Il cibo è passione, è amore.

  • Due nuove obbligazioni Societe Generale, in Euro e in Dollaro USA

    Societe Generale porta sul segmento Bond-X (EuroTLX) di Borsa Italiana due obbligazioni, una in EUR e una in USD, a tasso fisso decrescente con durata massima di 15 anni e possibilità di rimborso anticipato annuale a discrezione dell’Emittente.

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È bene oservare che i gusci sulla pasta alle vongole sono immangiabili:D ...sono il numero di vongole che fanno la differenza! Mia moglie è una diversa. OK!Abbiamo mangiato assieme,ma lei :"Go vogia de tortein panna e prosciutto cotto!!!:tapiro:!! Diffidate di queste mogli....vivono a lungo più degli uomini e non piangono nemmeno dopo aver curato trenta kili di segoea!!:yeah:
 
È bene oservare che i gusci sulla pasta alle vongole sono immangiabili:D ...sono il numero di vongole che fanno la differenza! Mia moglie è una diversa. OK!Abbiamo mangiato assieme,ma lei :"Go vogia de tortein panna e prosciutto cotto!!!:tapiro:!! Diffidate di queste mogli....vivono a lungo più degli uomini e non piangono nemmeno dopo aver curato trenta kili di segoea!!:yeah:

Mi fai fare i compitini: cos'è la segoea??'
Una cipolla bianca!

La "segoea de Ciòsa".
Elementi documentali sulla cipolla bianca di Chioggia sono rilevabili da tempi antichi.

Chioggia è sinonimo di "pesce con la cipolla": come sappiamo era tradizionalmente il modo più usato dai pescatori chioggiotti per la conservazione nei casi di pescate abbondanti (il “saor”).
Gli orti litoranei hanno la leggerezza del terreno, a tratti sabbioso, che permette la formazione di bulbi regolari di aspetto brillante e cristallino. Il clima mite di Chioggia permette un buon anticipo per le produzioni più precoci e la perfetta maturazione di un’ottima produzione tardiva detta “agostana”, di qualità elevata e anche molto ben conservabile.

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"Segoe coi funghi"
(Cipolla bianca di Chioggia con i funghi porcini).

In un tegame disponi le cipolle che avrai ben pulito e tagliato in sei spicchi ciascuna, falle appassire in olio extravergine a fuoco lento. Quando saranno appena colorite, aggiungi i funghi porcini (secchi fatti rinvenire o freschi lavati e mondati) a tocchi non troppo piccoli e rosola il tutto alzando la fiamma. Ora aggiungi un battuto di aglio, prezzemolo e un trito sottile di acciughe dissalate (ben lavate!). Sale (poco) e pepe, spegni la fiamma, copri e lascia riposare per qualche minuto. Da servire caldo con un calice di Lison-Pramaggiore Tocai Classico Doc.


(Notizie storiche da: agricoltura.provincia.venezia it )

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.....avrei proprio voglia di funghi!!....hai visto la pag precedente del risotto:mmmm:
 
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Il passato ti si appiccica addosso come lo zucchero a velo alle dita.
Alcuni tentano di spolverarlo via, però non c’è niente da fare: gli eventi e le cose
che ti hanno portato dove sei ora restano lì per sempre.

Erin Morgenstern, Il circo della notte

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Sandra Milo amava molto i formaggi, specie quelli francesi, e sosteneva che nelle ostriche di erotico non c’è proprio nulla «perché spesso i filamenti ti rimangono infilati nei denti», mentre un piatto ben speziato sa accendere il gusto e la voglia.
Sandra Milo ha indossato recentemente il grembiule da cucina a fianco di Anna Moroni in “Senti che fame! Nonna pensaci tu”, dove interpreta una nonna travolgente e solare, autoironica, senza convenzioni e preclusioni. Che agli ospiti speciali preparava le lasagnette con le verdurine, condite con besciamella, parmigiano, un tocco di pomodoro e tante verdure. Anche surgelate.



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Serge Gainsbourg saggiamente diceva, ogni volta che esagerava, che era bipolare, schizofrenico, folle, maniaco e anche abitato da due persone: la prima, Gainsbourg, era l’artista; la seconda, Gainsbarre, era l’eccesso, la devastazione, l’errore, l’orrore.

