Il punto della situazione 5

Una volta parlai di corsi e ricorsi storici citando le guerre puniche, per me sta accadendo la stessa cosa oggi una riedizione in salsa monetaria della seconda guerra mondiale e guarda caso chi son i protagonisti piu forti dopo nemmeno un cinquantennio?
Quanto ai personaggi , be tutti noi sapevamo anche se non volevamo ammetterlo che il nostro paese è stato commissariato dai crucchi il che sotto certi punti di vista è stato un bene perche ci ha permesso di fare qualche riforma che non avremmo mai fatto per altri è un male assoluto perche storicamente una europa a guida germanica ha sempre prodotto disastri.
Monti è un tecnocrate filotedesco totalmente impecorinato alla Merkel, quando dice di voler fare la voce grossa alle riunioni europee per la crescita mi fa ridere se non addirittura piangere.

ne vedremo ancora processi per crimini contro l'umanita' sta tranquillo , il mondo non finisce domani , ma si ripetono le storie perche siamo noi che non riusciamo a progredire e commettiamo i soliti errori....
 
apple ha i 550 , bac e' rimbalzata sul supporto a 8 , forse potrebbe bastare , 1350 farebbero da supporto .Copper e oil sempre in range ma sul supporto .

AAPL potrebbe dover chiudere i due gappettini cerchiati ....
 

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Vi giro questa notizia

"Supported by an impressive investor and advisor group, including Google’s Larry Page & Eric Schmidt, Ph.D.; film maker & explorer James Cameron; Chairman of Intentional Software Corporation and Microsoft’s former Chief Software Architect Charles Simonyi, Ph.D.; Founder of Sherpalo and Google Board of Directors founding member K. Ram Shriram; and Chairman of Hillwood and The Perot Group Ross Perot, Jr., the company will overlay two critical sectors – space exploration and natural resources – to add trillions of dollars to the global GDP. This innovative start-up will create a new industry and a new definition of ‘natural resources’."

Billionaires To Announce New Space Startup Next Week - Forbes
 
Vi giro questa notizia

"Supported by an impressive investor and advisor group, including Google’s Larry Page & Eric Schmidt, Ph.D.; film maker & explorer James Cameron; Chairman of Intentional Software Corporation and Microsoft’s former Chief Software Architect Charles Simonyi, Ph.D.; Founder of Sherpalo and Google Board of Directors founding member K. Ram Shriram; and Chairman of Hillwood and The Perot Group Ross Perot, Jr., the company will overlay two critical sectors – space exploration and natural resources – to add trillions of dollars to the global GDP. This innovative start-up will create a new industry and a new definition of ‘natural resources’."

Billionaires To Announce New Space Startup Next Week - Forbes
E' il futuro che arriva.
Sono anni che io e le mie Astrotech attendiamo :D

SEMBRA fantascienza ma.. quale può essere se non quella la nuova sfida globale ? Quale altra frontiera ha l'uomo ? Quali altre enormi risorse da sfruttare ?

Il tempo della corsa allo spazio è ORA! La politica è offuscata , dal crollo dell'URSS in poi la competizione è scemata.. ma ora la Cina avanza , ed essere all'avanguardia nelle tecnologie spaziali significa primeggiare su tutto.
Elon Musk da anni tenta di lanciare questa industria.
 
Dopo la tenuta del supporto a 1357 (minimo odietrno 1358), lo Spoore cerca di reagire. Solo -0,9% ora...

Se rompe 1357 si fa un'altra gambetta ribassista.. Vedremo se lo terrà nei prossimi giorni.. :yes:
 
Dopo la tenuta del supporto a 1357 (minimo odietrno 1358), lo Spoore cerca di reagire. Solo -0,9% ora...

Se rompe 1357 si fa un'altra gambetta ribassista.. Vedremo se lo terrà nei prossimi giorni.. :yes:
Attento a scoprire troppo le gambe :D
 
1- “REPORT” IMPALLINA IN PRIMA SERATA FRATELLO MONTI: CHE SIGNIFICA AVERE UN PREMIER CHE VIENE DALLA FAMIGERATA TRILATERAL? L’ITALIA È IL PRIMO PAESE CHE HA MESSO IN COSTITUZIONE IL PAREGGIO DI BILANCIO, CHE “CREA LE BASI PER LO SMANTELLAMENTO DELLA FUNZIONE PUBBLICA STATALE E LASCIA CHE AD OCCUPARSENE SIANO I PRIVATI” -

2- IL CREDO DELLA TRILATERAL: C’È TROPPA DEMOCRAZIA, PIÙ POTERE AI GOVERNI E MENO AI PARLAMENTI (CHE VENGONO MASSACRATI CON LE CAMPAGNE CONTRO I PARTITI) -

3- PER LA PRIMA VOLTA NELLA STORIA DUE AUTOREVOLI MEMBRI DELLA COMMISSIONE TRILATERALE SONO DIVENTATI I PRIMI MINISTRI DI DUE NAZIONI IN EUROPA: LA GRECIA E L’ITALIA -

4- L’INIZIO DELLA FINE: 1999, SOTTO L’AMMINISTRAZIONE CLINTON (EX MEMBRO DELLA TRILATERAL) FU ABOLITA LA SEPARAZIONE TRA BANCHE COMMERCIALI E D’AFFARI: LE BANCHE DI TUTTO IL MONDO SI SONO MESSE A FARE TUTTO E SI È ARRIVATI ALLA BOLLA DEL 2008 -

Da "Report" su Raitre


L'Italia è il primo Paese che ha messo in Costituzione il pareggio di bilancio. Cosa vuol dire nella pratica?

