L'Inghilterra vieta gli smartphone a scuola, anche durante la ricreazione

reganam

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L'Inghilterra vieta gli smartphone a scuola, anche durante la ricreazione

Il governo inglese ha deciso di bandire totalmente l'uso dei telefonini a scuola, non solo durante le lezioni ma anche per il restante tempo passato a scuola, ad esempio a ricreazione.

Il ministro dell’Istruzione, Gavin Williamson, ha dichiarato che «i telefonini non soltanto distraggono – ha detto – ma quando usati male o troppo possono danneggiare il benessere e la salute mentale degli allievi. Voglio mettere fine a tutto ciò e rendere la giornata scolastica libera dai telefonini».

Gli insegnanti in realtà non sono molto d'accordo. Questa decisione è stata criticata e definita come una distrazione rispetto al problema più urgente di recuperare il tempo perduto a causa della pandemia.

Il governo cita alcune ricerche che mostrano come i risultati scolastici migliorino quando i telefoni sono vietati: un beneficio che va soprattutto a vantaggio degli allievi più scarsi, mentre è quasi nullo per quelli più bravi. In base a questa ricerca, vietare i telefonini è come aggiungere 5 giorni supplementari all’anno scolastico.

In ogni caso, queste conclusioni sono state poi contestate, perché basate su dati limitati.

È anche vero, però, che già alcune scuole hanno sperimentato questo metodo, riscontrando un miglioramento delle performance scolastiche degli alunni.
 
Ottima notizia. Come giustamente dichiarato dal ministro e grassettato da @reganam, spero che l'effetto non sia solo quello di eliminare le distrazioni a scuola, ma anche e soprattutto il fatto che passare un po' di ore senza smartphone riduca la dipendenza nei bambini e prevenga l'insorgere di problemi psicologici.
 
L'Inghilterra vieta gli smartphone a scuola, anche durante la ricreazione

Il governo inglese ha deciso di bandire totalmente l'uso dei telefonini a scuola, non solo durante le lezioni ma anche per il restante tempo passato a scuola, ad esempio a ricreazione.

Il ministro dell’Istruzione, Gavin Williamson, ha dichiarato che «i telefonini non soltanto distraggono – ha detto – ma quando usati male o troppo possono danneggiare il benessere e la salute mentale degli allievi. Voglio mettere fine a tutto ciò e rendere la giornata scolastica libera dai telefonini».

Gli insegnanti in realtà non sono molto d'accordo. Questa decisione è stata criticata e definita come una distrazione rispetto al problema più urgente di recuperare il tempo perduto a causa della pandemia.

Il governo cita alcune ricerche che mostrano come i risultati scolastici migliorino quando i telefoni sono vietati: un beneficio che va soprattutto a vantaggio degli allievi più scarsi, mentre è quasi nullo per quelli più bravi. In base a questa ricerca, vietare i telefonini è come aggiungere 5 giorni supplementari all’anno scolastico.

In ogni caso, queste conclusioni sono state poi contestate, perché basate su dati limitati.

È anche vero, però, che già alcune scuole hanno sperimentato questo metodo, riscontrando un miglioramento delle performance scolastiche degli alunni.
fassisti
 
Come gli italiani :mmmm:

Cellulari in classe, vietato utilizzo da infanzia alla media. Consigliato uso tablet per scopi didattici alla primaria. Valditara: “Meno distrazioni, più responsabilità”

Smartphone vietati in un Paese su quattro​

Eppure, nota l'Unesco, solo un Paese su quattro vieta gli smartphone a scuola. Nel 2018 la Francia ha bandito i telefoni cellulari da elementari e medie. Poi la stessa strada è stata seguita da Svezia, Finlandia e Olanda. Già nel 2022 Valditara aveva diffuso una circolare per ribadire un divieto in realtà già previsto nel 2007: niente cellulari in classe alla scuola dell'infanzia e alle elementari. Con queste linee guida si procede su questa strada.
 
Giusto così, dovrebbero intervenire a livello ministeriale pure qui invece di demandare la decisione ai vari presidi.
 
