MONITOR CMS-Tarn - vol. 18 - Tuttora ottimi rendimenti

  • Ecco la 66° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    I principali indici azionari hanno vissuto una settimana turbolenta, caratterizzata dalla riunione della Fed, dai dati macro importanti e dagli utili societari di alcune big tech Usa. Mercoledì scorso la Fed ha confermato i tassi di interesse e ha sostanzialmente escluso un aumento. Tuttavia, Powell e colleghi potrebbero lasciare il costo del denaro su livelli restrittivi in mancanza di progressi sul fronte dei prezzi. Inoltre, i dati di oggi sul mercato del lavoro Usa hanno mostrato dei segnali di raffreddamento. Per continuare a leggere visita il link

Tieni duro la Greca, eh.... non mollarla!...OK!
 
Gli anal-isti-pessimisti-disfattisti farebbero bene ad astenersi dal dire sciocchezze...

Sono solo piccoli ritracciamenti del tutto prevedibili che precludono ad una stabilizzazione del trend...:rolleyes:

Qnd rintraccia Shanghai però c'è da ridere...son botte da -7% a volta :D
 
IL MERCATO DEI BOND REMA CONTRO: GLI INVESTITORI NON CREDONO ALLA RIPRESA
di WSI
Malgrado l'ottimismo di facciata di tutte le fonti ufficiali sulla fine della recessione globale, dal mercato obbligazionario arriva un verdetto opposto. Motivo: salira' la disoccupazione, non i tassi e nemmeno i consumi. Rendimenti ai minimi di 5 mesi.

Nonostante l'ottimismo del Fondo Monetario Internazionale, che vede una ripresa piu' rapida del previsto, gli investitori hanno spinto i rendimenti sui titoli di Stato mondiali sui livelli piu' bassi dallo scorso aprile, stando ai dati di Merrill Lynch riportati da Bloomberg.

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L'indice Global Sovereign Broad Market Plus, che misura l'andamento degli oltre $15 trilioni di bond in circolazione su tutti i mercati, ha guadagnato lo 0.73% questo mese, il maggiore rialzo dal +1.02 segnato in marzo.

Gli investitori del mercato obbligazionario non scommettono dunque su una ripresa economica abbastanza sostenuta che sia tale da alimentare i tassi di interesse sul breve termine, sopratutto in considerazione delle previsioni dell'amministrazione Obama circa il mercato del lavoro, con il tasso di disoccupazione della maggiore economia del mondo in continua crescita e stimato oltre il 10% nel primo trimestre del 2010.

Dopo aver tratto giovamento dal programma del governo battezzato "cash for clunkers" per incentivare l'acquisto di nuove auto, le spese al consumo sono rimaste invariate in luglio, secondo i dati pubblicati dal Dipartimento del Commercio lo scorso 28 agosto.

"Il mercato obbligazionario non crede che assisteremo ad una rapida e robusta crescita dei tassi" sintetizza a Bloomberg Jeffrey Caughron, partner di Baker Group Ltd, aggiungendo che "i consumi peseranno sulla crescita, mantenendo l'inflazione ai minimi e i tassi di interesse su livelli relativamente bassi".
 
Jailbreak74;22662889 "Il mercato obbligazionario [B ha scritto:
non crede che assisteremo ad una rapida e robusta crescita dei tassi[/B]" sintetizza a Bloomberg Jeffrey Caughron, partner di Baker Group Ltd, aggiungendo che "i consumi peseranno sulla crescita, mantenendo l'inflazione ai minimi e i tassi di interesse su livelli relativamente bassi".

Visto??... è da un pezzo che lo dico, e voi fifoni continuate a vendere a piene mani rinunciando a cedole a volte lussuriose...:rolleyes:

Anche gli anal-isti piangono...:'(...:D
 
Vengono fuori tutti...ora

Gregorio De Felice: « Correzione in arrivo sulle Borse»
di Luca Davi
|
1 SETTEMBRE 2009


«Sulle piazze finanziarie mi attendo una correzione prima della fine dell'anno, perché i prezzi hanno già corso molto. Ma la vera sfida sarà il drenaggio della liquidità che è stata immessa sui mercati: da quel momento si capirà se la ripresa cui stiamo assistendo è basata su fondamenta solide». Gregorio De Felice, chief economist di Intesa Sanpaoloo e presidente dell'Aiaf, l'associazione degli analisti finanziari italiani, guarda alla fase di riduzione della massa monetaria come alla cartina di tornasole della solidità del recupero. «In termini di aspettative, nel terzo trimestre la crescita attesa è pari a zero nella maggior parte dei paesi o, al massimo, leggermente positiva. Questo non vuole dire che sia un brutto segno rispetto al -5 o -6% annualizzato del primo semestre. I miglioramenti cui stiamo assistendo sono l'effetto di terapie intensive adottate dalla banche centrali. La vera incognita è capire quali saranno gli effetti collaterali di questi interventi».

I governi sono nel mezzo del guado. O tagliano la spesa per ridurre la massa della liquidità - e spezzano le possibilità di ripresa - oppure mantengono il deficit, aumentando però il rischio inflazione. Come se ne esce?
Deficit così alti non sono sostenibili a lungo. Negli Usa il disavanzo primario è attorno al 12,5% del Pil, nel Regno Unito all'8%, in Giappone al 9%. Il rischio è che si assista alla diffusione di una sindrome italiana della politica fiscale, ovvero una perdita di flessibilità nella gestione del bilancio nazionale. Sia chiaro: i deficit sono indispensabili per allontanare i rischi di crisi come quella del '29. Tuttavia non si può prescindere da un percorso di stabilizzazione dei conti pubblici.

