Il prezzo del petrolio anticipa/amplifica ogni paura.

@Malerte non la penso come te, anzi la penso esattamente al contrario; e la rivoluzione ESG trova proprio nel rialzo dell'Oil il suo migliore alleato.

Tesla non fallirà, evolverà, darà vita a molte altre cose. Le quote green che vende ai produttori di auto che sforano i limiti di emissioni continueranno ad comparire nei suoi bilanci per anni ed anni.

Quello implementato é un meccanismo perfetto studiato per finanziare in modo esponenziale il "mostro" ESG.

La green-economy che verrà, sarà molto di versa da ciò che é oggi. Chi investe sulla vecchia Oil-Economy... é destinato all'oblio.
 
@Malerte non la penso come te, anzi la penso esattamente al contrario; e la rivoluzione ESG trova proprio nel rialzo dell'Oil il suo migliore alleato.

Tesla non fallirà, evolverà, darà vita a molte altre cose. Le quote green che vende ai produttori di auto che sforano i limiti di emissioni continueranno ad comparire nei suoi bilanci per anni ed anni.

Quello implementato é un meccanismo perfetto studiato per finanziare in modo esponenziale il "mostro" ESG.

La green-economy che verrà, sarà molto di versa da ciò che é oggi. Chi investe sulla vecchia Oil-Economy... é destinato all'oblio.

Jena,
io penso che i settori tech e della green economy saranno per il mercato ciò che fu il settore immobiliare nel 2008.
A me paiono settori pieni di business semplicemente impossibili, e che si reggono solo grazie all'entusiasmo per il denaro facile.
S’è voluto assecondare uno sviluppo tecnologico fondato sulla produzione di ******* a deperibilità assoluta e con impatto ambientale devastante.
La demenzialità del pensiero politico progressista consente oramai a chiunque di produrre ******* tecnologiche a deperibilità immediata senza valutazione di efficienza e sostenibilità.
Anziché promuovere la ricerca svincolandola dalla produzione industriale, si consente a chiunque di fare business tecnologico immediatamente industriale senza una preventiva valutazione di impatto ambientale e sociale.
Nessuna civiltà si è mai evoluta tecnologicamente senza conseguenze inflattive. Soprattutto, nessuna civiltà è stata così folle da volersi evolvere troppo velocemente.
Non è possibile continuare ad assecondare la follia dello sviluppo tecnologico a ogni costo senza una preventiva valutazione di impatto ambientale ed economico-sociale.
Lo sviluppo tecnologico divora materie prime. E la produzione di materie prime non è un processo alchimico.
L'inflazione distruggerà la domanda, e avremo un desolante ed eterno deserto deflazionistico.
Quando la FED alzerà il costo del denaro per fermare la spinta dei prezzi, il fallimento delle politiche monetarie di quest’inizio secolo si mostrerà nella propria portata secolare.
Il tempo per il business con ******* a 1.000$ è finito.
:bye::bye:
 
