Leon Polk Smith

Stefano Perrini

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Ciao a tutti.
Sono finalmente riuscito a visitare qui a Zurigo la personale che la Haus Konstruktiv dedica al grande artista americano Leon Polk Smith (1906–1996), che avevo già segnalato nel thread sulle varie mostre e che resterà visitabile fino al 7 maggio (qui il link al sito della mostra). Si tratta della prima personale dell’artista in una sede istituzionale europea da vent’anni a questa parte e la prima museale in Svizzera in assoluto. Anche in questo caso, il nome dell’artista ricorre ogni tanto sul Forum, quindi spero di fare cosa gradita a qualcuno aprendo una discussione dedicata.

Vi rimando al sito della fondazione per informazioni biografiche e molte immagini:

Leon Polk Smith

Per chi ama incasellare gli artisti, Leon Polk Smith è di solito ascritto alla Hard-Edge Painting. In realtà, ad esempio Clement Greenberg, per questioni quasi politiche, non lo include in questo gruppo d’artisti. Probabilmente, il fatto che Leon Polk Smith non abbia mai nascosto il proprio debito e una derivazione dal neoplasticismo olandese (come si vedrà facilmente dalle immagini della mostra) contrastava con la narrazione che questo stile fosse tutta farina del sacco americano, in discendenza diretta dall’Espressionismo Astratto. Per inquadrare meglio l’ambito in cui si muove Leon Polk Smith, aggiungo che nel 1960, Max Bill, in qualità di curatore della mostra, gli chiede una sua opera che include nella grande mostra collettiva del 1960, anche quella tenutasi a Zurigo, “konkrete kunst - 50 jahre entwicklung” sullo sviluppo dell’Arte Concreta (metto qui il link all’interessantissimo catalogo, dal sito dedicato a Max Bill; l’opera di Smith è la numero 117 alla pagina 24 del .pdf, cioè 45 del catalogo).

Secondo il ranking calcolato da Artfacts, Leon Polk Smith è al 518° posto in ambito americano ed è al 2.162° posto su scala mondiale. È presente in almeno 16 collezioni museali, soprattutto negli Stati Uniti e in Germania.

Per quanto riguarda il mercato secondario, ci sono stati in tutto 349 passaggi in asta di sue opere, con un record di quasi 240k euro, realizzato nel 2018 da Christie’s, ma sono passate recentemente opere di qualità anche sotto i 30k e si trovano opere minori a prezzi inferiori.

Nel seguito, condivido un po’ di immagini della mostra.
 
La mostra, in collaborazione con la Fondazione Leon Polk Smith, documenta, quasi in ordine cronologico, gran parte del percorso dell’artista, dagli anni ’40 alla fine degli anni ’80. Volendo procedere in quest’ordine, occorre partire dal 5° piano della Haus Konstruktiv.

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Queste sono le opere più vecchie, due del 1946 e una del 1947:
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Poi c’è questa reminiscenza di Mondrian del 1950:
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Altre opere degli anni ’50 e alcune opere bianche del 1960-’61 Inizia la cosiddetta serie delle Corrispondenze:
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Al piano sottostante, opere dalla serie forse più famosa, le Costellazioni degli anni ’60, e le Corrispondenze più mature:
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Poi è la volta di opere molto grandi, più recenti, a volte con titoli fantasiosi:
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Prairie Moon, 1988, già copertina e titolo della mostra alla Lisson Gallery di NY nel 2021
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Sunset Caribe, 1983
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Al pianoterra, le Costellazioni più grandi:
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Quest’opera, Constellation Twelve Circles, è stata commissionata nel 1988 da Ciba-Geigy (Novartis) per la propria sede in New Jersey e può essere esposta in varie posizioni (verticale, orizzontale o a 45°). Per la prima volta è stata scelta l’ultima opzione:

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a mio parere un epigono.
Le sue buone quotazioni le deve solo al fatto che è statunitense altrimenti sarebbe ai livelli di qualche nostro modesto costruttivista.
 
a mio parere un epigono.
Le sue buone quotazioni le deve solo al fatto che è statunitense altrimenti sarebbe ai livelli di qualche nostro modesto costruttivista.
Ciao, artepassion. Il tuo mi sembra un giudizio troppo severo. Il termine “epigono” mi sembra eccessivo. Certamente non è il capofila, ma nemmeno un imitatore piazzato molto indietro. Del resto, Ellsworth Kelly ha superato 7 milioni e seicentomila euro, vale a dire oltre 30 volte il record di Leon Polk Smith.

