Nouriel Roubini predisse tutte le tappe della crisi

  • Due nuove obbligazioni Societe Generale, in Euro e in Dollaro USA

    Societe Generale porta sul segmento Bond-X (EuroTLX) di Borsa Italiana due obbligazioni, una in EUR e una in USD, a tasso fisso decrescente con durata massima di 15 anni e possibilità di rimborso anticipato annuale a discrezione dell’Emittente.

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Da repubblica 28 febbraio 2008:

Dodici tappe verso la crisi più grave
di NOURIEL ROUBINI

SUL FATTO che gli Stati Uniti siano ormai entrati in recessione non sussistono più dubbi; resta da vedere soltanto se la recessione sarà breve e leggera (due trimestri fino alla metà dell'anno) o più lunga, più profonda e più dolorosa. Ma i rischi ora appaiono quelli di una recessione profonda e di una crisi finanziaria sistemica grave. Anzi, per comprendere le recenti mosse della Banca Centrale degli Stati Uniti - una riduzione molto aggressiva del tasso di rifinanziamento - occorre rendersi conto della possibilità sempre maggiore che si vada verso una evoluzione catastrofica della finanza e dell'economia - un circolo vizioso dove una profonda recessione aggrava le perdite finanziarie e dove, a loro volta, le perdite finanziarie ingenti e in aumento e il tracollo del settore finanziario rendono la recessione ancora più grave.

Una tale crisi sistemica finanziaria potrebbe svolgersi secondo uno scenario che prevede dodici fasi:

1. A questo punto è chiaro che questa è la peggiore recessione del settore immobiliare dalla grande depressione e che i prezzi delle case negli Stati Uniti crolleranno tra il 20 e il 30 per cento rispetto al picco della bolla. Ciò implicherà anche che un altissimo numero di famiglie, tra i 10 e i 20 milioni, si ritroverà proprietario di case il cui valore sarà inferiore a quello del mutuo ipotecario e che si troverà quindi costretto a cederle, incrementando massicciamente le perdite delle banche che hanno concesso il credito.
Inoltre, ben presto potrebbero essere costrette a dichiarare bancarotta anche alcune delle grandi società immobiliari del settore residenziale.

2. Le perdite procurate al sistema finanziario dal crollo catastrofico del settore dei mutui ad alto rischio, una cifra che, si stima, potrebbe sfiorare i 300 miliardi di dollari, stanno intaccando ora anche i mutui a basso e a bassissimo rischio, in quanto le avventate pratiche utilizzate per concedere i mutui subprime sono le stesse impiegate nell'intero spettro del settore dei mutui. Si tratta quindi di una crisi e di un crollo generalizzati del settore dei mutui, e non soltanto di quello ad alto rischio. Le perdite riguardanti questi vari tipi di mutui saliranno drammaticamente con la caduta dei prezzi delle case e con la discesa a spirale dell'economia verso una grave recessione. a queste perdite occorre aggiungere quelle catastrofiche ammontanti a centinaia di miliardi di dollari non iscritti a bilancio causate dagli strumenti di investimento strutturati come i Siv e i Conduits, che le banche sono state costrette a iscrivere a bilancio a seguito dell'inventario degli Abcp, i titoli di debito a breve termine con asset a garanzia. A causa della cartolarizzazione, questa spazzatura è tracimata dalle banche ai mercati del capitale e ai loro investitori, negli Stati Uniti e nel resto del mondo, incrementando, piuttosto che riducendo, il rischio sistemico e rendendo globale la crisi del credito.

3. La recessione porterà - come sta già facendo - a un notevole aumento del numero di prestiti al consumatore di altre tipologie non onorati: carte di credito, prestiti per l'acquisto di auto e per lo studio. Negli Stati Uniti i prestiti ad alto rischio concessi tramite carte di credito e quelli per l'acquisto di automobili ammontano a centinaia di miliardi di dollari.. Ne consegue che anche queste perdite dovranno essere aggiunte alle perdite finanziarie delle banche e delle altre istituzioni finanziarie, il che, a sua volta, aggraverà ancor di più la stretta creditizia.