Jena,
io penso che i settori tech e della green economy saranno per il mercato ciò che fu il settore immobiliare nel 2008.
A me paiono settori pieni di business semplicemente impossibili, e che si reggono solo grazie all'entusiasmo per il denaro facile.
S’è voluto assecondare uno sviluppo tecnologico fondato sulla produzione di ******* a deperibilità assoluta e con impatto ambientale devastante.
La demenzialità del pensiero politico progressista consente oramai a chiunque di produrre ******* tecnologiche a deperibilità immediata senza valutazione di efficienza e sostenibilità.
Anziché promuovere la ricerca svincolandola dalla produzione industriale, si consente a chiunque di fare business tecnologico immediatamente industriale senza una preventiva valutazione di impatto ambientale e sociale.
Nessuna civiltà si è mai evoluta tecnologicamente senza conseguenze inflattive. Soprattutto, nessuna civiltà è stata così folle da volersi evolvere troppo velocemente.
Non è possibile continuare ad assecondare la follia dello sviluppo tecnologico a ogni costo senza una preventiva valutazione di impatto ambientale ed economico-sociale.
Lo sviluppo tecnologico divora materie prime. E la produzione di materie prime non è un processo alchimico.
L'inflazione distruggerà la domanda, e avremo un desolante ed eterno deserto deflazionistico.
Quando la FED alzerà il costo del denaro per fermare la spinta dei prezzi, il fallimento delle politiche monetarie di quest’inizio secolo si mostrerà nella propria portata secolare.
Il tempo per il business con ******* a 1.000$ è finito.
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A che punto siamo?
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Oil ha target 90$.
L'attuale fase di ribasso non ha alcun senso.
Le decisioni OPEC sulla produzione di barili non sono già più in grado di poter manipolare il prezzo del petrolio.
Leggo che oil sarebbe crollato per il mancato accordo OPEC. Non interessano più a nessuno i vertici OPEC.
Il petrolio crolla per non fare andare in tilt le statistiche sull'inflazione.
Ma il decennio appena iniziato vedrà il prezzo del petrolio schizzare a 90$ e poi a 290$.
Questo è il decennio in cui lo sviluppo globale segnerà un arretramento.
Le fonti alternative per la produzione di energia non hanno alcuna possibilità di continuare a essere finanziate.
Le autovetture elettriche scompariranno, perché costano tantissimo e inquinano tantissimo. Nessuno comprerà autovetture elettriche.
Tesla è destinata a fallire entro la fine del decennio in corso.
Nel nuovo contesto recessivo il petrolio sarà l'unica fonte energetica a essere utilizzata, perché estratto attraverso tecnologie che non necessitano di investimenti per ulteriore sviluppo e ammodernamento per rendere conveniente lo sfruttamento.
Avrà fine anche lo scempio eolico.
Inoltre, la FED ha tagliato il costo del denaro e continuerà a tagliarlo.
Il Medioriente è in fiamme.
Il petrolio farà +30% in una sola notte. È un liquido altamente infiammabile.
Mai nessuna fase storica come quella attuale ha presentato così tante condizioni per uno shock petrolifero senza precedenti.
Una fiammata inflazionistica incenerirà l'Occidente.
Il mondo conoscerà la guerra sociale.
:bye::bye:

A che punto siamo?
:bye::bye:
 
Salutatemi Deflazai, se lo incrociate sul forum.
:bye::bye:
 
Tarkus che fai?
Ci dobbiamo incontrare...ti scrivo in privato a metà febbraio.
:bye::bye:
 
A che punto siamo?
:bye::bye:

Cos'è la deflazione? Significato, opportunità e rischi: il caso GiapponeCosa è la deflazione? Opportunità e rischi di un calo del livello generale dei prezzi. Analizziamo il caso del Giappone

FTA Online News, Milano, 07 Feb 2020 - 14:15
Deflazione: definizione e significato
Con il termine deflazione si indica, in macroeconomia, un calo del livello generale dei prezzi. La deflazione è dunque l'opposto della ben più nota inflazione, ossia il processo di graduale incremento dei prezzi. In molti casi si assiste soltanto a un rallentamento dell'inflazione, ossia a una diminuzione del tasso di crescita del livello generale dei prezzi: si tratta di un terzo fenomeno che prende il nome di disinflazione. La deflazione propriamente detta è in genere un fenomeno negativo, ma esistono tipi di deflazione "positiva" e aspetti favorevoli della deflazione.



Quali sono le conseguenze della deflazione
Una flessione del livello generale dei prezzi deriva molto spesso da una situazione recessiva (ossia di crescita negativa) in cui la domanda di beni e servizi – la cosiddetta domanda aggregata - si contrae. La spesa di persone e aziende, in altri termini, si riduce. Questo spinge le società stesse a cercare di vendere i propri prodotti a prezzi inferiori, nella speranza di stimolare la domanda e una risposta del consumatore.

Ne deriva che le società vendono a un prezzo minore i propri prodotti e quindi registrano una diminuzione del fatturato. Per bilanciare questa contrazione del giro d'affari caratteristica delle economie in stato di deflazione, le imprese cercano di ridurre i costi per materie prime e servizi derivanti da altre imprese, di tagliare il costo del lavoro, di comprimere i finanziamenti dalle banche (riducendo gli oneri finanziari sui debiti contratti). Questi interventi, a loro volta, tendono a comprimere la domanda aggregata di beni e servizi, aggravando la situazione e portando nuove spinte deflative.

