Il cibo è passione, è amore.

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Stamattina facciamoci un giretto, in 500!, in Barbagia sulle vie dei pastori.

Una vasta, misteriosa e affascinante zona montuosa della Sardegna centrale che sorge sui fianchi del massiccio del Gennargentu
Pane frattau, culurgiones, pecora in cappotto, porceddu e seadas sono i piatti della tradizione barbaricina.
Nell'entroterra sardo, dove il numero delle pecore supera quello delle persone, i piatti protagonisti sono quelli a base di carne arrosto o bollita, formaggi come il pecorino e la ricotta, le erbe aromatiche della macchia mediterranea, dal finocchietto alla menta.

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La pietanza dolce più famosa è la seada, le cui origini pastorali sembrano risalire proprio alle zone della Barbagia, dell'Ogliastra, e anche della Gallura. Si tratta di frittelle di pasta sfoglia sottile, ripiene di formaggio di pecora e poi cosparse di miele. Una vera prelibatezza da non mancare.

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:smack:Grazie per la cena!!!:yeah:.....questi ravioli opera mia!!OK!

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:smack:Grazie per la cena!!!:yeah:.....questi ravioli opera mia!!OK!

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“La vita è una combinazione di magia e pasta.”
Federico Fellini

Aggiungi un posto a tavola
Che c'è Maf@lda in più
Se sposti un po' la seggiola
Stai comodo anche tu,
Gli amici a questo servono
A stare in compagnia,
Sorridi al nuovo ospite
Non farlo andare via
Dividi il companatico
Raddoppia l'allegria...

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Sai che ti dico 2001-2010...li mangerei anche stamattina come prima colazione :clap: :bow: :clap: :bow: :clap: :bow:
e sai cosa aggiungo: TI MERITI IL PREMIO COME MIGLIOR CHEF DI AMACA:clap::bow::clap::bow::clap::bow::clap::bow::clap:

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Mmmm:love: lecker:clap::clap::clap::clap::clap:. Sei un artistaOK!:D. Gli gnocchi alla sorrentina li sai fare?
Anni fa un mio amico mi invitò a Sorrento a salutarei i suoi parenti. Avevo appena acquistato la lancia HF e accettai l'invito e partimmo da Roma. Quando vidi la splendida costa e il mare fantastico rimasi incantato per diversi minuti! L'ospitalità? Una cosa esagerata!! Certo che mangiai gli gnocchi sorrentini e andai anche di doppio!(non li so fare,ma non è difficile farli) La gente di Napoli è bellissima,sempre sorridente e amorevolmente accogliente. Noi in Sardegna in confronto a loro siamo ospitali per un giorno,e poi e poi! Quando vidi la costa amalfitana .....una meraviglia di bellezza, e quanti fiori!! Prestai la macchina al mio amico e spariì per tre giorni con la sua fidanzata. :clap:Sua sorella era una bambola ,....quando partì mi strinse fortemente la mano e mi diede un bacio e scappo' piangendo! Durante il viaggio di ritorno solo canzoni napoletane e il mio amico sempre a piangere e diceva:" Spero un giorno di trovare un lavoro a Napoli !! Eravamo amici e atleti di fama nazionale!!:clap:
 
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Caterina II di Russia, conosciuta come Caterina la Grande, fu imperatrice di Russia dal 1762 alla morte.
L’Imperatrice era molto esigente in fatto di cibo e cercava di limitarsi.
Al mattino le veniva servito un caffè forte con crostini e panna. Per il pranzo non voleva perdere più di un’ora e mangiava solo 3-4 piatti. Per esempio, carne di manzo con cetrioli salati, che potevano essere insaporiti con salsa di lingua di renna essiccata, ciliegie, pasticcini, acqua di ribes e un bicchierino di Madeira.
La sera, su consiglio del suo medico personale, Caterina non cenava per non scatenare il mal di testa. Quando in estate si recava nel palazzo di campagna di Oranienbaum, l’imperatrice cacciava spesso personalmente galli cedroni e beccacce, che le venivano poi serviti a tavola.
Inoltre, teneva d’occhio la sua carnagione, per cui mangiava ogni giorno diverse mele acide e crauti e si lavava persino il viso con la salamoia. I menù dei ricevimenti formali erano notevolmente più ampi: agli ospiti venivano offerte una dozzina di zuppe diverse, innumerevoli antipasti, roast beef di agnello e pernice al tartufo, gallette con ostriche, tartellette e torte.

