Sarà che sono poco pratico di queste cose, ma io tutte queste lamentele (sia in quest'occasione che nella precedente), faccio fatica a capirle appieno.
Cioè: io compro un titolo, successivamente lo vendo in gain, su quanto guadagnato lo stato mi chiede una percentuale (come fosse l'IVA su un prodotto, etc).
Dopodiché io posso anche vendere un titolo in perdita, al che non devo niente a nessuno (continuando il paragone con l'IVA, il prodotto si è rotto).
Senonché, sulla perdita lo stato mi fa uno sconto sui guadagni futuri, permettendomi di pagare meno tasse (un po' come la garanzia sul prodotto che si rompe, che non è perenne, ma vale solo qualche anno).
A mio avviso, quindi, il conteggio delle minusvalenze è un'agevolazione e uno dovrebbe essere contento che ci sia la compensazione con le minusvalenze, perché il fatto che si perda soldi oggi non ha alcun legame con i possibili guadagni futuri.
Se poi l'aliquota sulle rendite (ahinoi) aumenta, credo sia normale l'adeguamento delle minusvalenze, nel senso che la minusvalenza generata all'aliquota vecchia impatta sul nuovo gain tanto quanto impatterebbe una minusvalenza generata dalla nuova aliquota.
Se così non fosse suppongo che si creerebbe una sorta di zona grigia, dove chi è abile coi conti può sfruttare il cambio di tassazione generando minus che poi valgono di più.
Ecco, io la intendo così.
Sbaglio forse?