La crescita della disoccupazione derivante dal taglio dei costi del lavoro, per esempio, costringerà i nuovi disoccupati a ridurre le proprie spese, influenzando negativamente la domanda. Alla deflazione tende, però, anche a corrispondere un aumento del risparmio che può porre le basi per una sana ripresa economica.



I rischi della deflazione: il caso del Giappone
Il caso più tipico di deflazione citato nei libri di testo è quello della deflazione registratasi in Giappone tra l’inizio degli anni Novanta e i primi anni Duemila. In quel periodo la crescita scoppiettante del Sol Levante degli anni precedenti si paralizzò e il Pil giapponese si bloccò su un +1,2% l’anno, nettamente inferiore ai tassi di sviluppo delle altre economie avanzate. Da allora per fare riferimento a quel periodo si parla del “Decennio perduto del Giappone”. All’inizio degli anni Novanta in Giappone scoppiò una bolla speculativa immobiliare e finanziaria che fece crollare la domanda interna, la Banca centrale non riuscì ad arginare i danni e si creò un contesto sfidante che ancora oggi minaccia l’economia nipponica. A fine anni Novanta nuove spinte deflazionistiche giunsero sul Sol Levante dalla crisi asiatica di quegli anni (e colpirono le maggiori economie globali, Stati Uniti compresi). Ancora oggi il Giappone ha un rapporto debito/Pil che sfiora il 240% ed è ritenuto sostenibile soltanto perché per oltre il 90% è mantenuto all’interno del Paese (la forza della fiducia). Negli anni gli analisti hanno però evidenziato aspetti più strutturali della crisi giapponese come l’invecchiamento della popolazione, il trasferimento dal governo centrale a quelli locali (che ne sarebbero diventati dipendenti), la forte crescita di sofferenze e crediti deteriorati nei bilanci bancari, la reazione restrittiva della banca centrale, il forte apprezzamento dello yen negli anni precedenti.





Opportunità positive della deflazione
Esistono, però, anche aspetti positivi della deflazione, almeno finché questa si mantiene limitata e temporanea. Il calo dei prezzi aumenta il potere di acquisto dei redditi. I pensionati, per esempio, possono trarre un vantaggio dalla deflazione. Alcuni osservatori sono arrivati a ipotizzare che la deflazione giapponese sia in qualche modo politica: l'elevato numero di anziani del Paese avrebbe spinto il Sol Levante a incoraggiare uno stato di deflazione dell'economia.
Esiste anche un tipo di deflazione positiva generato dalla concorrenza. Se in un mercato la competizione spinge le società ad abbassare i prezzi dei propri prodotti, i consumatori ne traggono vantaggio e l'efficienza del sistema viene accresciuta. È accaduto negli ultimi anni nei mercati dei personal computer e delle telecomunicazioni. In generale, però, la deflazione si presenta come un problema e desta allarme nelle banche centrali e nella politica. Più di recente si parla di effetto Amazon.

Negli odierni mercati globali la deflazione tende a contagiare le altre economie, allargando lo scenario a livello internazionale. I diversi meccanismi complessi che regolano la dinamica dei prezzi rappresentano una sfida per tutte le economie avanzate che si trovano in situazioni spesso parallele: un invecchiamento della popolazione che si riflette sulla domanda, un livello elevato del debito pubblico, una tendenza alla riduzione storica dei salari e del potere contrattuale che si riflette sul potere di acquisto e sui prezzi, una capacità di produzione in diversi mercati superiore alla capacità di assorbimento da parte della domanda. Tutte sfide che i policy maker si trovano oggi ad affrontare anche in contesti molto distanti l’uno dall’altro.

Oggi Amazon +17%
 
Grande Malerte! sento già il rumore in lontananza delle spade e delle cotte di maglia del medioevo globale che si avvicina! che target hai per sp500?

Il target è sempre quello indicato a suo tempo: 500-450. Area di crash test.
Poi, altro affondo fino a 290 punti.
Bunkeratevi.
Non c'è scampo.
:bye::bye:
 
Cos'è la deflazione? Significato, opportunità e rischi: il caso GiapponeCosa è la deflazione? Opportunità e rischi di un calo del livello generale dei prezzi. Analizziamo il caso del Giappone

FTA Online News, Milano, 07 Feb 2020 - 14:15
Deflazione: definizione e significato
Con il termine deflazione si indica, in macroeconomia, un calo del livello generale dei prezzi. La deflazione è dunque l'opposto della ben più nota inflazione, ossia il processo di graduale incremento dei prezzi. In molti casi si assiste soltanto a un rallentamento dell'inflazione, ossia a una diminuzione del tasso di crescita del livello generale dei prezzi: si tratta di un terzo fenomeno che prende il nome di disinflazione. La deflazione propriamente detta è in genere un fenomeno negativo, ma esistono tipi di deflazione "positiva" e aspetti favorevoli della deflazione.