4. Il mercato dei prestiti per l'acquisto di immobili commerciali potrebbe ritrovarsi presto in una situazione catastrofica analoga a quella dei mutui subprime, giacché le pratiche per la cessione di prestiti nel settore immobiliare commerciale sono state altrettanto avventate di quelle del settore immobiliare residenziale. La crisi immobiliare residenziale non può che condurre, con un lieve ritardo, allo scoppio della bolla del settore della costruzione di immobili non residenziali, in quanto nessuno vorrà più costruire uffici, negozi o centri commerciali in città fantasma.

5. Se da una parte resta incerta l'entità delle perdite che le società di assicurazioni mono-ramo specializzate subiranno a causa delle assicurazioni concesse ai titoli con sottostanti i mutui residenziali, alle obbligazioni garantite da junk bond (i Cdo) e ad altri prodotti finanziari garantiti da asset tossici; dall'altra, ora è chiaro che queste perdite sono molto più ingenti del pacchetto di salvataggio di 10 o 15 miliardi di dollari che le autorità stanno tentando di raffazzonare. L'abbassamento del rating di queste assicurazioni mono-ramo è necessario e sarà inevitabile - anche se le agenzie di rating stanno seguendo strategie dilatorie - e si tradurrà in altri circa 140 miliardi di dollari di perdite derivanti dai portafogli di titoli con asset a garanzia che delle istituzioni finanziarie, che hanno già subito massicce perdite, dovranno iscrivere a bilancio. Questo porterà a ulteriori perdite nel portafoglio delle obbligazioni emesse dalle municipalità..

6. Non è da escludere che alcune importanti banche regionali o addirittura nazionali molto esposte ai mutui ipotecari, sia residenziali sia commerciali, siano costrette a dichiarare bancarotta. Se ciò accadesse, alle 200 o più e istituzioni creditizie che hanno concesso prestiti ad alto rischio, andrebbero ad aggiungersi alcune grandi banche, contribuendo ad aggravare la seria stretta creditizia.

7. Le banche vedranno lievitare le proprie perdite, perché i prestiti concessi sulla base di leve finanziarie per centinaia di miliardi di dollari, saranno iscritti nei bilanci con valori molto inferiori al valore nominale (attualmente circa 80 centesimi su un dollaro, ma presto molto meno). Sono stati questi prestiti a leva finanziaria a finanziare, a loro volta, gli acquisti di aziende con leva finanziaria (gli Lbo), molti dei quali ora stanno saltando.

8. Una volta che questa grave recessione sarà in corso, si verificherà una massiccia ondata di fallimenti di società. Tipicamente, in un anno, il tasso di fallimenti di compagnie è del 3,8 per cento circa; nel 2006 e nel 2007, questo tasso è sceso a un quasi trascurabile 0,6 per cento. Tipicamente, negli Stati Uniti, in un anno di recessione, questo tasso balza a più del 10 per cento, potendo arrivare a un 15 per cento. I tassi di fallimento molto bassi degli ultimi due anni si spiegano con l'eccesso di liquidità, le agevolate condizioni del credito e gli spread molto bassi. Ma, d'allora, il riprezzamento del rischio è stato massiccio. Occorre inoltre notare che se, in media, in termini di profittabilità e di indebitamento, le aziende statunitensi ed europee si trovano in condizioni migliori rispetto al 2001, molte società a bassa profittabilità hanno accumulato debiti con junk bond che presto dovranno essere rifinanziati con spread molto più larghi. Il tasso di fallimento di aziende potrebbe salire fortemente dunque durante la recessione del 2008. Una volta che i fallimenti e lo spread del credito saranno aumentati, nel settore degli Cds, i credit-default swaps ovvero gli strumenti derivati che hanno fornito protezione contro eventuali dissesti delle società, si verificheranno massicce perdite. Si valuta che le perdite potrebbero aggirarsi tra i 20 miliardi e i 250 miliardi di dollari, ma probabilmente la cifra si avvicinerà di più a quest'ultima stima.