Quanto al paragone con gli italiani: lui ha partecipato alla famosa mostra The Responsive Eye; se non commetto errori, gli italiani che hanno partecipato sono stati Alviani, Castellani, Dorazio, Mari e il Gruppo N. Alla mostra che ho citato in apertura sui 50 anni di sviluppo dell'Arte Concreta, curata da Max Bill (che non mi pare uno sprovveduto), con Leon Polk Smith erano presenti opere di questi italiani: Balla, Calderara, Deluigi, Dorazio, Magnelli, Mari (con 2 opere) e Munari.

Ha fatto anche altre importanti mostre, ma non è il caso di insistere, perché queste mi sembrano sufficienti. Non so con quale modesto artista nostrano tu voglia confrontarlo, ma questi sono gli italiani con cui esponeva nelle mostre che hanno fatto la storia e non li definirei modesti.
 
Grazie Stefano per avermi fatto conoscere Polk Smith. Vorrei la tua opinione su una sua opera, ma non so come fare per allegare la foto. Quando premo sull'iconcina Inserisci immagine mi si apre una tendina dove c'è un campo di testo in cui inserire l'indirizzo http:// mentre mi aspettavo un tasto Browse per cercare nel computer l'immagine da caricare. Come devo fare?
 
Grazie, per il reportage.
Non conoscevo questo artista ma incontra sicuramente il mio gusto.
 
Grazie Stefano per avermi fatto conoscere Polk Smith. Vorrei la tua opinione su una sua opera, ma non so come fare per allegare la foto. Quando premo sull'iconcina Inserisci immagine mi si apre una tendina dove c'è un campo di testo in cui inserire l'indirizzo http:// mentre mi aspettavo un tasto Browse per cercare nel computer l'immagine da caricare. Come devo fare?
Ciao. Non sono un esperto, ma mi sembra ci sia un limite, per cui non puoi inserire immagini se non hai scritto almeno 30 messaggi. Se sbaglio, forumisti più esperti mi correggeranno.
 
a mio parere un epigono.
Le sue buone quotazioni le deve solo al fatto che è statunitense altrimenti sarebbe ai livelli di qualche nostro modesto costruttivista.
Torno sul termine “epigono”. La faccenda è abbastanza dibattuta.

Riporto qui un estratto del saggio di Lynn Zelevansky, importante storica dell'arte e curatrice americana. È pubblicato dal gallerista di Leon Polk Smith, quindi non sto dicendo che sia una fonte sicuramente imparziale e disinteressata, ma chi scrive non è neppure l’ultima scema che non ha bisogno di prendersi le responsabilità di quello che sostiene. Traduco dall’inglese:

“Nei primi anni ’90, in qualità di assistente curatore al MoMA di New York, ho lavorato ad un allestimento della collezione permanente del MoMA insieme a Kirk Varnedoe, che era allora il curatore capo del Dipartimento Dipinti e Sculture del Museo. Una volta completata, ho accompagnato uno storico dell’arte in una visita e ho innocentemente fatto un commento sulla somiglianza tra i lavori di Ellsworth Kelly e di Leon Polk Smith, notando che il dipinto di Smith era precedente. Lo storico dell’arte ha ripetuto questo a Kelly, che ne rimase così sconvolto che Varnedoe dovette passare un’intera domenica pomeriggio con lui mentre Kelly scartabellava in un grosso faldone di documenti e recensioni per dimostrare la propria precedenza su Smith. Quando Varnedoe mi ha raccontato l’incidente, ero mortificata per aver sottoposto involontariamente il mio capo a tutto questo, ma anche scioccata. Non avevo idea di dire qualcosa di tanto provocatorio e cominciavo a chiedermi perché un artista famoso come Kelly fosse così preoccupato da Smith, che all’epoca aveva una posizione molto meno potente nella gerarchia del mondo dell'arte”.