Quando vedremo un rialzo dei tassi di interesse?
Per quanto riguarda la Bce non avremo rialzi fino a metà 2010. L'inflazione è vicina a zero in tutta Europa. Trichet ha chiesto alle banche di erogare più credito. Sarebbe contraddittorio alzare i tassi proprio ora. La chiave di volta, tuttavia, sarà la velocità di circolazione della moneta: se l'enorme massa di liquidità dovesse dar vita a una eccessiva espansione dei depositi bancari oppure a un rialzo eccessivo delle quotazioni delle attività finanziarie, allora l'intervento sui tassi risulterebbe inevitabile.

Il rischio è che ognuno si muova per fatti propri…
È vero. Bank of England ha già detto che continuerà con i piani di acquisto dei Titoli di stato. La Fed ha detto che fino a ottobre non cambierà nulla. La Bce dopo la grande immissione di fondi a 12 mesi di luglio ha annunciato altre due operazioni entro fine anno. Analogo il comportamento anche sui tassi: la banca centrale australiana sta già pensando di alzarli, la banca di Israele lo ha già fatto. Sembra che si voglia tornare al piccolo cabotaggio nazionale, dimenticandosi che senza un risposta globale a un problema globale non si va da nessuna parte.
Petrolio e materie prime crescono più velocemente di quanto i fondamentali possano giustificare. C'è il rischio di una nuova bolla?
L'incremento delle quotazioni delle commodity è un primo effetto della grande liquidità in circolazione. Se è vero che un apprezzamento delle materie prime è nella natura della crescita mondiale, è anche vero che la dimensione di questo rialzo sembra essere maggiore di quello che un normale gioco di domanda e offerta lascerebbe supporre. È possibile che una parte di liquidità immessa dalle banche centrali si stia trasformando in speculazione. Le banche centrali devono evitare che scoppi così una nuova bolla.

Dobbiamo attenderci una correzione sui mercati azionari?
Le borse sono sostenute da un miglioramento degli utili aziendali, soprattutto negli Stati Uniti. Il problema è che i risultati sono stati raggiunti grazie a intensi tagli e riorganizzazioni aziendali, non certo da una crescita della domanda e del fatturato. Anche per questo dovremo attenderci un ritracciamento già entro la fine dell'anno.
 
Io ho venduto Austria 2022 in gain del 10%.

Ciò che mi ha fatto decidere di vendere è stato il book di questi ultimi giorni, tantissimi ordini in lettera con cifre molto grosse e pochi ordini in denaro e con cifre piccole.

Cion book di questo genere difficilmente il titolo sale di prezzo, mentre facilmente può scendere.

Per chi vuole stare più tranquillo vendere adesso in buon gain non è sbagliato, ma bisogna essere consapevoli che il gain poteva essere ancora maggiore
 
Gregorio De Felice: « Correzione in arrivo sulle Borse»
di Luca Davi
|
1 SETTEMBRE 2009


«Sulle piazze finanziarie mi attendo una correzione prima della fine dell'anno, perché i prezzi hanno già corso molto. Ma la vera sfida sarà il drenaggio della liquidità che è stata immessa sui mercati: da quel momento si capirà se la ripresa cui stiamo assistendo è basata su fondamenta solide». Gregorio De Felice, chief economist di Intesa Sanpaoloo e presidente dell'Aiaf, l'associazione degli analisti finanziari italiani, guarda alla fase di riduzione della massa monetaria come alla cartina di tornasole della solidità del recupero. «In termini di aspettative, nel terzo trimestre la crescita attesa è pari a zero nella maggior parte dei paesi o, al massimo, leggermente positiva. Questo non vuole dire che sia un brutto segno rispetto al -5 o -6% annualizzato del primo semestre. I miglioramenti cui stiamo assistendo sono l'effetto di terapie intensive adottate dalla banche centrali. La vera incognita è capire quali saranno gli effetti collaterali di questi interventi».

I governi sono nel mezzo del guado. O tagliano la spesa per ridurre la massa della liquidità - e spezzano le possibilità di ripresa - oppure mantengono il deficit, aumentando però il rischio inflazione. Come se ne esce?
Deficit così alti non sono sostenibili a lungo. Negli Usa il disavanzo primario è attorno al 12,5% del Pil, nel Regno Unito all'8%, in Giappone al 9%. Il rischio è che si assista alla diffusione di una sindrome italiana della politica fiscale, ovvero una perdita di flessibilità nella gestione del bilancio nazionale. Sia chiaro: i deficit sono indispensabili per allontanare i rischi di crisi come quella del '29. Tuttavia non si può prescindere da un percorso di stabilizzazione dei conti pubblici.

Quando vedremo un rialzo dei tassi di interesse?
Per quanto riguarda la Bce non avremo rialzi fino a metà 2010. L'inflazione è vicina a zero in tutta Europa. Trichet ha chiesto alle banche di erogare più credito. Sarebbe contraddittorio alzare i tassi proprio ora. La chiave di volta, tuttavia, sarà la velocità di circolazione della moneta: se l'enorme massa di liquidità dovesse dar vita a una eccessiva espansione dei depositi bancari oppure a un rialzo eccessivo delle quotazioni delle attività finanziarie, allora l'intervento sui tassi risulterebbe inevitabile.

