prossima ipo
Digital360 ha già raccolto i capitali per andare in quotazione sul segmento Aim di Piazza Affari entro la metà di giugno grazie all’interesse di un gruppo di imprenditori e professionisti, in parte specializzati nel settore digitale, in parte attraverso il veicolo dei family office. Nomad e global coordinator dell’operazione è Cfo sim, uno fra i maggiori riferimenti in Italia nel settore dei family office.
Ad aver aiutato la pmi fondata nel 2011 da un gruppo di docenti del Politecnico di Milano e guidata da Andrea Rangone, uno dei creatori dell’Osservatorio Digitale dell’ateneo lombardo, punto di riferimento in Italia, è il doppio sostegno dello Stato. Da un lato attraverso i Pir, i Piani di risparmio con incentivo fiscale per chi investe nelle pmi con un orizzonte temporale di cinque anni.
Dall’altro attraverso i forti bonus fiscali che riguardano le pmi innovative, tra cui Digital360, nel momento in cui effettuano aumenti di capitale. Ed è il caso dell’ipo, che permetterà alla società di raccogliere 4 milioni di euro, più altri 2 milioni con emissione di obbligazioni convertibili. Il flottante minimo della società sarà poco oltre il 20%, per arrivare al 30% nel caso in cui le obbligazioni vengano convertite in azioni.
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La società è passata da 1,4 milioni di fatturato nel 2011 a 12,8 nel 2016, con un ebitda attorno a 1,7 milioni «e una crescita organica del 25%. Se invece aggiungiamo anche le acquisizioni fatte, che sono già sei, saliamo al 55%,» ha precisato Rangone. La posizione finanziaria netta era di 4,68 milioni al 31 dicembre 2016. «La quotazione servirà per effettuare altre acquisizioni. Questo è un mercato ancora molto frammentato all’interno del quale ci poniamo come polo aggregatore», prosegue Rangone, che si avvale di un team di tre specialisti in m&a.
La rapidità della crescita di Digital360 è conseguenza del modello di business individuato, un market making tra le società specializzate nei servizi digitali di ogni tipo (per esempio il cloud) con i potenziali clienti, aziende private e pubblica amministrazione. «Tutti vogliono in generale servizi innovativi a costo contenuto», riprende Rangone. «Noi sfruttiamo l’asimmetria informativa strutturale fra il cliente finale e chi lavora nel digitale», ha aggiunto.
In sintesi: il cliente non riesce a stare al passo con la crescita e complessità di questo mondo parallelo, ha bisogno di qualcuno che lo aiuti a trovare l’interlocutore giusto. E questo è il compito di Digital360. «L’Italia offre oggi 90mila provider digitali e il mercato interno vale 70 miliardi di euro contro i 30 miliardi di quello dell’energia elettrica», prosegue Rangone. Con la conseguenza che «abbiamo molto spazio per crescere e dobbiamo farlo in velocità».
Digital360 impiega circa 150 persone, di cui una quarantina tra cui 20 giornalisti specializzati che lavorano a contatto con altrettanti analisti di settore, si occupa delle 40 testate online, ognuna focalizzata su temi ed esigenze specifiche del settore digitale. I contenuti sono free, si possono leggere liberamente, se il potenziale cliente è interessato poi passa a studi approfonditi sul tema e quindi può incontrare l’azienda di cui ha bisogno per le proprie necessità. Digital360 viene pagata in questo percorso dai vendor, ossia dalle società che offrono servizi.