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RISTORANTE YAR (Mosca)

Il più antico ristorante di Mosca fu aperto nel 1826
sulla via Kuznetskij Most dal francese Tranquille Yard, da cui prese il nome. Il ristorante si spostò più volte e dal 1910 prese definitivamente sede sul Leningradskij prospekt (all’epoca, Sankt-Peterburgskoe shossé).
Lo Yar attirava l’élite culturale con piatti squisiti eseguiti da chef francesi, interni lussuosi e canti gitani. Il poeta Aleksandr Pushkin immortalò i “tartufi dello Yar” in una delle sue poesie. E il cantante Fjodor Shaljapin, secondo una leggenda, amava venire qui alla vigilia delle prime al Teatro Bolshoj, cantare dal balcone della sala principale e poi organizzare una festa con gli avventori. Il giorno dopo tutta Mosca parlava di lui e questo gli garantiva il tutto esaurito al concerto.

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Non c’è da preoccuparsi per l’integrità degli interni, il ristorante aveva un listino prezzi separato per i danni alla proprietà e non solo: spalmare la senape sul viso di un cameriere costava 120 rubli, e lanciare una bottiglia in uno specchio veneziano costava 100 rubli.

Nel ristorante c’era un palco imperiale, ma i reali non lo frequentavano, mentre erano ospiti frequenti Grigorij Rasputin, e gli scrittori Maksim Gorkij, Aleksandr Kuprin e altri.
Dopo la Rivoluzione del 1917 il ristorante fu chiuso e il suo edificio ospitò un cinema, una palestra, un ospedale e altre strutture.
Nel 1952, in un nuovo edificio in stile Impero staliniano qui fu inaugurato l’Hotel Sovetskaja, con il ristorante Sovetskij.

Il figlio di Stalin, Vasilij, viveva qui e amava fare bisboccia al ristorante con i suoi ospiti. Negli anni Novanta il ristorante ha ripreso il suo vecchio nome.
Oggi i visitatori dello Yar possono ancora gustare un pasto in un ristorante imperiale dell’inizio del XX secolo: alti soffitti di 12 metri, stucchi, foglie d’oro, un lampadario come al Teatro Bolshoj, una fontana sulla veranda estiva…

Il menù comprende piatti russi ed europei: sugudaj di pesce muksun, insalata Olivier secondo l’antica ricetta, borsch alla “Vecchia Mosca” con manzo, kokil (un antipasto caldo) con granchio e storione sotto salsa di panna e formaggio, pirozhkí…

Conto medio: 2.500 rubli (circa 25 euro)
Indirizzo: Leningradskij Prospekt, 32/2, Hotel Sovetskaja

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c'è tempo per l' aperitivo ??
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e per chi preferisce il bianco , un prosecco superiore di Cartizze :-))
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c'è tempo per l' aperitivo ??
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приятного аппетита! (Buon Appetito)

И тут не остается ничего другого, кроме как пожелать им приятного аппетита. :giggle:


Spostando le pentole, tirò a sé, dal fondo del forno, un grosso timballo posato sulla piastra, con un solo colpo lo rivoltò e lo rimise per un momento dentro perchè si colorisse anche dall’altra parte. Entrò Juri Andrèevič con due secchi.
“Benvenuto.”
“Vuoi favorire? Siediti, mangia con noi.”
“Grazie, ho già mangiato.”
“Li conosciamo i tuoi pranzi. Siediti, mangia qualcosa di caldo. Non fare lo schizzinoso. Ho delle patate in forno, un timballo col grano saraceno, della carne.”
“No, davvero, grazie. Scusami, Markèl, se entro di continuo e ti porto il freddo in casa. Ho pulito per bene la vasca di zinco degli Sventickij, ora la voglio riempire e devo portare su l’acqua.[…] Se non ci fossi tu non saprei a chi chiederla.”
“Prendine quanta ne vuoi, siamo generosi. Sciroppo non ne abbiamo, ma di acqua, quanta ne vuoi. Prendila gratis. Qui mica la vendiamo.”
Tutti scoppiarono a ridere.

Da “Il dottor Živago” di Boris Pasternak

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RISTORANTE METROPOL (Mosca) - Il ristorante è stato aperto nel 1905 nell’omonimo hotel nel centro di Mosca.
Il promotore della costruzione fu il milionario Savva Mamontov.