Che tu non potrai mai forzare la spesa per rivedere le tue politiche di investimento pubblico. E' come se, una famiglia, con un reddito basso, ma decide di indebitarsi per far studiare i figli e una legge gli dice "tu non puoi affrontare questa spesa". Moltiplicato per milioni di famiglie cosa si viene a perdere? Perché alla fine i conti saranno anche a posto, ma è una gran brutta vita.

E non è vero che sei virtuoso solo se non spendi, dipende da come spendi. E' urgentissimo avviare delle politiche di riduzione del debito, ma metterlo in costituzione potrebbe creare le basi per lo smantellamento la funzione pubblica dello Stato e lasciare che ad occuparsene siano i privati. E il privato di fronte alla linea dell'autobus che va in periferia per far viaggiare 10 persone, cosa fa la taglia perché non gli conviene. La politica quando non funziona, e non funziona quando si eleggono le persone sbagliate, diventa tecnica. Una parola che non abbiamo inventato noi ma è comparsa al mondo una 40ina di anni fa.


Sono gli anni '70 e un gruppo di uomini potenti - americani, europei giapponesi - pronunciava questa parola: tecnocrazia. E' la Commissione Trilaterale - Stati Uniti, Europa, Giappone - voluta da David Rockefeller nel 1973 per disegnare il futuro del mondo, o meglio per dargli una raddrizzata.


E' la filosofia che ha guidato la Commissione trilaterale fin dal primo giorno, quella della tecnocrazia e che è a tutti gli effetti una filosofia politica.


La Commissione Trilaterale ha la struttura di un parlamento globale ma i membri non sono eletti, sono invitati. Banchieri, politici, industriali, rappresentanti di multinazionali, accademici, giornalisti, editori non hanno mai smesso di riunirsi in seduta plenaria una volta l'anno. E già a metà degli anni '70 , l'analisi della Commissione Trilaterale sulla crisi mondiale - salari alti e crescita non più ai ritmi del dopoguerra - era "eccesso del sistema decisionale". Troppa democrazia. Soluzione? Più potere ai governi e meno ai parlamenti. Patrick Wood statunitense ha seguito i lavori della Trilaterale fin dall'origine. Lo intervistiamo via skype.


Sin dall'inizio il loro intento specifico fu quello di creare un nuovo ordine economico internazionale ed elaborarono due concetti per realizzare i loro piani: interdipendenza tra i soggetti e tecnocrazia, come mezzo per controllare la società.


Più tecnocrazia e meno politica: era questo il piano?


Fu questo il piano fin dall'inizio. Tant'è che la Commissione Trilaterale riuscì a prendere il controllo dell'esecutivo americano dominandolo negli ultimi 30 anni.


Che genere di mondo volevano disegnare e stanno disegnando?


Sono convinti che non ci sia più bisogno dello stato così come lo si è inteso per centinaia di anni e quindi agiscono per poter eliminare il concetto di sovranità nazionale e di autodeterminazione. In quei giorni nessuno aveva previsto che il sistema che stavano creando avrebbe portato il mondo è quello che è oggi: talmente connesso a livello finanziario che se una nazione singhiozza, l'intero pianeta cade in ginocchio.


C'era una volta una legge bancaria, il Glass Steagall Act che dopo la crisi del '29 regolamentava l'attività: da una parte le banche commerciali con attività tradizionali e garantite dallo Stato, dall'altra le banche d'affari con attività speculative. L'industria bancaria poi fece pressione per abolire questa distinzione. Troppi lacci e lacciuoli - si diceva - sarà solo il mercato a regolare tutto.
Tant'è che sotto l'amministrazione Clinton (ex membro della Commissione trilaterale - era il 1999 -) il Glass Steagal Act fu abolito. Rotti gli argini, le banche di tutto il mondo si sono messe a fare tutto: raccolta del risparmio, speculazione, costruzione e vendita di titoli di debito.


Vorrei far notare che per la prima volta nella storia due membri della Commissione trilaterale sono diventati i primi ministri di due nazioni in Europa: la Grecia e l'Italia.


Qual è stato il ruolo del signor Mario Monti nella Commissione trilaterale?


Monti è stato il presidente europeo della Commissione trilaterale. Quindi la sua responsabilità era quella di portare avanti le operazioni europee. Ora io posso parlare di come gli uomini della trilaterale si comportano negli Stati Uniti una volta che si ritrovano ad occupare posizioni di potere: hanno la possibilità di eseguire qualsiasi strategia politica della trilaterale con o senza il consenso del popolo.
 