In effetti mi chiedo quale motivo buono ci sarebbe, per permettere di usarlo a scuola?
Ovvio che vada vietato, ma mica per questione di età. E' che a scuola ci vai a fare cose che non prevedono venga usato.
Vanno usati gli strumenti che mette a disposizione la scuola.
 
Al mattino su tiktok è pieno di ragazze/i in live dalla loro classe, mentre l'insegnante fa lezione
 
fanno bene a vietare i cellulari ai giovani ed ha fatto bene il sindaco di NEW YORK a denunciare i social media
quando ho viaggiato in Malesia e Filippine otto anni fa notai che li era anche peggio
mi ricordo una coppia di fidanzatini seduti su una panchina di un parco
ognuno di loro intento al proprio cellulare, non si davano bada, glielo feci notare

in un trasferimento in pullman c'era una ragazza seduta accanto a me con tre telefonini e passava da uno all'altro
le chiesi se poteva farne a meno, mi disse di no
allora le dissi che sarebbe impazzita entro un anno se non avesse smesso e che ero uno psichiatra
si spaventò molto e promise di cambiare per salvarsi
 
[...] in un trasferimento in pullman c'era una ragazza seduta accanto a me con tre telefonini e passava da uno all'altro
le chiesi se poteva farne a meno, mi disse di no
allora le dissi che sarebbe impazzita entro un anno se non avesse smesso e che ero uno psichiatra
si spaventò molto e promise di cambiare per salvarsi

Sì, adesso è cambiata: gestisce un mercatino di telefoni antichi per collezionisti.
 
