Il cibo per animali non conosce crisi

frankyone

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20/4/09
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un mercato che vale quattro volte quello degli alimenti per bambini

Chi lo chiama ancora cibo da cani non sa quanto bocconcini e croccantini facciano sbavare in primis gli investitori internazionali. Per un'industria che sugli animali domestici ha visto spalancarsi un mercato da 67 miliardi di dollari: il pet food negli Usa, ad esempio, vale quattro volte il settore degli alimenti per bambini e due volte quello del caffè.

Ovvio che l'attenzione dei produttori – come racconta il Financial Times – si sia spostata da quei bidoni con strani intrugli di carni ai sacchetti di cibo disidratato tarati sull'età degli animali, alle mini-confezioni da gourmet. Perché di questo si tratta: per spingere i profitti, si son prese a prestito le pratiche comunemente associate ai generi di consumo "umano" per modellarle sugli amici a quattro zampe.

Il mercato mondiale del pet food
Da lì derivano qualità premium, varietà biologiche e porzioni monopasto. E grossi margini di guadagno. Per Nestlé, il più grande gruppo mondiale del cibo, il pet food è il settore più redditizio dopo il caffè e nei prossimi anni – rivela Eileen Khoo, analista di Morgan Stanley – sarà fonte del 20% di crescita dell'ebit. Uno dei gioielli nascosti della multinazionale è infatti il business per la cura degli animali: Perina, acquistata nel 2001 per 10,3 miliardi di dollari, ha il return on capital più alto (oltre il 25%).
Nestlé copre circa un quinto del mercato, e lo stesso fa Mars con i suoi marchi Pedigree e Whiskas. Dietro, con circa il 4% a testa ci sono Hill's (di Colgate-Palmolive) e Iams (di Procter & Gamble), con un volume d'affari di circa 2 miliardi di dollari l'uno. Il business del cibo per animali prospera in netto contrasto con la spenta perfomance degli altri beni di consumo. Una crescita annua del 3-4% - secondo Bernstein Research – e cioè due volte il tasso dei beni per la cura della casa o della persona.

Il cibo per i quattro zampe in Italia
E in Italia, dove le stime di Euromonitor parlano di quasi 7 milioni di cani e 7 milioni e mezzo di gatti ospitati nelle famiglie? D'accordo che - fonte l'International Coffee Organization – abbiamo ridotto i consumi di caffè, calati al livello più basso degli ultimi sei anni. Non andiamo più al bar a consumare la bevanda preferita, ma tagliamo anche sul cibo dei nostri animali? L'ultimo rapporto Assalco-Zoomark 2012 dice di no: il mercato italiano non sta risentendo della recessione. La categoria principale degli alimenti per animali da compagnia, quella per cane e gatto, cresce del 2,1 per cento. L'aumento è superiore alla media europea pari all'1,6% (che calcola Francia, Germania, Olanda, Regno Unito e Spagna). Nel 2011 il giro d'affari in Italia è stato di 1.604 milioni di euro, di cui 870 milioni per gatti e 650 per cani, e oltre la metà delle vendite si è concentrata nel Nord del Paese (53,1%). Gli alimenti per altri animali hanno invece realizzato vendite per 20,8 milioni (-0,7%). La somma dei canali porta così a un complessivo +0,5 per cento.
In Italia, dicono gli esperti, c'è larga richiesta di prodotti di fascia premium e superpremium. Ma riscuotono successo anche i prodotti più economici e in particolare delle Private label presenti nelle Grande distribuzione. La Gdo continua così a incrementare i volumi di vendita rispetto alle catene specializzate, e ad organizzare attività di consulenza e assistenza per la clientela. Alcuni ipermercati hanno realizzato aree specializzate, come Auchan (che ha personalizzato la zona pet food con il brand "Il villaggio degli animali") e Coop. Altri hanno creato delle insegne dedicate, come Zoè (di Simply) e Multicedi (di Sigma). Spin-off per intercettare la domanda crescente: non chiamatelo cibo da cani.

Il cibo per animali non conosce crisi: un mercato che vale quattro volte quello degli alimenti per bambini - Il Sole 24 ORE

Roba da matti, sono tutti alla canna del gas ma....possedere un cane è un obbligo ancora di più che possedere l'ultima versione dell'iPhone. :rolleyes:

Certi italiani meritano di soffrire...
 
insomma apro un negozio di cibo per animali e faccio i sordi?
 
un mercato che vale quattro volte quello degli alimenti per bambini

Chi lo chiama ancora cibo da cani non sa quanto bocconcini e croccantini facciano sbavare in primis gli investitori internazionali. Per un'industria che sugli animali domestici ha visto spalancarsi un mercato da 67 miliardi di dollari: il pet food negli Usa, ad esempio, vale quattro volte il settore degli alimenti per bambini e due volte quello del caffè.