Il rischio è che ognuno si muova per fatti propri…
È vero. Bank of England ha già detto che continuerà con i piani di acquisto dei Titoli di stato. La Fed ha detto che fino a ottobre non cambierà nulla. La Bce dopo la grande immissione di fondi a 12 mesi di luglio ha annunciato altre due operazioni entro fine anno. Analogo il comportamento anche sui tassi: la banca centrale australiana sta già pensando di alzarli, la banca di Israele lo ha già fatto. Sembra che si voglia tornare al piccolo cabotaggio nazionale, dimenticandosi che senza un risposta globale a un problema globale non si va da nessuna parte.
Petrolio e materie prime crescono più velocemente di quanto i fondamentali possano giustificare. C'è il rischio di una nuova bolla?
L'incremento delle quotazioni delle commodity è un primo effetto della grande liquidità in circolazione. Se è vero che un apprezzamento delle materie prime è nella natura della crescita mondiale, è anche vero che la dimensione di questo rialzo sembra essere maggiore di quello che un normale gioco di domanda e offerta lascerebbe supporre. È possibile che una parte di liquidità immessa dalle banche centrali si stia trasformando in speculazione. Le banche centrali devono evitare che scoppi così una nuova bolla.

Dobbiamo attenderci una correzione sui mercati azionari?
Le borse sono sostenute da un miglioramento degli utili aziendali, soprattutto negli Stati Uniti. Il problema è che i risultati sono stati raggiunti grazie a intensi tagli e riorganizzazioni aziendali, non certo da una crescita della domanda e del fatturato. Anche per questo dovremo attenderci un ritracciamento già entro la fine dell'anno.


Le tesi di questo tale Felice De Gregorio, chief cumunist della blasonata banca, mi trovano sostanzialmente d'accordo, anche se appare improprio mischiare il significato del possibile rialzo dei tassi nel paese dei canguri o quello già avvenuto nella patria di David: qui ci troviamo nel continente dei parassiti dove centinaia di migliaia di individui continuano a giocherellare con i derivati in barba ad ogni principio economico che vuole che l'economia cresca in virtù degli investimenti, della ricerca e del lavoro, dove il tasso di disoccupazione si avvicinerà alle due cifre, dove la massa dei debiti è al livello di guardia.

Gli avvoltoi stanno girando in circolo sopra alla stressata Unione Europea, in attesa dei minimi segnali di ripresa e non appena timidamente appariranno, faranno schizzare il prezzo del brent oltre i 100$, e il serpente continuerà a mordersi la coda. Non parliamo poi della traballante banana-Italy, migliaia di aziende hanno riaperto prive di ordinativi, molte altre non riapriranno più, il credito lo si concede con il contagocce, lo Stato per pagare i propri dipendenti continua ad indebitarsi per 300 milioni al giorno ingrossando di altri debiti e interessi un immenso fardello che non si capisce ancora come gli investitori esteri facciano a sostenerlo. Ecco quello che invece io sostengo da alcuni mesi: ci pensi bene il nonnetto francese prima di commettere altri errori e di aver fretta di rialzare i tassi, per noi potrebbe essere la mazzata finale, altro che fine 2010!...

Non posso fare a meno di pensare a cosa ci aspetterà nei prossimi anni a venire assistendo nelle incomprensibilmente affollate spiagge nostrane di agosto, a come le mammine italiche viziano e vezzeggiano i pargoli capricciosi e urlanti, facendoli crescere senza spina dorsale... saranno le future generazioni deboli come molluschi che dovranno fronteggiare una ancor più agguerrita concorrenza asiatica...:eek::rolleyes:
 
Li avevano tutti nel cassetto 'sti articoli?

REPORT RISERVATO AI GESTORI: COME POSIZIONARSI IN AUTUNNO
di *Antonio Cesarano


Wall Street sconta una ripresa a V mentre i bond anticipano la stagionalità settembre-ottobre, storicamente negativa per la borsa. I cinesi sgonfiano la bolla. Analisi dei fondamentali. Quadro macro. Sentiment dei money manager. Proiezione futura.

Sala trading in banca Usa

(WSI) – Se l’interrogativo dominante del mese di agosto era incentrato sulla possibile continuazione o meno del rally azionario, quello invece più gettonato degli ultimi giorni fa riferimenti al mancato verificarsi di andamenti correlati tra diversi mercati.



Proviamo a sintetizzare le principali "anomalie" che vengono riscontrate:

- perché mai i tassi governativi (soprattutto in area Euro) scendono ed i corporate spread si assestano e non continuano a restringersi pur in un contesto di borse che nel frattempo sono salite;

- perché mai le principali materie prime (in modo particolare il petrolio) continuano a rimanere elevate anche se nel frattempo l’indice dei noli ha registrato un marcato calo (-30% circa nel solo mese di agosto).

L’interrogativo è diventato sempre più frequente fino a che lo stesso FT ha pubblicato un articolo dal titolo "Questions over strength of recovery" in cui è contenuta una rapida carrellata delle principali argomentazioni addotte:

- il mercato azionario sconta una ripresa a V mentre invece quello obbligazionario teme che il miglioramento segnalato da diversi indicatori sia temporaneo, essendo troppo legato ad incentivi statali;

- il mercato azionario è risalito in buona misura su ricoperture di posizioni speculative corte: non a caso tra i titoli con performance migliori nel listino Usa furano quelli (ad es. AIG, Fannie Mae, Freddie Mac, Citigroup) sui quali erano aumentate in modo rilevanti le posizioni corte;

- il mercato obbligazionario starebbe anticipando la stagionalità settembre-ottobre, storicamente sfavorevole al mercato azionario;

- il mercato dei corporate bond avrebbe già corso molto e pertanto gli investitori starebbero preferendo spostarsi nuovamente sui bond governativi;
l’elevata liquidità in circolazione in cerca di investimenti profittevoli sta portando paradossalmente in rialzo i prezzi sia dei bond sia del mercato azionario.