9. Anche il "sistema finanziario ombra" (cioè composto da istituzioni non bancarie) si ritroverà presto nei guai. Questo sistema finanziario ombra è formato da istituzioni che, come le banche, ottengono prestiti a breve termine e in forme liquide, mentre concedono prestiti o investono a lungo termine in asset molto meno liquidi. Questo sistema include i Siv (i veicoli di investimento strutturati), i conduit (veicoli finanziari extra-bilancio), i fondi monetari, le assicurazioni mono-ramo, le banche di investimento, gli hedge fund e altri istituti finanziari non bancari. queste istituzioni sono tutte soggette al rischio di mercato, rischio del credito (dati i loro investimenti rischiosi) e, in particolare, al rischio di mancanza di liquidità legato al rinnovo delle scadenze debitorie, in quanto le loro passività a breve termine possono essere inventariate facilmente, mentre i loro asset sono a lungo termine e illiquidi. Diversamente dalle banche, queste entità non hanno accesso diretto o indiretto al sostegno delle banche centrali, neanche come fonte di finanziamento in extremis, in quanto non sono istituzioni depositarie. Così, di fronte a situazioni di difficoltà o di mancanza di liquidità, sono soggette al fallimento perché non sono in grado di procrastinare o rifinanziare le loro passività a breve termine. L'approfondirsi di questi problemi nell'economia e nei mercati finanziari, così come una inadeguata gestione del rischio, porteranno diversi di questi istituti a dover gettare la spugna..

10. I mercati azionari negli Stati Uniti e all'estero cominceranno a conteggiare nel prezzo delle azioni una recessione statunitense grave, invece di una lieve, e un deciso rallentamento dell'economia globale. La ripresa delle borse di fine gennaio sembra essere svanita, perché gli investitori hanno iniziato a rendersi conto che la crisi economica è più grave di quanto prospettato, che le assicurazioni mono-ramo non saranno facilmente salvate, che le perdite finanziarie continueranno a lievitare e che, in una recessione, si contrarranno drasticamente i guadagni delle aziende, e non soltanto quelle del settore finanziario. Alcuni hedge fund con quote di investimenti azionari alte falliranno nel 2008. Per quanto riguarda gli investimenti a maggioranza azionaria, la possibile ondata di richieste di integrazioni dei depositi in garanzia porterebbe a una ulteriore massiccia vendita di titoli azionari, dando il via a un effetto a cascata che dai mercati azionari degli Stati Uniti si trasmetterebbe a quelli globali. I mercati azionari statunitensi e del mondo entrerebbero quindi in un periodo persistente di mercato ribassista, dove la caduta dello Standard & Poor 500 potrebbe toccare il 28 per cento, come accade tipicamente negli Stati Uniti nei periodi recessivi.

11. La stretta creditizia che colpisce la maggior parte dei mercati del credito e dei mercati dei derivati del credito porterà a un prosciugarsi della liquidità in diversi mercati finanziari, tra i quali anche gli altrimenti molto liquidi mercati dei derivati. Ciò sfocerà in un'altra ondata di stretta creditizia nei mercati interbancari, innescata dal rischio che pongono le controparti, dalla mancanza di fiducia, dal costo della liquidità e dal rischio del credito e, di conseguenza, cresceranno una serie di tassi interbancari. Anche l'allentamento della stretta di liquidità, ottenuto con decise mosse delle banche centrali di dicembre e gennaio, perderà efficacia perché le preoccupazioni sul credito continueranno a mantenere larghi gli spread interbancari, nonostante ulteriori iniezioni di liquidità da parte delle banche centrali.

12. Ciò risulterà in un circolo vizioso di perdite, contrazione del capitale, contrazione del credito, liquidazioni forzate e svendite massicce di asset a prezzi inferiori ai fondamentali, portando a un ciclo di perdite e di ulteriore contrazione del credito sempre più lungo. Le perdite in conto capitale daranno luogo a ulteriori richieste di integrazione dei depositi di garanzia e a una iscrizione nei bilanci di asset e passività rimaste fino a quel momento fuori bilancio nel sistema finanziario ombra. L'evento che innescherà la successiva fase di questo fenomeno a cascata sarà l'abbassamento del rating delle assicurazioni mono-ramo e il conseguente veloce crollo dei mercati azionari, che, a loro volta, porteranno a ulteriori richieste di integrazione dei depositi e di iscrizioni a bilancio degli asset e delle passività rimaste fino a quel momento fuori bilancio.