Beh, potremo sempre tornare a un primo ministro che indagato per decine di reati inclusi evasione fiscale e prostituzione minorile.. con lui lo stato sarebbe in una botte di ferro :yeah:
 
Beh, potremo sempre tornare a un primo ministro che indagato per decine di reati inclusi evasione fiscale e prostituzione minorile.. con lui lo stato sarebbe in una botte di ferro :yeah:

Bèh, potremmo sempre ambire a qualcosa di un po' meglio ... dell'uno e dell'altro ... o no?
 
Bèh, potremmo sempre ambire a qualcosa di un po' meglio ... dell'uno e dell'altro ... o no?

Giusto, ma l'impressione generale è che qualcuno cominci a dimenticare da chi eravamo governati prima. Se siamo in queste condizioni non è colpa del governo Monti, ma di quelli che c'erano prima che hanno rifuggito le riforme strutturali.

Il governo Monti ha dovuto tappare in poche settimane i buchi creati da governi precedenti. Poi si può discutere su come sono stati tappati, ma doveva fermare l'emorragia.

Senza il governo Monti saremo stati a un passo del fallimento. Sarebbe arrivata la signora Lagarde a pignorare tutto il pignorabile, come si fa nelle repubbliche delle banane. Considerato le resistenze ciclopiche che il governo attuale sta affrontando nella "fase2", non è detto che non torneremo nell'occhio del ciclone.

Per quanto riguarda il rigore nella spesa pubblica non è un "optional" e quindi non sono d'accordo con l'articolo postato da Todi1981.
La puntata è disponibile qui: Report SMARCAMENTI IN CAMPO
Io penso che lo stato dovrebbe spendere quanto incassa; soprattuto se ha sulle spalle il 3° debito pubblico al mondo pur non avendo di certo la 3° popolazione al mondo.

La spesa pubblica va TAGLIATA. Chi non accetta questo fatto vuole dire che vuole vivere al di sopra delle proprie possibilità, prendendo soldi a debito, molto solti a debito.

Comunque la Gabbanelli dovrebbe essere felice, la spesa pubblica è rimasta praticamente invariata. Gli sprechi dello stato rimarranno, le giganti perdite degli enti stati, Rai inclusa, verranno ripianati.

I buchi sono stati tappati aumentando in maniera spropositata la tasse. Quella che io chiamo la TAXSTERITY. Il bene "comune" è salvo, che la competitività del paese ne venga ulterioramente danneggiata non importa. E soprattuto non è un problema della RAI. :cool:
 
Seven sei troppo tecnico , usa anche anche qualcos'altro ....sei davvero convinto che questo austerity possa risolvere il problema ???
I tagli si cono daccordo , ma non mi pare il Governo abbia intenzione di adottarli.
La spesa pubblica e' stata aumentata per garantire posti di lavoro e benessere solo che qualcuno ne ha approfittato .Bene trova il colpevole ma non socializzare le perdite ora .!!!


Giornalista Irlandese con i ******** Vincent Brown, distrugge a domande Klaus Masuch (BCE) - YouTube
 
gli stati sono fallimentari...

bisogna tornare alle poleis greche... stati città, comunità non più' grandi di una piccola città...
dove ci si conosca quasi tutti...
dove chi non contribuisce alla società viene semplicemente allontanato dalla stessa...

prima, quando eravamo contadini, "l'economia" era basata sulla solidarietà sociale...
oggi si coglie il mio ulivo, domani tutto il quartiere raccoglie il tuo...
io ho un trattore te lo presto, tu hai un bidente me lo presti...
io ho 10 mucche ti do la mia carne, tu in cambio mi dai un po' di carne di maiale che io non ho...

era una comunità...
il senso sociale esisteva...
tu aiutavi un altro, l'altro aiutava te...

oggi "l'economia" è una guerra...
io devo vincere contro di te...

le guerre, vere od economiche che siano, come possono portare al benessere???

è tutto sbagliato...
non stiamo progredendo...
 
ANGELA PER NON PERDERE IL SUO MIGLIOR VASSALLO IN EUROPA, LA MERKEL METTE BOCCA NELLA CORSA ALL’ELISEO RIBADENDO SOSTEGNO A SARKO-FAGO

- LA LINEA TEDESCA DELL’AUSTERITY HA ROTTO LO SPREAD A MEZZA EUROPA E, DOPO LE DIMISSIONI DEL PREMIER OLANDESE RUTTE, ANGELA RISCHIA DI RIMANESE ISOLATA SUL FRONTE DEL “DEFICIT ZERO”

- E DATO CHE ANCHE OBAMA INCALZA PER EVITARE DISASTRI IN EUROPA, LA CANCELLIERA TEME DI DOVER CEDERE SU EUROBOND E FONDO SALVA-STATI - E NEL 2013 SI VOTA ANCHE IN GERMANIA…


Tonia Mastrobuoni per "la Stampa"

Angela Merkel «continua a sostenere Sarkozy». Nell'ennesima, improvvida incursione della cancelliera nella campagna presidenziale francese cui si è reso ambasciatore ieri un uomo del suo ufficio stampa, Georg Streiter, si coglie l'ansia di un governo che appena quattro mesi fa pensava di aver portato a casa l'accordo europeo del secolo e che fa ora i conti con un futuro sempre più incerto per il suo «fiscal compact».