Questa rapida sintesi contenuta in modo più esteso nell’articolo citato recante diverse citazioni di trader e gestori, aiuta ad avere un quadro più articolato e completo di come gli operatori cercano di interpretare gli andamenti che essi stessi in aggregato producono.

Proviamo allora a fornire una ricostruzione del quadro attuale. Procediamo in questo modo:

1) innanzitutto una breve analisi delle informazioni dai fondamentali,
2) una rapida carrellata di come sono posizionati i gestori mondiali;
3) infine il tentativo di proiezione in avanti.

Indichiamo i singoli punti in modo che, chi non fosse interessato può andare direttamente al punto di maggior interesse. La parte macro e quella inerente il posizionamento degli operatori è descritta in corsivo.

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1) Quadro macro

Il quadro macro è indubbiamente migliorato, complici soprattutto gli effetti dei piani governativi implementati un pò in tutte le aree del mondo.
Cronologicamente è partita per prima la Cina con un piano da circa 600Mld$ approvato a novembre 2008 ed implementato già nel primo semestre con l’appoggio rilevante anche del fortissimo incremento dei prestiti delle banche domestiche. Le autorità cinesi però, nel corso dell’estate hanno progressivamente irrigidito i toni delle dichiarazioni e dei provvedimenti per evitare un surriscaldamento eccessivo degli investimenti, richiamando le banche al rispetto di requisiti patrimoniali più stringenti fino a porre in essere manovre per ridurre l’eccesso di capacità produttiva in alcuni settori chiave come quello dell’acciaio e del cemento.

La sintesi è stata l’emblematico linvito del premier Wen Jabao a non essere ciecamente ottimisti. L’effetto sulle borse locali (quelle cioè cui possono avere accesso solo gli investitori cinesi) è stato immediato: nel mese di agosto i listini sono scesi di circa il 25%. Inoltre dalla fine del 2008 e per tutto il primo semestre 2009 le autorità cinesi hanno deciso di porre in essere una corposa politica di incremento delle scorte di importanti materie prime, tra cui il petrolio ed il rame, approfittando dei prezzi da saldo che la crisi aveva prodotto. In questo senso spingono a pensare i dati relativi alle scorte sul solo mercato di Shangai che recentemente hanno evidenziato una ripresa della politica di riaccumulo, con le scorte di alluminio sul mercato di Shangai addirittura ai massimi storici.

Può sembrare paradossale che le stesse autorità governative promotrici del piano di stimolo, siano poi le stesse a gettare acqua sul fuoco per frenare gli effetti delle loro stesse manovre. In realtà i timori cinesi sono meglio comprensibili se si pensa che:

1) una parte della liquidità immessa nel sistema è verosimilmente stata investita in asset immobiliari e finanziari gonfiandoli in modo eccessivo rispetto alla reale domanda. Uno dei principali esponenti dell’agenzia di ricerca del paese (Development and Research Center) ha stimato che nei primi 5 mesi del 2009 circa 170Mld$ sono finiti sul mercato azionario. Le autorità cinesi pertanto stanno cercando probabilmente di contenere i rischi di una bolla;

2) il prossimo 1 ottobre saranno tenuti i festeggiamenti per il 60° anniversario della fondazione della Repubblica popolare cinese e probabilmente le autorità del paese cercano di contenere il rischio di brusche correzioni dei mercati. In altri termini, meglio prevenire che essere costretti ad intervenire proprio quando si accendono i riflettori mondiali in occasione della citata ricorrenza.

Gli Usa hanno approvato a febbraio il piano di supporto all’economia da 787Mld$. Il piano originariamente prevedeva pagamenti una tantum ai consumatori. In altri termini si lasciava ai consumatori libertà di scelta su come spendere i fondi ricevuti. Il risultato è stato un marcato aumento del tasso di risparmio. I consumatori Usa infatti, hanno preferito risparmiare quasi tutti i fondi ricevuti verosimilmente per far fronte all’enorme mole di debiti. Nel secondo semestre l’amministrazione Obama ha provato allora a cambiare strategia, decidendo di incentivare singole voci di spesa. 3 Mld$ del piano sono stati così dirottati verso il piano di rottamazione auto ed il successo è stato formidabile: in poche settimane i fondi sono andati esauriti.

E’ probabile che al rientro dalle vacanze il Congresso decida di rimodulare ulteriormente il piano: meno fondi concessi con discrezionalità sulla spesa e più incentivi specifici. Così ad esempio potrebbe accadere per il settore immobiliare. Al momento vi sono incentivi per l’acquisto della prima casa pari a 8000$ sotto forma di credito di imposta. L’importo potrebbe essere portato a 15.000$ estendendo i potenziali beneficiari anche agli acquirenti di seconda casa.

