Il "problema" del giornalismo sta in un solo posto: il contratto nazionale. Ai giornalisti 'vecchi', inquadrati redattori e più da contratto, spettano stipendi stabiliti quando internet non esisteva.
Da allora il numero di copie vendute è crollato, le entrate pubblicitarie pure e i giornali non possono più permettersi certi stipendi. Ma i giornalisti non hanno mezza intenzione di rinunciare ai loro privilegi e di conseguenza gli editori per far quadrare i conti risparmiano da un'altra parte, indovina dove... sulla pelle dei praticanti/collaboratori, che non vengono inquadrati come dipendenti o collaboratori ma al massimo corrispondenti.
Leggo che la situazione è simile per gli autisti di autobus. C'è gente inquadrata con il vecchio contratto, che prende di più e fa meno corse e con orari più comodi. Poi ci sono gli ultimi assunti, che hanno un contratto meno ricco e un nastro corse delirante (tipo fai due ore all'alba poi stacchi 4 ore poi altre tre ore quando escono dalle scuole poi stacchi altre 3 e lavori altre 2... e nei 'buchi' magari sei al capolinea in un paese di montagna isolato dove c'è al massimo un bar).
Cose che si potrebbero tranquillamente sistemare stracciando i vecchi contratti e rifacendoli più garantisti per i nuovi e meno 'regalosi' per i vecchi, ma nessuno ammette mai che la situazione è cambiata e quello che era giusto ieri è privilegio oggi. I sindacati poi sono pessimi, e il risultato è sotto gli occhi di tutti. Poi si stupiscono del rancore dei giovani verso le altre generazioni (e sperano di calmarlo nominandone qualcuno -in genere raccomandatissimo- dirigente statale, come se bastasse a convincerli che li aspetta un futuro radioso)