claudioborghi
(Aquilini)
- Registrato
- 22/4/09
- Messaggi
- 4.198
- Punti reazioni
- 258
Chi è stato al Palio di Siena non se lo può dimenticare.
Quello che però forse gli stessi artisti invitati a dipingere il Drappellone conteso tra le Contrade non immaginano è che la loro opera entrerà nella storia in una maniera assolutamente speciale, più di qualsiasi acquisto di un museo.
Le collezioni museali cambiano, ma i Drappelloni verranno conservati per sempre nelle Contrade, così come nella mia contrada (l'Aquila, che mi ha "adottato" pur non essendo senese) si può ancora ammirare il "cencio" del Palio del 2 Luglio 1719.
Le regole sono rigide ormai da anni, è necessaria ad esempio l'immagine della madonna e i simboli della città e delle contrade che partecipano.
Forse con il Palio straordinario del 1969 organizzato per celebrare la conquista della Luna (e vinto dall'Oca) si ha la vera spinta verso la "contemporaneizzazione" del Palio grazie all'interpretazione di Mario Bucci che introduce un segno grafico moderno approfittando dell'occasione "spaziale".
Spetta a Guttuso poi interrompere la tradizione che voleva il drappellone dipinto da un pittore senese, e all'artista siciliano viene affidato l'onore di dipingere il "cencio" dell'Agosto 1971 vinto dalla Giraffa
Da allora numerosi artisti sono stati chiamati a questo onore e in molti si sono addirittura rifiutati per la difficoltà del soggetto, del supporto (seta) o forse per semplice stupidità
Di sicuro uno dei pali più di rottura (ed il mio personale preferito) fu quello creato da Gianni Dova nell'Agosto del 1973 e che vide trionfare l'Aquila
Il suo drappellone, con i caratteristici smalti e curato nei minimi particolari con sabbie trasparenti e altri effetti luminosi è un capolavoro
anche se viene visto con perplessità dai senesi che lo giudicarono "troppo" in tutto. La diffidenza, che mi fu confermata dal dirigente dell'Aquila Fabio Sardi che per primo lo vide nello studio di Dova a Milano, si trasformò in amore dopo la vittoria.
In questo spazio vorrei discutere di questa particolarissima "cerchia" di opere d'arte senza prezzo, e quindi in una certa misura OT qui , ma che spero possa affascinare tanti dei nostri lettori che sono invitati ad intervenire con informazioni, domande e curiosità.
Quello che però forse gli stessi artisti invitati a dipingere il Drappellone conteso tra le Contrade non immaginano è che la loro opera entrerà nella storia in una maniera assolutamente speciale, più di qualsiasi acquisto di un museo.
Le collezioni museali cambiano, ma i Drappelloni verranno conservati per sempre nelle Contrade, così come nella mia contrada (l'Aquila, che mi ha "adottato" pur non essendo senese) si può ancora ammirare il "cencio" del Palio del 2 Luglio 1719.
Le regole sono rigide ormai da anni, è necessaria ad esempio l'immagine della madonna e i simboli della città e delle contrade che partecipano.
Forse con il Palio straordinario del 1969 organizzato per celebrare la conquista della Luna (e vinto dall'Oca) si ha la vera spinta verso la "contemporaneizzazione" del Palio grazie all'interpretazione di Mario Bucci che introduce un segno grafico moderno approfittando dell'occasione "spaziale".
Spetta a Guttuso poi interrompere la tradizione che voleva il drappellone dipinto da un pittore senese, e all'artista siciliano viene affidato l'onore di dipingere il "cencio" dell'Agosto 1971 vinto dalla Giraffa
Da allora numerosi artisti sono stati chiamati a questo onore e in molti si sono addirittura rifiutati per la difficoltà del soggetto, del supporto (seta) o forse per semplice stupidità
Di sicuro uno dei pali più di rottura (ed il mio personale preferito) fu quello creato da Gianni Dova nell'Agosto del 1973 e che vide trionfare l'Aquila
Il suo drappellone, con i caratteristici smalti e curato nei minimi particolari con sabbie trasparenti e altri effetti luminosi è un capolavoro
anche se viene visto con perplessità dai senesi che lo giudicarono "troppo" in tutto. La diffidenza, che mi fu confermata dal dirigente dell'Aquila Fabio Sardi che per primo lo vide nello studio di Dova a Milano, si trasformò in amore dopo la vittoria.
In questo spazio vorrei discutere di questa particolarissima "cerchia" di opere d'arte senza prezzo, e quindi in una certa misura OT qui , ma che spero possa affascinare tanti dei nostri lettori che sono invitati ad intervenire con informazioni, domande e curiosità.