L’area Euro in parte si è agganciata al piano cinese. L’economia tedesca è quella che ne ha tratto maggior beneficio attraverso le esportazioni soprattutto di beni durevoli. L’elevato contenuto tecnologico di impianti e macchinari tedeschi rappresenta infatti un elemento di elevato vantaggio competitivo sui mercati asiatici. Nel secondo semestre potrebbero essere più evidenti gli effetti del piano tedesco da 80Mld€ approvato in due tranche tra la fine del 2008 e gli inizi del 2009.

In prospettiva emergono due opposti atteggiamenti da parte dei diversi paesi europei: chi (si veda il caso di Spagna e Francia) non è in periodo elettorale sta cominciando a far emergere l’intenzione di rialzo delle tasse. E’ quanto si sta discutendo in questi giorni in Spagna, in vista della definizione della manovra finanziaria d’autunno: le ipotesi contemplano un aumento dell’Irpef sui redditi più elevati oltre che un incremento dell’Iva.

Chi invece è prossime alle scadenze elettorali come nel caso tedesco (elezioni il prossimo 27 settembre) potrebbe invece indirizzarsi in senso opposto. In Germania ad esempio i 5Mld€ di dotazione del fondo per la rottamazione auto potrebbe esaurirsi nel giro di 15 giorni, con possibilità di proroga almeno parziale. Inoltre c’è chi ipotizza un taglio dell’Iva, annullando in parte o in toto l’incremento entrato in vigore ad inizio 2007.

Con riferimento al Giappone, la recente schiacciante vittoria dei democratici nelle elezioni per i rappresentanti della Camera Bassa, porterebbe a pensare (stando almeno alle intenzioni dichiarate in campagna elettorale) a manovre finalizzate al rilancio della domanda interna tra cui: circa 2500€ annui per ogni figlio, scuole superiori gratis, azzeramento pedaggi autostradali, meno tasse sulla benzina e per le piccole imprese, divieto di lavoro temporaneo nel settore manifatturiero.

In sintesi: i piani dei governi rimangono ancora indispensabili per supportare l’economia globale. Entro fine anno alcuni piani potrebbero essere rimodulati (caso Usa) per accelerarne l’efficacia, qualche altro potrebbe essere frenato nei suoi effetti eccessivi (caso Cina). Altri paesi infine (vedi Giappone e Germania) potrebbero implementarne altri nuovi.

2) Posizionamento gestori mondiali

Osservando i dati forniti dai sondaggi di alcune banche Usa (nel nostro caso abbiamo preso in esame quello di BofA-Merrill Lynch) su un campione ampio di gestori mondiali, si può osservare come i gestori non credessero nel recupero di marzo che li ha colti in contropiede. In quel momento infatti erano fortemente sottopesati di azionario. Il movimento al rialzo li ha pertanto costretti ad una ricorsa violenta nel secondo trimestre con effetti notevoli sulle performance dei mercati azionari. Nel secondo semestre e fino ad oggi le posizioni sono state completamente ribaltate al punto che ad agosto i gestori dichiaravano posizioni in sovrappeso di azionario ai massimi dall’ottobre del 2007.

Nel primo semestre è stato fatto molto "uso" dei corporate bond in portafoglio, verosimilmente perché lo scetticismo di fondo sull’effettiva efficacia dei piani governativi spingeva verso asset sì più rischiosi (come i corporate appunto) ma non ancora verso quelli a massimo grado di rischio (le azioni). Nel mese di agosto la continuazione del rally azionario ha poco alla volta convinto a spingersi più decisamente verso le azioni. Il ragionamento alla base potrebbe essere così sintetizzato: i corporate bond sono stati utili nel momento in cui la fiducia sul recupero del’encomia era ancora tiepida.

I dati consuntivi hanno certificato però una fase di stabilizzazione che agli occhi degli operatori è apparsa come un’imminente ripresa a V, ed allora meglio rivolgersi direttamente al più performante mercato azionario. Di conseguenza si è assistito ad una fase di arresto del forte restringimento degli spread corporate dei mesi scorsi.

Un breve flash sul fronte della politica monetaria: al momento la discussione riguarda solo il se, come e quando verranno poste in essere manovre di fuoriuscita dalle forti immissioni di liquidità ma sul fronte tassi di riferimento la percezione è che almeno nei prossimi 6/9 mesi le acque dovrebbero rimanere tranquille. Ed anche se vi fossero manovre di rialzo tassi si tratterebbe di qualche timida schermaglia, dal momento che il sistema finanziario ed economico necessita ancora del forte supporto delle banche centrali e dei governi. Piuttosto potrebbero emergere manovre innovative ulteriori per stimolare l’immissione della liquidità nel circuito del credito.

La banca centrale svedese (Riksbank) a luglio ha aperto le danze su questo fronte, chiedendo alle banche del paese una remunerazione per i depositi che le banche detengono presso la Riksbank (tasso negativo pari a -0,25%) per disincentivare la pratica di mantenimento di fondi presso l’istituto centrale. Si tratta di una pratica ancora molto diffusa invece in area Euro e negli Usa. I depositi overnight presso la Bce (attualmente remunerati allo 0,25%) che erano scesi verso i 15Mld€ a metà luglio, sono ritornati in media pari a circa 180Mld€ dopo la storica immissione di liquidità ad un anno (la prima nella storia della Bce) da oltre 400Mld€ a fine giugno. Con riferimento alla Fed, la riserva in eccesso rispetto a quella obbligatoria detenuta dalle banche presso la Fed a fine agosto era pari a circa 800Mld$, un valore molto elevato se si pensa che tale variabile era pari a circa 2Mld$ prima del fallimento di Lehman.


