Il cibo è passione, è amore.


«Miss Rossella, le signorine di buona famiglia alle feste devono mangiare
come un uccellino e non ingozzarsi come un tacchino; prima di uscire

mangi uno dei miei muffin».

Questi erano i consigli che Mami dava a Rossella O’ Hara in Via col Vento sul mangiare in pubblico

Via-col-vento-Lux-8.jpg


Via col vento è anche un viaggio nella tradizione gastronomica del vecchio fascinoso Sud degli Stati Uniti,.
Prima nello scenario fastoso delle feste nelle ricche magioni delle piantagioni della Georgia, poi in un paese prostrato dalla Guerra di Secessione e dalle difficoltà della successiva ricostruzione.

Una cucina dove confluiscono apporti indiani, creoli, europei, africani.
Rossella oltre ai muffin ai mirtilli, cucinava focaccine di grano saraceno con sciroppo d’acero, patate dolci al burro; il prosciutto lo serviva con una salsa scura e la torta la farciva di marmellata.

muffin-ai-mirtilli-ricetta-blueberry-muffin.jpg

bravissima, come sempre OK!


Infatti da un paio di mesi sono arrivati i golosi frutti di bosco :p: una bella torta per te

crostata-morbida-alla-frutta-fresca-con-crema-diplomatica-e-frutti-di-bosco-ricetta-dolce.jpg
 
hermione-granger.gif


Sono, ovviamente, magici gli intrugli cucinati nella Scuola di Stregoneria di Hogwarts, dove Hermione proveniente da una normale famiglia “babbana”, conosce Harry Potter e diventa furbissima strega.
Sua la Pozione polisucco che «ha il potere di donare per un’ora l’aspetto fisico della persona che si desidera»:

150 grammi di kiwi, 300 milligrammi di gassosa, un limone.
Poi chiudete gli occhi e sognate chi volete diventare.
Forse non vi tramuterete nei bellissimi George Clooney o Natalie Portman,
ma in compenso avrete bevuto una dissetante e sana bevanda.


Acqua%2Baromatizzata%2Bkiwi%2Blimone%2Bmenta.jpg
 

Il cibo era per Maria Callas era una vera passione, tanto che annotava le ricette dei suoi piatti preferiti ovunque andasse.
Maria Callas era una carnivora: amava soprattutto bistecche da 800 grammi che Giovanni Battista Meneghini le portava dalla Toscana o dalle scorte dei fiorentini che dominavano la buona cucina di Milano. La Divina le amava “a crudo” condite solo con due gocce di olio extra!

mariacallas.jpg


Pia Meneghini (sorella di Titta), preparava spesso polenta e baccalà per Maria Callas, che andava pazza per la cucina veronese. A villa Meneghini le due donne sfogavano spesso la comune passione per le pentole. La Callas apprese da Giuseppina Meneghini i segreti del lesso con la pearà e del risotto con il tastasal, piatti che poi riproponeva al marito. A Maria piaceva molto anche la “pastissada”.

empty
 
FzSm7L5X0AEGtKH.jpg


CIAO MAF , SONO TONNATO ! -:D :flower:

NON SO PER QUANTO , MA PER ADESSO SONO QUI !

BUONA GIORNATA :ops:
 

Ciao Dance...qui dove??? Ehm, ehm... In dolce compagnia???:giggle:
Ti consiglio per pranzo un buon risottino
!😀😄e un buon calice di cabernet, merlot o Valpolicella.😊

20131210-114621.jpg


Il risotto al tastasal che piaceva alla Callas non lo conoscevo ma è da provare
L’originale risotto al tastasal è un primo piatto tipico veronese e del Veneto. Il tastasal è fatto di carne di maiale macinata, salata e pepata.
Tastasal è una parola dialettale veronese che vuol dire assaggiare il sale.
Infatti questa ricetta di risotto veniva preparata per verificare se la carne fosse stata salata al punto giusto prima di inserirla nei budelli per farne insaccati tipici come il salame, le salsicce, la soppressa o la stortina veronese.
Nel vicentino il tastasal può finire nel sugo dei bigoli o dei gargati (piccoli maccheroncini).