La deprimente generazione Z, compulsivamente ricurva sullo smartphone

Alfonso Berardinelli · 15 mag 2024

Dell’infanzia e dell’adolescenza, periodi della vita importantissimi nella formazione degli esseri umani, stiamo delegando la gestione ai telefonini, ai tablet, agli smartphone e altri aggeggi elettronici. E questo senza neppure pensarci, solo per la nostra comodità di genitori che vogliono sentirsi sempre meno impegnati dai bambini e dagli adolescenti. Ma così i bambini non giocano più negli spazi fisici reali. La loro crescita e le loro esperienze dirette e indipendenti si impoveriscono, si atrofizzano. In altri paesi gli psicologi, ogni tanto, danno l’allarme sulla pericolosità di questi processi in corso e in espansione. Ma in Italia mi sembra che gli psicologi siano molto reticenti e silenziosi. Per non so quale vigliaccheria non dicono niente, sorvolano. Non mettono in guardia gli adulti, i genitori e i nonni, hanno paura di giudicarli e disapprovarli. Credono ancora che Internet sia sempre e comunque libertà, emancipazione, progresso e nient’altro.
La cosa più scandalosa e desolante è d’altra parte che ci sia bisogno del parere “scientifico” degli studiosi di cervello e psiche per capire l’esistenza di rischi che sono evidenti solo con un po’ di buon senso e immaginazione. Quando bambini e adolescenti passano una tale quantità di tempo con un dispositivo telematico in mano e ne sono evidentemente ipnotizzati, è chiaro che ci troviamo di fronte a un fenomeno senza precedenti nella storia del genere umano. Qualcosa che provocherà inevitabilmente trasformazioni se non mutazioni profonde e permanenti, sia prevedibili che imprevedibili. Merito della rivista Internazionale è aver pubblicato nel numero 1561 del 3/9 maggio un ampio, esauriente testo dello psicologo sociale americano Jonathan Haidt, tratto dal mensile Atlantic, che a sua volta è una sintesi del suo libro “The Anxious Generation” (2024). Internazionale gli ha dedicato giustamente la copertina con questo titolo: “Un’infanzia al telefono”, con una pioggia di foto che mostrano bambini e adolescenti da soli o in coppia sprofondati voluttuosamente dentro i loro magici apparecchi.
Ci siamo comportati tutti da ipocriti o da imbecilli; ma era chiaro fin dall’inizio che l’uso degli smartphone sarebbe diventato immancabilmente un abuso e che avrebbe creato assuefazioni difficili da estirpare. Internet è la prima e più potente droga culturale. Se ci entri, se ci abiti, non ne esci più. Perché? Ma perché è una copia, un sostituto, un surrogato completo dell’intera realtà, e fa credere di averla tutta comodamente, velocemente a disposizione. L’assuefazione è dovuta non solo a ovvi motivi psiconeurologici, ma anche a soverchianti ragioni sociali. Si deve stare gran parte del proprio tempo con lo smartphone in mano perché tutti lo fanno, e se io non lo faccio mi sento “tagliato fuori”, escluso dalla cosiddetta socialità dei social media, che socialità non è.
L’assuefazione, come è noto, è una brutta bestia. Persone molto intelligenti e molto presenti sui social confessano che se smettessero di comparire online si sentirebbero inesistenti, irreali.
Molte considerazioni fatte da Haidt sono immaginabili (lo credo e lo spero) da qualunque persona dotata di senso comune e immaginazione. Ma i dati statistici sono impressionanti e non bisogna smettere di divulgarli. Negli Stati Uniti, come risulta da molti studi, dal 2010 al 2019 fra gli adolescenti il tasso di depressione e ansia è aumentato del 50 per cento. Tra gli adolescenti dai 10 ai 19 anni la quantità dei suicidi è cresciuta del 48 per cento. E nelle ragazze tra i 10 e i 14 anni tale crescita è arrivata al 131 per cento. Dati analoghi riguardano anche altri paesi: Regno Unito, Canada, Australia, Nuova Zelanda, molti paesi nordici e non solo. La cosiddetta generazione Z dei nati dopo il 1996 ha problemi di ansia, depressione, autolesionismo e disturbi connessi in misura maggiore che in altre generazioni: “La solitudine e la mancanza di amicizie fra gli adolescenti statunitensi hanno cominciato ad aumentare intorno al 2012”. Sono peggiorati salute mentale e risultati scolastici. E così pure la capacità di lettura e di calcolo. La lettura di libri, poi, è dovunque in netto declino da tempo. Va aggiunto che i danni provocati dall’abuso di accesso a Internet e social sono danni che perdurano oltre l’adolescenza. Gli adulti giovani si frequentano meno, hanno meno rapporti sessuali e sono meno interessati ad avere figli. Inoltre i datori di lavoro affermano che trattare con loro è più difficile. Esiste ovviamente una minoranza che non ha problemi di salute mentale. Ma il fatto inequivocabile è che i guai sono aumentati con gli anni in cui gli adolescenti dei paesi ricchi hanno sostituito i telefoni cellulari con gli smartphone. Da allora la maggior parte della loro vita sociale si è trasferita online, su piattaforme progettate per creare viralità e dipendenza. Tutto il tempo della vita e delle esperienze ne ha risentito, dai rapporti di amicizia all’identità, dall’esercizio fisico al sesso, dalle relazioni famigliari all’interesse per i problemi sociali e politici. L’infanzia è cambiata radicalmente perché il suo centro, le attività di gioco, si sono riversate nell’attenzione esclusiva dedicata a uno schermo. I precedenti telefoni cellulari senza connessione a Internet non avevano provocato danni simili. L’esercizio dell’attenzione volontaria, che fonda e sviluppa le funzioni mentali, si è indebolito e frammentato. Non dipende più dalla volontà, facoltà essenziale, ma dall’ubbidienza agli automatismi di un dispositivo.
Chi obietta a Haidt che le sue prove scientifiche non sono ancora pienamente scientifiche, probabilmente lo fa perché sta per chiedere e ottenere personalmente altri fondi di ricerca, e per non allarmare i produttori di modelli telematici sempre più aggiornati. Di fatto gli obiettori si limitano a dire che certi danni hanno varie cause sociali, economiche e altro: come il razzismo, la violenza diffusa e l’uso di oppioidi. Ci sarà poi qualcuno che vorrà accusare più la società americana che gli smartphone. Io direi che una causa non ne esclude altre e che le “concause” sono sempre esistite.
 
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