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3) e quindi…?

Facendo un po’ una sintesi delle indicazioni fornite in precedenza su quadro macro e posizionamento degli operatori si arriva alle seguenti conclusioni:

- i programmi governativi e delle banche centrali hanno prodotto un effetto stabilizzatore dando l’impressione di un’imminente ripresa veloce dell’economia;

- gli operatori inizialmente scettici hanno seguito i segnali di miglioramento prima rivolgendosi al mercato dei corporate bond e poi spostandosi sulle più rischiose azioni, fino a presentare ad agosto un sovrappeso di azionario ai massimi da circa 2 anni;

- nel frattempo la liquidità parcheggiata presso le banche centrali, in particolare Fed e Bce, rimane su livelli molto elevati;

Una volta ricostruito lo status quo proviamo a spingerci ad immaginare il futuro prossimo venturo.

Uno sguardo rapido alla storia:

il bimestre settembre-ottobre presenta una stagionalità storicamente sfavorevole al mercato azionario mentre invece il terzo trimestre è tipicamente più favorevole ai bond. Le ragioni di questo andamento piuttosto frequente risiedono nel fatto che i gestori tendono ad essere più propensi al rischio nella prima parte dell’anno quando un eventuale errore di posizionamento di portafoglio può essere ancora corretto in tempo. Inoltre diverse banche Usa hanno un bilancio fiscale terminante a novembre. Pertanto eventuali operazioni di presa di profitto sugli asset più rischiosi vengono effettuati proprio nei due mesi prima della chiusura.

A favore dei bond governativi nel terzo trimestre giocano da un lato la citata minore propensione al rischio ed anche la consueta minore pressione dal lato dell’offerta. Quest’anno i tassi governativi stanno seguendo un percorso in linea con gli ultimi anni: fase di rialzo nel primo semestre (soprattutto secondo trimestre) con picco a giugno e successiva fase di discesa nella seconda parte dell’anno. Il tutto si è verificato malgrado un miglioramento notevole della percezione del quadro macro e soprattutto nonostante il contestuale recupero del mercato azionario. Il mondo corporate invece ad agosto, come già segnalato, ha segnato una battuta di arresto in termini di spread. Ad inizio commento abbiamo segnalato le principali spiegazioni addotte a questo fenomeno.

L’impressione è che gli operatori cerchino da un lato di approfittare del forte rally azionario e dal’altro di bilanciare il rischio con i più sicuri bond governativi. Tutto ciò che sta nel mezzo (i corporate bond appunto) veine temporaneamente trascurato, senza arrivare per ora a vere e proprie vendite nette dal momento che la percezione sullo stato di salute dell’economia sta comunque migliorando.

I mesi di settembre ed ottobre si presentano al momento come quelli in cui maggiormente si colloca la possibilità di eventuali prese di profitto sul mercato azionario, anche in considerazione della forte pressione esercitata dalle autorità cinesi per scongiurare a tutti i costi un rischio bolla, cercando di pilotare il calo dei listini azionari interni ed indirettamente influenzando in parte anche quelli internazionali.

Sullo sfondo per fine anno occorre tenere in considerazione la possibilità di ulteriori piani di supporto alla crescita o la rimodulazione di quelli attuali, contribuendo pertanto a mantenere un clima in cui la percezione di miglioramento del quadro potrebbe prevalere. I rischi maggiori al momento sembrano collocarsi piuttosto verso la metà del prossimo anno quando verrà il momento cruciale per banche centrali e governi, ossia decidere se e come rientrare dai piani implementati cercando di evitare mosse affrettate pena una ricaduta, ed allo stesso tempo evitare spinte inflattive generate dall’enorme mole di liquidità.

In ogni caso sul fronte tassi governativi nel corso del primo semestre del prossimo anno e forse già a partire da fine 2009, potrebbero cominciare ad aumentare le spinte al rialzo soprattutto sulla parte a lungo termine. Se infatti le manovre continueranno ad avere effetto, allora aumenteranno le aspettative di inflazione. Se viceversa il clima dovesse diventare meno ottimista aumenterebbe l’aspettativa di ulteriori corposi piani governativi alimentati da ulteriori corpose emissioni, tenendo anche in questo caso sotto pressione il comparto (alias nuovamente tassi al rialzo).

Inoltre non va trascurato il rischio che le aspettative di inflazione (e quindi l’andamento dei tassi a lungo termine governativi) vengano ancora guidate non tanto da considerazione inerenti la domanda, quanto piuttosto dalla variabile energetica, dove rimane ancora elevata l’influenza della componente finanziaria, che potrebbe temporaneamente essere limitata laddove la commissione Usa sui mercati delle commodity dovesse adottare provvedimenti volti a contenere le posizioni speculative.

Il tema dell’andamento dei tassi di mercato sarà ancora molto importante per i governi dei principali paesi che verosimilmente dovranno ancora sostenere per diversi mesi l’economia a fronte di un sensibile incremento della spesa pubblica e quindi delle emissioni.

Le prime indicazioni in questa direzione le avremo dopo l’esito delle elezioni tedesche del 27 settembre, quando il nuovo governo sarà probabilmente chiamato ad implementare un secondo round di manovre con eventuali ripercussioni in termini di politiche di emissioni in ottica 2010.