Aveva coniato un gioco di parole perfetto per i francesi, difficile da tradurre, che va letto ad alta voce per capire: “Quand Gainsbarre se bourre, Gainsbourg se barre”, che, smontando i due nomi, significa: “Quando Gainsbarre si ubriaca, Gainsbourg scompare”. La stessa Jane Birkin, meravigliosa più di ogni altra, disse una volta: “Ho amato Gainsbourg, ma Gainsbarre mi faceva paura”.

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Sigaro sempre in bocca fin dall’età di tredici anni, dieta poco mediterranea (vino, liquori, mille caffè, sigarette e, a volte, un po’ di cibo), finì preda dei suoi demoni, divorato dalla cirrosi, negli ultimi anni praticamente cieco. Eppure, sempre folle e geniale. Quando fu colpito da infarto, cercò di evitare la barella, dicendo agli infermieri che non era fine farsi portare via in quel modo, poi si lamentò della coperta, che definì “inguardabile”. Davanti al medico sconcertato, si alzò dalla lettiga per recuperare la coperta di Hermès, ci mise dentro una stecca di Gitanes e poi disse: “Va bene, se proprio dovete, adesso portatemi in ospedale”.

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Ghe xe' da magnar de tuto,ma neanche na fritoa!Vedi l'allegato 2980405


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Qualcuno conosce i calzones rotos...."Le mutande rotte"!
In Cile sono dei dolci invernali che assomigliano alle nostre frittelle.

Il klenät
è invece un dolce diffuso in diversi Paesi dell'Europa settentrionale.
I klenäter erano già presenti nelle tavole danesi del XIV secolo, e compaiono nei libri di cucina danesi e islandesi del XVIII e XIX secolo.
Oggi i klenät presentano molte varianti diverse, vengono consumati durante le festività, e sono una specialità tipica dei Paesi scandinavi, soprattutto in Svezia, Islanda, Norvegia, Fær Øer, Groenlandia e Danimarca, nei Paesi baltici e nella Germania settentrionale
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l klenät è uno gnocco a base di farina, tuorli d'uovo, zucchero, e margarina o burro che, dopo essere stato ricoperto nella pellicola trasparente e lasciato riposare per due ore in un luogo freddo, viene fritto nell'olio o nello strutto
.
I klenät possono essere insaporiti con zucchero, succo di limone, alcolici come il brännvin o il cognac, o acqua miscelata con acido acetico.[
In Islanda vengono preparati i simili kleina, che vengono modellati con un'apposita rotella per dolci e insaporiti con il cardamomo. I kleina hanno origini antiche e venivano un tempo fritti nel sego ovino.

In Norvegia, i klenät si chiamano fattigmann ("povero"), o fattigmannbakkel ("pasticcere povero"), perché, secondo un'idea diffusa, il dolce era così costoso da impoverire chiunque li comprasse.
I fattigmann sono fatti con la cannella, il cardamomo, e contengono un pizzico di cognac
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SANREMO...A TAVOLA!

il cibo si fa metafora e parodia quando nel 1996 Elio e le storie tese cantano all’Ariston La terra dei cachi (un frutto peraltro amatissimo da Giuseppe Verdi, pare), buttando giù – con una melodia cantabilissima e molto italiana

Italia sì Italia no Italia gnamme, se famo du spaghi
Italia sob Italia prot, la terra dei cachi
Una pizza in compagnia, una pizza da solo

un totale di due pizze e l’Italia è questa qua.

E prima di arrivare al caffè di Fiorella Mannoia (Caffè nero bollente) o a quelli ipertrofici di Alex Britti (7000 caffè), a Sanremo c’è tempo per il drink di Achille Lauro in Rolls Royce, che in realtà non è un drink, ma è Paul Gascoigne, l'alcolicissimo calciatore inglese della Lazio negli anni Novanta.


O, ancora, testo alla mano, alla vera canzone culinaria di Sanremo: Il babà è una cosa seria di Marisa Laurito, dove le bontà della cucina italiana vengono considerate l’unica ragione valida per non emigrare in America o su Marte

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A me quello che mi consola
E l’addore d’a pummarola

Perché quel che mi tira su
Songo ‘e zite con il ragù

E si ‘a vita amara se fa
Si addolcisce cu nu babà!
.


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Golosità a Sanremo...

Paola e Chiara
, icone della musica pop negli anni Novanta. Il pane scuro irlandese tra le preparazioni preferite di Chiara, che però più in generale ama il cibo che rispetta i principi kosher.

