Dav. c. G.
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La paura, il malessere sociale, la sfiducia per la vita e per le altre persone.
LA FRONDA anti-vaccini, nonostante ogni controdeduzione scientifica e statistica, tiene il punto, con solidi addentellati nel primo o secondo dei partiti italiani, il Movimento Cinque Stelle.
Ben al di là della questione in sé (comunque grave per le ripercussioni che le scelte di pochi infliggono a molti), quello che sconforta è l’umore di fondo nel quale attecchiscono queste mattane: una diffidenza irriducibile a qualunque “verità ufficiale”, scientifica o politica o culturale o altro, nel nome di una specie di insorgenza controculturale molto selfie, autoprodotta e autocondotta. Il mondo visto come una losca trama di caste e consorterie, come una incrostazione di inganni, una frode ininterrotta, alla quale il solo rimedio da opporre è un rifiuto irriducibile, un rancore incolmabile.
Si dice che la crisi economica è la fonte evidente del malessere sociale.
È vero solamente in parte. C’è una fonte più profonda, un rattrappirsi dello spirito, uno sguardo gramo e sfiduciato sulla vita e sulle altre persone. C’è paura, soprattutto paura, sotto la crosta dell’aggressività: e questa non è una buona notizia, perché se anche la crisi economica allentasse la presa, la paura rimarrebbe a presidiare il campo, e a punire il novero infinito dei nemici, veri o immaginari.
LA FRONDA anti-vaccini, nonostante ogni controdeduzione scientifica e statistica, tiene il punto, con solidi addentellati nel primo o secondo dei partiti italiani, il Movimento Cinque Stelle.
Ben al di là della questione in sé (comunque grave per le ripercussioni che le scelte di pochi infliggono a molti), quello che sconforta è l’umore di fondo nel quale attecchiscono queste mattane: una diffidenza irriducibile a qualunque “verità ufficiale”, scientifica o politica o culturale o altro, nel nome di una specie di insorgenza controculturale molto selfie, autoprodotta e autocondotta. Il mondo visto come una losca trama di caste e consorterie, come una incrostazione di inganni, una frode ininterrotta, alla quale il solo rimedio da opporre è un rifiuto irriducibile, un rancore incolmabile.
Si dice che la crisi economica è la fonte evidente del malessere sociale.
È vero solamente in parte. C’è una fonte più profonda, un rattrappirsi dello spirito, uno sguardo gramo e sfiduciato sulla vita e sulle altre persone. C’è paura, soprattutto paura, sotto la crosta dell’aggressività: e questa non è una buona notizia, perché se anche la crisi economica allentasse la presa, la paura rimarrebbe a presidiare il campo, e a punire il novero infinito dei nemici, veri o immaginari.