequartista, terzino destro, feci un pò di tutto e quando andai in prestito anche la prima punta. Nel 2007, però, ci fu la svolta per quanto riguardava il mio ruolo. Un mio ex allenatore, Muricy Ramalho, che ora allena il Santos, mi ha chiesto di fare il centrocampista davanti alla difesa, mancava un giocatore, potevo e dovevo sfruttare l'occasione. Provai con entusiasmo quella nuova posizione, la presi come una sfida personale e riuscii a portarla a compimento. Da lì in poi mi tolsi tante soddisfazioni con il San Paolo. Era la squadra che vinse il Mondiale nel 2005, la più forte al mondo. Ne facevo parte ma non partii. Poi anche tre scudetti di fila, una cosa mai accaduta in Brasile".
Dopo il San Paolo, l'Europa, Roma, la Lazio. Un sogno che si realizza. Lento e passionale, come le favole più belle. "Avevo un obiettivo personale: non volevo lasciare il San Paolo senza aver realizzato qualcosa di importante. Tante squadre mi hanno cercato per diversi anni, ma io avevo chiaro il mio intento. Al campo d'allenamento c'erano foto appese raffiguranti le vittorie di Scudetti e Cope Libertadores: le guardavo con ammirazione, pensavo che avrei voluto anche io essere li. E ce l'ho fatta. Ho vinto due scudetti, la mia foto era li, avevo raggiunto il mio obiettivo personale. A quel punto potevo andare. La Lazio è arrivata proprio nel momento in cui ho cominciato a sentire dentro di me la voglia di cambiare: per questo sono venuto a Roma. La gente laziale mi ha accolto alla grande: mi baciava, mi abbracciava, mi riempiva di complimenti, usava quel modo di fare esuberante e contagioso, tipico dei romani. Per me era una situazione nuova e inaspettata, non mi aspettavo che la gente conoscesse Hernanes, credevo sarebbe stata una sfida impossibile per me quella di provare ad entrare nel cuore dei tifosi. Invece mi hanno accolto alla grande, e non capivo perchè. Non avevo fatto nulla. L'Italia, poi, è bellissima, il cibo è incredibile. Mi piaceva imparare a cucinare già quando ero in Brasile ma quando sono arrivato a Formello ho conosciuto il nostro cuoco Giocondo che ci fa sempre cose buonissime. Ho voluto subito imparare da lui e piano piano ci sto riuscendo: dal risotto alla crostata e anche la pizza".

Trentasei presenze e undici gol alla sua prima esperienza italiana. Eguagliato uno dei giocatori più forti e più vincenti della storia biancoceleste. Quel Pavel Nedved che, però, così tanti gol li realizzò solamente alla sua seconda stagione con la maglia della Lazio:"Per me è un grandissimo orgoglio aver raggiunto Nedved. Lui ha avuto una grande importanza per la Lazio, è stato una bandiera per i tifosi. Dopo tutto l'affetto e la stima che ho ricevuto da tifosi e compagni, l'aver raggiunto quel traguardo è stato il mio regalo per loro. In questo momento mi sento nel momento migliore della mia carriera, ma so che posso crescere ancora molto. Il Pallone d'Oro? Vincere un simile riconoscimento è una conseguenza della crescita e io voglio crescere ancora molto. Solo ognuno di noi può determinare il proprio limite. Non so se sarò in grado di raggiungerlo, ma per ora non mi voglio porre limiti".