Ingredienti

440 g riso Vialone Nano Igp
350 g tastasal1
brodo di carne
80 g burro
1 cipolla bianca, aglio e noce moscata
formaggio Grana Padano
sale, pepe e rosmarino

Cuocete il tastasal nel burro con la cipolla
tagliata finemente, il rosmarino e uno spicchio d’aglio

A fine cottura salate
e pepate il tastasal

In un’altra pentola tostate il riso e aggiungete il brodo un po’ alla volta

A 3 minuti dalla fine della cottura aggiungete il tastasal con i suoi sughi e mescolate

A fine cottura mantecate con il formaggio grana

Vi sono diverse varianti: c’è ad esempio chi usa lo scalogno al posto della cipolla, chi mette del vino durante la cottura della carne, chi aggiunge noce moscata o cannella per rendere più profumato il risotto.

primi2.jpg
 

La Callas della cucina greca si ricorda apprezzasse soprattutto la moussaka, a Milano non rinunciava mai al risotto con l’ossobuco e a Parigi cedeva volentieri davanti ostriche e champagne.
1688718796557.jpeg


Ritagliava con attenzione le ricette di cucina dalle riviste e le disponeva in ordine dentro le cartelline.

Pasta, tagliatelle. Preferiva il gusto alla vista e quando un piatto le piaceva, voleva la ricetta. I grandi chef dettavano e lei scriveva puntigliosamente grammi, etti e ingredienti.

Smessi così i panni di Tosca, Norma o Lucia di Lammermoor, amava mettersi il grembiulino e, dosatore in mano, trafficava tra i fornelli.
«Cucinare bene è come creare. Chi ama la cucina ama anche inventare».
22c16068d576f324169a543aca90f997.jpg

moussaka-scaled-e1621188071763-1200x692.jpg


1999_Ossobuco.jpg

 
F1REytgWIAAuuWk.jpg

Non esiste una colazione perfetta standard consigliabile a tutti. Occorre considerare diverse variabili. Certo è che esistono delle linee guida, che possono, volendo, essere personalizzate tenendo conto del sesso, dell’età e dell’attività fisica svolta. Bisogna innanzitutto considerare che la colazione deve rappresentare una buona percentuale dell’apporto energetico totale da assumere durante il giorno, pari a circa il 20% delle calorie totali. In linea generale, per una colazione sana e nutriente si consiglia di assumere il 60% di carboidrati e il resto, in parti uguali, di proteine e di grassi. In questo modo il primo pasto della giornata diventa un pasto completo. Occorre scegliere con cura gli alimenti giusti per iniziare la giornata senza sovraccaricare l’organismo di tossine. Inoltre, è consigliabile variare periodicamente la propria colazione. Quindi è meglio una colazione dolce o salata? A questa domanda non esiste una risposta valida per tutti. Va considerato lo stile di vita, il lavoro ed i gusti personali di ognuno. Ad esempio, chi fa sport o chi fa un lavoro manuale potrà optare per una colazione salata, mentre chi lavora più di intelletto potrà beneficiare di una colazione dolce, l’importante è che il primo pasto della giornata sia sano e bilanciato.

:o
 

La dieta di Maria Callas, dai trent’anni in su, fu drastica. Niente fois gras, fegato alla veneziana con polenta, riso con le anguille e bignè di cioccolata, ovvero tutto quello che adorava.
Non poteva permetterseli Maria Callas, di cui è rimasta celebre «la torta mia», che cucinava quando tornava a Sirmione, per riposarsi dalle sue tournée internazionali.
La ricetta è stata trovata nei suoi scritti lasciati nella sua villa.
a3967331f54e9b1b3bc79b0d96ad60a8.jpg


La Torta Paradiso di Maria Callas è molto semplice da preparare.