Quali sono le conseguenze della deflazione
Una flessione del livello generale dei prezzi deriva molto spesso da una situazione recessiva (ossia di crescita negativa) in cui la domanda di beni e servizi – la cosiddetta domanda aggregata - si contrae. La spesa di persone e aziende, in altri termini, si riduce. Questo spinge le società stesse a cercare di vendere i propri prodotti a prezzi inferiori, nella speranza di stimolare la domanda e una risposta del consumatore.

Ne deriva che le società vendono a un prezzo minore i propri prodotti e quindi registrano una diminuzione del fatturato. Per bilanciare questa contrazione del giro d'affari caratteristica delle economie in stato di deflazione, le imprese cercano di ridurre i costi per materie prime e servizi derivanti da altre imprese, di tagliare il costo del lavoro, di comprimere i finanziamenti dalle banche (riducendo gli oneri finanziari sui debiti contratti). Questi interventi, a loro volta, tendono a comprimere la domanda aggregata di beni e servizi, aggravando la situazione e portando nuove spinte deflative.

La crescita della disoccupazione derivante dal taglio dei costi del lavoro, per esempio, costringerà i nuovi disoccupati a ridurre le proprie spese, influenzando negativamente la domanda. Alla deflazione tende, però, anche a corrispondere un aumento del risparmio che può porre le basi per una sana ripresa economica.



I rischi della deflazione: il caso del Giappone
Il caso più tipico di deflazione citato nei libri di testo è quello della deflazione registratasi in Giappone tra l’inizio degli anni Novanta e i primi anni Duemila. In quel periodo la crescita scoppiettante del Sol Levante degli anni precedenti si paralizzò e il Pil giapponese si bloccò su un +1,2% l’anno, nettamente inferiore ai tassi di sviluppo delle altre economie avanzate. Da allora per fare riferimento a quel periodo si parla del “Decennio perduto del Giappone”. All’inizio degli anni Novanta in Giappone scoppiò una bolla speculativa immobiliare e finanziaria che fece crollare la domanda interna, la Banca centrale non riuscì ad arginare i danni e si creò un contesto sfidante che ancora oggi minaccia l’economia nipponica. A fine anni Novanta nuove spinte deflazionistiche giunsero sul Sol Levante dalla crisi asiatica di quegli anni (e colpirono le maggiori economie globali, Stati Uniti compresi). Ancora oggi il Giappone ha un rapporto debito/Pil che sfiora il 240% ed è ritenuto sostenibile soltanto perché per oltre il 90% è mantenuto all’interno del Paese (la forza della fiducia). Negli anni gli analisti hanno però evidenziato aspetti più strutturali della crisi giapponese come l’invecchiamento della popolazione, il trasferimento dal governo centrale a quelli locali (che ne sarebbero diventati dipendenti), la forte crescita di sofferenze e crediti deteriorati nei bilanci bancari, la reazione restrittiva della banca centrale, il forte apprezzamento dello yen negli anni precedenti.





Opportunità positive della deflazione
Esistono, però, anche aspetti positivi della deflazione, almeno finché questa si mantiene limitata e temporanea. Il calo dei prezzi aumenta il potere di acquisto dei redditi. I pensionati, per esempio, possono trarre un vantaggio dalla deflazione. Alcuni osservatori sono arrivati a ipotizzare che la deflazione giapponese sia in qualche modo politica: l'elevato numero di anziani del Paese avrebbe spinto il Sol Levante a incoraggiare uno stato di deflazione dell'economia.
Esiste anche un tipo di deflazione positiva generato dalla concorrenza. Se in un mercato la competizione spinge le società ad abbassare i prezzi dei propri prodotti, i consumatori ne traggono vantaggio e l'efficienza del sistema viene accresciuta. È accaduto negli ultimi anni nei mercati dei personal computer e delle telecomunicazioni. In generale, però, la deflazione si presenta come un problema e desta allarme nelle banche centrali e nella politica. Più di recente si parla di effetto Amazon.