Segue un breve racconto della biografia di Smith, nato mezzo Cherokee, fino agli inizi degli anni ’50. Riprendo a citare:

“(…) Smith ricorda che ricevette una telefonata da Ellsworth Kelly, che si presentò. Era appena tornato da sei anni di soggiorno a Parigi, dove aveva visto il lavoro di Smith riprodotto nella rivista Art d’Aujoud’hui e voleva visitare il suo studio. Si sviluppò una connessione e Kelly presentò Smith e il suo lavoro ad altri artisti, tra i quali Agnes Martin (…). Robert Indiana ricorda: “Non conoscevo il lavoro di Leon fino a quando ho conosciuto Ellsworth. Lui era un amico di Leon e attraverso di lui ho conosciuto Leon e visto la sua pittura”. Nonostante la loro amicizia, le somiglianze nell’arte di Smith e di Kelly prodotta nella seconda metà degli anni ’50 e nei primi anni ’60 portarono ad un’intensa competizione tra i due artisti. (…) Indiana era convinto che i loro lavori si fossero “sviluppati in maniera molto indipendente e che nessuno dei due avesse esercitato un’influenza sull’altro”.
(…) da direttore del Brooklyn Museum, Robert Buck ha detto di credere che per Kelly, che era giovane e nuovo di New York, il lavoro di Smith “fosse una straordinaria conferma… di… una direzione che aveva già intrapreso”.
Dato che Smith e Kelly hanno ciascuno sviluppato un vocabolario formale molto semplificato, è certamente possibile che le somiglianze nei loro dipinti del periodo fossero il prodotto di un’invenzione simultanea, come si vede comunemente in molti campi. Ma non era il modo con cui Kelly o Smith vedevano la cosa. La mia idea è che Kelly abbia preso qualcosa da Smith, un artista di 17 anni più anziano di lui, e non solo perché portava i suoi amici nello studio di Smith. (…) Smith sentiva chiaramente che Kelly gli aveva rubato le idee e la fama che Kelly raggiunse fu una ferita che non riuscì mai a lenire. Per tutta la vita, Smith si è lamentato con amarezza che Kelly avrebbe dovuto riconoscerne l’influenza. Dato l’incidente con Kirk Varnedoe che ho raccontato all’inizio, è chiaro che era improbabile che Kelly lo facesse. Mi chiedo, tuttavia, perché Kelly -così più potente di Smith- continuasse ad ossessionarsi con la loro competizione ad anni di distanza, se non c’era nulla nelle rivendicazioni di Smith. (…)
Negli anni ’60 e specialmente con le Costellazioni di Smith, appare molto chiaro come, in fondo, lui e Kelly siano artisti molto diversi. Il lavoro di Kelly occupa la parete con grande autorità – non c’è dubbio sul suo talento. (…) I dipinti di Smith (…) hanno humor, umiltà e ogni tanto delle qualità romantiche”.


Lungi da me prendere posizione, perché occorrerebbe studiare molto bene tutti i documenti. Se però andate sul sito ufficiale di Kelly e guardate le opere e le date (messe da loro, liberamente), almeno qualche dubbio mi viene.

Suggerisco prudenza.
 
Grazie Stefano per le foto della mostra. Artista che apprezzo.
 
Per me si è fatto il pieno di De Stijl e Bauhaus che vedo chiaramente nei suoi lavori.
Ha partecipato alla mostra "Responsive Eye".
Non voglio convincere nessuno.
Mio parere.
 
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