Marco Mengon
i, già trionfatore al Festival, che da buon laziale ama la carbonara, ma con una certa predilezione pure per la paella.


Cibo vegano invece per Anna Oxa
: per la cantante cibi vegetali e biologici, pasta e riso, lenticchie, ceci e tante verdure. Immancabile il tofu.


Elodie? Spulciando tra le varie interviste rilasciate negli anni emerge una passione per le melanzane: pasta alla norma e parmigiana tra i suoi piatti del cuore. Pasta alla norma pure per Colapesce, il quale da buon siciliano non poteva non citare le ricette della sua Regione.

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Si rimane in Trinacria con Levante, originaria della provincia di Catania e particolarmente legata agli anelletti con ragù di piselli e formaggio, pasta ca' muddica e arancini.

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Gianni Morand
i, che da bravo emiliano è fan dello gnocco fritto e del ragù alla bolognese.

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Iva Zanicchi, la quale da buona emiliana doc ha ammesso di avere un debole per i cappelletti in brodo e, più in generale, per i piatti del territorio capaci di ricordarle tanto sua madre.


La palermitana Giusy Ferreri (così come il suo concittadino Sergio Mattarella) va matta per gli anelletti al forno, ricetta tipica del capoluogo siciliano.

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Emma Marrone è ghiotta di gnocchi con le patate e agnello nelle versioni più disparate.


Mahmood ha confessato di amare particolarmente la pizza di Spontini (locale milanese) la quale altro non è che una sorta di focaccia alta, morbida e soffice, grondante mozzarella, purché sia doppia porzione per il cantante vincitore del Festival nel 2019.


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“L’ho invitato a cena. Allora ero vegetariana e ho preparato una roba di verdure inguardabile
che non avevo mai cucinato prima. Poi avevo riempito un ananas di frutta, tremendo.
Lui è arrivato con un mazzo di fiori penzolanti che si erano ammosciati dopo una giornata in cucina”. (Plaxy)


Plaxy e Giorgio Locatelli (prima stella Michelin italiana all’estero):
una storia d’amore nata da… un piatto cucinato male
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Champagne!

Per molti lo champagne è sinonimo di Capodanno, merito di un’antica tradizione creata a Versailles, quando a metà del XVIII secolo la famiglia reale organizzava feste natalizie lunghe un’intera settimana in cui non poteva mancare un bianco frizzante francese dal rapido effetto inebriante.

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Il culmine del Capodanno a base di champagne era stato però raggiunto a inizio ‘900 al Café Martin, un celebre ristorante di New York gestito da due fratelli francesi, dove la crème della società si presentava per farsi riconoscere e divertirsi. Il locale in breve tempo era anche diventato un rifugio per gli appassionati di champagne, in particolare in occasione della fine dell’anno, quando gli ospiti potevano ordinare tutto ciò che volevano da bere dalla lista dei vini purché fosse champagne.

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La scrittrice belga Amélie Nothomb ha fatto diventare lo champagne una presenza inevitabile nei suoi libri, nella sua vita personale e in tutte le fotografie che la ritraggono; lo diceva anche Madame Lily Bollinger, creatrice della prima cuvée millesimata e la voce dietro a una delle citazioni più ripetute dai produttori di vino, pubblicata sul London Daily Mail nel 1961: “Lo Champagne lo bevo quando sono contenta e quando sono triste. Talvolta lo bevo quando sono sola. Quando ho compagnia lo considero obbligatorio. Lo sorseggio quando non ho fame e lo bevo quando ne ho. Altrimenti non lo tocco, a meno che non abbia sete”.


La storia dello champagne da leggere tutta d'un sorso


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bellissimo post, ciao Maf :)





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Golosa per gli amanti del cioccolato e delle nocciole :), oggi la Torta Gianduia.

Il cioccolato è stato portato a Torino nel XVI secolo da Emanuele Filiberto, duca di Savoia, proveniente da Chambery. La pasta di nocciole fu creata da Michele Prochet: oltre a tostarle, procedura che conferiva un sapore più intenso, le ridusse in una polvere finissima, quasi una pasta, che amalgamò al cioccolato creando quella che viene conosciuta come la crema gianduia (per aggirare il blocco dei prodotti importati sancito da Napoleone Bonaparte). Nel 1826 Paul Caffarel aprì il suo primo laboratorio di cioccolato , dove aveva messo a punto una macchina che produceva del cioccolato dalla consistenza cremosa e densa con pochissimi ingredienti: cacao, acqua e zucchero. Suo figlio Isidoro, associandosi con Prochet, istituì nel 1852 la società Caffarel-Prochet che ha dato il via alla produzione del gianduia.

