maledetti valtellinesi...
sta banca è una bara...mannaggia il giorno che l'ho comprata a 1,27 e non venduta over 1,30!!!
Che schifo, se perdiamo i 1,23 andiamo fissi a 1,15 e finiamo il trend tendenzialmente positivo con tp 1,4 come da ultimi target...
ma non se la compra proprio nessuno???
Fino a quando le banche codiddette popolari avranno un ordinamento autoreferenziale per cui gli amministratori, grazie a un patto ormai divenuto perverso, privilegiano i dipendenti-soci e viceversa, nessun cambiamento nell'assetto è programmabile. Ne va della sopravvivenza di un sistema che non può evolvere pena la sparizione di una specie che anche in periodi di crisi nera può prelevare impunemente ( perché legittimata da regolamenti altrettanto autoreferenziali) dalle casse sociali a piene mani. Quale principio di buona amministrazione altrimenti può spingere una società ad elargire alle prime due cariche amministrative emolumenti pari a 3184558 euro (e alle prime dodici cariche amministrative e contabili complessivamente circa 7 milioni e mezzo) su un utile netto di 54 milioni ( fittizio peraltro perché ottenuto con un “affrancamento ai fini fiscali di attività immateriali, con effetto economico positivo pari a 70 milioni di euro “ previa una svalutazione per 711 milioni di poste in bilancio).
Dividendo a 0,05 euro per azione (corrispondente ad un monte dividendi di 13,5 milioni di euro).
Il che è come dire che il cda si è portato a casa ben più del 50% di quanto distribuito ai soci, cioè persone e istituzioni che hanno immobilizzato centinaia di milioni di euro, in pratica finiti come vuoti a perdere. Ma dove sta la proporzione tra distribuzione di prebende e remunerazione del capitale di rischio se a prendere dalla cassa è chi non rischia niente anzi,a conti fatti, è colui che distrugge gran parte del capitale affidatogli? Che cosa c’è di genuinamente popolare in una simile banca?
Una prima risposta a questo apparente mistero sta nella lacunosa Relazione sulla remunerazione 2011 dove in una premessa e due sezioni si spiega per filo e per segno come premiare gli amministratori e i dipendenti fedeli rispetto a ( visti i risultati)fantomatici MBO. Gli estensori del documento hanno infatti scientemente evitato di scrivere una Terza sezione, dove si sarebbe dovuto trattare di provvedimenti quali estromissioni, dimissioni, sanzioni, risarcimenti, indennizzi, penalità e quant’altro necessario per individuare e allontanare i demolitori di capitale, gli scrivani di business plan falliti, pronti sempre a evocare scenari imprevisti per giustificare le loro debacle e prontissimi ad aggiornare i loro piani a spese di azionisti e obbligazionisti per guadagnare tempo nascondendo la polvere sotto il tappeto. Ma come si può sperare che le stesse persone che hanno condotto verso la volatilizzazione del capitale senza sapere prevederla e prevenirla ( essendo tecnici sopraffini non sono pagati soprattutto per questo?)possano indirizzare una società verso destini migliori? E’ un po’come chiedere a una gruppetto di ciechi già incidentati di guidarci nel traffico stradale durante l’ora di punta. Se invece, e sottolineo se,detti ciechi fossero anche dediti al malaffare ( come ad esempio nel caso accademico della concessione di prestiti fatti al di fuori delle regole a precise clientele e senza speranza di ritorno e da aggiungere direttamente alla colonna degli insoluti) solo la Magistratura (vedere in proposito la cronaca relativa a BPM, altra banca popolare) potrà darci una mano a squarciare il velo, allontanando e mettendo in condizione di non più nuocere chi tiene attualmente la barra di comando. In ogni caso solo un ricambio radicale dei vertici può in qualche misura garantirci contro questa eventualità. E’ da escludere comunque che una autoriforma incisiva possa avvenire per via assembleare. Dalle dichiarazioni (ribadite nel tempo )nobili nella forma ma fasulle nella sostanza, di un certo De Censi, vetero presidente dell’ICBPI e da quelle di nuovo conio di un certo Zanetti, neopresidente della Associazione nazionale banche popolari,le attese di riforme in questo senso sono già frustrate in partenza. E credere in un’azione deflagrante dell’Antitrust, al di là delle parole lette in questi giorni, mi sembra come puntare su un cavallo bolso sperando che arrivi al traguardo vincente.