markus lupertz

anche gli dzama a 1000 pounds sono ridicoli.
 
questo messo basso ed è rimasto lì
Markus Lüpertz (b. 1941) | Untitled | 19th Century European Art Auction</li> | 20th Century, Paintings | Christie's
e per essere una tecnica mista, poteva anche starci,
mi pare

questo piaceva a me
(come sa Varoon a cui l'avevo segnalato)
messo basso basso ed invece
:angry:

Jan Schoonhoven (1914-1994) | T75-61 | 19th Century European Art Auction</li> | 20th Century, Drawings & Watercolors | Christie's


il paragone nasce dal fatto che 3000€ ero disposto a pagarli
per il secondo
però
 
questo messo basso ed è rimasto lì
Markus Lüpertz (b. 1941) | Untitled | 19th Century European Art Auction</li> | 20th Century, Paintings | Christie's
e per essere una tecnica mista, poteva anche starci,
mi pare

questo piaceva a me
(come sa Varoon a cui l'avevo segnalato)
messo basso basso ed invece
:angry:

Jan Schoonhoven (1914-1994) | T75-61 | 19th Century European Art Auction</li> | 20th Century, Drawings & Watercolors | Christie's


il paragone nasce dal fatto che 3000€ ero disposto a pagarli
per il secondo
però

Ricordo lo SchoonhovenOK!, che sarebbe stato da mettere nel 3d di Chi Ha Copiato Chi...:)
 
ho comprato una sua opera, vediamo cosa succede.
 
Provo a portare un piccolo contributo alla discussione, spendendo qualche parola su due opere che ho visto in collezioni museali tedesche.
Normalmente, Lüpertz viene associato ai “Nuovi Selvaggi”, secondo quella definizione, per la verità un po’ travisata e abusata, coniata dal Direttore del Museo di Aquisgrana Wolfgang Becker nel 1980 in un saggio che accompagnava una collettiva di giovani artisti (non solo tedeschi, ma anche americani). In realtà, l’avventura di Lüpertz incomincia molto prima, almeno a partire dal 1962. Il periodo che precede il 1980 è, forse, perfino più significativo.
Nel 1964 fonda a Berlino Ovest lo spazio espositivo Großgörschen 35, dove ogni artista coinvolto può adoperare gli spazi per un certo tempo. Non c’è però una direzione artistica o uno stile di riferimento: espongono tanto pittori neo-espressionisti oggi considerati abbastanza minori come Karl Horst Hödicke o Bernd Koberling, quanto pittori realistici oramai quasi dimenticati come Wolfgang Petrick o Hans-Jürgen Diehl. Lüpertz espone opere che fin dal 1963 chiama “Dithyramben” (Ditirambi). Questa pittura “ditirambica” verrà teorizzata nel 1966 nel testo: “Kunst, die im Wege steht. Dithyrambisches Manifest” (Arte che s’impiccia. Manifesto ditirambico). Sfortunatamente, non sono mai riuscito a leggerlo direttamente, ma da quello che si evince dai testi di storia dell’arte l’artista tedesco fa riferimento a Nietzsche (secondo il quale il coro ditirambico dei Satiri sarebbe l’atto salvifico dell’arte greca) e al dio greco Dioniso, per concepire una pittura in cui un oggetto riconoscibile viene trasferito dal suo ambiente consueto in un contesto nuovo e sconosciuto, per renderlo monumentale.
L’opera nella collezione del Museum Ludwig di Colonia appartiene alla fase più matura della pittura ditirambica: s’intitola “Palette III – Dithyrambisch” (Tavolozza III. Ditirambico) ed è del 1973
Lupertz1.jpg

(L’immagine è presa dal sito del museo)

Lüpertz prende un oggetto simbolico e riconoscibile come la tavolozza del pittore e lo rende monumentale con la presenza di un piedistallo. Allo stesso tempo, immerge tale oggetto in un motivo astratto, che in parte fa da sfondo e in parte lo ricopre. È come se, allo stesso tempo, appiattisse l’oggetto e fornisse volume alla pittura astratta, alla ricerca di un equilibrio nuovo tra astrazione e figurazione.
Come annotazione di mercato, val la pena ricordare che il primo, quasi identico dipinto di questa serie di "tavolozze" (di cui questo museale è il terzo) è stato aggiudicato da Sotheby’s nel 2011 per circa 190k euro (il record dell'artista, ad oggi, è a circa 265k euro).

La seconda opera, nella collezione del Museum für Neue Kunst di Friburgo, s’intitola “Stil: Weißer großer Drachen” (Stile: Grande aquilone bianco), è del 1977 e fa parte della serie che Lüpertz chiama “Stil-Bilder” (Immagini di stile), in cui riprende precise categorie stilistiche delle avanguardie storiche.
Lupertz2.jpg

(L’immagine è una mia foto dal catalogo)

In questo caso, l’artista recupera con una certa ironia certe tendenze geometrico-cubiste (in particolare Picasso e Schwitters), per applicarle all’anta in legno di una porta. Anche qui, l’aquilone del titolo è riconoscibile, ma è immerso tra altre forme astratte e perde le proprie caratteristiche volumetriche, oggettuali, essendo parzialmente dietro e parzialmente davanti alla “porta”, unica forma che non rispetta i confini stabiliti dalle assi in legno della porta.

Concludo il fin troppo lungo post sottolineando come Lüpertz abbia sempre dipinto, fin dal 1962; ancora una volta si dimostra come la storiella del “ritorno alla pittura” degli anni ’80 sia del tutto infondata.
 
Riporto un po’ su questa discussione, proponendovi l’opera della collezione permanente del Mudam di Lussemburgo visibile nell’attuale allestimento. S’intitola “Interno greco” ed è del 1985:

20230819_121404.jpg
 
Indietro