Tuttavia questo gli fruttò sia accuse di collaborazionismo (da parte dei sovietici) sia di ambiguità (da parte dei tedeschi). Oltre al suo arresto, la famiglia di Bandera subì difatti diverse e pesanti ritorsioni da tedeschi, polacchi e sovietici, durante e dopo la guerra. Nel 1941, suo padre, il reverendo Andrij, è condannato a morte da un tribunale militare sovietico e fucilato; dei sei fratelli e sorelle, Marta-Maria e Oksana vengono arrestate e imprigionate in un gulag sempre nel 1941 per essersi rifiutate di fornire informazioni sul fratello e di cooperare con i sovietici (furono poi liberate nel 1960 ma non poterono ritornare, Marta morì in Siberia nel 1962, Oksana poté tornare in Ucraina solo nel 1989), Aleksandr e Vasilij muoiono invece nel lager di Auschwitz nel 1942, assassinati da prigionieri polacchi nel reparto dei prigionieri di guerra, mentre Bogdan muore al fronte combattendo contro i tedeschi; nel 1946, con l'annessione piena dell'Ucraina all'URSS, Volodymyra, altra sorella, e suo marito, il reverendo Volodymyr Davydyuk, sono arrestati dalle autorità sovietiche e imprigionati in un gulag (Volodymyra fu liberata nel 1956 e tornò nel suo Paese).[2][9] [10]