La ricapitalizzazione delle banche da parte dei fondi sovrani d'investimento, che assomma finora a circa 80 miliardi di dollari, non sarà in grado di contrastare queste iscrizioni a bilancio di asset e passività rimasti fuori dai bilanci. Quest'inclusione nei bilanci delle voci rimaste fino a quel momento fuori, vale a dire, la trascrizione di queste voci dal sistema bancario ombra a quello ufficiale, causerà una nuova contrazione del credito, perché le perdite in aumento peseranno rispetto alla ricapitalizzazione delle banche da parte dei fondi sovrani con un margine molto più largo.
Questa spirale contagiosa e a cascata della iscrizione a bilancio di voci precedentemente tenute fuori, della contrazione del credito, della brusca caduta del prezzo degli asset e dell'allargamento degli spread creditizi si trasmetterà poi a quasi tutti i settori del sistema finanziario. La massiccia stretta creditizia renderà dunque la contrazione dell'economia ancora più grave cagionando ulteriori perdite finanziarie. Le perdite totali nel sistema finanziario potrebbero superare i 1.000 miliardi, acuendo, prolungando e aggravando la recessione economica. Con il diffondersi delle perdite e della stretta creditizia al resto del mondo, si arriverà a una recessione economica quasi globale. Gli Stati Uniti e i mercati finanziari globali vivranno la loro più gravi crisi degli ultimi 25 anni.
(traduzione di Guiomar Parada)

(28 febbraio 2008)

Ora siamo arrivati alla fase numero 7, ancora 5 e poi si vola :clap:
 
La ricetta di Roubini per superare la crisi (che mi vede d'accordo al 100%):

L´economista Nouriel Roubini è scettico: "Solo un gigantesco spreco di denaro pubblico"
Fonte Intervista di Eugenio Occorsio - La Repubblica
ROMA - «La prima cosa che dovrà fare il nuovo presidente, chiunque egli sia, sarà riformare profondamente i mercati finanziari». Nouriel Roubini, l´economista della Stern School of Business alla New York University che è diventato una specie di guru in questa crisi, anche ora che Wall Street conta le ore aspettando il piano Paulson, non sente ragioni: «Il problema è fiscale non monetario», dice al telefono, e in America per fiscal si intende "di politica economica". Non basta un semplice intervento di salvataggio delle banche.

Però sono proprio i politici che si muovono adesso. Dopo tutte le preghiere di Bush, e infine gli sforzi sia di Obama che di McCain, c´è un maxi-piano approvato al Senato che prima del week-end probabilmente passerà anche alla Camera...
«D´accordo che qualche modifica è stata fatta, ma al cuore il provvedimento rimane lo stesso, un piece of junk, spazzatura. E´ un gigantesco spreco di denaro pubblico imperniato sulla "liberazione" di alcune banche dai titoli "tossici" che pesano ingombranti sui bilanci. Ma non si risolvono i problemi, che resteranno in piedi. Si abbattono solo, a carissimo prezzo e neanche tutti, i crediti connessi con i mutui subprime, mentre ormai sta esplodendo la bolla di quelli delle carte di credito, dei prestiti per le macchine e per gli studenti, anche delle aziende. Nel complesso, si parla di cifre molto superiori alla partita connessa con i subprime. Spendere 700 miliardi per non risolvere i nodi strutturali equivale a buttare il denaro. Se si dovevano spendere così, era meglio evitare l´intervento».

Allora secondo lei cosa andava fatto, anzi cosa andrà fatto ormai con la nuova amministrazione?
«Macché: i tempi ci sono. D´accordo che fra un mese si vota, ma ci sono misure urgenti che possono essere approvate da un giorno all´altro, senza aspettare le elezioni. Dopo il voto, ci saranno altri provvedimenti da prendere a partire dalla riforma della legge sulla bancarotta, e da una riforma dei controlli che ci faccia dimenticare i danni causati da questi fondamentalisti del laissez-faire».

