zio_lele
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Dossier Calciopoli 2006-2011 su Tuttosport in edicola
Così il processo a Napoli ha demolito le accuse con cui la Figc mandò la Juve in B
TORINO, 18 marzo - Era il 20 gennaio 2009 si apriva il dibatti*mento del processo a Moggi più altri 23. Per l’Italia e il mondo Calciopoli era uno scanda*lo inequivocabile che aveva travolto la Juven*tus, e marginalmene altre squadre, nell’estate del 2006. Ascoltando per la seconda volta il te*ste Nucini, martedì s’è praticamente chiusa la fase dibattimentale, quella in cui si forma*no le prove nel contraddittorio. Le crepe nelle architravi della Cupola disegnata dai pm di Napoli (e su cui si appoggiò pedissequamen*te pure la Giustizia Sportiva) erano già evi*denti con la sentenza Gea dell’8 gennaio 2009, ma in 26 mesi di testimonianze e perizie ab*biamo scoperto un altro “mondo telefonico” e un’altra verità che non s’era voluta (o saputa) descrivere nelle informative.
Insomma, Calciopoli è diventata un’altra co*sa, udienza dopo udienza, nell’aula 216 della IX sezione del tribunale di Napoli, davanti al*la giudice Casoria. E l’altra realtà, nascosta nelle telefonate di altri dirigenti non coinvol*ti, come quelli interisti (ma anche del Palermo, della Roma, dell’Udinese, del Chievo, del Bre*scia etc.), s’è palesata chiaramente, scarnifi*cando l’indagine del colonnello Auricchio: il «sull’Inter non si indaga» (cfr. il teste Coppo*la), il rapporto con Baldini (che prefigura un «ribaltone»), la totale mancanza di provce o te*stimoni del taroccamento del sorteggio arbi*trale, il traballante teorema delle ammonizio*ni crollato sotto i colpi delle statistiche e dei co*municati federali.
A Napoli abbiamo capito, al netto delle senten*ze, che Calciopoli è stata una grande ingiusti*zia. Perché - piaccia o non piaccia - telefona*vano, regalavano, cenavano, chiedevano assi*stenti o arbitri in tanti (non Moggi, incredibi*le dictu), senza esclusive. Abbiamo scoperto che le schede svizzere erano intercettabili e che chi era intercettato dai giudici, era da anni pe*dinato e controllato dagli spioni Telecom o da Nucini. Insomma, a Napoli abbiamo scoper*to che c’è anche un’altra verità, che non can*cella la precedente, ma la trasforma. Lo capirà anche la Figc?
... seguirà
Così il processo a Napoli ha demolito le accuse con cui la Figc mandò la Juve in B
TORINO, 18 marzo - Era il 20 gennaio 2009 si apriva il dibatti*mento del processo a Moggi più altri 23. Per l’Italia e il mondo Calciopoli era uno scanda*lo inequivocabile che aveva travolto la Juven*tus, e marginalmene altre squadre, nell’estate del 2006. Ascoltando per la seconda volta il te*ste Nucini, martedì s’è praticamente chiusa la fase dibattimentale, quella in cui si forma*no le prove nel contraddittorio. Le crepe nelle architravi della Cupola disegnata dai pm di Napoli (e su cui si appoggiò pedissequamen*te pure la Giustizia Sportiva) erano già evi*denti con la sentenza Gea dell’8 gennaio 2009, ma in 26 mesi di testimonianze e perizie ab*biamo scoperto un altro “mondo telefonico” e un’altra verità che non s’era voluta (o saputa) descrivere nelle informative.
Insomma, Calciopoli è diventata un’altra co*sa, udienza dopo udienza, nell’aula 216 della IX sezione del tribunale di Napoli, davanti al*la giudice Casoria. E l’altra realtà, nascosta nelle telefonate di altri dirigenti non coinvol*ti, come quelli interisti (ma anche del Palermo, della Roma, dell’Udinese, del Chievo, del Bre*scia etc.), s’è palesata chiaramente, scarnifi*cando l’indagine del colonnello Auricchio: il «sull’Inter non si indaga» (cfr. il teste Coppo*la), il rapporto con Baldini (che prefigura un «ribaltone»), la totale mancanza di provce o te*stimoni del taroccamento del sorteggio arbi*trale, il traballante teorema delle ammonizio*ni crollato sotto i colpi delle statistiche e dei co*municati federali.
A Napoli abbiamo capito, al netto delle senten*ze, che Calciopoli è stata una grande ingiusti*zia. Perché - piaccia o non piaccia - telefona*vano, regalavano, cenavano, chiedevano assi*stenti o arbitri in tanti (non Moggi, incredibi*le dictu), senza esclusive. Abbiamo scoperto che le schede svizzere erano intercettabili e che chi era intercettato dai giudici, era da anni pe*dinato e controllato dagli spioni Telecom o da Nucini. Insomma, a Napoli abbiamo scoper*to che c’è anche un’altra verità, che non can*cella la precedente, ma la trasforma. Lo capirà anche la Figc?
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