Il cuore della torta in questione è morbido, in quanto fatto con una sorta di pan di spagna al cioccolato fondente e senza farina di grano. La glassa è una ganache di gianduia. Infine si guarnisce con le squisite nocciole tonde delle Langhe, tritate grossolanamente. Bon apetit

 
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bellissimo post, ciao Maf :)





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Golosa per gli amanti del cioccolato e delle nocciole :), oggi la Torta Gianduia.

Il cioccolato è stato portato a Torino nel XVI secolo da Emanuele Filiberto, duca di Savoia, proveniente da Chambery. La pasta di nocciole fu creata da Michele Prochet: oltre a tostarle, procedura che conferiva un sapore più intenso, le ridusse in una polvere finissima, quasi una pasta, che amalgamò al cioccolato creando quella che viene conosciuta come la crema gianduia (per aggirare il blocco dei prodotti importati sancito da Napoleone Bonaparte). Nel 1826 Paul Caffarel aprì il suo primo laboratorio di cioccolato , dove aveva messo a punto una macchina che produceva del cioccolato dalla consistenza cremosa e densa con pochissimi ingredienti: cacao, acqua e zucchero. Suo figlio Isidoro, associandosi con Prochet, istituì nel 1852 la società Caffarel-Prochet che ha dato il via alla produzione del gianduia.

Il cuore della torta in questione è morbido, in quanto fatto con una sorta di pan di spagna al cioccolato fondente e senza farina di grano. La glassa è una ganache di gianduia. Infine si guarnisce con le squisite nocciole tonde delle Langhe, tritate grossolanamente. Bon apetit

:bow: :-) Grazie Diago... Il cioccolato gianduia è poesia pura!:angel:

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"Se su 10 persone solo 9 dicono 'mi piace il cioccolato',

la decima mente"

Ernst Knam


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ERNST KNAM, classe 1963, tedesco, maître chocolatier, cuoco, pasticcere, soprannominato il Re del Cioccolato, da bambino sogna di fare il poliziotto, ma la mamma lo convince a diventare pasticcere: "Così avremo la torta ogni domenica”.

Dal 2012 è un volto televisivo: “Re del cioccolato” e “Bake Off Italia” i programmi che lo vedono protagonista.

"Il cioccolato per me è tutto. Perché è l'unica materia prima nelle cucine che
si può utilizzare dura, croccante, morbida, liquida, in polvere, fredda, calda.
Posso scolpire una scultura, non mi piace? La sciolgo e la rifaccio. È erotico,
è salutare. Si può mangiare sia nei piatti salati, sia nei piatti dolci. Si può

mangiare a cucchiaiate...".


Tra le torte più celebri di Ernst Knam ci sono la "torta Giulio", la "torta Mokaccina" e la "torta Afrika".

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TORTA MOKACCINA

La frolla

Per la frolla vi servono: 140 g di burro, 140 g di zucchero, 1 uovo medio, 20 g di cacao amaro in polvere, 250 g di farina 00, essenza di vaniglia, 2 g di sale fino, 5 g di lievito per dolci. Procedimento:
  • lavorate a lungo burro, vaniglia e zucchero fino a ottenere una crema;
  • incorporate l’uovo fino a farlo assorbire completamente;
  • ora, gli elementi secchi: farina, cacao, lievito setacciati;
  • amalgamate tutto aggiungendo anche il sale;
  • ottenete un panetto toccandolo il meno possibile, appiattitelo, avvolgetelo nella pellicola e ponetelo al freddo per 1 ora

La crema pasticciera

Per la crema vi servono: 2 tuorli di uova medie, 40 g di zucchero, 12 g di amido di mais, 4 g di farina di riso, 200 ml di latte, 1 bacca di vaniglia, 100 ml di panna fresca, 30 g di caffè solubile, 200 g di cioccolato fondente. Procedimento:
  • lavorate a lungo e con delle fruste i tuorli, con lo zucchero e i semi interni della bacca di vaniglia;
  • incorporate amido di mais e farina di riso setacciati;
  • portate il latte e la bacca di vaniglia a sfiorare il bollore, togliete la bacca;
  • versate nel latte le uova montate e mescolate fino ad addensare;
  • lasciate raffreddare, coprendo con pellicola trasparente a contatto (adagiata in superficie);
  • incorporate il caffè nella crema fredda;
  • portate a bollore la panna, sciogliete al suo interno il cioccolato a scaglie;
  • lasciate intiepidire e unitelo alla crema pasticciera

