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LA HOLDING LA NUOVA LEGGE FALLIMENTARE GARANTISCE DUE MESI DI VITA IN PIÙ PER PROVARE A EVITARE LA BANCAROTTA
Sopaf cerca il concordato, le voci sul cavaliere bianco Manes
MILANO - Il destino di Sopaf, la storica società di investimento quotata a Piazza Affari e controllata da Giorgio Magnoni, è appeso alla nuova legge fallimentare - appena entrata in vigore - che le garantisce almeno due mesi in più di vita per cercare una soluzione alternativa al fallimento chiesto da Unicredit e dalle altre banche creditrici. Il gruppo, schiacciato da 120 milioni di debiti (di cui 71,5 verso le banche e 31 sotto forma di bond), ha chiesto venerdì scorso al tribunale fallimentare di Milano l' ammissione al concordato preventivo, specificando che ad oggi «la prospettiva più plausibile consiste in un concordato liquidatorio, non escludendo peraltro alla società la possibilità di concretizzare un concordato in continuità». Quest' ultima soluzione, più vantaggiosa per il gruppo, potrebbe verificarsi nel caso dell' intervento di un soggetto terzo, un cavaliere bianco, che rilevi le partecipazioni rimaste in Sopaf: si tratta di quote in società industriali (tra le quali la rete di connessioni wifi Linkem, gli impianti fotovoltaici di Sun System), nel fondo China Opportunity, in fondi immobiliari, che però per la crisi del mercato sono in gran parte illiquidi o difficilmente valutabili. Fonti della società non escludono che quando il giudice concederà il termine non si avviino colloqui con soggetti potenzialmente interessati. Tra i nomi circolati ci sono quelli di fondi italiani come Atlantis Capital, specializzato nelle cosiddette «situazioni speciali», e
Methorios Capital, holding finanziaria romana. Accanto a questi circola però anche il nome di un soggetto industriale di peso come Vincenzo Manes, patron della Intek, di cui è socio importante anche Ruggero Magnoni, noto investment banker ex Lehman Brothers e adesso di Nomura nonché fratello di Giorgio e socio di minoranza della stessa Sopaf con il 6% circa. Ruggero Magnoni appare però defilato da questa partita, che tutta in mano a Giorgio e ai figli di lui, primi azionisti attraverso Acqua Blu, un veicolo messo in liquidazione a luglio dopo una perdita di 25,5 milioni e un patrimonio negativo per 17,7 milioni. A fine 2011 Sopaf ha perso 57,9 milioni. Dalla holding milanese comunque non si sbottonano sui rumors né confermano nomi, visto che le discussioni potranno realisticamente partire solo dopo che il tribunale fallimentare concederà i tempi supplementari (da 60 a 120 giorni). L' udienza non è stata ancora fissata. La causa principale del tracollo di Sopaf è stato il crack di Banca Network, l' istituto di credito milanese posto dalla Banca d' Italia in liquidazione coatta amministrativa dopo essere stato commissariato e ora al centro di un' inchiesta appena avviata dalla procura di Milano. Di Bni Sopaf aveva, direttamente e indirettamente, circa la metà delle azioni. Complessivamente la holding ha bruciato nell' avventura bancaria circa 130 milioni tra acquisto delle quote, aumenti di capitale e svalutazioni. Da qui il tracollo. In Borsa Sopaf ha perso nell' ultimo anno tutto il suo valore: ad oggi capitalizza appena 2,3 milioni di euro.