Andiamo con ordine. Cosa fare subito?
«Bisogna sbloccare il mercato del credito. Occorre restituire fiducia alle banche perché ricomincino a prestarsi soldi l´una con l´altra. Si deve riattivare il meccanismo virtuoso per cui il denaro corre rapidamente da una banca all´altra, e da queste alle aziende. E´ evidente come sia ininfluente a questo scopo l´acquisto a sconto dei titoli basati sui subprime. Per raggiungere l´obiettivo, occorre uno sforzo coordinato delle banche centrali per un ribasso generalizzato dei tassi. L´inflazione non è un problema, non si vede perché intestardirsi sulla difesa della stabilità monetaria, né da parte della Fed né tantomeno della Bce, che è ancora più colpevole perché tiene i tassi innaturalmente alti da mesi e non accenna a volerli abbassare. Il risultato è che in Europa la situazione sta degenerando.
Per capire quanto sia bloccato il credito, pensi che il Libor (tasso internazionale di finanziamento interbancario, ndr) è salito l´altro giorno fino al 6,80%, il record di tutti i tempi, il triplo di un mese fa. Sul Libor si basa l´intera impalcatura dei tassi per 350mila miliardi di dollari di crediti in giro per il mondo. E ieri, a piano passato dal Senato, il Libor era del 2,7%, ancora alto. Il denaro deve costare meno a tutti i livelli: altrimenti non ha senso che la Fed continui a inondare il sistema di dollari, ora anche tramite la Bce con il meccanismo degli swap».

Altre misure?
«Bisogna lasciar fallire le banche decotte. Continuare a sostenerle artificialmente aggrava la situazione e ci espone al rischio di un totale collasso. Separare le mele marce e liberarcene. Sul lungo termine e con grande prudenza, si potrà facilitare la ricapitalizzazione di alcune fra quelle rimaste. Ancora: occorre prendere misure più decise, non quelle appena accennate nell´edizione del piano Paulson rivista dal Senato, per venire incontro ai proprietari di casa. La realtà è che questo piano aiuta solo alcuni protagonisti della scena finanziaria, guarda caso quelli dotati dei migliori rapporti politici».

Anche lei dice che si privatizzano i profitti e si pubblicizzano le perdite?
«Certo, è socialismo per i ricchi».
 
Altra previsione azzeccata:

MF AWARDS 08: Commodities; Roubini, prezzi scenderanno almeno del 20%
13/03/08 16.30.43

MILANO (MF-DJ)--I prezzi delle commodities scenderanno "di almeno il
20%, se non di piu'".

E' quanto ha dichiarato in un collegamento con Class-Cnbc (televisione
del gruppo Class E. che insieme a Dow Jones & Co. controlla quest'agenzia)
Nouriel Roubini, docente di Economia alla Stern School of Business della
New York University, in occasione della premiazione dei Milano Finanza
Global Awards 2008 svoltasi a Milano.

Rubini ha spiegato che "sicuramente, fino ad ora, queste commodities (il
petrolio, ecc...) salendo cosi' stanno spingendo su l'inflazione. Pero' il
mio scenario di una recessione severa e' di un rallentamento a livello
mondiale dell'economia. Questa pressione sull'inflazione sicuramente si
ridurra', perche' ci sara' una riduzione di domanda per questi beni e ci
sara' sostanzilmente, anche nel mercato del lavoro, una situazione tale
per cui queste riduzioni saranno cosi' forti che porteranno giu' di nuovo
i prezzi delle commodities".

"Adesso -ha concluso- l'inflazione e' un problema, ma tra sei mesi sara'
la crescita ad essere un vero problema a cui guardare in futuro".
 
"Andiamo con ordine. Cosa fare subito?
«Bisogna sbloccare il mercato del credito. Occorre restituire fiducia alle banche perché ricomincino a prestarsi soldi l´una con l´altra. Si deve riattivare il meccanismo virtuoso per cui il denaro corre rapidamente da una banca all´altra, e da queste alle aziende. E´ evidente come sia ininfluente a questo scopo l´acquisto a sconto dei titoli basati sui subprime. Per raggiungere l´obiettivo, occorre uno sforzo coordinato delle banche centrali per un ribasso generalizzato dei tassi."