Ovvio che l'attenzione dei produttori – come racconta il Financial Times – si sia spostata da quei bidoni con strani intrugli di carni ai sacchetti di cibo disidratato tarati sull'età degli animali, alle mini-confezioni da gourmet. Perché di questo si tratta: per spingere i profitti, si son prese a prestito le pratiche comunemente associate ai generi di consumo "umano" per modellarle sugli amici a quattro zampe.

Il mercato mondiale del pet food
Da lì derivano qualità premium, varietà biologiche e porzioni monopasto. E grossi margini di guadagno. Per Nestlé, il più grande gruppo mondiale del cibo, il pet food è il settore più redditizio dopo il caffè e nei prossimi anni – rivela Eileen Khoo, analista di Morgan Stanley – sarà fonte del 20% di crescita dell'ebit. Uno dei gioielli nascosti della multinazionale è infatti il business per la cura degli animali: Perina, acquistata nel 2001 per 10,3 miliardi di dollari, ha il return on capital più alto (oltre il 25%).
Nestlé copre circa un quinto del mercato, e lo stesso fa Mars con i suoi marchi Pedigree e Whiskas. Dietro, con circa il 4% a testa ci sono Hill's (di Colgate-Palmolive) e Iams (di Procter & Gamble), con un volume d'affari di circa 2 miliardi di dollari l'uno. Il business del cibo per animali prospera in netto contrasto con la spenta perfomance degli altri beni di consumo. Una crescita annua del 3-4% - secondo Bernstein Research – e cioè due volte il tasso dei beni per la cura della casa o della persona.

Il cibo per i quattro zampe in Italia
E in Italia, dove le stime di Euromonitor parlano di quasi 7 milioni di cani e 7 milioni e mezzo di gatti ospitati nelle famiglie? D'accordo che - fonte l'International Coffee Organization – abbiamo ridotto i consumi di caffè, calati al livello più basso degli ultimi sei anni. Non andiamo più al bar a consumare la bevanda preferita, ma tagliamo anche sul cibo dei nostri animali? L'ultimo rapporto Assalco-Zoomark 2012 dice di no: il mercato italiano non sta risentendo della recessione. La categoria principale degli alimenti per animali da compagnia, quella per cane e gatto, cresce del 2,1 per cento. L'aumento è superiore alla media europea pari all'1,6% (che calcola Francia, Germania, Olanda, Regno Unito e Spagna). Nel 2011 il giro d'affari in Italia è stato di 1.604 milioni di euro, di cui 870 milioni per gatti e 650 per cani, e oltre la metà delle vendite si è concentrata nel Nord del Paese (53,1%). Gli alimenti per altri animali hanno invece realizzato vendite per 20,8 milioni (-0,7%). La somma dei canali porta così a un complessivo +0,5 per cento.
In Italia, dicono gli esperti, c'è larga richiesta di prodotti di fascia premium e superpremium. Ma riscuotono successo anche i prodotti più economici e in particolare delle Private label presenti nelle Grande distribuzione. La Gdo continua così a incrementare i volumi di vendita rispetto alle catene specializzate, e ad organizzare attività di consulenza e assistenza per la clientela. Alcuni ipermercati hanno realizzato aree specializzate, come Auchan (che ha personalizzato la zona pet food con il brand "Il villaggio degli animali") e Coop. Altri hanno creato delle insegne dedicate, come Zoè (di Simply) e Multicedi (di Sigma). Spin-off per intercettare la domanda crescente: non chiamatelo cibo da cani.

Il cibo per animali non conosce crisi: un mercato che vale quattro volte quello degli alimenti per bambini - Il Sole 24 ORE

Roba da matti, sono tutti alla canna del gas ma....possedere un cane è un obbligo ancora di più che possedere l'ultima versione dell'iPhone. :rolleyes:

Certi italiani meritano di soffrire...


possedere un cane non dovrebbe mai essere un obbligo ma un piacere...:cool:
 
un mercato che vale quattro volte quello degli alimenti per bambini

Chi lo chiama ancora cibo da cani non sa quanto bocconcini e croccantini facciano sbavare in primis gli investitori internazionali. Per un'industria che sugli animali domestici ha visto spalancarsi un mercato da 67 miliardi di dollari: il pet food negli Usa, ad esempio, vale quattro volte il settore degli alimenti per bambini e due volte quello del caffè.