Cottura

Stendete la frolla e rivestite lo stampo imburrato e infarinato, coprendo anche i bordi. Bucherellate la frolla con i rebbi di una forchetta, senza oltrepassarla del tutto. Versate la crema nello stampo, livellatela e cuocete in forno statico preriscaldato a 175°C per 35 minuti. Sfornate, lasciate raffreddare COMPLETAMENTE, e sformate.

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:bow: :-) Grazie Diago... Il cioccolato gianduia è poesia pura!:angel:

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"Se su 10 persone solo 9 dicono 'mi piace il cioccolato',

la decima mente"

Ernst Knam


ernst-knam-tris-day-mousse-ai-tre-cioccolati.jpg


ERNST KNAM, classe 1963, tedesco, maître chocolatier, cuoco, pasticcere, soprannominato il Re del Cioccolato, da bambino sogna di fare il poliziotto, ma la mamma lo convince a diventare pasticcere: "Così avremo la torta ogni domenica”.

Dal 2012 è un volto televisivo: “Re del cioccolato” e “Bake Off Italia” i programmi che lo vedono protagonista.

"Il cioccolato per me è tutto. Perché è l'unica materia prima nelle cucine che
si può utilizzare dura, croccante, morbida, liquida, in polvere, fredda, calda.
Posso scolpire una scultura, non mi piace? La sciolgo e la rifaccio. È erotico,
è salutare. Si può mangiare sia nei piatti salati, sia nei piatti dolci. Si può

mangiare a cucchiaiate...".


Tra le torte più celebri di Ernst Knam ci sono la "torta Giulio", la "torta Mokaccina" e la "torta Afrika".

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TORTA MOKACCINA

La frolla

Per la frolla vi servono: 140 g di burro, 140 g di zucchero, 1 uovo medio, 20 g di cacao amaro in polvere, 250 g di farina 00, essenza di vaniglia, 2 g di sale fino, 5 g di lievito per dolci. Procedimento:
  • lavorate a lungo burro, vaniglia e zucchero fino a ottenere una crema;
  • incorporate l’uovo fino a farlo assorbire completamente;
  • ora, gli elementi secchi: farina, cacao, lievito setacciati;
  • amalgamate tutto aggiungendo anche il sale;
  • ottenete un panetto toccandolo il meno possibile, appiattitelo, avvolgetelo nella pellicola e ponetelo al freddo per 1 ora

La crema pasticciera

Per la crema vi servono: 2 tuorli di uova medie, 40 g di zucchero, 12 g di amido di mais, 4 g di farina di riso, 200 ml di latte, 1 bacca di vaniglia, 100 ml di panna fresca, 30 g di caffè solubile, 200 g di cioccolato fondente. Procedimento:
  • lavorate a lungo e con delle fruste i tuorli, con lo zucchero e i semi interni della bacca di vaniglia;
  • incorporate amido di mais e farina di riso setacciati;
  • portate il latte e la bacca di vaniglia a sfiorare il bollore, togliete la bacca;
  • versate nel latte le uova montate e mescolate fino ad addensare;
  • lasciate raffreddare, coprendo con pellicola trasparente a contatto (adagiata in superficie);
  • incorporate il caffè nella crema fredda;
  • portate a bollore la panna, sciogliete al suo interno il cioccolato a scaglie;
  • lasciate intiepidire e unitelo alla crema pasticciera

Cottura

Stendete la frolla e rivestite lo stampo imburrato e infarinato, coprendo anche i bordi. Bucherellate la frolla con i rebbi di una forchetta, senza oltrepassarla del tutto. Versate la crema nello stampo, livellatela e cuocete in forno statico preriscaldato a 175°C per 35 minuti. Sfornate, lasciate raffreddare COMPLETAMENTE, e sformate.

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proprio così ;), wow Maf :clap:


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Invece domenica sulle nostre splendide Dolomiti

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un sontuoso cervo con funghi e polentina 😋, annaffiato da qualche bicchiere di Amarone

 
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