La Vw a Moncalieri l’automotive piemontese da oggi parla tedesco
IL GRUPPO DI WOLFSBURG HA SPOSTATO QUI DA VERONA IL SUO UFFICIO ACQUISTI PER STRINGERE RAPPORTI PIÙ RAVVICINATI CON IL DISTRETTO. PER LA FILIERA DEI FORNITORI CHE HANNO SEMPRE AVUTO IN FIAT IL VERO PUNTO DI RIFERIMENTO È UN CAMBIO DI SCENARIO DEL TUTTO INEDITO
Salvatore Tropea
Torino V ittorio Valletta avrebbe fatto alzare le barricate, Gianni Agnelli e Cesare Romiti avrebbero organizzato una convincente dissuasione. Sergio Marchionne e John Elkann fingono di non vedere e di pensare ad altro. L'idea di avere i tedeschi in casa, sotto le mura di questa Mirafiori che da qualche anno sembra avere smarrito la sua missione industriale e storica, non procura loro l'orticaria come accadeva ai predecessori. E forse è un bene per tutti. Perché lo sbarco della Volkswagen a Moncalieri, col trasferimento del suo ufficio acquisti da Verona al quartier generale dell'Italdesign di Giorgetto Giugiaro, società di cui controlla da due anni oltre il 90,1 per cento, segnala un cambiamento di pelle da parte di quell'industria torinese che prova a scrivere il futuro senza rinnegare il passato. Fine della Fiatdipendenza e punto e a capo. E' così? Ci sono segnali che lo confermano e questo di Vw, ultimo in ordine di tempo, è molto impoortante «Perché vuol dire che la professionalità c'è e sopravvive al ridimensionamento della presenza Fiat», osserva il sociologo Luciano Gallino. L'annunciò ufficiale verrà dato il 21 dicembre ma gli uomini della Vw sono impegnati da mesi in un'operazione di scouting al termine della quale niente sarà più come prima nella galassia della componentistica dell'auto che qui a Torino ha quasi un secolo di vita. Come la Fiat attorno alla quale si è sviluppata e dalla quale oggi tende a staccarsi, per andare avanti con i piedi
propri, riuscendo a mettersi in presa diretta, come farà col colosso di Wolfsburg. Questo vuol dire molto in termini quantitativi e anche di immagine. E' un passo importante per il distretto torinese dell'auto, che qui chiamano filiera allargata al Piemonte, e nel quale si conta più di un terzo di tutte le aziende italiane di fornitura dell'industria di autoveicoli. Più esattamente erano 898 su 2.489 a fine 2011, con 99 mila dipendenti su 187 mila e un fatturato di 18 su 41 miliardi. Gli ultimi sondaggi dicono che l'anno che sta per finire si chiuderà nel segno di un ulteriore flessione rispetto al 2011 che già aveva risentito della crisi. Ma è una flessione che riguarda il numero degli addetti ed è limitata all'area torinese, mentre i fatturati continuano a crescere. La mossa dei tedeschi aiuta e non è isolata. Tutto è cominciato a maggio con il 'Technology day' organizzato dall'Italdesign a Moncalieri. E' qui che il responsabile acquisti del gruppo di Wolfsburg, Francisco Garcia Sanz, ha incontrato un gruppo selezionato di fornitori torinesi dell'auto, aziende che storicamente hanno avuto un rapporto quasi esclusivo con Fiat, e che da qualche anno sono alla ricerca di sbocchi, vie di fuga, che in parte hanno trovato, da una dipendenza che potrebbe diventare per loro pericolosa. E che, tutto sommato, non conviene più neppure alla stessa Fiat, anche se avere sulla soglia di casa quelli che una volta teneva a distanza qualche pensiero deve crearglielo. Perché i tedeschi della Volkswagen non saranno un caso isolato. Nell'hinterland torinese ci sono già altre presenze, a cominciare dalla quella autorevole di Gm. A Caprie, in Valle di Susa, la Bmw sta studiando se affidare la progettazione utilizzando gli impianti ex De Tomaso, a La Loggia, appena fuori Torino, c'è la Cecomp dove si lavora all'auto elettrica di Vincent Bolloré, i cinesi della Baic e della Jac sono a Torino, e a Rivoli sono arrivati quelli della Changan, tredicesimo produttore mondiale di auto. I tedeschi si sono affacciati col Technology day' e sono rimasti ben impressionati, tant'è che adesso sono pronti a insediarsi. «Lo hanno fatto perché in quest'area hanno individuato e sperimentato la presenza di fornitori di prima qualità, dunque un terreno utile», osserva Enzo Pacella, chief executive officer di Italdesign. L'acquisto della società di Moncalieri ha facilitato questa scelta e in qualche misura è la dimostrazione che il passaggio in mani tedesche non vuol dire per forza dover rinunciare a una presenza industriale. Lo si temeva con la cessione, oggi lo si teme un po' meno. Gli uffici acquisti della Vw potevano restare al gran completo a Verona, città di snodo dei collegamenti con la Germania. Se hanno scelto di venire a Torino una ragione ci deve essere. Qualcuno insinua maliziosamente che non si fermeranno a questa operazione e che dietro questa mossa logistica ce ne potrebbe anche una strategica strategica. Il professor Gallino fa notare che «da Torino i tedeschi possono guardare più lontano e, nel tempo, diventare registi di un sistema più vasto e complesso non limitato solo agli acquisti». Giorgio Airaudo, dirigente nazionale della Fiom, sostiene che in questa scelta di Vw per Torino «non si può non vedere un interesse per un'area dove ci sono indubbiamente delle competenze. E poi, è chiaro - aggiunge - che se la Fiat si allontana lascia spazi che altri leader tenderanno a occupare». E' noto che i tedeschi non hanno perduto mai di vista il gruppo del Lingotto. Il numero uno di Vw, Martin Winterkorn, ha fatto sapere qualche giorno fa che il gruppo punta al primato mondiale e che per raggiungerlo ha messo in programma per i prossimi tre anni investimenti per un ammontare di 50,2 miliardi di euro, più altri 10 miliardi destinati alla sola Cina. E si sa che Vw ha in cantiere alcune decine di nuovi modelli progettati da un team agguerrito e, guarda caso, guidato da Walter De Silva, già capo della progettazione Fiat, poi emigrato come altri manager del Lingotto in Germania. La presenza di un attore come la Volkswagen a Torino cambia lo scenario. Magari non immediatamente ma lo farà per la sua potenza di fuoco e per l'effetto trainante che può avere una scelta del genere. Questo vuol dire che l'area torinese non ha perduto l'appeal come area di eccellenza per il «sapere dell'auto». «In un business globale di cui l'auto è parte importante tutti sono, e devono essere, dappertutto», osserva Alberto Pejrani, presidente della Olsa gruppo attivo nella componentistica, in Italia e nel mondo e già presidente dell'Amma di Torino: «Questo vale molto per chi fa acquisti e dunque deve essere attento a come e dove farli. Il caso Vw lo conferma e rientra a pieno titolo nella riscoperta del nostro tessuto cresciuto attorno all'auto e che non ha mai perduto la sua capacità creativa, innovativa, tecnologica ». Due anni fa l’acquisizione da parte di Volkswagen della Italdesign di Giugiaro Oggi il quartier generale della società a Moncalieri è diventato l’epicentro della presenza tedesca in Piemonte Dove si stanno muovendo non solo Vw ma anche Bmw, Gm e perfino i cinesi della Baic, della Jac e della Changan