I dividendi delle banche italiane non sono a rischio, ecco perché
di Francesca Gerosa
Il Consiglio di Vigilanza della Bce chiederà alle banche il ricalcolo dei dividendi includendo uno scenario avverso. Ma le banche italiane sono più patrimonializzate e più de-risked rispetto ai precedenti periodi di recessione
L'indice Stoxx delle banche europee ha portato a termine il primo semestre 2022 con una perdita del 13,90%, leggermente inferiore a quella registrata dall'indice Stoxx 600 (-16,50%). Il Presidente del Consiglio di vigilanza della Bce, Andrea Enria, durante un discorso al Parlamento europeo ha sottolineato che "le proiezioni macroeconomiche dello staff dell'Eurosistema a giugno 2022 introducono per la prima volta uno scenario negativo che prevede una possibile recessione nel 2023 a seguito di interruzioni delle forniture energetiche dell'area dell'euro".
Nessuno stop ai dividendi e ai buyback come durante la pandemia, secondo gli analisti
Di conseguenza, Enria ha dichiarato che verrà chiesto alle banche di ricalcolare le traiettorie patrimoniali, considerando uno scenario macro più sfavorevole che comprenda uno scenario recessivo e l'interruzione della distribuzione di gas dalla Russia e tenendo, quindi, conto di questi elementi nell'elaborazione dei piani di distribuzione dei dividendi agli azionisti. Enria ha, tuttavia, ribadito che non esiste la possibilità che la Bce imponga un ban sui dividendi e sui buyback come deciso nel 2020. Tale proposta sarà discussa la prossima settimana.
Enria ha infine ribadito il concetto che il rialzo dei tassi di interesse impatta positivamente sulla profittabilità delle banche. Tale beneficio, tuttavia, potrebbe essere almeno parzialmente compensato dal deterioramento della qualità degli attivi legato all'indebolimento delle aspettative di crescita economica. Nell'ultimo scenario macro ipotizzato dallo staff dell'Eurosistema, a giugno, è stata introdotta l'ipotesi di recessione nell'area euro nel 2022 in caso di ulteriore prolungata interruzione di forniture energetiche che avrebbe un impatto negativo sul pil.
Banche italiane più patrimonializzate e più de-risked rispetto ai precedenti periodi di recessione
L'attuale scenario macroeconomico potrà avere delle conseguenze sulla qualità degli attivi e sui default rates attesi. Tuttavia, gli analisti ricordano come il sistema bancario italiano abbia negli ultimi anni effettuato un processo di de-risking e di rafforzamento del capitale considerevole. Inoltre, alle attuali valutazioni, il mercato sta già iniziando a scontare uno scenario recessivo nel 2023 e sicuramente non incorpora interamente le aspettative della curva dei tassi.
"Continuiamo a non aspettarci che venga introdotto un divieto sui dividendi, anche in caso di recessione, perché, a nostro avviso, dovrebbe essere considerato uno strumento da utilizzare solo per affrontare situazioni straordinarie", ha commentato l'ufficio studi di Intesa Sanpaolo, evidenziando, però, che le parole di Enria segnalano l'aumento del rischio di una recessione che necessariamente può impattare negativamente sulla redditività delle banche e sulla capacità di distribuzione del capitale (il business plan di molte banche è incentrato sulla distribuzione del capitale). È anche vero che le banche italiane sono più patrimonializzate e più de-risked rispetto ai precedenti periodi di recessione, limitando così potenzialmente l'impatto della recessione sui loro bilanci, ha previsto l'ufficio studi di Intesa Sanpaolo.
Rassicurazioni anche da parte di Equita Sim. Se da una parte la notizia, pur non avendo a oggi implicazioni negative sul settore, evidenzia l'incertezza del quadro macro e riduce la visibilità sulla distribuzione del capitale nel 2022 e 2023. Dall'altra, "riteniamo che per le banche con una solida posizione patrimoniale e una buona qualità degli attivi, il rischio di una significativa limitazione della distribuzione dei dividendi sia minore", ha precisato la Sim, ricordando che recentemente la Bce ha autorizzato il buyback (acquisto di azioni proprie) di Intesa Sanpaolo da 3,4 miliardi di euro che, quindi, potrebbe già incorporare il nuovo approccio dell'autorità di vigilanza.
Meno visibilità sul buyback di Unicredit
Le stime attuali di Equita Sim includono per Unicredit (coefficiente patrimoniale Cet1 nel primo trimestre pari al 14%) un buyback di 1 miliardo sugli utili del 2021 (che deve ancora essere autorizzato dalla Bce), un payout (quota di utile da distribuire agli azionisti) del 35% a valere sugli utili 2022 e un buyback da 1,8 miliardi; per Intesa Sanpaolo (Cet1 nel primo trimestre del 13,6%) un buyback da 3,4 miliardi (di cui 1,7 miliardi a partire dal 4
luglio) e un payout del 70% sugli utili 2022; per Banco Bpm (Cet1 nel primo trimestre pari al 13,1%) un payout del 50% pari a circa 290 milioni. Anche per un altro analista Intesa Sanpaolo sarà in grado di procedere con il buyback da 3,4 miliardi appena autorizzato e che tiene conto di scenari avversi. "Crediamo altresì che il buyback di Unicredit sia meno visibile", ha detto l'esperto, "alla luce anche dell'esposizione diretta della banca alla Russia". Al momento a Piazza Affari il titolo Unicredit sale dell'1,73% a 9,22 euro, Intesa Sanpaolo è stabile a 1,78 euro, mentre Banco Bpm si apprezza dello 0,52% a 2,73 euro.
Ultimo aggiornamento: 01/07/2022 11:25