Hernanes, però, non è solo un calciatore. E' prima di tutto un uomo pensante. Con la mente agisce prima ancora che con i piedi. Non solo sul campo ma anche nella vita di tutti i giorni. La capacità di introspezione è una delle sue qualità, la ragione e l'intelligenza lo hanno aiutato a sviluppare abilità nascoste: "Nella vita spesso le persone vengono considerate per ciò che fanno, ma noi umani siamo molto di più. Se giochi, sei un calciatore, ma per me non è così. Siamo prima di tutto essere umani. Non sono destro, uso solamente di più il destro. Da piccolo mio padre mi diceva sempre di calciare con tutti e due i piedi. A 12 o 13 anni volevo essere mancino: piedi, mani, mi piaceva il modo in cui i mancini facevano le cose, come scrivevano, come calciavano, per me avevano tutto un altro stile. Per questo quando iniziai a giocare a calcio, cominciai da terzino sinistro, volevo essere mancino a tutti gli effetti. O come dico io, volevo usare di più il sinistro".

Doppi passi, veroniche, piroette, a passo di samba. Ha una tecnica raffinata il brasiliano, ma, da esteta del calcio qual è, non è mai contento dei suoi risultati. La ricerca della perfezione, nonostante la sua grandissima umiltà, è uno dei suoi obiettivi: "Cerco di migliorarmi tecnicamente palleggiando con una pallina da tennis. Dicono che non c'entra nulla, ma sento di essere migliorato tanto da quando lo faccio. Questo tipo di allenamento ha fatto sì che molte cose per me siano diventate più semplici. Ma non faccio solo questo per raffinare la tecnica, mi alleno sempre, in modi diversi. Per me è tutta una questione di testa, è questo che fa la differenza tra un giocatore sopra la media ed uno normale. Mi sono accorto di questo, voglio arrivare al top e studio per conoscere la strada giusta".

La strada giusta, quella che un Profeta dovrebbe sempre conoscere prima degli altri:"Mi chiamano tutti Profeta perchè ho sempre avuto un rapporto molto intenso con la Bibbia. Nelle interviste in Brasile pronunciavo spesso dei versetti, tutti sapevano che per me era molto importante. Fu uno dei giornalisti sportivi più importanti della mia patria a darmi quel soprannome. Ma fino a questo momento sono sempre stato il profeta del mio destino, ancora non sono riuscito a decifrare il futuro degli altri (ride)".

Un Profeta, però, che sa anche emozionarsi: "Il 16 ottobre rappresenta il giorno più bello della mia carriera, non solo alla Lazio, ma in generale. Ricordo che la settimana prima del derby risposi alla convocazione del Brasile in Messico e tutti, a Roma, erano preoccupati per la mia stanchezza. Io però ero contento perchè avevo giocato con la Nazionale ed ero molto tranquillo, nonostante la pressione che poteva dare una sfida così sentita visto poi che non vincevamo da 5 derby. Neanche il gol di Osvaldo mi fece perdere la pace interiore, feci di tutto per non innervosirmi. La squadra è stata brava a mantenere la concentrazione e dopo il mio rigore siamo stati i padroni del campo. Il gol di Klose a pochi istanti dalla fine è stata un'emozione pazzesca, un qualcosa mai vissuto prima. Stupendo, meraviglioso, bellissimo. Non ho parole per descrivere quella sensazione, quell'emozione".

Dall'amicizia con Dias agli aneddoti del suo arrivo in biancoceleste, passando per una maturazione, quella calcistica, sempre più evidente: "Con Andrè siamo molto amici, ma anche con gli altri siamo uniti. Siamo un gruppo ben affiatato, non ci sono clan nello spogliatoio. Perchè il numero 8? Ho sempre pensato che da titolare debba avere spalle un numero dall'1 all'11. L'8, quando giunsi a Roma, era l'unico disponibile e perfetto per il mio ruolo. Quando arrivai alla Lazio, poi, parlai subito con Reja per fargli capire dove volevo giocare e lui mi espose la sua idea. Mi mancava giocare più avanti, volevo imparare a ricoprire anche quel tipo di posizione. Volevo arrivare alla fine dell'azione, non fare sempre l'assist ma riceverlo anche dai miei compagni. Adesso mi trovo a mio agio, prima pensavo troppo. Ora mi viene molto naturale giocare li, comincio ad avere piacere a giocare senza troppe preccupazioni. Il gol più bello? Quello contro il Parma l'anno scorso. Ho ricevuto il pallone da trequartista, mi sono girato velocemente e ho fatto un gran gol da fuori. Segnare in quel modo mi ha fatto capire che sono riuscito a raggiungere l'obiettivo di imparare a giocare lì".