Ovvio che l'attenzione dei produttori – come racconta il Financial Times – si sia spostata da quei bidoni con strani intrugli di carni ai sacchetti di cibo disidratato tarati sull'età degli animali, alle mini-confezioni da gourmet. Perché di questo si tratta: per spingere i profitti, si son prese a prestito le pratiche comunemente associate ai generi di consumo "umano" per modellarle sugli amici a quattro zampe.

Il mercato mondiale del pet food
Da lì derivano qualità premium, varietà biologiche e porzioni monopasto. E grossi margini di guadagno. Per Nestlé, il più grande gruppo mondiale del cibo, il pet food è il settore più redditizio dopo il caffè e nei prossimi anni – rivela Eileen Khoo, analista di Morgan Stanley – sarà fonte del 20% di crescita dell'ebit. Uno dei gioielli nascosti della multinazionale è infatti il business per la cura degli animali: Perina, acquistata nel 2001 per 10,3 miliardi di dollari, ha il return on capital più alto (oltre il 25%).
Nestlé copre circa un quinto del mercato, e lo stesso fa Mars con i suoi marchi Pedigree e Whiskas. Dietro, con circa il 4% a testa ci sono Hill's (di Colgate-Palmolive) e Iams (di Procter & Gamble), con un volume d'affari di circa 2 miliardi di dollari l'uno. Il business del cibo per animali prospera in netto contrasto con la spenta perfomance degli altri beni di consumo. Una crescita annua del 3-4% - secondo Bernstein Research – e cioè due volte il tasso dei beni per la cura della casa o della persona.

Il cibo per i quattro zampe in Italia
E in Italia, dove le stime di Euromonitor parlano di quasi 7 milioni di cani e 7 milioni e mezzo di gatti ospitati nelle famiglie? D'accordo che - fonte l'International Coffee Organization – abbiamo ridotto i consumi di caffè, calati al livello più basso degli ultimi sei anni. Non andiamo più al bar a consumare la bevanda preferita, ma tagliamo anche sul cibo dei nostri animali? L'ultimo rapporto Assalco-Zoomark 2012 dice di no: il mercato italiano non sta risentendo della recessione. La categoria principale degli alimenti per animali da compagnia, quella per cane e gatto, cresce del 2,1 per cento. L'aumento è superiore alla media europea pari all'1,6% (che calcola Francia, Germania, Olanda, Regno Unito e Spagna). Nel 2011 il giro d'affari in Italia è stato di 1.604 milioni di euro, di cui 870 milioni per gatti e 650 per cani, e oltre la metà delle vendite si è concentrata nel Nord del Paese (53,1%). Gli alimenti per altri animali hanno invece realizzato vendite per 20,8 milioni (-0,7%). La somma dei canali porta così a un complessivo +0,5 per cento.
In Italia, dicono gli esperti, c'è larga richiesta di prodotti di fascia premium e superpremium. Ma riscuotono successo anche i prodotti più economici e in particolare delle Private label presenti nelle Grande distribuzione. La Gdo continua così a incrementare i volumi di vendita rispetto alle catene specializzate, e ad organizzare attività di consulenza e assistenza per la clientela. Alcuni ipermercati hanno realizzato aree specializzate, come Auchan (che ha personalizzato la zona pet food con il brand "Il villaggio degli animali") e Coop. Altri hanno creato delle insegne dedicate, come Zoè (di Simply) e Multicedi (di Sigma). Spin-off per intercettare la domanda crescente: non chiamatelo cibo da cani.

Il cibo per animali non conosce crisi: un mercato che vale quattro volte quello degli alimenti per bambini - Il Sole 24 ORE

Roba da matti, sono tutti alla canna del gas ma....possedere un cane è un obbligo ancora di più che possedere l'ultima versione dell'iPhone. :rolleyes:

Certi italiani meritano di soffrire...

questa è la schifezza italiana e in tutto l occidente.
 
Spendo più volentieri 1000 euro l'anno per il mio gatto che dare 1 euro ad un cristiano.
 
Treddo demenziale.
sta a vedere che adesso non si può più nemmeno avere un animale in casa. Altrimenti arrivano i soloni dell'antispreco a disquisire sulla liceità di destinare preziose risorse ai cani anzichè ai bambini poveri dell'africa.

Ma andate a quel paese, va'.
 
Treddo demenziale.
sta a vedere che adesso non si può più nemmeno avere un animale in casa. Altrimenti arrivano i soloni dell'antispreco a disquisire sulla liceità di destinare preziose risorse ai cani anzichè ai bambini poveri dell'africa.