La verità è che la Germania rischia di perdere a breve due alleati fondamentali nella linea iper-rigorista imposta all'Europa: Francia e Olanda. Ed è evidente che tra pochi mesi, quando anche a Berlino i partiti cominceranno a scaldare i motori per le elezioni politiche del 2013, e man mano che i singoli partner europei decideranno se adottare il nuovo Patto di stabilità, Angela Merkel potrebbe ritrovarsi molto più sola.

Finora la cancelliera dormiva tra due guanciali: quello dell'asse franco-tedesco con Sarkozy e quello del tradizionale anello nordico dei «piccoli», dei Paesi «falchi» perché tradizionalmente virtuosi e dunque poco tolleranti con l'avventurosa gestione dei conti pubblici tipica dell'area mediterranea e con le operazioni straordinarie adottate dalla Banca centrale europea a partire da maggio del 2010. Ma questo scenario è stato totalmente stravolto da due eventi.

Il primo elemento di rottura sono le elezioni francesi. Della campagna elettorale più importante dell'anno si sa ormai tutto e non è un mistero che l'eventuale vittoria di François Hollande rischierebbe di spezzare l'asse franco-tedesco che ha rappresentato l'architrave dell'accordo sul nuovo Patto di stabilità modellato sull'esempio della tedesca, del pareggio di bilancio iscritto in costituzione.

Certo, molti commentatori invitano alla cautela e sconsigliano scenari troppo drastici: se Hollande vincesse le elezioni, prevedono un atteggiamento meno belligerante nei confronti di Berlino. Tanto più se lo scenario sarà quello di ieri, un crollo verticale dei mercati nel quale qualcuno ha colto un anticipo di quello che potrà succedere tra 15 giorni, dopo il ballottaggio. Si parla di numerosi contatti già in corso tra i due - ma è ovvio che Merkel farà pubblicamente i conti con un avversario dichiarato del suo iperrigorismo.

Ma un'altra novità preoccupante viene dall'alleato di sempre, i Paesi Bassi. Ieri il premier olandese Mark Rutte ha presentato le dimissioni dopo settimane di dibattito sui 14 miliardi di correzione dei conti che dovrebbero riportare il deficit in carreggiata. L'estrema destra di Geert Wilders ha ritirato il suo appoggio al governo di minoranza proprio per protestare contro i vincoli di Bruxelles e a Rutte non è rimasta altra scelta che lasciare.

Lo scenario più probabile sono le elezioni anticipate. Ma con il primo ministro conservatore sparisce dalla scena europea un altro alleato strettissimo della Merkel nell'imposizione dello «zero deficit» nella Ue. O, se si vuole, di un modello economico estremamente sbilanciato sul rigore e poco attento agli squilibri commerciali e alla pesante recessione che affligge l'Europa.

C'è infine un assedio a Berlino che dura da tempo e che potrebbe diventare soffocante, in mancanza dei due alleati a Parigi e all'Aia. È noto il nervosismo di Barack Obama nei confronti della cancelliera e della sua riluttanza a stendere un ombrello di protezione sufficientemente ampio sul resto del continente, ad esempio attraverso una dotazione finanziaria plausibile per il fondo salva-Stati.

Attualmente è ancora debole, a detta di molti. E la prospettiva di un precipitare della crisi da qui all'autunno potrebbe avere effetti dirompenti sulle presidenziali americane. Un incubo con un solo colpevole, nella testa di Obama: Berlino. È evidente, infatti, che gli altri attori in campo stanno sparando tutte le cartucce che hanno a disposizione - la Bce con le mega aste da 1000 miliardi, il Fmi con altri 1000 miliardi di aiuti, i singoli partner europei che stanno seguendo i diktat sui conti.

L'unica risposta debole, al momento, è arrivata dall'Ue «germanizzata» con un fondo Esm ancora inadeguato per le tempeste peggiori. Un segnale di questo assedio crescente è arrivato anche ieri: il capoeconomista del Fondo, Blanchard, ha chiesto gli Eurobond che molti ritengono l'unica vera via d'uscita dalla crisi. Ma è una richiesta all'Europa che, ancora una volta, porta dritto dritto a Berlino.
 
Giusto, ma l'impressione generale è che qualcuno cominci a dimenticare da chi eravamo governati prima. Se siamo in queste condizioni non è colpa del governo Monti, ma di quelli che c'erano prima che hanno rifuggito le riforme strutturali.

Il governo Monti ha dovuto tappare in poche settimane i buchi creati da governi precedenti. Poi si può discutere su come sono stati tappati, ma doveva fermare l'emorragia.