Prima di prendere confidenza con il calcio a 11, il talento di Recife giocava a calcetto. Non aveva una grande corsa, preferiva dribblare nello stretto ed andare alla conclusione. Giocava quasi da fermo. Col passare degli anni ha dovuto modificare il suo modo di intendere il calcio: "A calcetto è diverso, a volte basta essere molto tecnici per cavarsela. Nel calcio, invece, devi saper correre. E questa è stata la mia prima difficoltà. Volevo diventare più veloce, volevo fare qualcosa per migliorarmi. Un amico mi consigliò di ascoltare Jota Alves, uno scienziato del calcio (che ha passato i suoi ultimi 40 anni a studiarne ed apprenderne i principi e con cui Hernanes lavora in modo simbiotico, ndr). Lui mi diede dei suggerimenti fondamentali per la mia carriera. Ero un pò lento all'epoca, e per essere piu veloce cercavo di cambiare continuamente il modo di correre. Ma sbagliavo tutto. Nessuno mi diceva cosa dovevo fare. Lui, Jota Alves, mi ha illustrato alcuni segreti, mi ha spiegato i motivi scientifici di certi aspetti della corsa, le tecniche giuste, mi ha insegnato il modo corretto per correre, prendendo come riferimento Usain Bolt".

Niente Ferrari, nè Lamborghini, nè Porsche. Una semplice utilitaria per girare la Capitale in compagnia della moglie e dei suoi pargoli. Non ha vizi Hernanes, gli piace godersi fino in fondo l'ambiente familiare ed è devoto a Dio. E' un ragazzo posato, usa la testa per esprimere qualsiasi concetto: "Quando andai a comprare la macchina quella che volevo io non c'era e allora ho optato per la prima che è capitata. Per me le auto sono tutte uguali. E inoltre a me piace stare a casa con i miei figli e con la famiglia. Io religioso? La religione è sempre stata un grave problema per il mondo, ha fatto scatenare guerre e per questo non mi associo a questa parola. Io seguo la Bibbia e i suoi insegnamenti, questo è il mio stile di vita, non parlo di religione. Noi umani, però, siamo tutti uguali, per imparare usiamo tutti lo stesso meccanismo, non c'entra fede o ragione. Mamma e papà sono stati degli esempi, miei fratelli, gli zii, tutta la famiglia è stata importante per me per arrivare a essere equlibrato, per cercare di superare i limiti che impone la società".

I limiti, lui, Hernanes, spesso li ha superati anche in campo, con giocate d'alta scuola che hanno fatto letteralmente impazzire la gente laziale. Ma lui, quel giocatore così atipico, per modi di fare e di pensare, unico nel suo genere, vuole raggiungere l'elite del calcio: "Zidane è il mio idolo, lo ammiro tantissimo. Anche Seedorf, Kakà, Ronaldo. E ovviamente Messi che sta facendo la storia del calcio. Non voglio essere come loro, ci tengo a precisarlo, ma li ammiro per quello che sono riusciti a fare. In Italia poi i più forti sono Pirlo, Seedorf e Marchisio, mentre in Europa Lampard, Gerrard, Fabregas, Iniesta e Xavi. Ma, soprattutto questi ultimi due, sono favoriti da quel gran complesso chiamato Barcellona. Mi piacerebbe vederli al di fuori di quel contesto, in altre squadre. Iniesta, però, per me è il piu forte di tutti. Sono giocatori fantastici e, per raggiungerli, devo ancora pedalare tanto. A livello internazionale non ho fatto nulla".