Infine un breve riferimento al tema andamento dicotomico tra indice dei noli ed andamento delle materie prime. Il calo dei noli testimonia il fatto che globalmente il commercio mondiale si sta contraendo. Il rialzo delle materie prime a ben vedere si concentra su quelle più rappresentative per ogni comparto. Questo è il caso del petrolio per gli energetici, il rame per gli industriali, lo zucchero per le c.d. soft e l'oro per i preziosi.

Si tratta probabilmente del riflesso di una crescente presenza della componente finanziaria sui mercati delle commodity, in particolare dei c.d. index funds (soprattutto fondi pensione, fondi sovrani ed Etf, questi ultimi acquistati da tutti i principli gestori mondiali) il cui obiettivo è quello di replicare indici di commodity per beneficiare dell'eventuale rialzo in chiave di performance di portafoglio, difesa dal rischio inflazione (soprattutto fondi pensione) e dal rischio deprezzamento dollaro (soprattutto fondi sovrani).

I "replicanti" tendono pertanto ad acquistare solo le commodity principali. La conseguenza è evidente in alcuni casi come quello del gas naturale in forte calo malgrado il rialzo del gregggio, o ancora se si osserva la netta sottoperformance dell'alluminio rispetto al rame.

In estrema sintesi la dicotomia tra le indicazioni del Baltic Dry Index (prezzo noli navi) e andamento materie prime potrebbe avere come spiegazione il maggior peso della componente finanziaria come fulcro dell'andamento dei prezzi nel mercato delle materie prime rispetto alla percezione dello stato della domanda.
 
Great Sverige

Tassi negativi, decisione storica in Svezia

Morningstar - 02/09/2009 09:41:00



La Banca centrale ha ridotto i saggi di riferimento sui depositi a -0,25%. Per la prima volta nella storia, una banca centrale (quella svedese) ha preso la decisione di applicare un tasso d'interesse negativo sui depositi bancari (-0,25%). Con un tasso sottozero, di fatto, i clienti pagano gli istituti di credito perchè possano depositare soldi. In pratica, è una tassa sul mantenere i soldi in banca.

Il tasso negativo è sempre stato, almeno finora, materiale da discussione accademica piuttosto che una possibilità concreta. Perché dunque una Banca centrale ha voluto passare all'azione? Quando si parla di "credit crunch" o "stretta del credito", si fa riferimento a una situazione in cui le banche non prestano più denaro o lo fanno col contagocce. Questo è esattamente quello che sta succedendo quasi ovunque, nonostante gli istituti di credito siano stati oggetto di massicci aiuti da parte dei governi. Insomma, se le banche non forniscono liquidità, è molto difficile che l'economia si muova.

Un tasso negativo, quindi, significa che le banche svedesi dovranno pagare per tenere il denaro fermo in cassaforte. Questa misura è un forte incentivo a far circolare il denaro nell'economia, prestandolo, anzichè tenerlo fermo. La manovra può anche essere vista come una sorta di "punizione" per le banche che non prestano.

Il pericolo dietro l'angolo, però, si chiama "trappola di liquidità". La trappola consiste nell'eventualità in cui, con le banche disposte a prestare denaro, non ci sia la domanda da parte delle aziende, in quanto l'economia è stagnante e non ci sono investimenti da fare. Oppure, al contrario, le aziende chiedono capitali per superare il momento di difficoltà, ma essendoci un rischio di insolvenza elevato le banche non vogliano concedere prestiti.

Inomma, la decisione è di quelle forti ma coraggiose. Ora, infatti, l'intero mondo finanziario è alla finestra, ansioso di conoscere le consueguenze di questa decisa manovra. In caso di reazione positiva del sistema economico, altri Paesi potrebbero essere pronti a seguire le orme scandinave. Non a caso, Mervyn King, governatore di Bank of England, ha dichiarato all'emittente televisiva Cnn che se non ci saranno segni di ripresa, anche la Banca d'Inghilterra potrebbe pensare ad un tasso d'interesse negativo.
 
02 Settembre 2009





6,872%
CMS 10-2 = 1,718%



Io non creo niente. Io posseggo e noi facciamo le regole.
Le notizie, le guerre, la pace, le carestie, le sommosse. Il prezzo di uno spillo. Tiriamo fuori conigli dal cilindro, mentre gli altri seduti, si domandano come accidenti abbiamo fatto.
Non sarai tanto ingenuo da credere che noi viviamo in una democrazia,
vero Buddy?
 


"...Il punto è che l'avidità, signore e signori...non trovo una parola migliore...
l'avidità è valida, l'avidità è giusta...l'avidità funziona...
l'avidità chiarifica, penetra e cattura l'essenza dello spirito evolutivo...
l'avidità in tutte le sue forme...l'avidità di vita, di amore, di sapere, di denaro,
ha improntato lo slancio in avanti di tutta l'umanità...
e l'avidità - ascoltatemi bene - non salverà solamente questa corporation,
ma anche la disfunzionante società che ha nome America..."



Oliver Stone
Wall Street ©1987​


f/r24
 
... buongiorno a tutti, ma PAROLA DI DUCATOS che fine ha fatto? Il titolo è arrivato a 91 92 93 ... etc.?
 
Tassi negativi, decisione storica in Svezia

Morningstar - 02/09/2009 09:41:00



La Banca centrale ha ridotto i saggi di riferimento sui depositi a -0,25%. Per la prima volta nella storia, una banca centrale (quella svedese) ha preso la decisione di applicare un tasso d'interesse negativo sui depositi bancari (-0,25%). Con un tasso sottozero, di fatto, i clienti pagano gli istituti di credito perchè possano depositare soldi. In pratica, è una tassa sul mantenere i soldi in banca.