Senza il governo Monti saremo stati a un passo del fallimento. Sarebbe arrivata la signora Lagarde a pignorare tutto il pignorabile, come si fa nelle repubbliche delle banane. Considerato le resistenze ciclopiche che il governo attuale sta affrontando nella "fase2", non è detto che non torneremo nell'occhio del ciclone.

Per quanto riguarda il rigore nella spesa pubblica non è un "optional" e quindi non sono d'accordo con l'articolo postato da Todi1981.
La puntata è disponibile qui: Report SMARCAMENTI IN CAMPO
Io penso che lo stato dovrebbe spendere quanto incassa; soprattuto se ha sulle spalle il 3° debito pubblico al mondo pur non avendo di certo la 3° popolazione al mondo.

La spesa pubblica va TAGLIATA. Chi non accetta questo fatto vuole dire che vuole vivere al di sopra delle proprie possibilità, prendendo soldi a debito, molto solti a debito.

Comunque la Gabbanelli dovrebbe essere felice, la spesa pubblica è rimasta praticamente invariata. Gli sprechi dello stato rimarranno, le giganti perdite degli enti stati, Rai inclusa, verranno ripianati.

I buchi sono stati tappati aumentando in maniera spropositata la tasse. Quella che io chiamo la TAXSTERITY. Il bene "comune" è salvo, che la competitività del paese ne venga ulterioramente danneggiata non importa. E soprattuto non è un problema della RAI. :cool:

Monti, tutti i tagli che dovresti ma non sei capace di fare
di: Gian Battista Bozzo Pubblicato il 24 aprile 2012

Quando, in Italia, si vuol fare qualcosa per finta gli si appiccica sopra un termine inglese. Se poi i termini inglesi sono due, come nel caso della task force per la spending review, allora possiamo esser certi che la finta è totale, assoluta, irrimediabile. Opinione di Gian Battista Bozzo


Quando, in Italia, si vuol fare qualcosa per finta gli si appiccica sopra un termine inglese. Se poi i termini inglesi sono due, come nel caso della task force per la spending review, allora possiamo esser certi che la finta è totale, assoluta, irrimediabile.

L’esempio non è casuale. Il premier professor Mario Monti ha incaricato il ministro professor Piero Giarda di esaminare nel dettaglio il bilancio dello Stato, trovando qualche euro di spesa pubblica da tagliare. Il professor Giarda è al lavoro da mesi, ma senza gran costrutto, visto che chiede al professor Monti l’aiuto di questa supposta task force per completare la spending review. Che cosa diavolo voglia dire tutto ciò, nessuno l’ha capito. Forse neppure il professor Monti.

In realtà, a Roma si dice che il professor Giarda abbia già individuato qualche possibile taglio di spesa. Ma i suoi colleghi ministri, che quei tagli ai loro bilanci dovrebbero subire, l’abbiano simpaticamente mandato a quel paese. Così, il professor Giarda dice in pratica al professor Monti: o intervieni tu in prima persona, o qui non si taglia neppure un centesimo.

Il professor Monti, come ogni bravo professore che si rispetti, vuol dare l’esempio ai colleghi di governo e taglia qualche spicciolo dal bilancio di palazzo Chigi: pochissimi voli di Stato, riduzione delle segretarie, abolizione di seminari e convegni. Il tutto è assai lodevole, ma non credo che i tagli di spesa pubblica da fare siano questi. La conclusione della spending review da parte del professor Giarda e della sua task forceè attesa per giugno. Poi si vedrà.

Capisco che è più facile aumentare le tasse che ridurre la spesa, ma un segnale il governo avrebbe dovuto pur darlo mentre tartassa i contribuenti. Rinunciando alla spending review per degli italianissimi tagli lineari, forse si sarebbe risolto qualcosa. Si dice: i tagli lineari sono rozzi. È vero. Si dice anche: provocano ingiustizie. È probabile. Però funzionano. Ci toccherà rimpiangere i deprecati tagli lineari del professor Tremonti?
 
Stiglitz: austerity provocherà una seconda recessione

di: WSI Pubblicato il 24 aprile 2012

Roma - Un severo monito contro l'Europa, un appello che si unisce al coro di tutti quegli economisti, Paul Krugman compreso, che chiedono all'Europa di smetterla con le misure di austerity. Intervistato dal "The European" questa volta a dire che l'Europa sta sbagliando tutto è Joseph Stiglitz, anche lui come Krugman Premio Nobel per l'economia.

"L'austerity di per sé sarà quasi sicuramente disastrosa, e ci sta portando a una recessione double dip che potrebbe rivelarsi piuttosto grave. Probabilmente la crisi dell'euro peggiorerà e nel breve termine le conseguenze saranno molto negative per l'Europa", spiega Stiglitz. Che non risparmia poi critiche nei confronti di Mario Draghi, che recentemente ha fatto capire che non è possibile ridurre il debito, come scrive The European, senza tagliare fondamentalmente i costi del welfare nel lungo termine.

