Alessandro Celli
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Cari amici,
dando seguito al mio invito di risveglio culturale, cerco di partire un po’ da lontano, come ho fatto su Vincenzo Agnetti o su Paul Klee.
Provo, ripartendo dalla storia, a trovare insieme nuovi stimoli.
Ed eccomi qui per Mario Deluigi, artista che mi ha da sempre affascinato, e per gli investitori, potrebbe anche esserci qualche spunto riflessivo.
In sintesi di Mario Deluigi, del 1901, trovo fondamentale la sua amicizia con Gino Severini, nel 1926 tramite Scarpa, decisivo per il passaggio al cubismK!
Trovo di incantevole quella scomposizione bidimensionale che per renderla più dinamica nello spazio la trasforma in tridimensionale.
Quei grattage sono una sua interpretazione dello spazialismo molto originale. Stendeva il colore e poi, con molta accuratezza, lo toglieva per fare emergere la luce.
Altro momento decisivo fu poi l’incontro, attraverso Cardazzo, con Lucio Fontana e lo Spazialismo, a Milano.
Firmò infatti nel 1951 il Manifesto dell'Arte Spaziale e l'anno successivo il Manifesto del Movimento Spaziale per la televisione, partecipando alle collettive milanesi e veneziane, come la Biennale del 1952.
Forse a Fontana lo accumunò solo un passaggio : "a una via d'uscita all'arido bi-dimensionalismo post-cubista e astrattista", la ricerca affannosa, attraverso la riduzione dei mezzi espressivi, dell'essenza della pittura: lo spazio prima, la luce poi.
Deluigi però era inadatto ad avventure di gruppo e riprese presto il suo percorso isolato, austero e tenace.
Forse questo lo penalizzo?
Nota di rigore:
Biennali di Venezia del 1930, 1932, 1948, 1950, 1952, 1954, 1962 (sala personale), 1968 (sala personale) e le Quadriennali di Roma del 1959, 1972.
dando seguito al mio invito di risveglio culturale, cerco di partire un po’ da lontano, come ho fatto su Vincenzo Agnetti o su Paul Klee.
Provo, ripartendo dalla storia, a trovare insieme nuovi stimoli.
Ed eccomi qui per Mario Deluigi, artista che mi ha da sempre affascinato, e per gli investitori, potrebbe anche esserci qualche spunto riflessivo.
In sintesi di Mario Deluigi, del 1901, trovo fondamentale la sua amicizia con Gino Severini, nel 1926 tramite Scarpa, decisivo per il passaggio al cubismK!
Trovo di incantevole quella scomposizione bidimensionale che per renderla più dinamica nello spazio la trasforma in tridimensionale.
Quei grattage sono una sua interpretazione dello spazialismo molto originale. Stendeva il colore e poi, con molta accuratezza, lo toglieva per fare emergere la luce.
Altro momento decisivo fu poi l’incontro, attraverso Cardazzo, con Lucio Fontana e lo Spazialismo, a Milano.
Firmò infatti nel 1951 il Manifesto dell'Arte Spaziale e l'anno successivo il Manifesto del Movimento Spaziale per la televisione, partecipando alle collettive milanesi e veneziane, come la Biennale del 1952.
Forse a Fontana lo accumunò solo un passaggio : "a una via d'uscita all'arido bi-dimensionalismo post-cubista e astrattista", la ricerca affannosa, attraverso la riduzione dei mezzi espressivi, dell'essenza della pittura: lo spazio prima, la luce poi.
Deluigi però era inadatto ad avventure di gruppo e riprese presto il suo percorso isolato, austero e tenace.
Forse questo lo penalizzo?
Nota di rigore:
Biennali di Venezia del 1930, 1932, 1948, 1950, 1952, 1954, 1962 (sala personale), 1968 (sala personale) e le Quadriennali di Roma del 1959, 1972.