Il tasso negativo è sempre stato, almeno finora, materiale da discussione accademica piuttosto che una possibilità concreta. Perché dunque una Banca centrale ha voluto passare all'azione? Quando si parla di "credit crunch" o "stretta del credito", si fa riferimento a una situazione in cui le banche non prestano più denaro o lo fanno col contagocce. Questo è esattamente quello che sta succedendo quasi ovunque, nonostante gli istituti di credito siano stati oggetto di massicci aiuti da parte dei governi. Insomma, se le banche non forniscono liquidità, è molto difficile che l'economia si muova.

Un tasso negativo, quindi, significa che le banche svedesi dovranno pagare per tenere il denaro fermo in cassaforte. Questa misura è un forte incentivo a far circolare il denaro nell'economia, prestandolo, anzichè tenerlo fermo. La manovra può anche essere vista come una sorta di "punizione" per le banche che non prestano.

Il pericolo dietro l'angolo, però, si chiama "trappola di liquidità". La trappola consiste nell'eventualità in cui, con le banche disposte a prestare denaro, non ci sia la domanda da parte delle aziende, in quanto l'economia è stagnante e non ci sono investimenti da fare. Oppure, al contrario, le aziende chiedono capitali per superare il momento di difficoltà, ma essendoci un rischio di insolvenza elevato le banche non vogliano concedere prestiti.

Inomma, la decisione è di quelle forti ma coraggiose. Ora, infatti, l'intero mondo finanziario è alla finestra, ansioso di conoscere le consueguenze di questa decisa manovra. In caso di reazione positiva del sistema economico, altri Paesi potrebbero essere pronti a seguire le orme scandinave. Non a caso, Mervyn King, governatore di Bank of England, ha dichiarato all'emittente televisiva Cnn che se non ci saranno segni di ripresa, anche la Banca d'Inghilterra potrebbe pensare ad un tasso d'interesse negativo.
Una cosa è certa: Se i risparmiatori dovessero (consapevolmente) pagare per tenere i soldi in banca, immediatamente tutti preleverebbero le loro sostanze per metterle in cassette di sicurezza (o in buchi nel terreno), peraltro conservandole con maggior sicurezza rispetto al deposito bancario/obbligazionario!

Follia?

No, le banche potrebbero rifinanziari presso gli istituti centrali a tasso negativo (una manna), e i governi potrebbero permettersi di stampare ulteriori massive quantità di nuova moneta per "pagare la crisi", senza che aumenti l'inflazione... visto che i risparmi sarebbero immobili e sepolti nell'acciaio e nella terra.

La crisi si risolve anche così... :wall::'(
 
Una cosa è certa: Se i risparmiatori dovessero (consapevolmente) pagare per tenere i soldi in banca, immediatamente tutti preleverebbero le loro sostanze per metterle in cassette di sicurezza (o in buchi nel terreno), peraltro conservandole con maggior sicurezza rispetto al deposito bancario/obbligazionario!

Follia?

No, le banche potrebbero rifinanziari presso gli istituti centrali a tasso negativo (una manna), e i governi potrebbero permettersi di stampare ulteriori massive quantità di nuova moneta per "pagare la crisi", senza che aumenti l'inflazione... visto che i risparmi sarebbero immobili e sepolti nell'acciaio e nella terra.

La crisi si risolve anche così... :wall::'(
buongiorno encadenado sono nuovo del 3d e vorrei sapere come funziona la tarn 39 bei; cioè la somma delle cedole non deve superare il 20% ma se sommo tutte le cedole comprese le fisse al 3 siamo già oltre! va bè aspetto se vuoi una spiegazione.
grazie
 
03 Settembre 2009





6,864%
CMS 10-2 = 1,716%



Io non creo niente. Io posseggo e noi facciamo le regole.
Le notizie, le guerre, la pace, le carestie, le sommosse. Il prezzo di uno spillo. Tiriamo fuori conigli dal cilindro, mentre gli altri seduti, si domandano come accidenti abbiamo fatto.
Non sarai tanto ingenuo da credere che noi viviamo in una democrazia,
vero Buddy?
 
Tassi negativi, decisione storica in Svezia

governatore di Bank of England, ha dichiarato all'emittente televisiva Cnn che se non ci saranno segni di ripresa, anche la Banca d'Inghilterra potrebbe pensare ad un tasso d'interesse negativo.

E questo ha fatto crollare il tasso IRS a 2 anni a 1.68...mentre il 10 anni rimane a 3.47....
il differenziale galoppa quasi a 1.79...
alle ore 17.00 tutto fa bene sulla nostra 'fattoria'...musica per galli, galline e gallinelle assortite....:)
 
buongiorno encadenado sono nuovo del 3d e vorrei sapere come funziona la tarn 39 bei; cioè la somma delle cedole non deve superare il 20% ma se sommo tutte le cedole comprese le fisse al 3 siamo già oltre! va bè aspetto se vuoi una spiegazione.
grazie
Non ho capito bene a quale titolo ti riferisci con "tarn 39 bei" posta il codice isin per favore... o almeno la data di scadenza.
Se per caso si trattasse di una cedola semestrale potebbe apparentemente aver già superato il massimale del 20%, perchè devi dimezzare i valori delle cedole (espressi con una percentuale annualizzata) prima di sommarli.
Quando avrò capito che titolo è potrò risponderti con accuratezza.

Ciao
 
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