"Ma è assurdo - afferma Stiglitz - La qustione della protezione sociale non ha nulla a che vedere con la struttura della produzione. Ha a che fare con la coesione sociale o la solidarietà. Ecco perchè sono molto critico anche nei confronti di quanto ha detto Draghi, (numero uno della Bce), secondo cui la protezione sociale dovrebbe essere eliminata. Non ci sono basi per suffragare questa tesi. I paesi che stanno andando molto bene in Europa sono quelli scandinavi. La Danimarca è diversa dalla Svezia, la Svezia è diversa dalla Norvegia, ma tutte queste economie dispongono di una protezione sociale molto forte e stanno tutti crescendo. Il suggerire che la crisi possa essere risolta diminuendo la protezione sociale riguarda quell'1% che dice "Dobbiamo afferrare la fetta più grande della torta". Ma se non è la maggioranza delle persone a beneficiare della torta economica, allora il sistema è fallimentare. Non voglio parlare più del Pil, voglio parlare di quanto sta accadendo alla gente".

Stiglitz rimane pessimista sul futuro della crisi in tutto il mondo. "Se le mie stime sulle conseguenza delle misure di austerity sono corrette, assisteremo a un nuovo round di movimenti di proteste. Abbiamo avuto una crisi nel 2008. Ci troviamo al quinto anno della crisi e non abbiamo risolto nulla. Non c'è neanche una luce alla fine del tunnel". Alla domanda se la situazione debba diventare molto negativa prima di migliorare, l'economista risponde: "Temo di sì".

Ma qual è la radice della crisi? Il Premio Nobel: la diagnosi è che è la politicai all'origine dei problemi. E' lì (nella politica) che si decidono le regole del gioco, è in quell'ambito che si decide a fabore di politiche che favoriscono i riscchi e che hanno permesso al sistema finanziario di ammassare un enorme potere economico e politico.

Sugli Stati Uniti, il paese "è divorato dai parassiti". Di fatto "stiamo facendo fronte a una transizione molto difficile da una economia manifatturiera a una dei servizi, e abbiamo fallito nel garantire che tale transizione avvenisse facilmente. Se non correggeremo quello sbaglio, pagheremo un prezzo molto alto. Siamo già in presenza dell'americano medio che sta soffrendo a causa di quella transizione fallita".

"La mia preoccupazione è che abbiamo messo in moto un'economia avversa e da una politica avversa". Stiglitz aggiunge infatti che gran parte delle ineguaglianze esistenti negli Stati Uniti sono causate da situazioni di monopoli, dalla spesa militare, dalle industrie estrattive.

"Abbiamo alcuni settori economici molto buoni, ma anche molti parassiti. La speranza è che l'economia possa crescere nel momento in cui ci liberiamo dei parassiti e ci concentriamo sui settori produttivi. Ma in ogni malattia c'è sempre il rischio che i parassiti divorino le parti sane del corpo.
 
Per quanto riguarda il rigore nella spesa pubblica non è un "optional" e quindi non sono d'accordo con l'articolo postato da Todi1981.



Se grazie a questa serie di manovre saltasse il mercato immobiliare italiano portandosi dietro il sistema bancario italiano, che ha sostanzialmente retto il crack del 2008, a differenza di quanto è avvenuto in molti altri Paesi, ne riparliamo...................
 
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Per fortuna che noi italiani siamo geniali.......................



Fusione fredda, arriva Athanor il reattore ideato da una scuola romana

24 aprile 2012 16:57
di Guido Grassadonio


Parliamo ancora di Fusione Fredda a partire da un articolo di Daniele Passerini, ma per una volta il protagonista non è né l’E-Cat né suoi emuli. Da quando Andrea Rossi ha cominciato ad annunciare i suoi (presunti) successi, il tema LENR è tornato di moda e si sono moltiplicate le voci di progetti simili o proprio fotocopia (vedere alla voce Defkalion).

La pila di cui parliamo oggi, però, pur essendo di fatto un altro reattore a fusione fredda, sembra funzionare in maniera diversa. Stiamo parlando del progetto Athanor, portato avanti da un nucleo di professori dell’Istituto d’Istruzione Superiore Leopoldo Pirelli di Roma insieme con i propri alunni. Sì, avete capito bene: un comune istituto professionale di stanza nella Capitale.

Sorprendente, ma non troppo visto l’evidente successo mediatico di Rossi, Defkalion e altri. Contattato da Passerini, uno dei protagonisti della storia, l’ingegner Ugo Abundo ha così descritto la propria creatura:


Le accenno che si tratta di un reattore elettrolitico (tipo Mizuno, Iorio), ma con la fondamentale differenza che impiega nanopolveri libere, non trattate né fissate su supporti, che siamo riusciti a confinare e ad accendere in un reattore totalmente innovativo a letto fluido.

Ma soprattutto ha spiegato di aver già fatto domanda di brevetto, in modo di poter donare alla comunità l’invenzione:


L’aver brevettato è funzionale alla più aperta circolazione, ora, sia dei piani costruttivi, che delle prove e delle interpretazioni, nell’ottica di poter condividere le informazioni senza timore che il lettore brevetti lui ciò che gli abbiamo comunicato noi, e successivamente impedisca a noi e agli altri di proseguire in direzioni promettenti.