Ingredienti:

300 g di burro
3 uova
3 tuorli
300 g di zucchero
100 g di farina
200 g di fecola di patate
1 bustina di lievito
1 bustina di vanillina
scorza di limone q.b.
zucchero a velo q.b.

Preparazione:
Portare il burro a temperatura ambiente, versarlo in una ciotola capiente e iniziare a montarlo con un cucchiaio di legno o con uno sbattitore elettrico. Quando sarà ben montato e soffice aggiungere i tuorli, uno per volta, e non aggiungere il successivo sino a quando il precedente non si sarà perfettamente amalgamato. Poi aggiungere le uova intere. Continuando a sbattere, aggiungere prima dello zucchero, la scorza grattugiata del limone, poi la farina e la fecola fatta cadere a pioggia da un colino.
Imburrare una tortiera con cerniera del diametro di 28 centimetri, versarvi l’impasto e metterla in forno già caldo a 180° per circa 40 minuti. Controllare la cottura della torta con uno stecchino e una volta cotta toglierla dalla tortiera e lasciarla raffreddare. Servirla spolverizzata abbondantemente di zucchero vanigliato. Avvolta in carta di alluminio si conserva per parecchio tempo e acquista nel gusto. Lo zucchero vanigliato va sempre cosparso appena prima del servizio.
torta-paradiso.png
 


Ivan Andreevich Krylov:

Il famoso favolista russo era dotato di molti altri talenti: conosceva perfettamente cinque lingue straniere; suonava il violino in modo eccellente; aveva una salute potente - fino al freddo intenso nuotò nella Neva, colpendo il giovane ghiaccio con un corpo enorme, che pesava molto più di 100 kg.
300px-PopovAA_DemyanovaUha.jpg

Ma la sua gioia principale era il cibo.
Francamente, Ivan Andreevich Krylov era un ghiottone raro, semplicemente mostruoso. Come disse una volta P. Vyazemsky di Krylov, per lui era più facile sopravvivere alla morte di una persona cara che saltare il pranzo. Ecco il ricordo di un contemporaneo:
"Per una cena, alla quale Ivan Andreevich dedicò almeno tre ore, mangiò una quantità di cibo impensabile: tre ciotole di zuppa di pesce, due piatti di torte salate, diverse costolette di vitello, mezza frittata tacchino, per dessert - una grande pentola di porridge di Guryev" *
Pushkin amava Krylov e lo chiamava "l'inchiostro pre-originale"
.

5dbac13e15e9f96f8d5ea88d.jpg
 
sriimg20090309_10429705_0-data.jpg


La cucina dei Rom può essere definita la cucina del viaggio, poiché è la cucina di un popolo nomade che si è formata sulle strade dell’India prima, del Medio Oriente poi e infine dell’Europa e si arricchisce di volta in volta a ogni nuovo contatto con le varie realtà locali. A rigor di termini non esiste una “ ”, essendo il prodotto rielaborato di realtà culinarie presenti nei territori di insediamento. Data la loro dispersione geografica e la divisionein gruppi differenti, non si può neanche parlare di una cucina unica per tutti i Rom, ma di tante cucine rom o meglio di tanti modi di cucinare.

zingari-dIrlanda.jpg


Le peculiarità gastronomiche, al pari delle differenze linguistiche, sono un sicuro e interessante indicatore della provenienza di un gruppo o, se si vuole, dell’appartenenza di un gruppo rom a una determinata area geoculturale, come dimostrano per esempio il gulash dei Romungre dell’Ungheria, la brovada o ripa dei Rom Harvati insediati da molti decenni in Friuli, la bagnacauda dei Sinti Piemontesi, le sarme dei Rom dell’area balcanica, la ciorba dei Rom Rumeni e così via


Galleria_Brovada_04.png


Bagna-c%C3%A0uda-piemontese-ricetta-originale-di-una-salsa-antica.jpg

ciorba.jpg
 

Avendo la cucina rom elementi della cucina indiana e sud-asiatica e similitudini con la cucina ungherese, come ad esempio nei piatti di carne, molto speziata e condita con vari sughi, queste diverse influenze si ritrovano nella piccantezza e il forte uso di aglio e spezie come la paprika e il peperoncino.