Negli odierni mercati globali la deflazione tende a contagiare le altre economie, allargando lo scenario a livello internazionale. I diversi meccanismi complessi che regolano la dinamica dei prezzi rappresentano una sfida per tutte le economie avanzate che si trovano in situazioni spesso parallele: un invecchiamento della popolazione che si riflette sulla domanda, un livello elevato del debito pubblico, una tendenza alla riduzione storica dei salari e del potere contrattuale che si riflette sul potere di acquisto e sui prezzi, una capacità di produzione in diversi mercati superiore alla capacità di assorbimento da parte della domanda. Tutte sfide che i policy maker si trovano oggi ad affrontare anche in contesti molto distanti l’uno dall’altro.

Oggi Amazon +17%

Non ci sarà alcuna deflazione.
Come ho sempre scritto, una fiammata inflazionistica incenerirà il mondo.
Quando l'inflazione avrà distrutto la domanda, un giorno, vi sveglierete, e sarà tutto fermo.
Si tornerà direttamente al baratto.
:bye::bye:
 
Ammazzon collasserà, perché è la naturale conseguenza del collasso del sistema dei servizi.
Io non uso più Ammazzon da almeno cinque anni oramai.
M'è successo che, un giorno, mi sono vergognato di guardare in faccia il mio amico, che ha piccolo negozio di articoli elettrici, qui, in periferia.
Avevo appena ordinato una doppia presa e delle batterie su Ammazzon.
Uso Ammazzon solo per cercare i negozianti.
Poi, telefono o scrivo e ordino direttamente da loro se proprio devo.
:bye::bye:
 
Ammazzon collasserà, perché è la naturale conseguenza del collasso del sistema dei servizi.
Io non uso più Ammazzon da almeno cinque anni oramai.
M'è successo che, un giorno, mi sono vergognato di guardare in faccia il mio amico, che ha piccolo negozio di articoli elettrici, qui, in periferia.
Avevo appena ordinato una doppia presa e delle batterie su Ammazzon.
Uso Ammazzon solo per cercare i negozianti.
Poi, telefono o scrivo e ordino direttamente da loro se proprio devo.
:bye::bye:

Questa forse è l'unica cosa giusta che hai scritto sul fol da quando lo seguo (2014), anch'io cerco di usare amzn solo se l'offerta è veramente buona o faccio fatica a reperire un prodotto, bisogna anche sostenere l'economia locale
 
Non ci sarà alcuna deflazione.
Come ho sempre scritto, una fiammata inflazionistica incenerirà il mondo.
Quando l'inflazione avrà distrutto la domanda, un giorno, vi sveglierete, e sarà tutto fermo.
Si tornerà direttamente al baratto.
:bye::bye:

Che fine del cazzz:wall: :D
 

Allegati

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Azz
Tornato Malerte
Brutto segno
Mol e i suoi Generali gli lustrano le scarpe a questo qui.
Inchinatevi al suo passaggio.
Io lunedì vendo pure gli EURI che mi son rimasti sul CC.:'(
 
Tarkus che fai?
Ci dobbiamo incontrare...ti scrivo in privato a metà febbraio.
:bye::bye:

Caro Malerte! Sono sempre qua che ti aspetto.. Ho comprato Acri e Acri di sano terreno fuori città. Quando sarà ora sarà un asset fondamentale... Per ora accumulo, frutta e verdura di stagione) questo petrolio fa il birichino...
 
Ammazzon collasserà, perché è la naturale conseguenza del collasso del sistema dei servizi.
Io non uso più Ammazzon da almeno cinque anni oramai.
M'è successo che, un giorno, mi sono vergognato di guardare in faccia il mio amico, che ha piccolo negozio di articoli elettrici, qui, in periferia.
Avevo appena ordinato una doppia presa e delle batterie su Ammazzon.
Uso Ammazzon solo per cercare i negozianti.
Poi, telefono o scrivo e ordino direttamente da loro se proprio devo.
:bye::bye:

A che punto siamo?
:bye::bye:
 
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