In altre parole, il desiderio sembra simile a quello di Chan e del suo E-Cat open source. Proprio per questo motivo, in un nuovo post, Passerini ha potuto copiare le istruzioni per la costruzione di una pila nei propri laboratori. Quindi, fermo restando che dovete essere dei professionisti del settore, potete anche farci un pensierino e realizzare il vostro reattore nucleare LENR in casa.

Dal sito dell’istituto apprendiamo come lo scorso 19 aprile il progetto sia stato già presentato pubblicamente. In quella sede sono state evidenziate anche le basi di partenza teoriche e le possibili applicazioni tecniche, anche se per chi ha un po’ di dimestichezza con l’argomento potrebbero sembrare scontate:


La base teorica dell’intero esperimento sono gli studi di Fleischmann e Pons i quali ipotizzarono reazioni nucleari di fusione che non necessitassero dei 10 milioni di gradi che servono per realizzarle, gettando le basi degli studi su una fonte illimitata di energia.

Il prof. Abundo ha poi mostrato in laboratorio l’accensione “live” di un reattore, spiegando che le rese ottenute sono superiori al 400%, cioè esse permettono di ipotizzare che 100 unità di energia elettrica ne producano 400 termiche di tipo meno pregiato impiegabile per alimentare funzioni come la produzione di acqua calda sanitaria e gli impianti di riscaldamento.

Insomma, sulla carta sembrerebbe un progetto davvero interessante, potenzialmente equiparabile al tanto discusso E-Cat. Vi terremo informati per ulteriori novità.
 
Ultima modifica:
MARTEDÌ 27 MARZO 2012
COME LA MODERN MONEY THEORY MMT VEDE LA FOLLIA NEOLIBERISTA DELLA CRISI DELL’EUROZONA


Oggi vediamo un altro punto di vista della Modern Money Theory MMT sulla crisi finanziaria dell’eurozona, che coinvolge direttamente anche l’Italia. Si tratta dell’intervento dell’avvocato e professore di economia e diritto William K. Black, docente presso l’University of Missouri Kansas City, pubblicato sul blog New Economic Perspectives e tradotto in italiano sul sito Tlaxcala. Le considerazioni di Black sono molto illuminanti per capire fino a che punto si sta spingendo la follia e l’illogicità neoliberista dei tecnocrati europei.


Nessuno odia l’euro come moneta in se, ma tutti gli economisti e i critici dotati di una certa competenza e obiettività sottolineano come l’euro non abbia nessuna delle caratteristiche necessarie per diventare la moneta unica di un’area valutaria imperfetta e insostenibile come l’eurozona. La pretesa dei tecnocrati europei di trasformare tutti gli stati dell’unione monetaria in esportatori netti, tramite una progressiva deflazione dei salari e dei diritti dei lavoratori, cozza persino contro la più elementare delle evidenze logiche, secondo la quale non tutti i paesi possono diventare esportatori netti contemporaneamente. Non sarà il caso di ricominciare ad occupare democraticamente i nostri stati?



Un’ultima riflessione, prima di lasciarvi all’articolo di Black. Gli americani sono spesso visti e dipinti dalla stampa di regime europea come dei nemici dell’euro perchè temono che l’euro possa sostituirsi al dollaro come moneta di riserva mondiale. In realtà gli Stati Uniti possono soltanto avvantaggiarsi dalla presenza di una moneta forte come l’euro che non ha alcuna possibilità di svalutarsi, perché ciò favorisce le loro esportazioni e nessun paese del mondo è così folle da tenere come moneta di riserva principale la valuta non sovrana di nazioni che possono tecnicamente fallire in qualsiasi momento, perché incapaci di fronteggiare efficacemente fenomeni recessivi.


Le aspre critiche degli economisti americani sono rivolte invece alla mancanza di logicità e di coerenza scientifica di tutto il progetto che ha condotto e ancora insiste sulla forzatura di un’unione monetaria in Europa. A differenza degli Stati Uniti, dove è stata realizzata una robusta unione monetaria basata su criteri solidi e una valida unione fiscale che prevede costanti trasferimenti finanziari pubblici dagli stati più ricchi a quelli più poveri, in Europa hanno sempre prevalso gli interessi economici dei singoli stati e i flussi di capitale da uno stato all’altro utili a compensare gli squilibri macroeconomici sono stati prevalentemente di origine privata, senza alcun freno o limite, e hanno favorito l’indebitamento senza fine degli stati periferici.


Non a caso quando parliamo di Stati Uniti, difficilmente pensiamo ai singoli stati come l’Arkansas, l’Alabama, il Texas, la Virginia o immaginiamo una guerra commerciale in corso fra lo Utah e la California, ma ci riferiamo agli Stati Uniti nel loro complesso. Mentre se parliamo di eurozona, subito ci vengono in mente la Germania, l’Italia, la Spagna, la Francia, come singole nazioni e non come stati membri di un’unione monetaria. E al contrario degli Stati Uniti, le guerre commerciali fra gli stati dell’eurozona sono sempre state all’ordine del giorno e rappresentano la minaccia più concreta per la tenuta e la stabilità futura dell’euro.