Anche le patate, trattandosi di un cibo economico, versatile e reperibile facilmente più o meno ovunque, sono un alimento molto amato da questo popolo. Proprio le patate, insieme ai peperoni, il cavolo verza e il riso sono considerabili come ingredienti base della cucina rom.
article-2210747-1546A71F000005DC-335_964x1138.jpg


Per quanto riguarda la carne, storicamente questi popoli hanno prediletto le tipologie di carne più facilmente reperibili cacciando, o più economiche da acquistare. Per questo, maiale e manzo fino a tempi recenti non venivano spesso utilizzati, preferendo invece pollo, capra, coniglio, lepre, uccelli come la pernice, ma anche lumache – usate per preparare una zuppa considerata prelibata dalla popolazione rom.

In generale, nella cucina rom nulla viene sprecato, e si fa affidamento sui cibi più facilmente reperibili in natura come appunto gli animali selvatici. Ci sono però alcuni animali che è vietato consumare anche in questa cultura, come cani, gatti, rane e serpenti, considerati portatori di malaugurio.
7.jpg
 

Il pane non può mancare nei pasti rom: fritto e a base di mais (xaritsa) o al forno (bogacha), fa da accompagnamento ai vari stufati e salse molto amati in questa cultura.
Un esempio è lo stufato di coniglio, tipo di carne molto utilizzato dai rom, cucinato insieme alle sue interiora in un sugo contenente patate e peperoni.

images


Parlando di carne, un piatto unico nel suo genere è sicuramente l’hotchi-wotchi: una pietanza a base di carne di riccio, insaporito con dell’aglio e fatto arrosto avvolto in delle grandi foglie. In questo caso si tratta di un piatto legato più che altro al passato in cui, per questioni di reperibilità e mancanza di mezzi per acquistare altri tipi di carne, si ricorreva spesso ad animali selvatici di questo tipo come fonte di proteine.

SH_coniglio_all_ischitana.jpg
 


TAG24IT_20230408101304240_3f393222d6df7e265f8f50ec508f09a8-800x560.jpg


Non solo carne nel menu dei Rom ma anche tanti dolci, fra cui il pirogo a base di noci, uvetta, ananas, pasta all’uova, burro e formaggio spalmabile – tortine di fichi o a base di mandorle.
Per quanto riguardale le verdure, il cavolo verza è sicuramente una delle più utilizzate in diversi piatti, come il sarma, cavolo ripieno di riso e carne. Nelle occasioni speciali e i giorni di festa, invece, il cavolo viene sostituito dai peperoni sempre cucinati arrosto e ripieni.
0_kv9opasu_menu_plumcake_0812.jpg


20210408_180454-960x540.jpg
 
De-Niro-Napoli.jpg


Robert De Niro è in vacanza a Napoli e sulla Costiera Amalfitana.

Dopo una visita al Tesoro di San Gennaro custodito in Duomo, il grande attore italo-americano è stato a pranzo nel ristorante "Mimì alla Ferrovia", vicino alla stazione centrale. Qui ha assaggiato specialità partenopee come il "peperone mbuttunato" e ha parlato anche in napoletano.

a-Mim%C3%AC-int.jpg


Durante una passeggiata per le vie del centro, Robert De Niro si è recato in via San Gregorio Armeno, dove ha incontrato il maestro presepaio Genny Di Virgilio, che gli ha donato una statuina di Pulcinella, la storica maschera napoletana del teatro dell'arte, e un gobbo scaramantico

1690789025681.jpeg


Nei giorni scorsi giorni, Robert De Niro aveva visitato diversi quartieri della città. Nel Rione Sanità aveva ammirato la galleria d'arte dello scultore Jago e le catacombe di Napoli. Poi aveva assaggiato le delizie della pizzeria Concettina ai Tre Santi e quelle della pasticceria Poppella. Sempre in questi giorni, l'attore due volte premio Oscar è stato in visita anche nella penisola Sorrentina e in costiera Amalfitana. A Nerano ha cenato al rinomato "Scoglio di Marina del Cantone"