L’hotel e il ristorante con chef francese divennero rapidamente un luogo di attrazione per ospiti ricchi e famosi.
Qui tutto era realizzato secondo le più moderne tecnologie: forni per pane francese, biscotti e rasstegaj, frigoriferi con ghiaccio, ascensori e altre tecnologie all’avanguardia per l’epoca.
Per non parlare della ricchezza degli interni: un’enorme scalinata, cupole di vetro, vetrate e una fontana di marmo.

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È qui che scrisse la sua famosa poesia “Overture”, della raccolta “Ananas e Champagne” il poeta Igor Severjanin, e sempre qui Sergej Esenin confessò il suo amore alla ballerina Isadora Duncan.


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Più tardi, nella seconda metà del secolo, il violoncellista di fama mondiale Mstislav Rostropovich e la cantante Galina Vishnevskaja si sarebbero conosciuti qui.
Ma la storia del Metropol non è fatta solo di lusso e amore.
Dopo la Rivoluzione del 1917, l’hotel, gravemente danneggiato dagli scontri armati, ospitò uffici governativi e funzionari, e parte dell’albergo divenne un appartamento in comune. Dal palco del Metropol parlarono i rivoluzionari Lenin e Lev Trotskij. Per diversi decenni il ristorante perse il suo fascino, ma rimase aperto.

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Oggi è stato restaurato e ogni ospite può nuovamente godere della decorazione della sala, oltre che di piatti europei in esecuzione originale e della cucina tradizionale russa per colazioni, banchetti o grandi eventi.
Nel menù del banchetto, ad esempio, si consiglia di assaggiare lo sterletto affumicato a caldo, la zuppa di pesce e i tre tipi di kulebjaka di pesce.

Una leggenda, racconta che
Michael Jackson abbia composto qui “Stranger in Moscow”, suonando il pianoforte.

Conto medio (per una colazione): 4.100 rubli (circa 41 euro)

Indirizzo: Teatralnyj proezd 2


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Le penne alla vodka sono un primo piatto di pasta a base di penne, condite con una salsa a base di panna e pomodoro sfumata con la vodka. Alcune varianti possono includere cipolla, pancetta o altri ingredienti.

La ricetta divenne molto popolare in Italia e negli Stati Uniti d'America intorno agli anni ottanta, quando veniva offerta anche ai clienti delle discoteche
L'origine esatta della ricetta non è nota, per quanto l'uso della vodka in cucina sia piuttosto raro.
Ugo Tognazzi, in un suo libro di cucina, aveva condiviso la ricetta della «pasta all’infuriata», variante della pasta all’arrabbiata, condita però con vodka piccante.

Marcella Bella
, che ai bei tempi di Montagne verdi tirava tardi con Loredana Bertè:
«Tappa obbligata il Nepentha di Milano, per ballare, oppure la trattoria Arlati, nella cantina buia dove cantavamo: ci potevi trovare anche Battisti, Formula 3, tantissimi artisti. In entrambi i locali le penne alla vodka erano d’obbligo».

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Quei tempi se li ricorda pure Jerry Calà, […]:

«Penne alla vodka e risotto allo Champagne erano un must nelle sere che si andava a ballare. Ma devo dire la verità: quando con i Gatti abbiamo cominciato a guadagnare benino, andavamo solo nei ristoranti dove si mangiava bene. Avremmo potuto scrivere una guida: Umberto Smaila era un vero gourmet.[…]».

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Ricky Tognazzi ricorda bene la versione delle penne alla vodka senza panna del padre Ugo.
«Era un classico nelle cene del torneo di tennis che mio padre organizzava a Torvaianica. In palio c’era lo “Scolapasta d’oro”, alternativa ruspante all’“Insalatiera d’argento” della Coppa Davis. Partecipavano Gassman, Villaggio, Pavarotti, Bongusto, una volta venne perfino uno dei Rolling Stones. Il rituale prevedeva l’infornata di pizza con mortadella tra le 18 e le 19, la spaghettata tra le 22 e le 23 e i polli arrosto intorno all’una. La prima sera eravamo una ventina, l’ultima si chiudeva con 3-400 persone». Altri tempi. E stomaci di ferro".

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I MUFFIN AL LIMONE DE "IL GRANDE GATSBY"

Il grande Gatsby ci rimanda l'immagine di una sfavillante New York anni Venti, molti eccessi, un bel po’ di irrisolti e, ovviamente, Gatsby, organizzatore seriale di feste leggendarie nella sua villa di Long Island.
Nell’irrequietezza raccontata nelle pagine di Francis Scott Fitzgerald, Gatsby sta aspettando la sua amata Daisy per un tè.