TEMPESTA PERFETTA: COME LA MODERN MONEY THEORY MMT VEDE LA FOLLIA NEOLIBERISTA DELLA CRISI DELL’EUROZONA

Robert Barro, professore di economia a Harvard e uno degli economisti americani più stimati, si è occupato dell’euro e del suo futuro in un editoriale del Wall Street Journal (“An Exit Strategy From the Euro”, 10 gennaio). La sua conclusione è molto simile a quella da me espressa su queste colonne: “L’euro è stato un esperimento nobile, ma è fallito. Invece di sciupare risorse per tentare di salvarlo, per esempio con la creazione di fondi di soccorso, sarebbe preferibile che l’Unione Europea e gli Stati studiassero il sistema migliore per tornare alle monete nazionali.”

Barro parte da una considerazione: sette paesi membri da poco dell’UE (Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia e Romania) hanno annunziato che intendono rivedere gli impegni presi per adottare la moneta comune. Due membri dell’UE che non hanno scelto l’euro (UK e Danimarca), che hanno la possibilità di restare fuori dall’euro, hanno assistito a un notevole cambiamento delle loro pubbliche opinioni in senso contrario alla moneta europea. Quanto alla Svezia, un recente sondaggio ha svelato che l’ottanta per cento degli svedesi sono contrari all’euro, solo l’undici per cento si è detto favorevole.

Stando così le cose, sostiene Barro, anch’io ho cambiato idea. Negli anni ’90 ero convinto che il Regno Unito dovesse adottare la moneta europea perché ciò avrebbe favorito i movimenti di beni, servizi e capitali con l’Europa continentale. Oggi Barro è convinto che la moneta comune da sola non possa reggere e che i tempi non siano maturi per trasformare i paesi membri dell’UE in un unico Stato. “Una moneta comune richiede una banca centrale con poteri di prestatrice di ultime istanza con importanti implicazioni di natura fiscale.” Le condizioni per realizzare un’unica politica fiscale affidata a un governo unico non sono oggi presenti, molto meglio quindi rinunziare all’euro e tornare alle monete nazionali.

Fin qui Barro non dice nulla che non sia stato già sostenuto. Conservo una lettera di Milton Friedman nella quale, dopo avere espresso la sua sorpresa per la rapidità della convergenza delle politiche fiscali dei paesi dell’eurozona, mi raccomanda di suggerire alla Banca d’Italia di mantenere intatta la sua capacità di stampare le lire! Quello che distingue l’analisi di Barro da quelle più diffuse è che egli suggerisce anche come passare dall’euro alle monete nazionali.

La Germania, essendo il paese più grande, dovrebbe guidare il processo creando una moneta parallela, il “nuovo marco”, e fissandone il valore a un euro. I possessori di titoli di Stato tedeschi in euro avrebbero la garanzia di poterli convertire al nuovo marco fino a una certa data. I contratti privati potrebbero essere completati in euro o in nuovi marchi entro lo stesso periodo. Per un certo periodo nuovo marco ed euro circolerebbero in parallelo, poi l’euro scomparirebbe per lasciare il posto al solo marco.

Analogamente, gli altri paesi dovrebbero fare altrettanto: non a caso l’Italia è il primo dei paesi considerati dall’economista americano. Egli è convinto che l’affidabilità di titoli italiani denominati in lire anziché in euro sarebbe maggiore, perché l’Italia troverebbe più semplice fare fronte alle sue obbligazioni se in moneta nazionale invece che in euro. Barro non ha in mente la monetizzazione del debito (cioè l’inflazione) ma la maggiore fiducia che i risparmiatori avrebbero nei titoli di nuova denominazione e il migliore funzionamento del sistema complessivo.

I paesi oggi inclusi nell’eurozona disporrebbero della sovranità monetaria e potrebbero correggere eventuali squilibri nei conti con l’estero con variazioni del tasso di cambio. Queste ultime non godono oggi di buona stampa perché evocano le giustamente deprecate svalutazioni competitive. Ma le due cose sono molto diverse: le svalutazioni imposte dalle autorità monetarie per accrescere il vantaggio delle nostre esportazioni rispetto a quelle di altri paesi sono un fatto molto negativo perché inducono gli altri paesi a fare lo stesso in un processo destinato a durare con danno per tutti. Le variazioni del cambio che il mercato determina per correggere squilibri di bilancia dei pagamenti sono ben altra cosa: è molto più facile che il cane scodinzoli anziché sia la cosa a fare muovere il cane. Voglio dire che la variazione del cambio è molto meno penosa della variazione di tutti i prezzi e redditi interni.

Prendere una decisione del genere non significherebbe per nulla un arretramento del processo europeo: una volta curati gli enormi problemi creati dalla moneta unica, potremmo – finalmente! – concentrarci sugli autentici obiettivi europei: politica estera e di difesa, spianando così la strada per andare verso gli Stati Uniti d’Europa.
(tratto da il Tempo)

19-1-2012

Euro, un esperimento fallito | l'Occidentale
 
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