Peperoni-imbottiti.jpg
 
Ultima modifica:

Mimì alla Ferrovia ha preparato per il protagonista di Taxi Driver un menù speciale:
trecciona di mozzarella di bufala, ricottina con confettura di pomodoro e granella di nocciola,
oltre al famoso "puparuolo ‘mbuttunato" di Mimì.
treccia-di-mozzarella.jpg


ricottina-con-confettura.jpg


33190635_636567636687388_27483079115276288_n.jpg
 
3123_0.jpg


Certi miti africani e amerindiani fanno originare donna e uomo da una "cottura". Come fossero cibo.

Ci ricordano che nelle tradizioni religiose cibo e creazione coincidono. Gli esseri umani e divini si uniscono e si dividono negli alimenti cotti e crudi, nella preparazione e nel consumo, nel digiuno e nella festa, nel prescritto e nel vietato.

442_0.jpg


Nella Grecia classica sale verso l’Olimpo il fumo della bestia sacrificata — agli dèi non serve altro, hanno già nettare e ambrosia — e agli uomini resta la carne.
Da Zeus a Vishnu, da Buddha a Maometto, il cibo della religione è la religione stessa:

Così i cereali devono il loro nome a Cerere, la greca Demetra, la «dea madre» signora delle messi, mentre l’olio è sotto il segno di Atena, e perciò i giovani ateniesi sulla soglia dell’età adulta giurano di difendere la patria davanti agli ulivi sacri.

Il vino, poi, è il dono di Dioniso, il «dio in fermento» come il succo della vite che è «succo della vita», «bios allo stato nascente ed effervescente»


Shakyamuni_Gyuto.jpg
 

Il cibo in Africa è l'elemento base di un rituale di comunione, un'occasione per esprimere valori e simboli della tradizione.
Nel continente, in modo molto generale si può dire che il piatto forte è costituito da una portata a base di carne, quasi sempre accompagnata da un sugo ricco di varie spezie, anche molto piccanti.

Al posto del pane occidentale si mangia il riso, la ingera
(una sottile sfoglia molle e tenera fatta con un cereale chiamato tef, il fufu (una specie di polenta a base di farina di manioca, di mais, di miglio, eccetera).
Pane-injera_780x520_wm.jpg


Il piatto africano forse più conosciuto è lo zighinì, piatto nazionale per l'Etiopia, la Somalia e l'Eritrea.
È costituito da carne di montone cotta in umido, accompagnata da berberè, un sugo ricco di paprika piccante, e verdure varie. Il tutto servito su uno strato di ingera.
Zighini_780x520_wm.jpg


Anche il pollo è molto diffuso, dal pollo saka-saka al pollo al burro d'arachide, condito con il dongo-dongo, una spezia che aiuta il sugo a compattarsi e a dargli il suo sapore particolare.
La cucina africana è anche a base di pesce, soprattutto nelle isole e nei paesi che si affacciano sul mare particolarmente pescoso, ma anche dove i laghi e i fiumi abbondano di pesce. La tilapia nilotica, chiamata poisson capitain, è molto apprezzata e diffusa in Africa. Particolarmente delicato è il suo profumo e il suo sapore quando è affumicata. In genere il pesce viene cotto alla brace, con spezie aromatiche e piccanti.
air-fryer-tilapia-3.jpg

Molto buone sono le crocchette di pesce e di verdure, cotte in tutte le maniere. Fortunati quelli che possono trovare il pesce saka-saka (il pesce affumicato è accompagnato da foglie di manioca cucinate come spinaci, il tutto cotto con olio di palma).
Da non perdere, le famose banane fritte, le patate dolci anch'esse fritte e la manioca bollita e fritta.


banane-fritte-1.jpg
 
Indietro