Ma andate a quel paese, va'.
Nessuno ti impedisce niente, affari tuoi se vuoi dilapidare gli ultimi dindini rimasti per quadrupede abbaiatori fracassa timapani.
 
un mercato che vale quattro volte quello degli alimenti per bambini

Chi lo chiama ancora cibo da cani non sa quanto bocconcini e croccantini facciano sbavare in primis gli investitori internazionali. Per un'industria che sugli animali domestici ha visto spalancarsi un mercato da 67 miliardi di dollari: il pet food negli Usa, ad esempio, vale quattro volte il settore degli alimenti per bambini e due volte quello del caffè.

Ovvio che l'attenzione dei produttori – come racconta il Financial Times – si sia spostata da quei bidoni con strani intrugli di carni ai sacchetti di cibo disidratato tarati sull'età degli animali, alle mini-confezioni da gourmet. Perché di questo si tratta: per spingere i profitti, si son prese a prestito le pratiche comunemente associate ai generi di consumo "umano" per modellarle sugli amici a quattro zampe.

Il mercato mondiale del pet food
Da lì derivano qualità premium, varietà biologiche e porzioni monopasto. E grossi margini di guadagno. Per Nestlé, il più grande gruppo mondiale del cibo, il pet food è il settore più redditizio dopo il caffè e nei prossimi anni – rivela Eileen Khoo, analista di Morgan Stanley – sarà fonte del 20% di crescita dell'ebit. Uno dei gioielli nascosti della multinazionale è infatti il business per la cura degli animali: Perina, acquistata nel 2001 per 10,3 miliardi di dollari, ha il return on capital più alto (oltre il 25%).
Nestlé copre circa un quinto del mercato, e lo stesso fa Mars con i suoi marchi Pedigree e Whiskas. Dietro, con circa il 4% a testa ci sono Hill's (di Colgate-Palmolive) e Iams (di Procter & Gamble), con un volume d'affari di circa 2 miliardi di dollari l'uno. Il business del cibo per animali prospera in netto contrasto con la spenta perfomance degli altri beni di consumo. Una crescita annua del 3-4% - secondo Bernstein Research – e cioè due volte il tasso dei beni per la cura della casa o della persona.

Il cibo per i quattro zampe in Italia
E in Italia, dove le stime di Euromonitor parlano di quasi 7 milioni di cani e 7 milioni e mezzo di gatti ospitati nelle famiglie? D'accordo che - fonte l'International Coffee Organization – abbiamo ridotto i consumi di caffè, calati al livello più basso degli ultimi sei anni. Non andiamo più al bar a consumare la bevanda preferita, ma tagliamo anche sul cibo dei nostri animali? L'ultimo rapporto Assalco-Zoomark 2012 dice di no: il mercato italiano non sta risentendo della recessione. La categoria principale degli alimenti per animali da compagnia, quella per cane e gatto, cresce del 2,1 per cento. L'aumento è superiore alla media europea pari all'1,6% (che calcola Francia, Germania, Olanda, Regno Unito e Spagna). Nel 2011 il giro d'affari in Italia è stato di 1.604 milioni di euro, di cui 870 milioni per gatti e 650 per cani, e oltre la metà delle vendite si è concentrata nel Nord del Paese (53,1%). Gli alimenti per altri animali hanno invece realizzato vendite per 20,8 milioni (-0,7%). La somma dei canali porta così a un complessivo +0,5 per cento.
In Italia, dicono gli esperti, c'è larga richiesta di prodotti di fascia premium e superpremium. Ma riscuotono successo anche i prodotti più economici e in particolare delle Private label presenti nelle Grande distribuzione. La Gdo continua così a incrementare i volumi di vendita rispetto alle catene specializzate, e ad organizzare attività di consulenza e assistenza per la clientela. Alcuni ipermercati hanno realizzato aree specializzate, come Auchan (che ha personalizzato la zona pet food con il brand "Il villaggio degli animali") e Coop. Altri hanno creato delle insegne dedicate, come Zoè (di Simply) e Multicedi (di Sigma). Spin-off per intercettare la domanda crescente: non chiamatelo cibo da cani.

Il cibo per animali non conosce crisi: un mercato che vale quattro volte quello degli alimenti per bambini - Il Sole 24 ORE

Roba da matti, sono tutti alla canna del gas ma....possedere un cane è un obbligo ancora di più che possedere l'ultima versione dell'iPhone. :rolleyes:

Certi italiani meritano di soffrire...

E pensa che negli USA e' pure peggio.:D
Non hanno i soldi per le rate del mutuo ma il cane da 50kg che mangia come 4 figli e' d'obbligo.:o
 
Nessuno ti impedisce niente, affari tuoi se vuoi dilapidare gli ultimi dindini rimasti per quadrupede abbaiatori fracassa timapani.