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«È tutto a posto?», chiese immediatamente.
«Adesso l’erba fa la sua figura, se è a questo che alludi».
«Che erba?», s’informò con tono assente.
«Ah, l’erba del giardino». Guardò fuori della finestra, ma a giudicare dalla sua espressione non credo abbia visto alcunché.
«Si, ha davvero un bell’aspetto», osservò vago. «Su un giornale dicevano che dovrebbe smettere di piovere intorno alle quattro. Credo fosse The Journal. Hai tutto quello che occorre per un… per un tè?»
Lo condussi nella dispensa dove scrutò con sguardo un poco critico la mia finlandese. Esaminammo insieme i dodici muffin al limone presi in pasticceria.
«Andranno bene?»
«Ma certo, ma certo! Sono stupendi!», e, in tono forzato, aggiunse: «…Vecchia lenza».
Intorno alle tre e mezzo la pioggia si affievolì, divenendo una nebbiolina umida, punteggiata come rugiada da sparute gocce sottili.

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Ciambellone "letterario" ai semi di cumino del romanzo Jane Eyre di Charlotte Bronte.

“Dopo aver invitato Helen e me ad avvicinarci al tavolo e avere messo una tazza di tè
dinnanzi a ognuna di noi con un delizioso piccolo boccone di pane, si alzò, con una
chiave aprì un cassetto, e prendendone un involto di carta, svelò presto ai nostri occhi
una torta ai semi di cumino piuttosto grande”.

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Ciambellone ai semi di cumino

Ingredienti
4 etti di farina di grano tenero 16 g di lievito per dolci 3 uova 2 etti e mezzo di zucchero la
scorza di un limone un bicchiere di latte 80 g di burro 2 cucchiai di semi di cumino

**Preparazione **
In una larga ciotola lavorate la farina, lo zucchero, i tuorli d’uovo e cominciate a impastare con cura, ammorbidendo il composto con il latte e con il burro, che avrete sciolto a bagnomaria e fatto intiepidire.
Incorporate anche la scorza di limone grattugiata e semi di cumino, quindi lavorate fino a ottenere un amalgama liscio e omogeneo a cui aggiungerete, da ultimo, il lievito setacciato.
Montate a neve fermissima gli albumi e incorporateli dal basso verso l’alto con delicatezza, in modo da legare il tutto ottenendo un impasto consistente ma piuttosto morbido.
Imburrate uno stampo da ciambella, versatevi il composto e cuocete in forno caldo per circa mezz’ora a 180°C. Lasciate raffreddare e sformate il dolce.


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Buona :) Pasqua, Maf.

Un dolce classico di questi giorni è la Pastiera, che ha origini leggendarie.

Ogni primavera la sirena Partenope emergeva dalle acque del Golfo per salutare il popolo di Napoli, allietandolo con il suo canto. Una volta la sua voce fu così melodiosa e soave che tutti gli abitanti ne rimasero affascinati e rapiti: accorsero verso il mare commossi dalla dolcezza del canto e delle parole d’amore che la sirena aveva loro dedicato. Per ringraziarla di un così grande diletto, decisero di offrirle quanto di più prezioso avessero.

7 strisce sulla pastiera


Sette fra le più belle fanciulle dei villaggi furono incaricate di consegnare i doni alla bella Partenope: la farina, forza e ricchezza della campagna; la ricotta, omaggio di pastori e pecorelle; le uova, simbolo della vita che sempre si rinnova; il grano tenero, bollito nel latte, a prova dei due regni della natura; l’acqua di fiori d’arancio, perché anche i profumi della terra solevano rendere omaggio; le spezie, in rappresentanza dei popoli più lontani del mondo; infine il miele (lo zucchero), per esprimere l’ineffabile dolcezza profusa dal canto di Partenope in cielo, in terra, ed in tutto l’universo.

La Sirena, felice per tanti doni, si inabissò per fare ritorno alla sua dimora cristallina, dove mescolò con arti divine tutti gli ingredienti, trasformandoli nella Pastiera.


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La frittura da Filippino è genuina fatta con gamberetti nostrani di prima scelta e poi i pescioli Zerri spicara....si mangia tutto,dalla testa alla coda!!!:clap::clap::clap::clap:

OK!, come le schie ;)

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Bona :) Pasqua, venexian

Per secondo un piatto abruzzese altrettanto simbolico di questa Festa: agnello cacio e ova

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