non meriti una risposta... spesso x la frase che hai scritto sopra...
cioè tu sei serio quando hai paura perchè ti sei punto il dito con una siringa in cui avevi messo il colluttorio e temi che il colluttorio ti sia entrato in circolo etc etc
Sei serio e non ci stai prendendo in giro?
Leggi qui:
L’ipocondria è un disturbo psicologico la cui sintomatologia prevalente può essere sintetizzata in cinque elementi principali:
a) presenza di sintomi fisici, di solito multipli, spesso vaghi, ma talvolta estremamente specifici;
b) preoccupazione relativa al proprio corpo, ai sintomi fisici e rispetto a temi di salute e malattia;
c) paura che una malattia seria possa instaurarsi;
d) sospetto e/o certezza che una malattia seria sia già in atto;
e) resistenza alla rassicurazione medica routinaria;
f) presenza di comportamenti ipocondriaci come la persistente ricerca di rassicurazione o il controllo ossessivo del corpo.
Ciascun paziente può presentare solo uno o due di questi elementi o sperimentare diverse combinazioni di essi in momenti differenti. Perché si possa parlare di ipocondria è però necessario che l’intensità della loro manifestazione sia eccessiva e sproporzionata rispetto all’oggettivo rischio medico in atto, danneggi il funzionamento sociale o occupazionale e sia fonte rilevante di disagio interiore.
Tipicamente gli ipocondriaci rifiutano la possibilità di avere un problema psicologico, e tendono a malinterpretare la serietà di innocue e naturali fluttuazioni corporee e a sovrastimare la serietà di sintomi riferibili a condizioni mediche generali. Possono riportare sintomi altamente specifici o malesseri vaghi, aspecifici e generalizzati. Fra i sintomi specifici più comuni possiamo citare il dolore localizzato, problemi intestinali (modificazioni dell’alvo) e sensazioni cardio-respiratorie (ad es. l’oppressione al petto).
Le paure ipocondriache sono di due tipi: la paura di avere una malattia, e la paura di poter contrarre una malattia in futuro e il paziente può nutrirle entrambe perché entrambe associate alla paura della morte. Può terrorizzarsi o entrare in ansia se esposto a stimoli che ritenga correlati alle malattie quali senzazioni corporee o altri cambiamenti somatici, ma anche se esposto a informazioni relative alle malattie come programmi medici televisivi, persone che appaiano malate o siano legate al mondo degli ospedali e della medicina.
E’ importante distinguere tra le due forme di paura perché determinano reazioni comportamentali diverse: la ricerca di rassicurazione e il checking piuttosto che l’evitamento e la fuga.
La paura di avere già una malattia è infatti maggiormente associato con la ricerca di rassicurazioni mediche, la richiesta di effettuare test e analisi, il ricorrente auto-esame corporeo, la ricerca di materiale informativo medico, e il ricorso a preparati farmaceutici o fitoterapici. I pazienti possono adottare in maniera stabile il “ruolo di malato”, vivendo come invalidi ed evitando sforzi occupazionali o responsabilità personali. Possono lamentarsi persistentemente della loro salute e discutere le proprie preoccupazioni in gran dettaglio con chiunque si mostri disponibile ad ascoltarli e possono diventare interlocutori difficili per i propri medici di famiglia. Il rapporto con i medici può risultare pesantemente compromesso laddove il paziente ipocondriaco senta che il proprio medico non è in grado di spiegare in maniera soddisfacente i suoi sintomi e di trattarli. Questo può condurre a quello che è stato definito “doctor shopping” ovvero una continua girandola fra medici nella speranza di trovare aiuto.
La paura di contrarre una malattia è associata invece prevalentemente all’evitamento e alla fuga da stimoli che il paziente ritiene correlati alla malattia. Egli potrà ad esempio evitare ospedali, persone che appaiano malate, o limitare contatti con persone esposte alle malattie come medici e infermieri. Potrà inoltre evitare tutto ciò che ha a che fare con la malattia quali quotidiani, riviste, programmi televisivi e così via, comprese le indagini mediche di routine a fini preventivi. Il paziente talvolta ricorre a varie forme di auto-diagnosi e di auto-trattamento riducendo i contatti con il sistema sanitario.
Chi ne soffre?
Nonostante alcune incongruenze, la maggior parte degli studi concorda nell’affermare che l’ipocondria è ugualmente distribuita tra uomini e donne.
Le stime suggeriscono una prevalenza nella popolazione generale del 1-5% e del 2-7% tra i pazienti dei servizi di medicina generale (APA, 2000).
L’ipocondria può esordire ad ogni età, sebbene si sviluppi prevalentemente nella prima età adulta. Tipicamente esordisce quando la persona è sotto stress, seriamente malata o in fase di convalescenza per una malattia seria o quando ha subìto la perdita di un familiare. L’ipocondria può anche insorgere quando una persona è esposta a informazioni mass-mediatiche relative alle malattie.
Quali sono le cause dell’ipocondria?
Il modello cognitivo-comportamentale vede nell’ipocondria l’esito di una combinazione infausta di aspetti psicologici, distinguibili in fattori predisponenti, fattori precipitanti e fattori di mantenimento (Salkovskis, 1989, 2001).
Secondo questo modello l’individuo può essere inizialmente predisposto o vulnerabile a sviluppare un disturbo ipocondriaco, per la presenza contemporanea di alcuni fattori di rischio biologici e psicologici: tipicamente una propensione biologica ad avere un corpo “rumoroso” (che produce diverse sensazioni fisiche intense, ma benigne), particolari esperienze di apprendimento durante l’infanzia, e specifiche caratteristiche cognitive (ipervigilanza, bias di memoria, suggestionabilità, credenze disfunzionali sulla malattia ecc..).
Su questo substrato di vulnerabilità individuale interverrebbero alcuni fattori precipitanti che fungerebbero da trigger (interruttori) del disturbo: eventi di vita stressanti, esposizione ambientale a fonti di informazione relative alla salute, stati emotivi, che agirebbero da amplificatori di risposte somatiche benigne.
L’errata interpretazione di tali risposte somatiche in senso minaccioso determinerebbe una elevata quota d’ansia, poi mantenuta e rinforzata da strategie di fronteggiamento inadeguate e disfunzionali come la ricerca ossessiva di rassicurazione, il body-checking, l’evitamento e così via.
Come si cura?
Rivolgendosi con fiducia ad uno psicoterapeuta cognitivo-comportamentale.
Il trattamento cognitivo-comportamentale dell’ipocondria si è infatti rivelato molto efficace in studi clinici controllati. Il percorso terapeutico prevederà i seguenti elementi:
- una corretta psicoeducazione che contenga tutte le informazioni relative alla natura e al trattamento dell’ipocondria e che si basi su una formulazione del caso personalizzata e condivisa con il paziente
-l’individuazione delle principali credenze disfunzionali del paziente e la promozione di interpretazioni alternative dei sintomi, dello stato di salute in generale e della propria vulnerabilità alla malattia
-la riduzione dei fattori di mantenimento del disturbo quali la ricerca di rassicurazione, il body checking, l’evitamento e così via
-lo sviluppo di abilità di gestione dell’ansia
-la riduzione del comportamento “da malato”, con ripristino del normale regime di attività
-un lavoro sugli schemi cognitivi sottostanti (core belief di vulnerabilità)
-l’intervento per l’elaborazione di eventuali traumi scatenanti (malattie, lutti, interventi, ecc).
la promozione di abilità di stress-management