Ma saranno 'azzi miei? Ma il diritto alla libertà, in questo paese, vale solo per le libere donazioni al PD?

Siete davvero arroganti. Vi meritereste che, prima o poi, qualcuno venisse a farvi lo stesso discorso riguardo ai cd musicali, ai jeans alla cagona, alla birra, al cinema o alle gite domenicali con grigliata sui prati.

Tutte cose estremamente fastidiose ed ugualmente inutili.
 
Mi costano meno le sardine in scatola al 50% con legumi (lenticchie/ceci)
che quegli intrugli in scatola per animali fatti con chissà cosa.

Il gatto apprezza, vive e sta meglio. :o
 
l'unico problema di questa "moda" del cane a tutti i costi è la quantità industriale di ca.c.c.a che si vede sui marciapiedi in italia. Se i signori vigili al posto di stare a fare altro elevassero multe a raffica, vedi quanta gente la pianterebbe lì di portare a spasso "gingilli" addobbati come spose
 
Nessuno ti impedisce niente, affari tuoi se vuoi dilapidare gli ultimi dindini rimasti per quadrupede abbaiatori fracassa timapani.

allora basta dirlo,la tua è una forma di razzismo verso i cani.....


a me un cane di 70kg costava al massimo 60euro mensili,per il cell ne spendo 10 ogni sei mesi...
 
Cosa abbiamo...
I biologi stimano che oggi sulla Terra esistano tra i 5 e i 15 milioni di specie di piante, animali, microrganismi. Solo 1,5 milioni sono stati però descritti e hanno un nome. Il totale stimato comprende circa 300.000 specie di piante e, tra gli animali, tra i 4 e gli 8 milioni di specie di insetti, circa 50.000 specie di vertebrati (di cui circa 10.000 sono uccelli e 4.000 mammiferi).

...e cosa stiamo perdendo
Considerando i soli vertebrati è minacciato circa il 23% (1.130 specie) dei mammiferi e il 12% (1.194 specie) degli uccelli, secondo l'IUCN (The World Conservation Union).

Perchè le specie stanno estinguendosi?

La biodiversità globale è in diminuzione più velocemente del tasso naturale di estinzione a causa di molti problemi e cambiamenti: uso delle terre, aumento demografico, introduzione di specie invasive, cambiamenti climatici e inquinamento, solo per citarne alcuni.
La conversione della terra per le attività dell'uomo, con risultante perdita di habitat naturali è più evidente nelle foreste tropicali e meno grave nelle regioni temperate, boreali e artiche. L'inquinamento causato dalle deposizioni degli ossidi di azoto atmosferici è più severo nelle aree temperate settentrionali. Mentre l'introduzione di specie "aliene" (non autoctone) dannose accompagna di solito ogni attività umana.

La perdita di specie animali è inoltre causata dalla crescita continua della popolazione umana e di insostenibili stili di vita, dalla crescita dell'estensione delle aree urbane, dall'aumento della produzione di rifiuti e sostanze chimiche tossiche e dai conflitti.
.....

Animali minacciati nel Mondo - WWF

Il problema è rappresentato dalla crescita della popolazione umana, negli stati in cui cresce, dove è alto il tasso di natalità, e non dall' esistenza di animali domestici
 
Curiosità:
Il ghepardo è relativamente addomesticabile, e spesso i sovrani dei paesi mediorientali antichi li allevavano nelle proprie regge. Diversi ghepardi, ad esempio, erano presenti alla corte dei sovrani di Persia. È infatti molto meno pericoloso del leopardo. Il ghepardo sorprende per la quantità e qualità dei suoni che riesce ad emettere: è infatti in grado di emettere un suono del tutto simile al miagolio e di fare le fusa

Durata della vita intorno ai 15 anni.

Naturando - Il ghepardo

Malgrado la loro incredibile velocità - fino a 96 chilometri orari sulle brevi distanze - meno di 12 mila ghepardi (Acinonyx jubatus) sopravvivono allo stato selvatico. Molti di essi vivono in Africa e un limitato numero in Iran. Questo animale è minacciato anche perché predatori più forti uccidono i cuccioli e cacciano le loro stesse prede. L'incrocio tra esemplari consanguinei sta ulteriormente indebolendo questa specie.

Grandi felini - WWF
 
Non tengo animali in casa in città dato che non penso che vivrebbero una vita soddisfacente; però quando vado in cascina un gatto che vive nei miei boschi passa a fare la questua e si becca tre scatolette.
Credo che questo sia un diritto per chiunque ed è ridicolo parlare di sprechi ; allo stesso modo si può dire che è riprovevole comprare il giornale.
 
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