ANDREA GRECO ALLA CONCEPTUAL DI ROVATO (BS)
DE MEMORIAE FRAGMENTIS
personale d'arte di Andrea Greco
Conceptual Contemporary Gallery
Via Alessandro Bonvicino, 15
Rovato - Brescia – Italy
17 novembre 2012 – 13 gennaio 2013
Si inaugura il 17 novembre, alle ore 17 presso la Conceptual Contemporary Gallery di Rovato (BS), la mostra De Memoriae Fragmentis, personale d'arte di Andrea Greco.
Da diversi anni l'artista va a riprendere quello che ha dentro di sé, i frammenti del suo io e consuma una liturgia che dovrebbe esser chiara a chiunque voglia saperne di informale: tra anima e pennello è già troppo che ci sia un braccio a guidare.
Se l’informale è figlio del dubbio e della contrizione, se è stato il documento e il manifesto di un disastrato dopoguerra, del disagio nudo e crudo, allora è logico dire che l'artista, nelle opere della serie Karma e attraverso i bouquet della serie Anche i fiori piangono, racconta anche noi, tutti i giorni. Andrea Greco ha la straordinaria capacità di raccontare l'intimo sentire quotidiano attraverso un romanticismo d'altri tempi. Non si lascia sedurre dalle logiche contemporanee dell'arte, fatte di letture delle immagini veloci, immediate, ma sommarie e insoddisfacenti che sempre più spesso si avvalgono della provocazione per stimolare i fruitori. Greco sceglie il percorso più arduo, sfida la banalità imperversante e aggira l’ostacolo di quelle uniformità di pensiero.
Con la sua fragilità raccontata da una penombra che invade le sue opere o vi si affaccia appena, sempre e comunque, come una aria leggera e grigiastra nei boschi della Brianza, Andrea Greco prosegue nel suo cammino, ormai maturo e di successo.
L'artista attraverso le sue opere cerca di farci destare dal torpore che ci avvolge, cerca di coinvolgere l'osservatore attraverso un segno libero e deciso, una traccia dei tempi. La si avverta come una sberla o una carezza, non importa. Il segno che va dove gli pare, ma Andrea lo accompagna dove vuole, con una grazia che è dei virtuosi.
(tratto da La lingua batte dove il segno vuole, di Giorgio Barassi)
Tempo fa accennai che il linguaggio di Andrea Greco mi richiama ad un intimismo contemporaneo.
Lasciai in sospensione questa mia affermazione.
Ora, con quel ciclo di “anche i fiori piangono” non possono tacere.
Conoscendo il percorso di Greco, dagli autoritratti disincantati, all’olocausto, dalle polaroid, alle voci della Brugheria, fino ai recenti Karma, l’artista continua a utilizzare catrami, bitumi, smalti e resina ma si rinnova sempre, spingendo affinché sia ora il cuore a parlare con una espressione di sentimenti, di quegli stati d’animo più intimi.
Ora più che mai abbiamo bisogno di un risveglio emozionale, di una poesia che inizi dalla nostra sensibilità ed anche dalla nostra coscienza.
E’ dai tempi degli impressionisti che le distorsioni dei colori e delle forme davano l’essenza alla pittura per esprimere stati d’essenza, comunicando calore e serenità.
Forse dovremmo ricominciare ad apprezzare un’opera artistica come fosse una poesia, che è da sempre uno strumento iniziatico, e ci permetterebbe di aprire una rinascita culturale a partire dalla propria individualità.
In questo ciclo in cui l’Artista si mette in gioco, ingannando chi vede in esso un approccio meramente figurativo, ma infatti non si tratta di nature morte, si legge un’arte diluita, slegata, soffusa, quasi non finita. Ed è una ribellione ai gesti provocatori dell’arte contemporanea, una ribellione con un pensiero rivolto alla polvere e al fiato leggero e sospeso.
E’ un ritorno alla parola.
Andrea Greco un giorno mi disse :”non badare alla forma, segui il gesto!”
Soltanto dinnanzi all’opera mi accorsi che questo tempo troppo distratto non mi permetteva di leggere l’eccezionalità di quel gesto.
E’ soltanto una pittura formicolante di attimi percepiti con una intensità e fugacità meravigliose.
Greco non ricorda niente e nessuno.
Ha il suo stile, ha il suo modo di fare arte, in un tempo che pare non il nostro medesimo, ma sta al centro del nostro essere, come un virtuosismo di cuore e di mano.
Quel gesto si trasforma e diviene pensiero.
Perché questo tempo contemporaneo ci porta sempre altrove e ci allontana dalla poesia e dalla forza delle parole.
Con quelle pennellate in apparenza casuali, con quegli spessori che incidono sulla luce, con quei grumi di colore che non rispettano le leggi dei complementari, si entra nell’intimità della pronuncia dell’artista, quasi a coglierne la voce.
E mi scuso con l’Artista, egli sa bene quanto esitai prima di comprendere questo gesto…
Oggi cerco e trovo in questi “anche i fiori piangono” sensazioni o qualcosa di remoto
che torna ad affiorare.
Non posso chiudere questo mio breve pensiero con una citazione di Italo Calvino:
“nella vita tutto quello che scegliamo e apprezziamo come leggero non tarda a rivelare il proprio peso insostenibile. Forse solo la vivacità e la mobilità dell'intelligenza sfuggono a questa condanna: le qualità appartengono ad un altro universo da quello del vivere.»