Ok, ma se è una crisi di fiducia, anche fra banche, se abbassiamo i tassi perchè le banche dovrebbero tornare a presttarsi i soldi?
 
"Andiamo con ordine. Cosa fare subito?
«Bisogna sbloccare il mercato del credito. Occorre restituire fiducia alle banche perché ricomincino a prestarsi soldi l´una con l´altra. Si deve riattivare il meccanismo virtuoso per cui il denaro corre rapidamente da una banca all´altra, e da queste alle aziende. E´ evidente come sia ininfluente a questo scopo l´acquisto a sconto dei titoli basati sui subprime. Per raggiungere l´obiettivo, occorre uno sforzo coordinato delle banche centrali per un ribasso generalizzato dei tassi."


Ok, ma se è una crisi di fiducia, anche fra banche, se abbassiamo i tassi perchè le banche dovrebbero tornare a presttarsi i soldi?

Eh si è quello che mi chiedo anch'io.
 
http://fabiusmaximus.wordpress.com/2008/10/01/america-2/

....
The Master Settlement of 2009

I. The US receives $1.5 trillion in new lending in 2009 and 2010, with smaller loans in the following five years. New lending under this agreement ends in 2015.

II. Existing US government and agency bonds held by foreign central banks are rescheduled. Principal or interest payments begin in 2016, amortized over the following 30 years at low fixed interest rates.

III. The bonds are denominated in an index of currencies, weighted by the debt held by each nation. We lose the ability to inflate the debt away by printing money.

IV. The US dollar is immediately devalued by some fixed amount (perhaps 20%). The lower dollar will reduce our imports, as they become more expensive. Our exports again become competitive on world markets, so we can earn the money to pay our debts.

V. Our creditors will demand (and receive) consensions. We can only guess what those might be. China will certainly ask for a sphere of influence that includes Taiwan.
 
sei arrivato un pò tardi anche tu dai.........


:o

Se seguivi il mio spassionato consiglio forse ora avresti i miliardi ...

L'ho detto ai MAX del mercato.... Novembre 2007 :cool:

Rileggendomi mi meraviglio di me stesso :D
 
tanto per capire.. ora in che fase siamo? :D?
 
Se seguivi il mio spassionato consiglio forse ora avresti i miliardi ...

L'ho detto ai MAX del mercato.... Novembre 2007 :cool:

Rileggendomi mi meraviglio di me stesso :D

Veezmo, Ma...... sarai mica tu Roubini in incognito su sto sito????? :o
 
Roubini Says Stay Away from `Risky' Assets, U.S. Dollar: Video

Oct. 24 (Bloomberg) -- New York University Professor Nouriel Roubini talks with Bloomberg's Guadalupe Barriviera in Madrid about the outlook for the U.S. economy and financial markets, efforts by policy makers to stabilize credit markets and Roubini's investment advice.

http://www.bloomberg.com/apps/news?pid=newsarchive&sid=a0dVeir6K4Qc

http://www.bloomberg.com/avp/avp.htm?clipSRC=mms://media2.bloomberg.com/cache/vvV5lDr_BAkw.asf
 
Da repubblica 28 febbraio 2008:



Ora siamo arrivati alla fase numero 7, ancora 5 e poi si vola :clap:

secondo me siamo gia' alla 10:).( gli hedge che saltano).....qualche altro tsunami...e poi si risale:)
ad maiora
 
Roubini Says Stay Away from `Risky' Assets, U.S. Dollar: Video

Oct. 24 (Bloomberg) -- New York University Professor Nouriel Roubini talks with Bloomberg's Guadalupe Barriviera in Madrid about the outlook for the U.S. economy and financial markets, efforts by policy makers to stabilize credit markets and Roubini's investment advice.

http://www.bloomberg.com/apps/news?pid=newsarchive&sid=a0dVeir6K4Qc

http://www.bloomberg.com/avp/avp.htm?clipSRC=mms://media2.bloomberg.com/cache/vvV5lDr_BAkw.asf

Interessante! :)

Mi ha sorpreso il fatto che si è messo anche contro il dollaro, è l'unica cosa che ha funzionato negli ultimi mesi..:mmmm:
 
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