La Lazio è la sua seconda casa, a Roma ha messo le radici. Con la Lazio e grazie alla Lazio vuole raggiungere ciò che ha ben fisso nella mente: "Mi trovo molto bene qua, sono davvero felice alla Lazio. in questo momento ho solo due obiettivi in testa: finire questa stagione meglio della scorsa e nel 2014 essere in Brasile per il Mondiale. E' il mio grande sogno arrivare a giocare una competizione così importante nel mio paese. Sto lavorando per questo, è un qualcosa che ho dentro il cuore".
 
Gol strepitoso. L'erede di Pirlo (spostandolo un po' indietro)...

Hernanes nasce come mezzala/interno di centrocampo ed è in tale ruolo che si afferma nel San Paolo.
In Italia viene adattato nel ruolo di trequartista nel quale fa molto bene.
E' quindi un centrocampista duttile anche se non credo che ora possa fare il regista alla Pirlo.
Chissà magari in futuro

Ultimamente appariva un po' in disarmo ma mi sento di dire che non è solo colpa sua se in parte ha fallito il rilancio nell' Inter.

Ha ottime doti tecniche e fisicamente non è male e non ha ancora compiuto i trent'anni.
Sarei contento se facesse il 75% di quello che ha fatto Pirlo alla Juve.

Nell'immediato la Juve aggiusta numericamente la rosa dei centrocampisti con un elemento esperto, tecnicamente molto valido e , speriamo facendo le corna, anche affidabile fisicamente
 
La juve ha fatto un buon acquisto a quella cifra non poteva trovare nulla di meglio.
Chiaro che non è Pirlo, ma è giocatore dai piedi buoni a cui non scotta la palla ai piedi.
Nella juve attuale può fare molto bene.
A me dispiace molto che sia stato ceduto soprattutto a una rivale...
 
già l'ultimo anno alla lazio non fece bene,

per l'inter fu un errore prenderlo, probabilmente speravano di rilanciarlo ma non è stato così...

nell'inter degli ultimi 2 anni nessuno ha fatto bene.
Neppure kovacic ha fatto tanto bene.
 
Nessun problema ad ammettere che su Hernanes avevo visto male.

Questo dici pubblicamente, ma mi hai dato un rosso perché ho riproposto la tua valutazione passata.
A quanto pare sei permaloso ed a sproposito mentre cerchi di mostrare un atteggiamento superiore. :D

Non sono stato io ad aver uppato il thread e la mia risposta non era critica su passati commenti.
Hernanes deve ancora cominciare a giocare nella Juventus e si vedrà il suo rendimento.
 
Ultima modifica:
Ma scusate ma uno bravo si dimentica come si gioca a pallone?
Se messo nel contesto giusto torna a rendere al meglio. Non e' che ci sia da vergognarsi ad avere detto che hernanes ha talento...
 
Ultima modifica:
Ma scusate ma uno bravo si dimentica come si gioca a pallone?
Se messo nel contesto giusto torna a rendere al meglio. Non e' che ci sia da vergognarsi ad avere detto che hernanes ha talento?

assolutamente , anzi, certo magari le aspettative erano per una carriera più da top, io in primis lo pensavo, ma cq non si gioca nel centrocampo della nazionale brasiliana se non hai piedi buoni
 
assolutamente , anzi, certo magari le aspettative erano per una carriera più da top, io in primis lo pensavo, ma cq non si gioca nel centrocampo della nazionale brasiliana se non hai piedi buoni

beh, nel peggior brasile della storia...:yes:
 
assolutamente , anzi, certo magari le aspettative erano per una carriera più da top, io in primis lo pensavo, ma cq non si gioca nel centrocampo della nazionale brasiliana se non hai piedi buoni

I piedi ok, ma nel centrocampo della nazionale brasiliana
puoi giocare anche se sei un po' fuori .... :D
 
Nel brasile puoi giocare anche se hai una generosa criniera .... :o
 
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