Concordo con questo tweet:
Mai era successo, in un secolo di guerre mondiali e non, che l'appello di un Papa per la pace fosse rivolto ad una sola delle parti in causa senza neanche menzionare l'altra.
Scegliendo in modo scellerato ed imperdonabile di rivolgersi alla vittima e non all'aggressore.
Chiedendo alla vittima di arrendersi al proprio "inesorabile" destino di vittima per salvare delle vite. Benedicendo di fatto il meccanismo alla base di ogni ricatto mafioso: il più debole ceda al più forte se non vuole guai peggiori.
Paolo VI si rivolse alle Brigate Rosse: "Io scrivo a voi, uomini delle Brigate Rosse: restituite alla libertà, alla sua famiglia, alla vita civile l'onorevole Aldo Moro".
Giovanni Paolo II scaglio il suo anatema contro la mafia siciliana: «Questo popolo, popolo siciliano, talmente attaccato alla vita, popolo che ama la vita, che dà la vita, non può vivere sempre sotto la pressione di una civiltà contraria, civiltà della morte. Qui ci vuole civiltà della vita! Nel nome di questo Cristo, crocifisso e risorto, di questo Cristo che è vita, via verità e vita, lo dico ai responsabili: convertitevi! Una volta verrà il giudizio di Dio!».
Papa Francesco ribalta la prospettiva etica di chiedere all'aguzzino di smettere di essere aguzzino, all'invasore criminale di fermare il proprio intento criminale. Ma ciò che è davvero insopportabile delle parole del Papa, una colpa indelebile che nessun normalizzatore del giorno dopo potrà cancellare, è l'implicita accusa alla vittima che non si arrende di portare la responsabilità dei morti passati, presenti e futuri.